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Autore: Sniffing the rain    30/10/2012    1 recensioni
Di notte le persone normali dormono...Io invece faccio strani incubi che poi (non so per quale strano motivo) mi ritrovo a raccontare su Efp.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: John Lennon
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi ritrovai avvolta in una specie di vestaglia bianca completamente diversa dal mio tipico pigiamone con gli orsacchiotti. Tutt'intorno uno strato di neve bianca ricopriva il paesaggio, avvertii un certo brivido corrermi lungo la schiena.
<< Così starai calda>> disse una voce dietro di me dopo aver posato con un gesto delicato una giacca sulle mie spalle. Mi voltai all' improvviso cercando di capire chi fosse costui.


 

Rimasi ferma immobile guardando con aria incredula l'uomo che mi aveva “prestato” la sua giacca. Era impossibile fosse lui...John Lennon.
In tutta la mia stupidità scappai.

Iniziai a correre sulla neve che al tocco dei miei piedi nudi si trasformava in soffici filamenti d'erba.

Corsi con tutti il fiato che avevo nei polmoni non curandomi del fatto che tutto attorno a me stava cambiando.
Il cielo era diventato sereno, la neve aveva lascito il posto a un immenso prato verde e tutto sembra ebbro di felicità.
Mi fermai e mi tolsi la giacca dalle spalle.

<< Perché scappi Rose? Non voglio farti del male>>

Era di nuovo alle mie spalle. Questa volta decisi di non scappare, decisi di “affrontarlo”.
<< Come sai il mio nome?> fu la prima domanda che mi venne in mente in quel momento...Stupida, proprio come me.

L'uomo mi si accostò sorridendo << Hai paura, Rose?>> disse quasi come volesse farmi notare, ancor meglio, che conosceva il mio nome.

<< Tu sei John Lennon, perché dovrei aver paura?!> dissi quella frase ,che era rivolta più a me stessa che a lui, sorridendo. Forse uno dei pochi sorrisi sincere che abbia mai fatto in tutta la mia vita.
<< Viene con me Rose>> allungò la mano aspettando che io l'afferrassi.

Mi fidai di lui e presi la sua mano...sarei andata ovunque in sua compagnia.
Camminammo molto e attraversammo una moltitudine di paesaggi: dal porto di Liverpool fino alle strade intasate di New York.

Tutto aveva un aria natalizia, John mi lasciò la mano e si avviò verso un lussuoso palazzo sulla 72esima strada.

Conoscevo quel posto come il Dakota Building. 
Era notte, ma non fonda, potevano essere le 23 minuto più minuto meno.

Affianco a John riconobbi Yoko. I due era circondati da fotografi e giornalisti, io mi trovavo lontano rispetto a loro ma riuscii a vede tutto, e bene.

Un giovane abbastanza vicino a John lo chiamò “Hey, Mr. Lennon” John si voltò verso di lui....Poi si udirono solo 5 assordanti scoppi.

Tutto attorno a me divenne nero, voci confuse e strane risate cominciarono a riempire quel buco nero.

Hey, Mr. Lennon”


 

Quelle tre parole rimbombavano più delle altre.

Iniziai a correre senza una meta, solitamente corro sempre quando ho paura, finché non mi ritrovai di fronte una pozza di di sangue.


 

Le voci si facevano sempre più forti e incomprensibili e la pozza di sangue sul pavimento del buco nero si ingrandiva secondo dopo secondo.


 

Ora tutto era circondato dall'assordante vociferare di persone e flash di macchine fotografiche. C'era sangue. Ovunque.


 

Cinque boati si udirono.

Poi niente più.

Ora era di nuovo tutto nero.

Alzai gli occhi in cerca di qualcuno, qualcosa ma tutto quello che trovai era solo un giovane ragazzo con una pistola puntata verso di me.

Era lo stesso che aveva puntato la pistola verso John.


 

Mark David Chapman.

Lo squilibrato mi guardò con sguardo malvagio e i lati delle sua labbra si allargarono in un sorriso beffardo.


 

Avvicinò di più l'arma al mio corpo e udii solo 5 colpi.

Poi di nuovo il buio totale.


 

Mi svegliai di botto e ,nonostante il mese di Novembre,ero completamente bagnata di sudore.

Avevo il fiatone. Avevo paura.

Era solo un sogno ma tutto sembrava così reale.

Per un attimo mi sentì come perforata da qualcosa, come se qualcuno avesse strappato qualcosa dal mio corpo e che di conseguenza esso ne sentiva la mancanza.

 

Era colpa dello squilibrato che si era preso quanto di più significativo nella mia vita. Nella vita di chiunque.


 

Un sognatore.


 

Ecco cosa richiedeva il mio corpo.


 

Un sognatore.


 

Ed ecco cosa cosa si era preso quello squilibrato.


 

UN SOGNATORE.

 


 

Tutto è possibile,nulla è reale...

Angolo scrittrice:
Saaaaalve :)
Non pensate che io sia pazza ma ecco....Ho semplicemente scritto ciò che ho sognato ieri sera.

Non è proprio un bel sogno( in effetti è davvero molto triste come cosa) ma avevo bisogno di scriverlo.

Sì, ho sognato quello squilibrato ( non mi piace chiamarlo per nome, squilibrato è un termine che gli s'addice meglio) che mi voleva uccidere.

Il tutto è davvero molto deprimente e davvero molto, ma mooolto strano siccome io caratterialmente sono il completo opposto della depressione :')

Ripeto, non so neanche io perché ho fatto tutto questo...Mi sentivo ispirata (?)
Ok meglio finirla qui C:
-Peace&Love

  
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