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Autore: Igvonain_Z    01/11/2012    3 recensioni
In un futuro dove il tempo si calcola in secondi, le scarpe corrono quanto una macchina per non fare tardi si può ancora trovare il tempo per amarsi?
Genere: Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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FantAmore

“Basta pene d’amore. Basta incomprensioni di coppia. Basta litigi. Vieni da ExpertAndroid, risolvi i tuoi guai!”
Annunciava la radio.
Finalmente, dopo anche quest’ultima delusione, si era convinto ad andare da ExpertAndroid. Quando gli androidi iniziarono a diffondersi, qualche anno prima, Marco, pensava che fossero l’invenzione più stupida degli ultimi duecento anni: come si possono sostituire certe cose?
Poi finalmente capì: come si era risolto il problema del parcheggio facendo svanire le macchine e poi farle ricomparire quando servivano, si potevano risolvere i problemi di tutti gli innamorati del mondo sostituendo i partner: in fondo era la stessa cosa.
Smontò dall’automobile, fece qualche passo e si voltò: stava scomparendo troppo lentamente. Dovrebbe impiegare un tempo massimo di tre secondi, invece, arriva a mettercene quasi sei.
Se la sua auto era un po’ fiacca, lo stesso non si poteva dire per le sue scarpe, strepitose, all’avanguardia, ultimo upgrade appena venti minuti fa: riusciva ad arrivare ad accelerare dagli zero a cinque kilometri al minuto in due secondi, in proporzione, più veloci della sua automobile, che riusciva ad arrivare da zero a 100 kilometri al minuto in dieci secondi.
Pochi istanti dopo entrò nella sede della ExpertAndroid e un commesso gli venne incontro:
-Esprimere necessità, prego.
-Voglio una donna.
Rispose rapido Marco: non c’è tempo da perdere per i commessi, infatti, sono addestrati a dire una frase di dieci parole in un venticinquesimo di secondo, pur riuscendo a farsi comprendere: il tempo è denaro!
-Caratteristiche donna, prego.
- Colta, bella, romantica, intelligente.
-Seguire me, prego.
Il commesso lo condusse nell’area del negozio dedicata alle donne, con il loro bravo cartellino del prezzo e delle caratteristiche tecniche.
-Mi interessa questa.
Disse Marco indicando una donna bionda che, secondo il foglietto delle caratteristiche, rispondeva ai suoi desideri.
-Androide modello Losgif33.2. Trecento terabyte di memoria. Batteria autoalimentante. In grado di essere fecondata se con upgrade 234. Costo upgrade 234: 250 Tecni. Tempo di attivazione upgrade 234: due minuti e trentaquattro secondi. Garanzia cinque mesi. Pagando extra cinquanta Tecni garanzia allungabile per altri cinque mesi. Necessitano altre informazioni?
Snocciolò il commesso.
-Costo?
-Duemilatrecentoventitre Tecni e sessantaquattro Scelb.
-Modalità di pagamento?
-Carta olografica. Rate cento Tecni al mese con interesse del 7% dopo i primi due mesi. Altre informazioni?
- No. La prendo.
-Grazie. Attendere quarantatre secondi in sala di aspetto, prego.
Marco si diresse nella sala indicata e attese, con suo sdegno, quarantacinque secondi, poi, venne chiamato in un ufficio.
Seduta su una sedia vicino alla parete c’era l’androide e, dietro ad una scrivania, un impiegato che parlò:
-Buongiorno. Modalità di pagamento?
-Carta olografica.
Rispose rapido Marco.
-Faccia pure.
L’acquirente prese in mano una piccola cartellina di plastica, vi compose un PIN e, pochi millesimi di secondo dopo, questa emise un piccolo segnale acustico.
-Pagamento effettuato, grazie. Ora la prego di dirmi il nome dell’androide.
- Elisabetta.
-Perfetto. Ora guardi attentamente questa lente pensando alla storia del suo nuovo androide e a come vi siete conosciuti, prego.
Marco eseguì quanto detto.
-Perfetto. Accensione androide entro cinque, quattro, tre, due, uno …
Elisabetta aprì gli occhi azzurri come il cielo: in lei non c’era neppure l’ombra di spaesamento.
Si alzò, guardò Marco e gli gettò le braccia al collo dicendo:
-Ciao amore, mi sei mancato tantissimo. La vacanza in Australia è stata bellissima, peccato che tu non sia venuto.
-Proprio un peccato- Poi, rivolgendosi all’impiegato- Grazie di tutto, arrivederci.
-Arrivederci.
Tutto filò liscio per una settimana: l’androide rispondeva perfettamente alle caratteristiche richieste ed era identica a tutte le altre donne non artificiali, solo un po’ meno complicata.
Poi qualcosa si guastò:
-Ti amo.
Disse Elisabetta.
-Mhmm.
Mugugnò a mo di assenso Marco, intento a leggere un romanzo.
-Ti amo !
-Ok …
-Ti amo!!
-Va bene.
-Ti amo!!!
-Ho capito.
- Ti amo!!! Ti amo!!! Ti amo!!! Ti amo!!! Ti amo!!! Ti amo!!! Ti amo!!! Ti amo!!! Ti amo!!!
Iniziò a urlare come impazzita. Marco non capì cosa stesse succedendo, quindi, la caricò di peso in auto e guidò come un matto fino al centro di assistenza, senza che Elisabetta smettesse di gridare il suo amore.
Marco, appena venne accolto da un operatore, iniziò a urlare per cercare di sovrastare la voce dell’androide:
-Ha iniziato a urlare che mi ama. Non so cosa le sia successo !!!
-Controllo subito.
Rispose calmo l’assistente, che collegò con un filo un terminale alla bocca di Elisabetta la cui pelle diventò trasparente, lasciando intravedere tutti gli ingranaggi.
Dopo qualche istante, durante il quale l’assistente la guardò attentamente, analizzando ogni relè senza però trovare alcun difetto:
-Non so che accidenti ha, sa, può capitare con queste intelligenze artificiali … Credo che l’unica soluzione sia resettarla.
-Ma scorderebbe tutto quello che abbiamo fatto?
-Temo di si.
-Altre opzioni?
 
-Potrei toglierle l’impianto audio, ma …
-Non mi sembra il caso. E’ sicuro che non ci siano altre opzioni?
Chiese Marco con una nota di disperazione.
-Non che possa mettere in atto io, però, conosco una specie di scienziato che costruisce degli androidi di plastica o di pezza che chiama “bambole”. E’ non è l’unica cosa assurda che fabbrica: costruisce delle automobili, che non possono scomparire, in legno: costruisce degli oggetti da antiquariato.
-E a me che interessa?
-Questo signore è riuscito a risolvere diverse volte i problemi che avevano i nostri clienti con androidi mal funzionanti.
-Dove lo posso trovare?
-Glielo scrivo.
Poco secondi dopo sfilò da una stampante un foglio di carta con l’indirizzo.
Sempre guidando come un pazzo e frastornato dalle grida dell’androide giunse al luogo: una vecchia casa, ancora in mattoni larga e con solo due piani.
Entrò, lasciando Elisabetta in macchina a dimenarsi ed urlare “Ti amo !!!” come una assatanata.
-Buongiorno
Lo salutò un uomo anziano. La cosa a Marco appariva stranissima: intorno ai trecento mesi la gente iniziava a prendere le pillole della giovinezza: quell’uomo sembrava non averne mai fatto uso. Passato l’iniziale stupore rispose:
-Buongiorno.
-Posso esserle d’aiuto?
-Lo spero … Ho un problema con il mio androide.
-Che tipo di problema?
Proseguì l’uomo, addentrandosi sempre di più nella casa. Era piena di oggetti stranissimi: scatole in cartone con strane scritte e, come anticipatogli dal commesso del centro assistenza, automobili di legno e androidi grezzi in plastica. Leggendo lo stupore negli occhi di Marco, quello strano uomo rispose:
-Sono dei vecchi giocattoli: giochi di società, bambole e macchinine. Comunque, le ripeto, in che modo posso esserle d’aiuto?
- Hem si,ecco ho un problema col mio androide.
-Me l’ha già detto, questo. Si è già rivolto al centro di assistenza?
-Si. Sono stati loro a inviarmi da lei.
-Immaginavo … Qual è il problema?
-Il mio androide continua a gridare come una pazza “Ti amo !!!” e non riesco a fermarla in alcun modo.
-Come si chiama quello che definisce “il mio androide”?
Preso in contropiede da quella domanda, balbettò:
-L’ho chiamata E-elisabetta.
-Bene, allora, almeno in mia presenza, la chiami col suo nome.
-Certo. Ha qualche soluzione al mio problema?
-Certo che si. Secondo lei quale sarebbe?
-L’impiegato mi ha detto che è possibile resettarla o toglierle l’impianto audio.
-Non vede altre opzioni?
-Sinceramente, no.
-Posso farle una domanda?
Domandò quasi spazientito l’anziano signore.
-Certo.
-Lei ha mai considerato Elisabetta come qualcosa di più di una macchina?
-In che senso?
-Ha mai pensato che ha dei sentimenti?
Marco ci pensò su un attimo. “Sentimenti” … Da quanto tempo non sentiva quella parola! Il significato era incagliato in qualche remoto anfratto del suo cervello e riuscì, faticosamente, a tirarlo fuori.
-Bhè, no.
-Ha fatto male.
-Forse …. Ma io sono venuto qui per chiederle se ha una soluzione al mio problema, non per sentire la paternale.
-Giusto. Ha mai provato a dirle …
-Cosa? Cosa!?
- … “Anch’io”.
-Devo provare?
-Provi.
-La ringrazio.
E così dicendo corse fuori, trovando Elisabetta pronta all’assalto. Stava per prendere fiato e per ripartire con una raffica di “Ti amo” quando Marco mise le mani avanti, come a pararsi da una caduta e le disse:
- Anch’io.
Elisabetta s’aggiustò e, quell’uomo anziano, che aveva osservato la scena dalla finestra, s’aperse un piccolo sorriso di trionfo: aveva guadagnato un uomo.

GMZ

  
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