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Autore: Anthea Love    01/11/2012    6 recensioni
Questa One-Shot si è classificata 1° al contest "Una Fan Art Per Te" di Dafne_18 e Nede.
Ciao! Questa è la mia prima fan fiction, e ancora non posso credere che si sia classificata 1°!
C18, dopo la sconfitta di Cell, non ha più uno scopo per proseguire la sua esistenza basata sulla distruzione, eppure quando pensa al futuro c'è sempre una persona che s'insinua nei suoi pensieri...
Se sono riuscita a incuriosirvi un po' leggete e, se volete, fatemi sapere cosa ne pensate. Ciao!!!
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: 18, Crilin | Coppie: 18/Crilin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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RAGGIO DI LUCE - Anthea Love - Nvu Ciao a tutti!
Questa One-Shot si è classificata 1° al bellissimo contest di Dafne_18 e Nede "Una Fan Art Per Te".
È la mia prima fan fiction e mi farebbe piacere sapete cosa ne pensate.
Ora vi lascio alla storia

Un bacio
Anthea Love





Autore (su EFP) (sul Forum):
Anthea Love
Pairing: C18/Crillin
Rating: Verde
Pacchetto: Sole
Numero: 15
Avvertimenti: One-Shot; Het
Genere: Slice of Life / Sentimentale
Contest: Una Fan Art Per Te
Note: All’interno del brano ci sono le parti tra  « »  che indicano i dialoghi, mentre quelle tra  “ ”  che indicano i pensieri.

Fan Art: 

 

http://i46.tinypic.com/hvxpnn.jpg






RAGGIO DI LUCE




C18.
Un nome freddo per una persona fredda.
Persona… ma da quando in qua lei pensava a se stessa in quei termini?
Lei era una macchina da guerra: un androide.
Un androide nato per uccidere, senza più nessuno cui spezzare la vita e senza un motivo per mantenere intatta la sua.
Una testa pelata si fece avanti sgomitando tra i microchip che formavano il suo cervello, ma lei represse immediatamente quell’immagine.
E chi la credeva diversa da ciò che lei era in realtà… era solo un illuso.
Per lei essere diversa era semplicemente impossibile.
C18 aveva ucciso e l’aveva fatto senza rimpianti. Aveva addirittura provato gioia nel farlo.
Ma ora la sua missione non aveva più senso.
Avrebbe dovuto uccidere coloro che avevano fatto molto più che risparmiarla. Loro… Lui – si ritrovò costretta con un piccolo sbuffo – l’aveva salvata.
Ma lei non era fatta per vivere. Il passaggio di energia che fino a quel momento c’era stato nei suoi circuiti non poteva in alcun modo essere paragonato a ciò cui aveva assistito durante la battaglia. Lì c’erano persone che avevano vissuto davvero; e la cosa straordinaria era che c’era chi, tra loro, paradossalmente, aveva vissuto ancor di più morendo per salvare chi amava.
Amore. Che strana cosa…
Ti dà tanto di quel potere da distruggere chiunque ti si pari davanti, poi ti porta a morire per esseri che ti sono inferiori.
«Questo davvero non lo capirò mai», sussurrò C18, che, abbassando lo sguardo, scorse sei piccoli sassolini che sembravano formare proprio quel simbolo che aveva sulla fronte…
“Possibile che io non possa formulare un pensiero senza che mi venga in mente quella testa rasata?”, pensò la bella con aria decisamente infastidita.
Tutte queste riflessioni, però, non rendevano di certo quell’esistenza degna di essere chiamata vita.
Ma c’era una cosa che non stava considerando: la donna che era in lei, non il cyborg, voleva VIVERE.
Socchiuse gli occhi tentando di immaginare ciò che un giorno sarebbe potuto essere di quel suo stare al mondo, quando sullo sfondo delle sue palpebre chiuse apparvero due occhi piccoli e neri che sembravano quasi chiamarla.
Riconoscendo in quegli occhi quelli di Crillin, aprì le palpebre, disperdendo i suoi pensieri e le sue fantasie in un raggio caldo di luce.
Il sole l’accecò per un solo istante, lasciandole degli strani giochi di colori impressi negli occhi.
Si fece distrarre da quelle immagini colorate, finché non sentì che qualcuno le sfiorava una mano.

***

Crillin stava volando tranquillo sopra la città. Voleva vedere meglio in che stato fosse dopo la sconfitta di Cell.
Le condizioni, come poté appurare, non erano delle migliori, ma già si intravedevano i primi lavori di ricostruzione, che lo rincuorarono dandogli un po’ di fiducia verso il nuovo, e sperava lungo, periodo di pace.
Immerso in questa nuova aria di speranza non si accorse di essere sceso notevolmente di quota.
“Chi sa che cosa starà facendo C18…?” pensò con un sospiro subito seguito da un sonoro “SBAM!!!”.
«Cavoli! Ma chi ce l’ha messo questo muro qui?» chiese tastandosi la testa pelata.
La sua ultima domanda non ebbe risposta, ma la prima la trovò rapidamente.
Guardandosi intorno una visione incantevole lo lasciò senza fiato: poco lontano dal viale che stava sorvolando, C18 se ne stava seduta comodamente su un gradone bianco.
Era davvero bellissima.
Le gambe elegantemente accavallate, rese ancora più slanciate dai sandali con il tacco alto, erano lasciate scoperte da un grazioso abitino lilla che seguiva le curve del corpo della donna allacciandosi intorno al collo.
E lì c’era il suo viso.
Quel viso che l’aveva ammaliato fin dal primo momento in cui l’aveva visto.
I tratti delicati sembravano contratti da pensieri complessi; tuttavia gli occhi nascosti dalle lunghe ciglia rendevano quella nivea perfezione più dolce di come lui l’avesse mai vista.
I capelli biondi risplendevano come fili d’oro purissimo sotto i raggi del sole che, paragonato a lei, perdeva il suo splendore.
Crillin si accorse di essersi istintivamente avvicinato a quel gioiello.
Lei aprì gli occhi fermandosi a guardare la luce, ma la sua mente sembrava ben più distante.
“Ha degli occhi meravigliosi, azzurri come il ghiaccio. Il ghiaccio le si addice come metafora. È forte e resiste anche a colpi fortissimi, eppure si scioglie a contatto con il calore.” si disse il guerriero.
Persa in chissà quale riflessione, C18 non si era ancora accorta della sua presenza.
Crillin non riuscì a fermare la mano che sfiorò, quasi dotata di volontà propria, quella della donna.
Lei si girò lentamente piantando i suoi occhi di ghiaccio su di lui.
Un sorrisetto un po’ meno ironico del solito le increspò le labbra.
«Che vuoi?» – Si sa le buone maniere non erano mai state il suo forte.
«Ehm – un imbarazzatissimo Crillin abbassò lo sguardo arrossendo – Ciao!».
“Oh Dende! Dire qualcosa di più stupido no, vero?” si chiese lui, ironico.
“Certo che dirmi qualcosa di più idiota no, vero?” si domandò lei.
«Ti andrebbe di venire a cena con me e tutti gli altri? È giusto un’occasione per rivedere un po’ di persone, che ne dici? Ti unisci a noi?».
C18 rimase sorpresa da quella richiesta, tuttavia, dopo un’esitazione che parve ridurre Crillin alla follia, accettò.
Probabilmente l’aveva davvero condotto alla follia poiché lui, sfoderando un sorriso con un numero di denti umanamente impossibile, la salutò in fretta.
Prima di andarsene, però, le impose un bacio sulla guancia, scappando subito dopo terrorizzato dalla sua possibile reazione.
Quando fu certa di non essere vista, C18 si alzò e sorrise, questa volta senza alcuna sorta di ironia.
Quello era il raggio di luce che le stava mostrando la via.
Quello era il momento di cominciare a VIVERE.

  
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