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Autore: Plurale Maiestatis    30/10/2012    2 recensioni
Una tranquilla giornata a Namimori, una ventata d'aria nuova che si abbatte sulla Nami-High, una ragazza pronta ad esplorare un nuovo mondo fatto di mafiosi, batticuori e... disciplina.
" Ora i tre camminavano al passo degli altri studenti che si avvicinavano alla scuola, e questo permise a Tsuna di fermarsi un attimo, interdetto, davanti a una grossa motocicletta nera che aveva già un piccolo circolo di spettatori ammirati intorno."
Scritta per il progetto 'Plurale Maiestatis', se desiderate informazioni le trovate sul profilo!
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kyoya Hibari, Nuovo Personaggio, Tsunayoshi Sawada, Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Auguro a tutti una buona lettura.


Tsuna era in ritardo.
Tanto per cambiare, Reborn aveva deciso di svegliarlo con una serie di esplosioni a catena, che oltre a devastare la sua povera camera avevano parzialmente divelto il muro comunicante con la camera dei suoi genitori e disintegrato la scrivania.
Nonché procurato un serio trauma al povero Decimo Boss, che aveva impiegato più tempo a riprendersi che non a prepararsi e correre verso scuola, con un pezzo di pane ancora in bocca e Gokudera che piagnucolava disperato alle sue spalle.
“ JUUUUDAIMEEE!! La credevo morto! Disperso! Schiacciato da qualche mobile! Come ho potuto lasciare il compito di svegliarla a qualcun altro? Come ho potuto fidarmi? La prego! Mi perdoni!”
Tsuna era davvero tentato di dirgli che era più difficile perdonarlo per quelle esplosioni di manifesta fedeltà, ma si limitò a masticare e ingoiare, rassegnato all’ormai presenza del bombarolo al suo fianco.
Sempre e comunque.
Sempre. E. Comunque.
Quantomeno, però, era riuscito a imporsi per la faccenda del fare il bagno da solo.
Erano circa a metà strada quando anche Yamamoto si unì al gruppo, sviando l’attenzione di Gokudera dall’adulazione all’acidità da zitella che lo caratterizzava, rendendo il terzetto ancora più numeroso.
“ Ehy, Tsuna! Ma perché stiamo correndo? È un nuovo gioco?”  Chiese d’un tratto il fissato del baseball, ridendo allegro.
“ Come un nuovo gioco? Non hai visto che ore sono?” Tsuna era interdetto.
Certo, erano i suoi guardiani, era affezionato a loro... ma ogni tanto gli sembrava di essere circondato da un branco di pazzi e idioti.
Di cui lui era il capo.
 
Giunti finalmente in vista della scuola mentre ancora la campanella non era suonata, il Decimo si permise di rallentare per riprendere fiato.
Ora i tre camminavano al passo degli altri studenti che si avvicinavano alla scuola, e questo permise a Tsuna di fermarsi un attimo, interdetto, davanti a una grossa motocicletta nera che aveva già un piccolo circolo di spettatori ammirati intorno.
Non ne capiva molto, ma sembrava essere una moto molto potente, nonché costosa e ben tenuta: era talmente lucida da potercisi specchiare.
Le spiegazioni possibili, a quel punto, erano due.
O uno dei professori della Namimori High aveva finalmente realizzato il sogno di una vita, comprando la moto che aveva sempre desiderato, o Hibari aveva cambiato moto.
Eppure, sia nel primo che nel secondo caso, la moto non sarebbe certo stata parcheggiata lì fuori.
“ Tsuna-kun!”
Come colpito in pieno da un fulmine Tsuna si girò di scatto al familiare suono della voce della dolce Kyoko-chan, che lo salutava da davanti l’ingresso della scuola.
Un attimo dopo, inoltre suonò la campanella.
Tra un sorriso impacciato e un saluto incerto, presto il gruppetto si ritrovò in classe, al sicuro dalle ire di Hibari e del comitato disciplinare, che la mattina pareva sempre particolarmente cattivo.
Secondo Tsuna, tuttavia, il professore arrivò troppo presto, interrompendo il suo dialogo con Kyoko e costringendolo a sedere.
Lanciò un’ultima occhiata alle sue spalle, controllò che Gokudera non stesse facendo nulla di disdicevole in prima fila, e sospirò prendendo il quaderno per la prima ora di lezione.
“ Quest’oggi faremo dopo l’appello” Iniziò il professore “ per prima cosa voglio presentarvi un nuovo studente.”
Inutile dire che tutti gli studenti nella classe rimasero col fiato sospeso.
 
~~~
 
Quella mattina era arrivata prestissimo a scuola.
Non era mai arrivata tanto presto, ma il suo trasferimento era stato tanto immediato che doveva ancora sbrigare diverse scartoffie, e aveva concordato con la segreteria di presentarsi presto quella mattina.
Parcheggiò la moto appena fuori dalle mura di cinta della scuola e si tolse il casco con un gesto che per lei era abituale, liberando la cascata di perfetti boccoli neri come la notte che cadde a incorniciarle il volto fin sulle spalle.
La seconda mossa, con ancora il casco sotto braccio, fu estrarre uno specchietto dalla tasca e controllare che tutto fosse perfetto.
Il rossetto rosso fiammante, il trucco applicato con la maestria di una professionista, i capelli accuratamente sistemati e gli orecchini, tre per orecchio.
Le era capitato che col casco si sfilassero, e non voleva certo presentarsi a scuola... imperfetta!
Seguire suo padre per lavoro l’aveva stancata, così aveva scelto il luogo che più le ispirava e aveva deciso di stabilirsi lì. Una piccola cittadina del Giappone. Cosa c’era di meglio?
Con passo sicuro avanzò. Non era stato facile trovare un paio di scarpe da abbinare alla divisa della Nami High, ma dopo un serrato pomeriggio di shopping era più che soddisfatta. Certo, l’idea di cambiare scarpe e indossare quelle che le avrebbe fornito la scuola la irritava, ma magari avrebbe potuto chiedere se poteva evitarlo!
Intanto si affrettò a presentarsi alla signorina che la attendeva, inchinandosi con impeccabile cortesia e con tutto il giapponese che conosceva.
Più che abbastanza per cavarsela, insieme alle sue conoscenze di inglese, francese e cinese.
Nel giro di mezzora si trovò nell’ufficio del dirigente, mentre le venivano spiegate regole, divieti e privilegi degli studenti.
Le rimaneva solo da scegliere un club a cui iscriversi. Boxe, Baseball, Pallacanestro, Kendo, Recitazione, Taglio e cucito, Arte, Cucina, e tutto il resto del lungo elenco, che la lasciò un attimo perplessa.
C’era qualcosa che non sapeva già fare per conto suo?
Scrollando le spalle, mise la crocetta su recitazione, così almeno a fine anno avrebbe fatto parte dello spettacolo, e si sarebbe divertita.
Poco dopo fu di nuovo tra le mani della cortese segretaria che le mostrò il suo armadietto, la palestra, gli spogliatoi e i bagni. Quindi la condusse in sala professori per affidarla al professore che aveva il compito di presentarla alla sua nuova classe.
Lei si presentò educatamente, nonostante fosse ancora imbronciata per essere stata costretta a indossare le scialbissime calzature della scuola, e una volta suonata la campanella si avviò dietro al professore, per i corridoi già vuoti dell’edificio.
Più di una volta tirò fuori lo specchietto per controllarsi, alle spalle del professore, evitando grazie al suo sesto senso di inciampare, sbattere, o direttamente schiantarsi contro qualcosa.
E anche di farsi scoprire.
“ Aspetta qui fuori fino a che non ti chiamo, va bene?” Chiese con cortesia, prima di entrare.
E lei, da brava ragazza qual’era, aspettò.
 
 
~~~
 
“ Entra pure!” Chiamò il professore, davanti alla classe in pressante attesa.
Lei notò che era stata presentata col caso che i giapponesi usavano per indicare il neutro. Evidentemente doveva essere una sorpresa completa, infatti quando entrò sentì diverse persone inspirare di colpo e altrettante iniziare a bisbigliare.
Con ben studiata calma si mise in piedi accanto alla cattedra e sorrise con le labbra e con gli occhi scuri, illuminando il volto!
“ Piacere di conoscervi, il mio nome è Beatrice, vi prego di aver cura di me!” Si presentò, impeccabile.
Ancora mormorii per la classe, ancora sguardi solo per lei.
Beatrice era entusiasta, stava andando tutto come se lo era immaginata.
“ Beatrice si è trasferita qui dopo aver cambiato diverse scuole nel mondo, ma adesso resterà con noi fino alla fine dell’anno scolastico. È di origini italiane, proprio come-” E a quel punto il professore quasi ringhiò il nome “Hayato Gokudera, quindi il consiglio ha deciso di affidarla a lui per i primi tempi.”
Esattamente davanti a lei, un ragazzo dai capelli argentati che fino a quel momento l’aveva ignorata, alzò su di lei il più bel paio di occhi verdi che avesse visto negli ultimi mesi, la scrutò, un po’ annoiato, e dopo aver fatto un cenno seccato con la testa tornò ad ignorarla.
Lei si illuminò, sicura di aver fatto colpo, e per tutto il tempo in cui rispose alle domande dei compagni di classe non pensò ad altro che alla simpatia che stava sicuramente suscitando in tutti loro, e a quanto la sua bellezza risaltasse là in mezzo.
Quando finalmente il professore le assegnò un posto in terza fila, rimasto libero, lei si avviò, fermandosi solo un attimo davanti al suo banco.
“ Spero di fare presto la tua conoscenza, Hayato -kun!” Gli disse, poggiando le mani sul suo banco per essere sicura che non mancasse di notarla.
Lui in effetti la notò, la guardò, ma non disse una parola.
In compenso, si girò interdetto verso un ragazzo alle sue spalle.
Lui ricambiò lo stesso sguardo, ma a lei non importava! Se Hayato era un ragazzo timido avrebbero comunque fatto amicizia.
Si diresse al suo posto, circondata dai bisbigli dei compagni, e con un gesto ben studiato si sedette al suo posto, stando ben attenta a non scompigliare i boccoli perfetti.
Immaginava già di aver fatto colpo su tutti, e quindi si dedicò a prendere astuccio e quaderno per iniziare a seguire.
Intanto, le sue compagne non smettevano un attimo di bisbigliare.
“ Ma come si è vestita? Non sa che orecchini e bracciali sono vietati nelle nostre scuole?”
“ Cosa pensa di fare? Essere amica di Gokudera-kun? Resterà presto delusa!”
“ Quel trucco è così... pesante! Ma davvero in Italia si può andare a scuola conciati così?”
“... se la vedesse Hibari-san...”
“ Ragazzi!” Il professore dovette alzare la voce. “silenzio, iniziamo la lezione!”
E così, finalmente, giunse il silenzio.
 
~~~
 
Quando suonò la campana dell’intervallo, Beatrice si aspettava di vedersi circondata da compagni ma più che altro si trovò a sentirsi osservata.
Molte ragazze la guardavano di sottecchi, raggruppate intorno ai banchi di alcune di loro per consumare il bento e chiacchierare. Stesso si poteva dire dei ragazzi, intenti a scherzare e ridere.
Solo una ragazza si avvicinò a lei con un sorriso adorabile stampato in volto, che le addolciva i lineamenti e illuminava gli occhi.
“ Benvenuta, è un piacere conoscerti, io mi chiamo Kyoko e-”
Ma in quel momento Beatrice vide Gokudera che si alzava e correva fuori dietro a un ragazzo assolutamente insignificante e a un altro più alto.
E quello non andava bene. Per niente.
Ignorando completamente Kyoko come se fosse stata invisibile, l’italiana si alzò e corse dietro a Gokudera in uno studiato svolazzo di boccoli e gonnellina a pieghe.
Quando uscì dalla classe fece appena in tempo a vedere il trio girare l’angolo, e si gettò all’inseguimento, sempre con leggiadra perfezione, lasciando alle spalle un intero corridoio di sguardi incantati ed espressioni stupite. O almeno secondo lei.
Quindi proseguì il suo inseguimento su per le scale.
I ragazzi la stavano seminando velocemente, e mentre loro sembravano tutti tranquilli lei aveva il fiatone, ed era indietro di tre rampe.
Così prese un respiro e chiamò ad alta voce:
“ Gokudera-kun! Matte kudasai!!”
In risposta, sembrò quasi che i tre allungassero il passo, ma con determinazione lei non gli permise di lasciarla troppo indietro.
Li raggiunse quando avevano appena aperto la porta per il tetto della scuola, e stava per varcarla anche lei quando Gokudera si girò di colpo, mettendole le mani sulle spalle.
“ Sparisci, sciocca donna” Disse, con la sigaretta già tra le labbra “ non abbiamo tempo per te, dobbiamo discutere.”
E con queste parole la spinse indietro e le chiuse la porta in faccia, senza la minima cortesia.
Lei rimase interdetta, mentre da dietro la porta sentiva Gokudera chiamare:
“ Juuuudaimeee!! Sono stato abbastanza cortese??”
Judaime?
Molte cose non le erano chiare.
Prima tra tutte come avesse potuto permettersi di trattarla così, e come avesse fatto a resistere al suo indiscusso e provatissimo fascino.
Subito il trauma fu troppo forte per il suo povero cuore, e a testa bassa, con un paio di occhi lucidi delle dimensioni di piattini, riprese a scendere le scale, circondata da un’aura di tristezza opprimente.
Ma verso la terza rampa di scale le era già passata, e la determinazione era al suo posto.
Non gli avrebbe certo permesso di trattarla così!
Con questa nuova convinzione si girò di scatto, e si trovò a fissare da vicino un ragazzo.
Non l’aveva visto nella sua classe, primo perché se ne sarebbe accorta e secondo perché sembrava più grande.
Per non dire che, terzo punto, un ragazzo così carino l’avrebbe notato subito dai dolci palpiti che produceva il suo cuore.
Indossava una semplice giacca nera con un harmbrand rosso attaccato alla manica, aveva i capelli neri e gli occhi scuri. E la scrutava indispettito.
“ Erbivora.” Esordì, in giapponese. Poi sembrò cercare le parole giuste per iniziare, scrutandola da capo a piedi.
“ Il tuo intero abbigliamento è una violazione al regolamento scolastico.”
Il suo intero... cosa?
Chiedendosi se fosse serio o stesse solo cercando di attaccare bottone, Beatrice inclinò appena la testa dal lato, in un grazioso ondeggiare di boccoli scuri, ricambiando lo sguardo indagatore del ragazzo.
Cavoli, doveva ammettere che era davvero affascinata!
Il sorriso nacque spontaneo sul volto della giovane, che subito si ringalluzzì.
“ Ciao! Studi anche tu qui?” Chiese, decidendo che la sua intenzione era quella di attaccare bottone ma era molto timido. “io ho iniziato oggi!”
“ La scuola fa recapitare una copia del regolamento a tutti gli studenti trasferiti.” Fu la sua risposta.
“Oh, quelle scartoffie? E chi vuoi che le legga?” Rise lei, divertita, sfoggiando tutto il suo fascino.
“ Il comitato disciplinare ha imposto delle regole. A voi spetta rispettarle.” Lui era imperterrito.
“ Certo, certo! E cosa farà il comitato disciplinare se non le rispetto?”
Beatrice scherzava.
Hibari non scherzava mai.
“ Truccarsi e indossare gioielli non è permesso nella nostra scuola. Se tra due minuti sarai ancora conciata così ti morderò a morte.” La informò, prima di girarsi e sparire verso la fine del corridoio, dove girò l’angolo.
Mordere a morte lei? Di sicuro era una proposta!
Sentì un leggero rossore salirle alle guance, mentre pensava che ovviamente non avrebbe dovuto aspettare tanto per fare colpo su qualcuno bella com’era.
“ Ehm... scusami” Una ragazza, intanto le si era avvicinata piano, e ora la guardava preoccupata “non vai a cambiarti?” Le chiese.
Lei la guardò stranita.
“ Cambiarmi? E perché?” 
“ Hibari-san ti ha detto di farlo! Lui è il capo del comitato disciplinare! Se non gli darai ascolto lui... ti morderà a morte!” La ragazza, mentre le parlava, quasi tremava.
Così lui era il capo?  Allora ricordava il suo nome, era la firma in calce al mucchio di fogli che le era stato recapitato. Beh, aveva decisamente fatto colpo su un personaggio importante!
“ Non temere, non ne ho bisogno!” Rispose alla povera studentessa impaurita. “ A Hibari-kun piacerà di sicuro come sto e mi lascerà in pace!”
Guardandola con occhi spalancati la ragazza si allontanò sconvolta, per poi correre via.
Un attimo dopo stava chiamando un’ambulanza, ma questa è un’altra storia.
Beatrice era tutta intenta ad aspettare che i minuti trascorressero per poter incontrare di nuovo Hibari, e assicurarsi un posto nel suo cuore, al punto che quando la campanella suonò rimase lì dov’era, senza tornare in classe.
Fortunatamente il ragazzo fu puntuale, e riapparve in fondo al corridoio con una curiosa macchia rossa sulla camicia bianca e un uccellino posato sulla spalla.
Non appena la vide, nel corridoio deserto, si immobilizzò.
“ Sei fuori dall’aula dopo il suono della campana.” Notò.
“ Ti aspettavo!” Beatrice sprizzava gioia da tutti i pori.
“ E non ti sei ancora liberata di quelle cianfrusaglie.” Lui parve non averla neanche sentita, ma aggrottò la fronte quando vide con quanta tranquillità gli si avvicinava.
“ Oh, avanti Kyoya-kun, non serve essere tanto rigido!” Sorrise, invitante “ ci siamo solo noi adesso!”
L’avvicinarsi della ragazza fu sicuro e deciso, in un ondeggiare di boccoli scuri.
Quando fu abbastanza vicina, sfoderò anche il sorriso più seducente che aveva a disposizione.
“ Lo so che mi hai chiesto di aspettarti dopo la campana per questo, non essere timido!”  Con un gesto aggraziato allungò la mano e scacciò l’uccellino dalla spalla del ragazzo, per cercare di posarci la sua mano.
Ma al primo battito di ali di Hibird, i tonfa erano già in mano a Hibari.
 
~~~
 
“ Ehm... Gokudera-kun?”
La brezza scompigliava i capelli di Tsuna mentre il gruppetto finiva di consumare il pranzo su tetto.
“ Mi dica, Juudaime!” Subito Gokudera scattò pronto.
“ Si è più saputo niente di quella ragazza? Quella italiana che si era trasferita?” In effetti il povero Tsuna si era anche preoccupato... soprattutto dopo tutto quel sangue in corridoio.
“ Le ultime notizie che ho avuto parlano ancora di prognosi riservata.”  Rispose pensieroso il braccio destro.
“ COSA??” Tsuna era sconvolto “ ma sono passati sei mesi!!”
Gokudera scrollò le spalle.
Kyoko sorrise a Tsuna.
Tsuna si dimenticò della ragazza che era stata in classe loro per ben mezza giornata prima di incappare in Hibari-san e tornò a pensare a come fare per conquistare la sua dolce Kyoko-chan.
Nessuno pensò più a Beatrice, e la vita, alla Nami High, continuò placida e felice come sempre.
 
  
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