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Autore: whateverhappened    31/10/2012    3 recensioni
«Jeff... Non è il caso, davvero. Hai visto, sono una frana in cucina».
Jeff scosse la testa. «No. Non capisco questa paura che hanno tutti di fare la crema pasticcera: è semplicissima! Inoltre, se non te la insegnassi e a te dovesse capitare di averne bisogno, andresti di nuovo a prendere quelle bustine malefiche. E a me toccherebbe salvarti, ancora».
«Non che mi dispiaccia...» borbottò Nick, affondando la testa nel frigorifero mentre prendeva il latte.
Genere: Commedia, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jeff Sterling, Nick Duval | Coppie: Nick/Jeff
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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A Marzia,

perché una promessa è una promessa.

 

 

 

Nick era andato a vivere da solo pochi mesi prima. Era pieno di buoni propositi, determinato a non chiedere nulla ai suoi e, soprattutto, a sua sorella, che aveva ben messo in chiaro i suoi dubbi circa l'indipendenza di Nick. Gli aveva detto che non era in grado di cucinare un uovo né di lavare un paio di calzini, di conseguenza non sarebbe sopravvissuto più di due settimane prima di tornare a casa con la coda fra le gambe.

Nick l'aveva presa come una sfida. Aveva ribattuto che era perfettamente in grado di badare a se stesso, tante grazie. Che non aveva bisogno che sua madre gli facesse da balia, proprio no. Si era trasferito in un appartamento dalla parte opposta della città rispetto a casa dei suoi genitori, anche se Emma non aveva mancato di fargli notare che aveva scelto proprio lo stesso quartiere dove lei viveva. Paracadute inconscio, gli aveva detto. Ovviamente Nick aveva negato, la vicinanza a casa della sorella era del tutto casuale.

Aveva rovinato cinque camicie e tre pantaloni prima che la signora che viveva sul suo piano gli posasse una mano sulla spalla e, con uno sguardo di pura pietà, gli dicesse che si sarebbe occupata lei del suo bucato, se lui avesse dato un'occhiata ai suoi figli quando lei non c'era. Nick aveva colto al volo l'opportunità ed Emma non avrebbe mai saputo la verità sulla perfetta inamidatura delle sue camicie.

Rimaneva un solo problema nella vita solitaria di Nick: da quando si era trasferito, non aveva utilizzato una sola volta la batteria di pentole, che Emma gli aveva regalato insieme a un sorrisetto di sfida. Aveva tirato avanti con take away e ristoranti a basso prezzo.

Ma Emma si era appena autoinvitata a cena.

 

*

 

Jeff sbuffò al telefono, perdendo totalmente il filo del discorso che la ragazza stava facendo da almeno mezz'ora.

«Mmh, sì» borbottò, ignorando del tutto l'argomento del discorso.

«Jeff, hai almeno idea di che cosa stiamo parlando?» A quelle parole si riscosse, sentendosi all'improvviso come un bambino colto a fare qualcosa di sbagliato.

«...No?» rispose, inconsciamente assumendo quell'aria da persona indifesa che gli faceva perdonare sempre tutto. Salvo poi ricordarsi che era al telefono e quindi la ragazza non avrebbe potuto vedere il suo sguardo. La sentì sbuffare.

«Sei uguale a mio fratello. Non so come una donna potrebbe mai sopportarti».

Jeff sorrise. «Fortuna, allora, che viva col tuo ragazzo».

Sentì la ragazza ridere e si ricordò che, anche se lo teneva inutilmente al telefono per delle ere, voleva bene alla ragazza di Trent. Era simpatica.

«Solo finché non ne trovi uno tuo».

«Non credo accadrà presto» ribatté, fingendo che la cosa fosse di poco conto. La risposta dell'amica gli fece capire di non esserci riuscito.

«Sciocchezze! Sei un ragazzo straordinario, Jeff, è solo questione di tempo prima che qualcuno se ne accorga e ti porti via da me. Quindi, devo sfruttare i tuoi servigi finché posso. E questo mi riporta alla nostra telefonata...»

Jeff ridacchiò. «Che ti serve?»

«Nulla di particolare. Solo il piatto più straordinario che tu sappia preparare».

 

*

 

I corridoi del supermercato sembravano tutti assolutamente identici. Un vero labirinto. Nick si lasciò andare ad un lamento sconfortato mentre buttava cose a caso nel carrello; non aveva idea se sarebbe riuscito a tirar fuori qualcosa di decente da tutto ciò che aveva preso, ma ne dubitava. Forse avrebbe dovuto chiedere alla signora Harwood, la sua vicina, di dargli una mano. Stava iniziando a pensarci seriamente quando il telefono squillò. Roteò gli occhi quando vide chi lo stava chiamando.

«Ciao, strega» rispose, certo che non si sarebbe offesa.

«Ti voglio bene anch'io, fratellino» ribatté infatti. «Ti chiamo solo per dirti che porterò qualcosa di commestibile alla cena. Sai, per ingerire qualcosa dopo che avrai miseramente fallito».

Nick gettò un'occhiata disperata al carrello, dove ketchup e fagioli facevano la loro bella presenza. Si sentì ancora più sconfortato di poco prima, ma Emma non lo avrebbe saputo. Era una questione di orgoglio, una gara fra loro che andava avanti da quando avevano pochi anni.

«Non disturbarti, verrà fuori qualcosa di straordinario. Stavo appunto per prendere le cose per il dolce» disse, notando lo scaffale con i prodotti già preparati poco lontano da lui. Sentì Emma ridere.

«Assicurati di usare l'ammoniaca per dolci, Nicky».

Nick si lasciò andare ad una smorfia divertita. «Sicuro, sorellina. Avrai un dolce degno del Boss delle Torte».

«Non vedo l'ora!»

Nick chiuse la chiamata mentre Emma stava ancora ridendo. Si era cacciato in un guaio con quell'ultima uscita, come se l'idea della cena in generale non fosse un suicidio. Ma non l'avrebbe data vinta a sua sorella, a costo di riempire l'intera casa di farina.

Fortunatamente per lui, si accorse due scaffali più in là, vendevano torte già pronte.

 

*

 

Era troppo buono.

Jeff lo aveva sempre saputo, da quando era un bambino e si lasciava sempre convincere a contare per primo quando giocava a nascondino. Aveva avuto conferma al liceo, quando aveva scambiato la stanza con Sebastian in modo che potesse stare con Thad. Aveva modo di ripeterselo ogni giorno, quando Trent gli chiedeva gentilmente di preparare i pasti e la sua ragazza lo sfruttava per le sue cene improvvisate.

Si era fatto coinvolgere un'altra volta, nonostante tutti i suoi buoni propositi, ed era per quello che, in quel momento, si trovava al supermercato a spingere un carrello stracarico di cose che poi lui avrebbe pagato. Perché, di nuovo, era troppo buono per chiedere anche solo un rimborso spese ai suoi amici.

Sbuffò, avvicinandosi allo scaffale dei prodotti dolciari. Proprio di fronte allo zucchero, di cui aveva assoluto bisogno, un ragazzo era fermo ad osservare la fila di prodotti a rapida preparazione, quelli in bustina. Storse il naso: odiava quelle polverine, le considerava un imbroglio. Osservò il ragazzo: aveva i capelli scuri ed era poco più basso di lui, nel complesso aveva un'aria familiare. In altre circostanze avrebbe potuto trovarlo carino, in quel momento era solo spazientito. Gettò un'occhiata al carrello del ragazzo e alzò un sopracciglio: aveva comprato i prodotti più disparati e sperava che non avesse intenzione di metterli insieme. Sopra tutto, spiccava una torta confezionata. Tornò a guardare il ragazzo, che aveva preso in mano una scatola di crema pasticcera e una che sembrava essere un preparato per budino. Si lasciò inconsciamente andare ad un lamento spazientito, che non passò inosservato: il ragazzo si voltò con un sopracciglio alzato.

«Qualche problema?» disse, palesemente seccato. Doveva essere nervoso, stimò Jeff.

«Nulla, a parte l'orticaria che mi viene quando vedo qualcuno utilizzare un preparato per dolci per fare qualcosa di semplicissimo. Fra l'altro, quello che hai in mano è un budino, non crema pasticcera al cioccolato, se è quella che vuoi» borbottò con più acidità di quanto avesse voluto. Se ne pentì un attimo dopo, quando vide il ragazzo guardare sconfortato la scatola.

«Oh» disse semplicemente. «E che cosa cambia?»

Jeff ridacchiò di fronte all'espressione del ragazzo, sembrava quasi smarrito. «Uno lo mangi da solo, l'altro... beh, potresti, ma in linea di massima serve per farcire. Ma quella fa schifo» indicò la scatola. Il ragazzo sospirò.

«Sono rovinato...» disse a bassa voce, quasi parlando fra sé e sé.

«...Cosa devi fare?» Jeff si morse la lingua un minuto dopo averlo detto. Perché, perché doveva sempre farsi carico dei problemi degli altri?

«Farcire quella» il ragazzo indicò la torta nel carrello, Jeff notò che era alle mele. Sospirò.

«Non puoi, ti verrebbe uno schifo. Se vuoi una torta farcita devi partire da qualcosa di relativamente neutro, e le mele non fanno al caso tuo».

Il ragazzo roteò gli occhi. «Disse lo sconosciuto del supermercato. Cosa sei, un pasticcere?»

«Un cuoco, veramente» rispose Jeff, sorridendo con una punta di orgoglio. «Ma mi piace preparare dolci, lo ammetto».

«Ah» il ragazzo era palesemente sconcertato. Quello, prima di assumere un'espressione di assoluto panico. «Sono rovinato, non ce la farò mai».

Jeff sospirò e si prese a sberle mentalmente, perché, no, in alcun modo avrebbe dovuto dire quello che stava per dire. Era un cretino, non c'era altro modo di definirsi.

«Ti serve una mano?»

Era un idiota, lo sapeva, e dallo sguardo allucinato che gli stava rivolgendo il ragazzo lo pensava anche lui. In effetti, quella non era stata una delle sue uscite migliori.

«Scusa se te lo dico, ma non so neanche chi sei. Voglio dire, sembri a posto, ma per quello che ne so potresti pure essere folle come Aerys Targaryen. In effetti i capelli ce li hai...»

A quel punto, Jeff scoppiò a ridere, guadagnandosi l'ennesima occhiata stranita da parte dell'altro. «Scusa, questa non l'avevo mai sentita».

Il ragazzo sorrise. «Niente di personale, eh. In qualche modo ce la farò, magari mi farò aiutare dalla vicina... La signora Harwood è gentile...»

«Harwood?» Jeff interruppe il ragazzo, che ormai sembrava sul punto di perdersi nei suoi pensieri. «Teresa Harwood?» L'altro annuì. «Ah, ma allora la conosco! È la madre di un mio amico! Chiamala, ti darà buone referenze sul mio conto. Jeff Sterling. Prova!»

Il ragazzo lo guardò dubbioso per un momento, prima di prendere il cellulare e chiamare la donna. Jeff lo osservò parlare, vide la sua espressione rilassarsi e quasi tranquillizzarsi. Non aveva idea del perché volesse aiutare quel ragazzo di cui nemmeno conosceva il nome, doveva essere quella dannata sindrome da crocerossina che lo affliggeva da sempre. E poi, quel ragazzo aveva un sorriso da sciogliere qualsiasi volontà.

«Ok» fece quello, distogliendolo dai suoi pensieri. «Referenze positive. Io sono Nick».

Jeff afferrò la mano che il ragazzo gli porgeva e ricambiò il sorriso. Forse, quella volta, la sua mania di aiutare gli altri gli avrebbe portato qualcosa di buono.

 

*

 

«Non sono ancora annegato nel sugo, no».

Nick era sul punto di urlare contro sua sorella. Le voleva bene e adorava quel loro continuo prendersi in giro, quel far finta di non potersi sopportare, quando in realtà facevano entrambi un grande affidamento l'uno sull'altra. Ma quel pomeriggio non aveva tempo di starle dietro, aveva da sistemare l'intera casa prima che Jeff arrivasse a dargli una mano per la cena.

«Ti sento nervoso... Non avrai forse paura di fallire?»

A quel punto, il ragazzo non ce la fece più. «Potrei sapere perché sei così ostinata nel volermi vedere sconfitto da una cena?»

«Oh, Nicky, no. Io non voglio vederti sconfitto. Voglio solo che ammetti che avevo ragione... Mi avevi promesso che lo avresti sempre ammesso, ti ricordi? Una promessa è una promessa».

«Emma, avevi dodici anni e il tuo ego non era ancora spropositato com'è adesso. E l'unico motivo per cui te lo promisi era per farti stare zitta».

«Questo non è carino» rispose lei. Nick sentì il senso di colpa affacciarsi, ma venne immediatamente messo a tacere dalla sorella. «Beh, non importa. L'importante è che l'hai promesso. Devi mantenerlo. Ammettilo!»

«Mai» rispose divertito Nick. «Ah, Emma... Ti dispiace se rimane una persona a cena?»

La ragazza non sembrò turbata dal cambio repentino di discorso. «È carino?»

Nick roteò gli occhi. «Non ho nemmeno detto che era un ragazzo».

«Certo che è un ragazzo, altrimenti non me lo avresti neanche detto» Nick si morse la lingua: aveva ragione. «Allora?»

«Mmm, sì. È molto carino. Ma ora ti saluto, la preparazione di una cena strabiliante mi attende!»

Chiuse la chiamata prima che Emma potesse rispondere. Sorridendo, si cimentò in quell'epica impresa che era sistemare la casa.

Riuscì a finire appena in tempo: quando Jeff suonò il campanello, Nick stava riponendo nell'armadio la coperta di Batman che normalmente era buttata sul divano. Gliel'aveva regalata la sorella, che non si sarebbe fatta problemi nel vederla, ma Jeff... beh, era tutta un'altra storia.

«Ciao» disse, sorridendo, quando aprì la porta. Jeff teneva fra le braccia una torta, ben diversa da quella che aveva acquistato al supermercato. «E questa?»

Jeff sorrise appena. «So che volevi usare quella torta di mele, ma ho pensato che imparare a fare la crema pasticcera non ti avrebbe fatto male».

Nick roteò gli occhi. «Sicuro, mi sarà di certo utile dopo questa sera».

«Non si sa mai. È la semplicità fatta dolce, fidati. Ci metteremo pochissimo e dopo non ti affiderai più a quelle schifose polverine».

«Hai proprio il dente avvelenato» notò Nick, prendendo la torta dalle braccia di Jeff in modo che quello potesse togliersi la giacca. Lo vide scrollare le spalle.

«Deformazione professionale. Allora... Pasta al forno!»

 

*

 

Jeff si stava divertendo come non faceva da un sacco. Amava cucinare e per lui ogni piatto era fonte di soddisfazione, ma era davvero da tanto che non rideva mentre era ai fornelli. Ricordava con piacere i tempi della scuola e forse, a ben pensarci, era da allora che non rideva così di gusto. Guardò Nick senza farsi notare, quasi spiandolo, e notò che anche lui sembrava divertirsi.

«Non pensavo che il sugo con l'origano fosse così buono» stava dicendo, mentre leccava il cucchiaio. Jeff lo guardò sorridente.

«Già... Una volta che lo scopri non lo abbandoni più».

Nick si limitò ad annuire, troppo impegnato nel ripulire il cucchiaio per dargli una risposta. Jeff notò la luce divertita nei suoi occhi e sorrise. Alla fine, Nick buttò il cucchiaio quasi pulito nel lavandino, rivolgendogli uno sguardo soddisfatto. Jeff scoppiò a ridere.

«Scusa... Sei... Ti sei completamente sporcato il naso» prese un tovagliolo e lo ripulì, prima di arrossire furiosamente quando si rese conto di quello che stava facendo. «Scusa... Non volevo, scusa».

Nick sorrise, scuotendo la testa. «Tranquillo. Fa molto scena da commedia romantica, ma effettivamente non vedo dove sono sporco, perciò...»

Jeff sorrise, annuendo imbarazzato. Porse il tovagliolo a Nick e per un attimo ebbe l'impressione che il ragazzo fosse deluso dal gesto, ma un istante dopo era tutto tornato come prima. Doveva essersi immaginato tutto, si disse.

«Ora che la pasta è in forno, possiamo dedicarci alla crema...» disse, cercando di suonare entusiasta e allo stesso tempo di mascherare l'imbarazzo. Nick lo guardò implorante.

«Jeff... Non è il caso, davvero. Hai visto, sono una frana in cucina».

Jeff scosse la testa. «No. Non capisco questa paura che hanno tutti di fare la crema pasticcera: è semplicissima! Inoltre, se non te la insegnassi e a te dovesse capitare di averne bisogno, andresti di nuovo a prendere quelle bustine malefiche. E a me toccherebbe salvarti, ancora».

«Non che mi dispiaccia...» borbottò Nick, affondando la testa nel frigorifero mentre prendeva il latte. Jeff sorrise apertamente.

«Non ti lascerei mai usare quella roba. Sarebbe un atto crudele...» gli rispose, sentendosi arrossire e maledicendosi mentalmente. Lo conosceva da due giorni, perché doveva essere così difficile?

«Assolutamente. E tu non lo sei» sorrise Nick, passandogli il latte. E sfiorandogli la mano con un dito. Jeff tornò ad arrossire perché quello non era casuale e non se l'era immaginato.

«Ehm... Le uova!» Di nuovo, Jeff ebbe l'impressione di vedere un lampo di delusione nello sguardo di Nick e si impose di respirare. Di non illudersi, come faceva sempre. «Poi lo zucchero...»

«E la farina!»

Fra tutto, Jeff non si sarebbe mai aspettato quello. Quando la farina lo colpì in viso, non poté fare altro che guardare Nick sbigottito. Il ragazzo stava palesemente trattenendo una risata, lo poteva capire da come si stava mordendo il labbro, e aveva uno sguardo decisamente di sfida. Jeff ghignò, afferrando il sacchetto di farina dal tavolo.

«Esattamente. Una quantità ben precisa...»

Gliene lanciò addosso un pugno, che volò ovunque. Nick scoppiò a ridere, afferrando anche lo zucchero dal tavolo. Ben presto, furono entrambi ricoperti di bianco e ridevano come due bambini. Quando Jeff si mosse per afferrare il cacao, scivolò sul pavimento sporco di farina. Nick lo afferrò al volo, evitando così che cadesse, e Jeff scoppiò a ridere ancora più forte.

«Scusa, ho davvero poco equilibrio...» iniziò a dire, ma quando sollevò il volto e si ritrovò a pochi centimetri da quello di Nick, le parole gli morirono in gola.

Gli sembrò di essere in qualche film banale, perché quella scena urlava cliché da tutte le angolature. Ma non gli importava, non gli interessava affatto, perché Nick stava sorridendo mentre lo fissava, mentre stringeva maggiormente la presa sulle sue braccia.

«Ma se ti invitassi a cena?» gli disse Nick, senza abbandonare il sorriso. «Una cena vera, in un ristorante, dove non dovresti lavorare».

Jeff si lasciò andare ad un sorriso gigantesco. «Mi piacer-»

Il ragazzo venne interrotto dall'inconfondibile rumore di una porta cigolante. Jeff riuscì a scorgere il panico nello sguardo di Nick un attimo prima di udire una voce allegra.

«Ehi, Nicky, siamo arriv-... Jeff?!»

Si voltò di scatto verso la porta e fu certo che, se fosse stato in un cartone animato, la sua mascella avrebbe letteralmente toccato terra. Fece forza sulle braccia di Nick per rimettersi in piedi, cercando di ignorare le risate isteriche del suo migliore amico e il rossore evidente sulle guance di Nick.

«Ehm... Emma. Ciao» borbottò, cercando di ripulirsi dalla farina, senza successo.

«...Ciao. Si può sapere perché eri sul punto di mangiare la faccia a mio fratello?»

«Mangiare cosa? Che? No! Io non... Tuo fratello?!»

A quel punto Trent rise ancora più forte, incurante delle occhiatacce di Emma e dell'imbarazzo di Nick e del suo migliore amico.

«Aspetta, tu sei... Nicky, questo è il ragazzo carino che rimane a cena?»

Jeff si voltò di scatto verso Nick, sorridendo. «Carino?»

Nick divenne, se possibile, ancora più rosso. «Emma... Se potessi tacere e farti i fatti tuoi...»

«Col cavolo! Sei il mio fratellone, devo approvare i tuoi ragazzi!»

«Noi non stiamo...»

Jeff interruppe Nick, avvicinandosi all'amica. «Approvare? Ma se l'altro giorno parlavi di quanto fossi un ragazzo meraviglioso e di come prima o poi sarebbe arrivato qualcuno a portarmi via da te!»

«Beh, ma Nick è mio fratello» rispose Emma, divertita. Sorrise, e sia Nick che Jeff capirono dove volesse andare a parare.

«Devi comprare la sua approvazione, amico» chiarificò Trent, ripresosi dalle risa. La ragazza annuì, passando lo sguardo da Jeff a Nick.

«Insomma, sai... Ci tengo al mio Nicky, non vorrei mai che finisse nelle mani sbagliate! E poi è una frana in cucina, serve qualcuno che lo faccia sopravvivere».

«Emma, mi conosci da anni, sai come cucino» puntualizzò Jeff, divertito.

«Ehi, ti conosco come migliore amico di Trent, non come ragazzo di mio fratello!»

«Noi non siamo...» ricominciò Nick, ma la sorella lo tacitò con un gesto della mano.

«Per esempio, cosa hai preparato per questa serata di conoscenza?»

«Chi ti dice che sia stato lui?» riuscì finalmente a dire Nick, guardando la sorella con aria di sfida. Emma si limitò a scuotere la testa, divertita.

«Nicky, tesoro, sei pessimo ai fornelli e Jeff è un cuoco. So fare due più due» Nick abbassò lo sguardo, vinto, ed Emma tornò a rivolgersi a Jeff.

«Pasta al forno».

«Ottima scelta!» approvò Emma, divertita. Jeff, però, ghignò.

«E quell'arrosto che tieni fra le mani, spacciandolo per tuo».

A quelle parole, Emma assunse un'aria imbarazzata. Nick scoppiò a ridere, subito seguito da Jeff e Trent, sotto lo sguardo dapprima stupito e poi divertito di Emma. Alla fine, si aggiunse alla risata.

«Sai, Jeff, credo che approverò la tua non-relazione con Nick. A patto che mi invitiate spesso a cena» disse poi, rivolgendo ad entrambi uno sguardo carico d'affetto.

Nick le sorrise, perché era la sua sorellina e sapere che Jeff le piaceva lo rendeva ancora più felice di quanto non fosse. Cercò lo sguardo del ragazzo, che gli sorrise, e seppe che avrebbe ben presto imparato a preparare la crema pasticcera nel migliore dei modi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Buon Halloween (:

Il prompt per questa oneshot era “preparato per dolci – semplicità – promessa”.

Aerys Targaryen, detto “il Re Folle”, è un personaggio di Game of Thrones. Per chi ha letto anche Waking Up in Texas... sì, Jeff sarà sempre un Targaryen e per un motivo ben preciso. Ma questa è un'altra storia.

Il titolo è un estratto da una citazione di Julia Child (quella di Julie&Julia, per intenderci): "I think careful cooking is love, don't you? The loveliest thing you can cook for someone who's close to you is about as nice a valentine as you can give".

Solito ringraziamento a Vals per le correzioni <3

Ciao!

   
 
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