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Autore: Lilith82    31/10/2012    6 recensioni
Il cuore balza in gola e le mie gambe scattano in piedi.
“Non posso... scusa!”
E’ che mi sembra quasi di appartenerti.
“Non so nemmeno il tuo nome!”
E non ha alcuna importanza.
Si alza e tende una mano nella mia direzione.
“Robert”
Le porte si aprono.
Sorrido.
“Margherita”
Genere: Sentimentale, Slice of life, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Just a Life'
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"Dov'eri quando avevo diciassette anni?!" chiede Marlena a Jacob in Water for the Elephants.
http://www.youtube.com/watch?v=d0DbfQaentM
Dov'era Robert quando Margherita aveva diciassette anni? 
A Londra, ovviamente. 
E se si fosse trovata a Londra anche lei?
Questo piccolo "E se?" non condiziona la storia principale

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=803452
e può essere letto anche da solo, sappiate solo che Giacomo è il papà di Margherita e Tommaso suo fratello, che lei ha 17anni e Robert quindici e mezzo...


Dunque, mi scuso per il mio dialetto romanesco, mi scuso con tutti quelli a cui scippo la vita per usarla nelle mie storie, con Màs e Giacomino, Samantha, Lunetta, Francesco e con Valerio -a cui alla fine non l'ho data... =P
Chiedo scusa a Tom e Rob perché li amo decisamente troppo... <3 <3 <3
Spero di farli amare anche un po' a voi! ^______^
Buon Halloween
Lilla <3

a Monia <3 senza la quale non avrei visto il Grande Ben -e Robert- dalla stessa prospettiva... ;-)


Dov’eri quando avevo diciassette anni?!

 

Piove.

Sai la novità!

Una pioggia così fine e fitta che a fatica distingui dalla consueta umidità.

Piove ma ciò non mi impedisce di gonfiare i polmoni non appena intercetto l’aria fredda d’autunno.
Piove ma il mio amico Ben non teme alcuna condizione climatica e si appresta a scoccare la quarta ora dopo mezzogiorno anche nel mio penultimo giorno a Londra.

Adoro questa uscita della metro. 

La amo alla follia.

Ti precipita nel cuore della città, del sogno.

Londra, quanto ti ado...

 

“Ehi! Che...?!”

Mi assesta una spallata a tutta velocità e quasi non se ne accorge.

Vien giù dalla strada insieme ad altri tre o quattro.

Sono ragazzi e sono giovani, molto giovani.

Sono un branco di ragazzini.

Wow! Loro sì che li adoro!

Lui è il più alto di tutti, è anche parecchio smilzo, per mia fortuna...

“Ehi!” ripeto con più convinzione e solo allora si volta.

E’ ormai in fondo alla scalinata ed io sono quasi in cima.

E’ davvero giovane, persino più di me.

Ha il cappuccio sulla testa e due grosse cuffie auricolari poggiate sulle orecchie.

E’ un miracolo che mi abbia sentito, lo spilungone infagottato da rapper!

Mi dedica un istante, appena uno sguardo, affilato e trasparente.

Ha gli occhi chiari, ma non riesco a distinguerne il colore.

Un attimo dopo è andato via.

E mi ha lasciato un brivido.

 

“Ciao ragazzì!”

“Ciao Masé!”

“Masé?”

“Preferisci Masetto?”
“Che voì? C’ho da fà!”

“Chi dice che io voglia qualcosa? Magari mi mancavi!”

“Se’ ... magari! Che c’è? T’è successo qualcosa?”

“No, no Tommaso, sto bene! Volevo... voi come state?”

“Valerio sta bene... l’hai sentito anche tu, no?”
“Sì... ehm, ci siamo sentiti”

“Ok... solo, quanno torni dagliela per favore, così smette d’ammazzarsi de seghe... e d’ammazzà me  parlannome continuamente de te!”

“TOMMASO! Tu non...”
“Ragazzì, se nun volevi sentì certi discorsi nun te dovevi mette co’ uno dei miei migliori amici!”

“Senti, io...”

“Sì, sì... arrivo”

“Chi c’è lì?”

“E’ Lunetta... ti saluta”

“Lunetta...?!”

“Sì, ‘nnamo da Checco”

Tommaso, mio fratello, e i suoi amici, Francesco e Valerio.

Praticamente D’Artagnan e i due Moschettieri.

Io sono il terzo, quello che in realtà è una donna ma nel mio caso lo sanno tutti.

E Lunetta è la bella di D’Artagnan, e sta con Francesco che però... 

Insomma un gran casino!

“Saluta anche i Moschettieri, allora”

“Ragazzì, niente cazz^te, ok?”
“Definisci cazz^ta...”

“Ragazzì...”

“Ti devo salutare o la chiamata mi costerà due fortune anziché una”

“Ah sì?! Che fate tu e la ninfomane stasera?”
“Beh... è Halloween anche qui, credo mi trascinerà all’ennesima festa...”

“Mica ve travestirete?!”

“No, no figurati!”

“Certo certo... Ragazzì....”

“Scappo, Màs... Mi manchi!”

“Pure tu, pazza!”

“Ciao”

“Ciao”

 

“Davvero, Sam. a me sembra troppo...”

“Che dici? E’ il costume perfetto per farti tr^mbare!”

Ma che c’avranno tutti?!

“Samantha... non mi va! E’ l’ultima sera!”

“Appunto! Non l’hai data a nessuno in tre mesi, almeno l’ultima sera...”

“Senti, io non...”

“Sicura di non esser vergine?”

“Ti ripeto: ne sono sicura!”

“Ma non è stato Valerio, giusto?”

“No, con lui... non è stato con lui...” sospiro.

“Allora chi? Guarda che me lo puoi dire... Io nemmeno li conosco!”

“E se mai dovessi parlare con mio fratello...”

“Non glielo devo dire!” cantilena “Però posso andarci a letto con tuo fratello, vero?”

“Certo, Sam!” 

 

Scuoto la testa.

Samantha è stata la mia ancora di salvezza.

Sono capitata nel programma di scambio più che per caso.

Per un colpo di testa del mio preside, in effetti.

La sua allieva migliore per un’allieva migliore britannica.

Da Agosto ad Ottobre, da sola, nella capitale inglese.

Proprio io che l’Inglese l’ho sempre studiato solo durante l’ora di Educazione Fisica!

Samantha invece lo parla come fosse Italiano.

Anche lei è un’allieva migliore, ma di un’altra città.

E con una spiccata propensione alla doppia vita.

Di giorno gli studi linguistici e di notte... gli studi linguistici.

Ne ha sperimentate un sacco in questi novanta giorni.

Di lingue. Ed anche qualche letto.

Ma solo con i migliori, lo devo ammettere.

Con quelli come Jean: modello, francese, castano, occhi verdi, un vero schianto.

Chiacchierano appartati da un po’, circa da quando li ho lasciati allontanandomi discretamente.

Sono felice per lei, sul serio... solo che questa festa è una noia mortale! 

 

http://www.youtube.com/watch?v=lYfkl-HXfuU

Sia santificata J.Lo! Almeno posso ballare!

Raggiungo il gruppo delle ragazze italiane.

Praticamente le uniche, con le spagnole, a sapere fare dei movimenti più complessi dell’ondeggiare sul posto.

Ho appena trovato uno spazio nella formazione che un ragazzo si porta proprio di fronte a me.

E’ vestito da scheletro, con le ossa fluorescenti sul costume nero e due occhi blu giganteschi, che sotto le luci colorate risaltano più delle ossa.

Sa muoversi, forse non è Inglese...

Balliamo tutta la canzone.

Sorride. Sorrido.

Poi la musica cambia...

 

http://www.youtube.com/watch?v=3YcNzHOBmk8

Ops, e adesso?!

Si avvicina e deglutisce.

Ha le labbra piene, e rosse.

E’ più giovane di quanto immaginassi.

Ma ha degli occhi davvero belli, e limpidi.

Poggia una mano sul mio fianco.

Sussulto e mi aggrappo alla sua spalla.

Piega il capo mentre si abbassa su di me.

 

“Tom!”

“Eh?!”

“Ehi! Chi...?!”

Non ci posso credere!

E’ il ragazzino della metro!

Che ci fa qui?

E come si permette d’interromperci?!
“Andiamo” dice a Occhioni Blu senza degnarmi di uno sguardo.

“Ehi! No!”

“Vieni” Occhioni Blu -che credo d’aver capito si chiami Tom- mi prende per mano trascinandomi con sé verso l’uscita.

“Aspetta...” lancio uno sguardo dubbioso alla sala, poi a loro.

Voglio seguirli? Lo voglio davvero?!

-“Ragazzì, niente cazz^te, ok?”-

“Prendo la giacca”

Sorride.

E sorridono anche gli occhi.

Maledetto il suo amico!

 

“Perché dobbiamo portarci dietro il Gatto con gli stivali?”

“Cat woman” ringhio tra i denti.

E poi ... che hanno i miei stivali?

Sbuffa. 

Borioso, stupido ragazzino borioso!

“E tu? Chi dovresti essere? Uno uscito ubriaco da un negozio di tappezzeria?”
Si volta e mi ficca in faccia il suo sguardo affilato.

“Un vampiro” sibila, e per un momento avrei giurato di vedere canini troppo lunghi per la media dell’essere umano.

“Seh...” e condisco con una spallata di sufficienza “ i vampiri sono fuori moda da un pezzo!”

“Beh... possono sempre ricomparire...” 

Lascia la frase in sospeso e mi studia.

Io ricambio senza nasconderlo.

E’ pallidissimo, e credo sia naturale. 

Ha capelli disordinati persino più dei miei e probabilmente tinti visto che il suo tono di rosso ramato sembra molto poco naturale.

E’ una spanna più alto di Tom ma ha il corpo ancora esile e affusolato.

Avrà quindici anni, massimo sedici...

“Amico...”

Occhioni Blu ci distoglie dall’incantamento.

“Andiamo?”

Riceve in risposta un grugnito.

“Dove andiamo?”

“Vedrai”

 

Appunti per il futuro: dare sempre, sempre ascolto a Màs!
SEMPRE

Sono abbastanza certa che ritrovarsi invischiata in una rissa tra due gruppi di adolescenti con urla, schiamazzi ed intervento delle forze dell’ordine locali possa rientrare nella definizione di cazz^ta.

Che poi è stata tutta una provocazione a beneficio di cariche ormonali non altrimenti utilizzate ed al primo accenno di levar di mani ce la stavamo già dando a gambe per le strade deserte.

Tom riesce ad infilarsi in un vicolo minuscolo.

Nessuno lo vede e tutti proseguono ma per me è troppo tardi, se lo seguissi incastrerei me e lui.

L’insegna della metro compare come risposta alle mie preghiere.

Un attimo prima d’imboccare le scale sento qualcuno prendermi per mano.

Io e il ragazzino vampiro facciamo gli scalini a rotta di collo, rischio di rovinare in terra per due volte e in entrambi i casi è il suo corpo a salvarmi, incidentalmente capitato sulla traiettoria dei miei tuffi.

Precipitiamo nel primo vagone disponibile di un treno di cui non conosciamo la destinazione.

Gli inseguitori sono oltre le porte scorrevoli.

“Ce l’abbiamo fatta...” sussurro a stento, a causa dell’affanno. 

Porto una mano sul petto per calmare il cuore e solo quando chiudo gli occhi e reclino il capo mi rendo conto di essere seduta sul pavimento insieme a lui, col busto di traverso e fra le sue gambe, la mia nuca è sulla sua spalla.

 

Chissà perché c’è della musica alla fermata del Tube?

 http://www.youtube.com/watch?v=3YcNzHOBmk8

Quando le porte si richiudono, ho ancora la canzone in testa.

Mi occorre qualche momento per riconoscere la presenza degli auricolari sui miei padiglioni.

Non erano gli altoparlanti!

Spalanco gli occhi e sono nei suoi.

 “Hai mai baciato?”
Fa lo sguardo borioso ma non ci crede nessuno.

E, comunque, non ha mai baciato me...

Con le dita gli carezzo una guancia appena ispidita da un accenno di barba.

Ha le labbra sottili ma rossissime.

Le strofino sul mio pollice.

Chino il capo e poggio la fronte sulla sua.

Chiudo gli occhi, e lo sto baciando.

Una volta, due, tre, le nostre labbra si toccano.

Quattro... venti... ho perso il conto.

Lascio uscire il fiato e sento la sua lingua.

E’ nella mia bocca, e mi gira la testa.

Afferro la sua nuca per reggermi e poi lo bacio con intento, con l’intento di stordirlo quanto sono stordita io, di sentirlo, di gustarlo...

Siamo diventati un unico respiro, siamo incollati, per l’esattezza, siamo attaccati per la bocca.

Dio, non ho mai baciato così!

Forse perché non ho mai baciato lui...

Sento scivolare qualcosa di leggerissimo lungo il mio fianco.

Come la quasi impercettibile sensazione del peso di un insetto, un ragno.

Sono le sue dita.

Lo stomaco si contrae e con lui qualcos’altro nella pancia, più in profondità.

Altre dita afferrano il mio mento, mi spinge contro di sé fino a farmi avvertire la rima dei denti.

Mi vuole mangiare?

Il cuore balza in gola e le mie gambe scattano in piedi.

“Non posso... scusa!”

E’ che mi sembra quasi di appartenerti.

“Non so nemmeno il tuo nome!”

E non ha alcuna importanza.

Si alza e tende una mano nella mia direzione.

“Robert”

Le porte si aprono.
Sorrido.

“Margherita”

E sono già fuori.

Le porte si chiudono.
E sto già correndo verso le scale.

Fuori, il freddo pungente della notte.

E il mio amico Ben che mi sta aspettando per battere le...

 

 

“Le sette e mezza! So’ le sette e mezza, ragazzì!”

“Màs, spicciatevi!”

“Nun risponne, Giacomì!”

“Nun me poi chiamà Pa’?!”

“Ti sto dicendo che tua figlia è morta e tu ti formalizzi?!”

“Dato che voi nun sapete che vor dì er rispetto!”

“Voi?”
“Oh... è viva! ‘nnamo và, ragazzì!”
“Margherì, a papà, preparate!”

“Ci sta pure Valerio giù”

“Che vene a fà quello qua?”

“E’ per gentilezza, papà”

“Certo, certo... mò la chiamate così...”

“Senti, papà, io...”
“Margherì, è giusto, te devi divertì... però...”

“Lovogliolasciare”

“Lo sapevo io...”

“E perché?”

“Non lo so, ho fatto un sogno...”

“Un sogno?”

“Non mi ricordo bene... ero a Londra”

“Su’ ragazzì, nun dì fregnacce! Và a scola, và!”

 

http://www.youtube.com/watch?v=B4aiA_WLgkM

perché tanto non l'hai mai fatto come l'hai fatto con me 

Chissà se stai dormendo. Jovanotti 

Giochino di Halloween

1-c'è una piccola imperfezione temporale fra queste righe, anzi, fra queste musiche... ;-) 

2-avete capito CHI è stato la prima volta di Margherita?! sù, è facile! =P

3- i costumi di Robert e Margherita, lui vampiro quindicenne -stile "intervista col vampiro", lei cat-woman stile Michelle Pfeiffer, trovate delle foto convincenti.

chi completa il giochino avrà diritto a chiedermi qualunque cosa circa il finale di Just a Boy ^_____^

 

  
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