*Autore: margherota

*Titolo: Oh capitano, mio capitano – Regalo

*Personaggi: Kise Ryota, Kasamatsu Yukio

*Generi: Romantico, Fluff

*Avvertimenti: Shonen ai, What if...?, Flash fic

*Rating: Giallo

*Dedica: A quella santa donna che è la Danna (L)

*Note: Giusto perché mi sono venute in mente tre cosettine da aggiungere a questa serie XD

Buona lettura :D

Kise quasi gli sbatté contro il naso quell'enorme pacco, per attirare la sua attenzione una volta per tutte. Lo guardò persino male, quando si accinse ad alzare finalmente lo sguardo su di lui.

-Senpai, suvvia! Non perdere tempo! È inutile che cerchi di desistere: questo è per te!-

Yukio sospirò affranto e decise di lasciar perdere per qualche minuto i progetti d'omicidio che aveva intenzione di riservare a quel maledetto disgraziato che aveva spifferato a Kise quale fosse il suo hobby personale. Ryota era anche una persona accorta, attento a fare dei pacchetti regalo davvero perfetti, ma data la forma dello strumento che la carta brillante suggeriva non era molto difficile intuire cosa mai racchiudessero tutti quei fiocchettini svolazzanti.

Allungò appena le mani per permettere all'altro di scaricare il pacco tra le sue braccia; poi, guardando l'oggetto con un'espressione che diventava sempre più stranita man mano che la carta veniva strappata, liberò la chitarra dalla sua confezione per posarla quindi sopra le proprie ginocchia.

Come lui, anche Kise era seduto sopra il pavimento, e si mise a quattro zampe per sporgersi verso di lui meglio.

-Allora? Ti piace?-

Yukio si sentiva impossibilitato a rispondere, talmente era stretto il groppo che aveva alla gola, per l'emozione e la gratitudine. A smuoverlo dalla sua stasi ci pensarono le labbra di Ryota che, piegate in un sorriso grande quasi quanto la faccia stessa del ragazzo, si mossero a formulare poche e terrificanti parole gentili.

-Suoneresti per me, senpai?-

Il maggiore rimpianse di essersi lasciato vincere dalle sue moine, quando l'aveva invitato a casa sua di punto in bianco. Rimpianse anche di aver condiviso col mondo la sua passione – o forse solo con i quattro gatti sbagliati, assolutamente sbagliati. Rimpianse il suo nerbo assolutamente inesistente che, di fronte a quegli occhioni e quello sguardo fisso, non riusciva più a muoverlo con la giusta rabbia e la giusta stizza, morto ormai da tempo immemore.

Evitò di pensare all'imbarazzo che gli colorò le guance quando posizionò le mani sullo strumento, onde evitare figure ancora peggiori di quanto si aspettava, a iniziò senza una sola parola. Kise saltò sul letto e prese un cuscino nel quale affondò il viso, incrociando le gambe e chiudendosi in un silenzio quasi religioso per ascoltarlo con tutto sé stesso.

Sulle prime non riconobbe la canzone, ma dopo qualche battuta, e un paio anche di note sbagliate, intese perfettamente la melodia suonata: era una nota canzone pop giapponese, che aveva ascoltato alla radio e alla televisione molte volte. Gli venne allora naturale cominciare a cantare, con gli occhi chiusi, quando fu il momento, melodia nella melodia; accompagnò l'altro per diverse strofe prima di aprire le palpebre e trovarlo concentrato, lo sguardo fisso sulla propria chitarra. Anche Yukio sollevò gli occhi in quel momento, verso di lui.

Sorrisero piano e continuarono, senza più chiudere gli occhi.