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Autore: Kuro_rin    01/11/2012    6 recensioni
"[...]Lei gli sorrise, mostrando in una sola volta tutta la dolcezza di cui era capace: non pronunciò una sillaba, non emise un verso, perché era sicura che tutte le parole del mondo non sarebbero state sufficienti per spiegare la riconoscenza che aveva nei suoi confronti, e non si trattava solo della maglietta, ma molto, molto di più."
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gajil Redfox, Levy McGarden
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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under the rain 2

Chissà perché quella mattina non si era portata dietro un ombrello…

Non appena si era svegliata e si era affacciata alla finestra, aveva visto di che spento e monotono colore era il cielo, aveva sentito quell’acre odore di erba bagnata pizzicarle il naso; e allora perché?

Aprendo la porta di Fairy Hills per andare giù in città, Levy aveva guardato con la coda nell’occhio il porta ombrelli che se ne stava mogio e solo nell’angolo dietro alla porta: aveva lasciato vagare il suo sguardo sul quel timido ombrellino giallo che tanto amava, riflettendo sul da farsi.

Alla fine, nonostante tutto, lo lasciò al suo posto.

Nel giro di una trentina di minuti, eccola tra le strade di Magnolia a camminare al freddo stretta nella sua sciarpa, in direzione della grande biblioteca cittadina: il vecchio proprietario l’aveva avvertita che il manuale di incantesimi antichi che aveva richiesto era finalmente arrivato e, senza farselo ripete due volte, la mattina dopo era pronta a portarselo a casa.

Se solo non fosse cominciato a piovere…

Aveva passato tutta la mattina seduta a quel tavolo di mogano lucido, sfogliando il suo prezioso acquisto nel modo più minuzioso possibile; si era fatta portare una tazza di cioccolata calda per alleviare un po’ quei brividi di freddo e, in quel beato e piacevole silenzio, si era persa in quel mondo per lei estremamente perfetto.

Dopo aver sentito i rintocchi di mezzogiorno dalla grande cattedrale li vicina, la piccola maga si rese conto di come il tempo, in compagnia del suo libro, fosse passato rapidamente: salutò il vecchio bibliotecario con un piccolo inchino e un sorriso e, stretto l’antico volume tra le braccia, aveva aperto la porta.

Sembrava come se tutta l’acqua esistente al mondo avesse iniziato a riversarsi sulla città, non lasciando scampo a nessuno: Levy vedeva gente scappare da tutte la parti, rifugiandosi nei bar o sotto i portici delle vie; chi era più fortunato andava a rintanarsi in casa o, proprio per sottolineare quanto fosse stata incosciente, si nascondeva sotto un ombrello.

Che razza di stupida.

Prese un grosso respiro e, nascosto il prezioso libro sotto la giacca, la blu iniziò a correre sotto la pioggia, sostando di tanto in tanto sotto qualche riparo improvvisato; non che la cosa servisse a molto, infatti, dopo pochi attimi, si ritrovò completamente fradicia dalla testa ai piedi.

Riuscì ad arrivare solo oltre l’uscita Ovest della città, ma sapeva che prima di poter raggiungere il dolce tepore di Fairy Hills e della sua stanza, avrebbe dovuto camminare per un altro bel po’ di tempo.

Forse avrebbe potuto raggiungere la casa di qualcuno li vicino e aspettare fino alla fine dell’acquazzone o, come minimo, farsi prestare un ombrello: sapeva che Natsu abitava da quelle parti, così come anche i fratelli Strauss, ma non aveva la più pallida idea di come arrivarci.

Decisamente infreddolita e ormai priva di ogni speranza, le venne l’illuminazione: anche Gajeel abitava in quella zona e, cosa più importante, sapeva come arrivarci, viste le volte che gli aveva fatto visita e le due settimane che aveva passato a fargli da balia[1].

Raccolte quelle poche forze che le erano rimaste, la maga corse in tutta fretta verso la casa del ragazzo.

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Forse avrebbe dovuto ricordarselo che la casa di Gajeel non era su una piacevole e tranquilla stradina asfaltata, ma in mezzo al più totale nulla.

Ora, non solo era infreddolita e bagnata fino all’osso, ma aveva terra e fango sparsi ovunque sul suo completino autunnale e quel cappotto rosso che preferiva in particolar modo; tutto questa senza che potesse trovarci una ragione logica.

Era stata semplicemente stupida.

Arrivata in fine davanti alla grande e scura porta in legno della casa del Dragon Slayer, Levy si sentiva al limite delle sue forze: bussò a fatica un paio di volte attendendo poi, tra starnuti e brividi, che qualcuno venisse ad aprirle.

Dopo un profondo e sommesso rumore di passi e di catene, il moro aprì la porta, palesandosi davanti alla ragazza con quel suo solito modo brusco e repentino: aveva rivolto prima gli occhi più in là, oltre le spalle della maga, per poi abbassarli e proiettarli sull’esile e cupa figura della blu, rimanendo immobile con il braccio accostato al’uscio.

Levy, dal canto suo, rimaneva fissa ai due gradini in pietra davanti all’entrata, senza accennare un solo movimento.

“ Mi sono bagnata!” fu l’unica cosa che riuscì a dire, non senza darsi mentalmente del’idiota patentata.

“ Lo vedo!” commento lui, strizzando gli occhi.

“ Non è che posso entrare e aspettare che smetta?” chiese lei in tono lugubre.

Gajeel non disse nulla, ma comunque si discostò dal’entrata; in verità, aveva due motivi più che validi per non lasciarla lì fuori: il primo era che il viso triste e sconsolato della ragazza gli aveva sempre fatto un inspiegabile effetto, proprio come durante quel famoso temporale[1], il secondo invece andava a toccare altri argomenti, più in particolare quello che stava per intravedersi sotto la camicetta bagnata.

Ovviamente Levy, con quel suo splendido sorriso, lo aveva teneramente ringraziato ed era subito trottata dentro, sentendosi subito investita da un piacevolissimo tepore e odore di legno bruciato al fuoco.

Dopo essersi chiuso la porta alle spalle, il moro aveva aggiunto la Scripter, impedendole di sedersi sul divano, bagnata com’era.

“ M-Mi dispiace!” aveva detto, tornando ad avere quell’ombra cupa in volto, accompagnata da un piccolo starnuto.

A questo punto, sentendo la temperatura corporea farsi lievemente più intensa, Gajeel la prese per il polso e la lanciò letteralmente nel bagno, insieme ad un paio di asciugamani e una delle sue magliette, presa alla rinfusa dall’armadio.

“ Fatti una doccia calda, così evitiamo di farti ammalare!” aveva detto da dietro la porta.

Lei aveva assentito con un leggero sussurro ed un altro starnuto.

Sentendo l’acqua iniziare a scorrere, il ragazzo era avvampato al pensiero di cosa stava succedendo oltre quella porta e, borbottando frasi sconnesse sul fatto che non riuscisse mai a stare tranquillo, si era rintanato in soggiorno, lasciandosi cadere sul divano e rimanendo seduto li, nel più completo silenzio.

Certo che più che causargli grane, quel gamberetto con sapeva fare altro: non sapeva davvero spiegarselo, ma ogni volta che era in sua compagnia, o anche solo la vede passeggiare per la gilda, sentiva come il bisogno di toccarla, di sentire la sua voce, di vedere i suoi occhi, il suo sorriso.

Un momento, da quando era diventato così, così…molle!

Evidentemente si era perso qualcosa.

Vagava ancora tra i suoi pensieri quando sentì dei piccoli passi arrivargli alle orecchie: si voltò di scatto.

Mai quanto in quel momento si accorse di quanto effettivamente Levy fosse piccola.

L’aveva sempre chiamata gamberetto o nanerottola per prenderla in giro, perché adorava la sua faccia imbronciata, ma non si era mai accorto di come risultasse vero: la maglietta che le aveva prestato le arrivava fin sotto le ginocchia, le maniche appena sopra il gomito; e pensare che voleva buttarla perché ormai gli era stretta.

“ Grazie per la maglietta!” gli disse candida.

“ F-Figurati” aveva borbottato lui, tornando alla posizione di prima.

La ragazza si era accoccolata vicino a lui, stringendosi le ginocchia al petto: “ Che guardi?” chiese, notando la Tv accesa.

“ Uno stupido film che aveva iniziato a vedere Lily: gli ho promesso che gli raccontavo la fine!” rispose secco, incrociando le braccia al petto e sprofondando di poco nel divano.

“ Vuoi dire che non è a casa?”

“ No, sono due giorni che si sta allenando da solo!”

“ Ah, ho capito…”

Detto questo la maga iniziò a guardare il film, sbirciando di tanto in tanto il viso di Gajeel: non poteva fare a meno di ammettere che le piaceva stare a guardarlo, seguirne i lineamenti, i tratti, i movimenti…tutto di lui la incuriosiva e l’affascinava, perfino il suo carattere così diverso dal suo.

Tuttavia, più il tempo passava, più Levy si trovava concentrata sul film: un giallo intricato con un sacco di personaggi a sorpresa e colpi di scena inaspettati…il genere che lei ed Erza si guardavano ogni tanto.

Gajeel invece, che del film non poteva fregargliene di meno, pungolava la figura di Levy con occhi distratto, cercando di non far trapelare i suoi pensieri: si fermò a riflettere sul fatto che, molto probabilmente, sotto la maglietta aveva pressoché nulla.

Osservazione che lo fece arrossire al quanto; inoltre, visto lo scatto improvviso per tornare ad avere un po’ di contegno, tossi rumorosamente, avendo rischiato di soffocare.

“ Gajeel, tutto bene?” chiese, distogliendo lo sguardo dallo schermo.

“ S-Si va…” e di nuovo a tossire.

La ragazza di avvicinò di poco, posandogli una mano sulla spalla e battendogli la schiena ricurva con l’altra: “ Ma che hai fatto?” chiese ridacchiando.

“ N-Non ho fatto un bel…”

Si interruppe, costatando che, rialzando lo sguardo, i loro visi si erano fatti pericolosamente vicini: i suo occhi scarlatti si perdeva nel verde cristallino di quelli della Scripter; un brivido, che non era più per il freddo, percorse la schiena della maga.

Non erano mai stati così tanto tempo da solo e lo pensava Gajeel, visti Jet e Droy che le stavano sempre appresso, ma anche Levy, che si innervosiva ogni volta che provava ad avvicinarlo.

“ Levy…”

Il moro sussurrò il suo nome come fosse stata l’ultima esalazione del suo respiro, soppesando ogni lettera come fosse stata l’ultima che avrebbe mai pronunciato.

Immancabilmente, la ragazza venne travolta da un ondata di passione mai provata prima, come se non avesse fatto altro nella vita che aspettare quell’unico mormorio, pronunciato proprio da ragazzo che sentiva di amare.

Presa quasi dalla voglia irrefrenabile di sentire di nuovo la sua voce, o anche solo capire che senso avesse per lui tale nome, poggiò la sua piccola e bianca mano sulla guancia di lui, costatandone il calore e la fortezza.

Rimasero così per qualche secondo, con lei che saggiava i tratti di lui e il ragazzo che non osava muovere le mani dal tocco del divano: non era mai stato molto pratico di certe cose, non era neanche sicuro di che cosa volesse dire ciò che gli premeva nel petto.

Levy non era come lui, non era istintiva, non era brusca o sgarbata; sentiva come nascergli la paura che, se avesse fatto una mossa sbagliata, avrebbe potuto irrimediabilmente rovinarla per sempre.

Tuttavia, successe.

Lei gli sorrise, mostrando in una sola volta tutta la dolcezza di cui era capace: non pronunciò una sillaba, non emise un verso, perché era sicura che tutte le parole del mondo non sarebbero state sufficienti per spiegare la riconoscenza che aveva nei suoi confronti, e non si trattava solo della maglietta, ma molto, molto di più.

Gajeel si avvicinò, dopo aver preso la mano di lei nella sua: toccò dolcemente una ciocca dei suoi marini capelli e la baciò, lasciando la ragazza ad occhi spalancati.

Fu un bacio lenti e intenso, anche se casto, incredibilmente lontano dall’idea che Levy aveva dell’approccio che Gajeel avrebbe mai potuto mostrare nei confronti di un’ipotetica ragazza.

Il moro si discostò, lasciandola immobile, paonazza e, soprattutto, insoddisfatta.

Pensava davvero che, dopo un atto del genere, avrebbero potuto trascorrere la serata come nulla fosse?

No, a Levy non bastava…

Gli prese il colletto della camicia e, premute le sue labbra su quella del ragazzo, lo baciò con un ardore ed una foga, che non credeva sue: solo lui, solo Gajeel era in grado di ridurla così, di accenderla in quel modo.

Ovviamente, il Dragon Slayer rispose con gusto e beata soddisfazione a ciò che la maga gli stava chiedendo.

Non la lasciò respirare neanche quando tentò di allontanarsi: ora che poteva essere finalmente sua, ora che non aveva più dubbi, ora che sapeva cosa davvero provasse per lui, non l’avrebbe più lasciata andare.

Premendo sul suo esile corpo, la fece abbassare sul divano continuando a baciarla: si staccò di malavoglia da quelle dolci labbra, leccandole quello inferiore; le bacio il collo con bramosia, assaporandole l’inebriante profumo.

“ Gajeel…”

Il suo nome pronunciato come un sussurro, accordato da quelle immancabili e passionali note che lo fece infiammare all’istante.

La maga gli aprì con uno scatto la camicia, poggiando le sue esili mani sul suo petto scolpito: le fece passare dietro la schiena, sentendo la pelle del moro costellarsi di leggeri puntini sotto il suo tocco.

In una attimo, Levy sentì il calore del ragazzo farsi sempre più presente, sentì le sue gote e il suo intero corpo rispondere in modo naturale ai tocchi e ai movimenti di Gajeel.

Sentendo un dolore profondo prenderle il basso ventre, la ragazza si lasciò sfuggire un gemito, stringendo con più forza il ragazzo verso di sé: non aveva mai provato un così forte desiderio di sapere tutto di lui.

Non sapeva quando questi suoi sentimenti fossero sbocciati, fatto sta che erano impellenti e non le lasciavano via di scampo.

Assecondando i movimento di lui, Levy arrivò all’apice del piacere, per poi affondare il viso dei capelli corvini di Gajeel e rimanere così, stretta a lui.

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Guardarla dormire si rivelò essere un’esperienza alquanto divertente per lui: dopo aver fatto l’amore, si era addormentata tra le sue braccia e il ragazzo l’aveva fatta stendere nel suo letto; si era seduto vicino a lei e aveva iniziato a studiarla.

Tutto gli piaceva di lei, dalla curva del suo naso, al colorito porpora delle sue guancie: ogni tanto non gli dispiaceva neanche il suo caratterino da prima della classe.

Le scostò una piccola ciocca di capelli dalla fronte e la baciò piano.

In quel momento, sentì un tonfo provenire dalla stanza accanto: Lily doveva essere tornato.

“ Gajeel!”

Il tono roco e profondo della voce dell’Exceed gli diedero ragione.

“ Mh?” mormorò, non senza staccare lo sguardo dal viso della ragazza.

“ Hai guardato l’ultima parte del film?” chiese dalla stanza accanto.

“ Più o meno!” rispose vago.

“ E com’era?”

“ Bellissima!”

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[1] riferimenti alla mia altra One-shot “ Temporale”

Si, lo so che la fine non è delle migliori ( e probabilmente neanche il titolo!), ma che volete farci, a quest’ora il mio cervello sta urlando pietà.

Dunque, mi sono cimentata a descrivere scene che vanno oltre i semplici baci, più che altro come allenamento per una che ho in mente nella mia long…speriamo bene!! Mi scuso per la poca fantasia nella descrizione, ma sto facendo pratica, visto che non è esattamente il campo in cui vado meglio.

Che ci posso fare, mi imbarazzo con poco!!

Ringrazio tutti quelli che la leggeranno e sappiate che ogni vostro commento/ suggerimento è sempre bene accetto!!

Un salutone…Kuro_rin

  
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