The only thing I ask of you is to hold his when
I'm not around.
When everything feels like the movies.
Avevo
passato l'intera nottata dormendo profondamente, la mano di quel
ragazzo ancora
ben stretta nella mia e i suoi capelli a contatto con la mia fronte.
Non saprei
definire bene cosa mi avesse svegliato quella mattina, so solo che
sentii un
bruciore allucinante all'altezza della nuca.
Aprii gli occhi di scatto, massaggiandomi il collo, ma cosa diavolo
stava
succedendo? Sentii
un'altra fitta dolorosa
arrivare dopo poco sempre nello stesso punto.
«Oh.. ma che cazzo!» urlai, tirandomi in piedi.
Misi a fuoco la stanza illuminata dai raggi del sole. Il pavimento di
marmo
freddo, le pareti rovinate e lui, rannicchiato nell'angolo del letto
che mi
guardava con due occhi omicidi. Ok, dovevo ammettere che pensavo mi
sarei
svegliato prima di lui, ma così non era stato. Faceva
scorrere il suo sguardo
dalla sua mano alla mia faccia e viceversa. Aveva i capelli
completamente
scompigliati, il petto nudo si alzava ed abbassava al ritmo regolare
del suo
respiro e la forma delle ossa si intravedeva sulle sue spalle gracili.
«Tu» iniziò, alzandosi in piedi e
venendo verso di me a passo spedito «Cosa
cazzo stavi facendo??» mi diede uno spintone, facendomi
finire addosso al muro.
Non reagii, non volevo.
«Nulla, Matt voleva solo che qualcuno rimanesse qua con
te»
«Stronzate!» urlò, tirando un pugno con
la mano buona sul muro, proprio accanto
alla mia testa. Non mi aveva colpito, non aveva voluto farlo. Il
silenzio calò
su quella stanza in poco meno di qualche secondo, facendoci prendere
fiato ad
entrambi. Aveva lo sguardo basso, avvilito in un certo senso.
«Sei la persona che odio di più al
mondo» sussurrò, continuando a guardarsi la
punta dei piedi. Indossava solamente quei pantaloni grigi della tuta
con cui
aveva dormito e aveva i muscoli del braccio tesi, con la mano chiusa a
pugno
ancora accanto alla mia testa. Sollevò lo sguardo verso di
me, era carico di
odio e.. lacrime. Non uscivano da quegli occhi ormai stanchi, ma se ne
stavano
sull'orlo, premendo per riversarsi sul viso scarno.
«Zack..» cominciai.
«Lascia stare, non dire nulla» sibilò,
lasciandosi scivolare per terra.
Mi abbassai con lui. Aveva le braccia che gli ricadevano lungo il
busto, lo
sguardo basso coperto dai capelli che aveva sulla fronte. Allungai un
braccio
nella sua direzione, appoggiando la mano sulla sua spalla. Sentii la
forma
dell'incavo del suo collo quando lo presi senza forza, facendo aderire
il suo
volto sul mio petto. Lo avvolsi in un abbraccio, sperando che non mi
picchiasse
ancora. In risposta udii un singhiozzo, appena accennato, soffocare
nella mia
maglietta scura, per poi aumentare di intensità. Le sue mani
si aggrapparono
con forza alle maniche e sentii distintamente lacrime calde iniziare ad
inzupparmi il petto. Lo strinsi più forte, mentre lo
lasciavo sfogare in un
pianto liberatorio.
«Scusami» disse, piangendo «Scusami se ti
odio» e pianse ancora.
Matthew
si lasciò scivolare pesantemente sul divano, osservando la
mia figura
in piedi davanti a lui. Come sempre, il salotto di casa Sanders mi
lasciava
trapelare una tranquillità inaudita. Alzò gli
occhi verdi su di me, incrociando
le mani.
«Cosa è successo?» domandò,
mentre mi lasciavo cadere sulla poltrona accanto al
caminetto acceso.
«Nulla, è scoppiato a piangere, dicendo che mi
odia e.. chiedendomi scusa» mi
limitai a voltare lo sguardo verso la finestra, osservando il cielo
terso di fine
Novembre.
«Capisco» chiuse gli occhi, mettendosi a riflettere
qualche momento, dopodichè
si alzò, sistemando i ceppi del fuoco «Credo che
sarà meglio non provare questa
settimana, magari stasera usciamo tutti insieme a prendere qualcosa da
bere al
Johnny's e vediamo come procede la situazione.. Credo che stia
cominciando a
cedere» si risedette, composto.
«Cedere?» domandai, curioso.
«Questa sua facciata è tutta una finta, si vede
lontano un miglio che dentro ha
una bomba pronta ad esplodere.. ed è quello che sta
cominciando ad accadere,
quando sarà pronto ti tratterà come tutti noi..
Per il momento non sentirti in
colpa, tu gli stai solo facendo del bene»
Feci per dire qualcosa, ma una bambina di cinque anni fece capolino
dalla porta
del salotto con la sua chioma bionda, guardandoci curiosa.
«Zio Matt» sussurrò, intimorita da me.
Matthew si voltò, sorridendo «Ehi Grace, arrivo
tra un momento! Torna pure in
camera a giocare, e prepara un bel tè per le tue bambole,
sarò felice di
prenderlo con loro»
La piccola fece un sorrisone, scomparendo oltre la porta. Io scoppiai
in una
sonora risata, tenendomi le mani sulla pancia.
«Sarò felice di prenderlo con loro.. ahahah..
oddio Matt sei esilarante»
Matthew si alzò, scoppiando a ridere «Fuori da
casa mia Gates, ho da fare con
delle signore di là»
E sotto le nostre risate lo salutai, asserendo che ci saremmo visti
quella
sera.
Il
Johnny's era semi deserto quella sera. Probabilmente l'acquazzone che
era
arrivato quel pomeriggio aveva fatto desistere tutti dall'intento di
mettere
piede fuori di casa. Tutti tranne noi, che ormai ce ne stavamo
beatamente
stravaccati su quei divanetti in pelle da più di mezz'ora,
sorseggiando le
nostre birre scure. Attorno a quel tavolo sembravamo un gruppo di
matti, ma noi
sapevamo benissimo di essere una personalissima famiglia, ma non una di
quelle
composte e perfette, piuttosto una di quelle con parecchi problemi, in
cui i
componenti si sostengono, nonostante le numerose litigate. Zachary
appoggiò la
birra sul bancone, osservandomi di sbieco. Non riuscivo ad inquadrare
il suo
comportamento quella sera. Appena voltai lo sguardo nella sua direzione
lo vidi
girarsi immediatamente, mettendosi a parlare con Johnny.
«Vado fuori a fumare una sigaretta» dissi
alzandomi, afferrando il pacchetto di
Marlboro che avevo lasciato sul tavolo. Matthew scosse la testa, era
contro il
fumo.
«Come vuoi Gates, ci vediamo tra poco» e mi fece un
cenno con la mano.
La pioggia cadeva copiosa, sbattendo violentemente contro l'asfalto
della
strada. Il rumore dell'oceano era udibile sin li, nonostante fossimo
abbastanza
distanti dalla riva. Estrassi una sigaretta, portandomela alla bocca,
per poi
mettere le mani nelle tasche dei jeans, cercando l'accendino.
«Cazzo» sussurrai, dovevo averlo lasciato sul
tavolo.
«Stai cercando questo?» La voce di Zachary,
così fredda e tagliente, mi arrivò
all'orecchio in pochissimo tempo, facendomi rabbrividire un attimo.
«Si, grazie» mi voltai, prendendo l'accendino dalla
sua mano. Lo avevo davvero
vicino, sentivo il suo respiro sul mio viso e notai distintamente ogni
più
piccola sfumatura delle sue iridi chiare. La sua mano si
posò sulla mia,
cominciando poi a risalire lungo il braccio. Seguì la spalla
e il collo,
afferrando poi la sigaretta dalle mie labbra. La lasciò
scivolare a terra,
dentro ad una pozzanghera. Posò una mano sul mio petto,
facendomi
indietreggiare leggermente. Sentii il freddo del muro di mattoni sulla
mia
schiena, mentre Zachary mi sussurrava un «E' questo quello
che hai fatto ieri
sera, no?» e sorrise sul mio orecchio «Non
è poi così male»
Avevo il suo corpo completamente incollato al mio, lo sentivo
perfettamente
mentre con la punta del naso mi sfiorava il collo. Spostò
con la mano buona il
colletto della mia maglietta, iniziando a lasciare piccoli baci sul
lembo di
pelle scoperto, facendomi chiudere gli occhi. Salì
lentamente, torturandomi,
finchè non mi lasciò andare, sfiorando le mie
labbra con la punta delle dita,
soffiando un leggero e flebile «Muoviti a fumare, Matthew
vuole parlare a tutti
quanti» e sparì, lasciandomi li fuori con il cuore
che martellava così
pesantemente da sembrare voler uscire dal petto. Sentivo le guance in
fiamme.
Merda.
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Ehm, eccomi qui! :)
Spero ne sia uscito
qualcosa di buono, ma non ne sono così convinta :D
Come sempre ringrazio
tutti quelli che hanno recensito la scorsa volta (grazie
mille davvero, mi rendete la persona più felice di questa
terra) e tutti coloro
che hanno inserito la storia tra le seguite e le preferite!
Al prossimo capitolo :)
OldMilk.