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Autore: ISI    15/05/2007    5 recensioni
Che cosa potrebbe accadere se un sayan attaccabrighe come Vegeta finisse per sbaglio nel mondo degli antichi romani e facesse la conoscenza di coloro che governano il Mondo e che dimorano il sacro Olimpo?
"-L’ho fatta godere, ecco che cosa le ho fatto...- affermò Mark barcollando nel tentativo di rialzarsi da terra, con il naso e le labbra spaccate e sanguinanti; a quelle parole Trunks raggelò e Bulma trasalì -La tua cara innocente mammina è venuta tra le mie braccia qualche settimana fa, fregandosene altamente di te e del suo caro maritino, ma chissà perché, tutto d’un tratto è diventata improvvisamente una santa...e dire che le era anche piaciuto...- aggiunse infine di strisciare via, viscidi come la serpe qual’era. [tratto dal capitolo 12]
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Vegeta
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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ROMA ANTICA

ROMA ANTICA

 

Che cosa potrebbe accadere se un sayan attaccabrighe come Vegeta finisse per sbaglio nel mondo degli antichi romani e facesse la conoscenza di coloro che governano il Mondo e che dimorano il sacro Olimpo?

 

Capitolo I

Roma antica

 

-Ho fame donna!!!- urlò Vegeta che, dopo l’intenso allenamento mattutino, si aggirava per casa in cerca di Bulma, intenta a riparare una delle sue ultime invenzioni, saltata in aria proprio durante il collaudo.

La donna lo ignorò e fece finta di non sentirlo. Sebbene fosse il “tanto temuto” principe dei sayan era anche un imbranato cronico, dato che non sapeva neppure cuocersi un uovo.

-Sa solo combattere e fare l’amore...- sospirò la donna demoralizzata -e mangiare...- aggiunse dato che il suo uomo aveva ricominciato a urlare e ad imprecare a causa del suo dannatissimo stomaco vuoto.

-Arrivo!- fu costretta a rispondergli infine dato che senza il suo aiuto quello scimmione sarebbe stato in grado di morire di fame.

-Alla buon’ora!- esclamò vegeta contrariato.

-Non fare il bambino, Vegeta...- disse lei e indicandogli il forno microonde aggiunse -prendi dal frigo quello che vuoi mangiare e lo metti lì! Non è poi così difficile, sai?-

-Pretendi forse che io il “Principe dei Sayan” possa abbassarmi a tanto? Un vero principe non si cucina i pasti da solo, ma se li fa preparare! E tantomeno si abbassa ad utilizzare dei mezzi idioti come quelli di voi miseri terrestri!- disse riferendosi al microonde.

-La verità è che tu non sai usare gli oggetti di noi miseri terrestri...- controbatté Bulma colpendo nel segno.

-Come osi dire una cosa simile? Ora ti faccio vedere io!- Vegeta non riuscì neppure a toccare il microonde che questo esplose provocando una terribile fumeca che innescò l’allarme antincendio provocando non poco caos in tutta al capsule corporation.

-Cos’è che dovevi farmi vedere?- fece lei ironicamente, abituata a situazioni anche peggiori di queste.

-Non è colpa mia se questi vostri maledetti oggetti terrestri sono così fragili! Non l’ho neppure sfiorato! E comunque tu sei un genio, no? Non ti dovrebbe essere tanto difficile ripararlo!-

-Si, ma ora ho troppo da fare...tieni...- gli disse mettendogli una manciata di monetine in mano -comprati una pizza...-

-Cosa vuoi che ci faccia con una sola misera pizza?- esclamò Vegeta che l’ultima volta che erano andati in pizzeria ne aveva mangiate una ventina solo lui.

-Accontentati...- disse Bulma e, prima che un affamatissimo Vegeta potesse fermarla di nuovo, scomparì per i corridoi della sua enorme casa rifugiandosi nel laboratorio di prima.

Vegeta guardò gli spiccioli nella propria mano, poi scosse la testa rassegnato e si diresse in cerca della moglie.

-Bulma...avanti fatti vedere...- per solito chiamandola per nome otteneva sempre ciò che voleva -è vero, hai ragione tu...sono un imbranato...- darle ragione poi garantiva la conquista di ciò che prima gli era stato negato.

“In fondo per mangiare e per fare l’amore si può anche tradire un po’ il proprio orgoglio... pensò il principe ancora intento nella ricerca della sua donna.

Bulma, però, non rispose. Ormai conosceva troppo bene Vegeta e se gli dava ragione era solo per ottenere qualcosa. Decise di rimanere nascosta ancora un po’. In fondo era divertente giocherellare così con l’uomo della sua vita.

Intanto Vegeta si aggirava per il corridoio numero 37. Della sua donna non c’era traccia alcuna, ma qualcos’altro aveva attirato la sua attenzione: era convinto, infatti, che le stanze del corridoio numero 37 fossero solo 44 e non 45, come indicava la targhetta su cui era riportato il numero.

Spinto dalla curiosità e dall’inaudita fame che gli aveva annebbiato quel poco di razionalità che aveva decise di entrare nella “misteriosa” stanza, e così fece.

Dentro era tutto buio, eccezion fatta per lo spiraglio di luce che filtrava da sotto la porta. Andando a tastoni cercò l’interruttore della luce, ma anche schiacciandolo non accadde nulla, probabilmente la lampadina si era fulmina.

Nel frattempo i suoi occhi s’erano un po’ abituati all’oscurità di quella stanza e ora poteva riconoscer, più o meno, carcasse di robot e prototipi di esperimenti falliti o semplicemente di invenzioni poco utili. La stanza era molto grande, ma c’erano state stipate tante di quelle cose che ormai ci si poteva solo entrare e a quel punto non potevi più muoverti se non volevi essere sommerso da una pioggia di ingranaggi arrugginiti. Non c’era niente di interessante in quella stanza...

Fece per andarsene, quando inavvertitamente con il gomito strattonò qualcosa.

Si girò ed ebbe solo il tempo di vedere che aveva sfiorato la leva di una “navicella” monoposto ovale e oblunga, poi un bagliore accecante lo costrinse a chiudere gli occhi.

Pian piano riaprì gli occhi che gli bruciavano ancora per colpa di quell’improvviso bagliore.

Improvvisamente fu certo di avere avuto un’allucinazione, pensò di aver perso del tutto il senno, dette persino colpa al suo stomaco ancora vuoto, ma dovette ricredersi...ciò che vedeva era reale tanto quanto lo era lui.

I campi di giallo e dorato frumento ondeggiante che si stendevano infiniti di fronte a lui erano veri, come i papaveri rossi che sembravano tanti bellissimi smeraldi.

Rimase a bocca aperta, poi quando vide un piccolo ometto che tirava dietro di se un somaro dalla lingua penzoloni gli chiese che razza di posto fosse mai quello in cui era arrivato e l’uomo lo guardò un po’ meravigliato, ma gli rispose ugualmente:

-Questa è la Sicilia, ragazzo mio...questa è terra di Roma, del grande imperatore e generale Cesare della gens Iulia che dal grande Enea di Troia discende e che vanta gloriosa stirpe divina da parte di Venere!-

 

 

Note:

-Gens Iulia sta per qualcosa come “Famiglia Iulia”, poiché Cesare apparteneva alla famiglia che portava il nome di Iulia.

-Gloriosa stirpe divina da parte di Venere... perché si crede che Enea, colui che fondò Albalonga, fosse stato mandato dagli dei da Troia, ormai distrutta dai Greci con l’inganno del cavallo di Troia, e che appunto fosse figlio della dea Venere e del guerriero Anchise, suo padre...se avete letto l’Eneide di Virgilio o anche solo l’avete sfogliata dovreste sapere più o meno quello che accadde...

 

Spero solo di non avervi annoiato troppo...ci si vede nel prossimo capitolo.

  
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