Occhiali. Capelli rossi. Occhi color cielo. Un naso esile. Una gran bocca sorridente. Un po’ di lentiggini sul viso. Poi timida, gentile, determinata e simpatica. C’erano molte parole per descrivere  Raquel Ferraris. Eppure quando qualche persona in paese o a scuola voleva indicare Raquel la chiamava Quattrocchi. A Raquel dava un fastidio enorme essere indicata per un oggetto di metallo che le non voleva indossare. Lottava ogni giorno con sua madre per togliersi quei fastidiosi occhiali che gli cadevano a terra ogni ora e che la portavano a essere presa in giro da tutti.
Perché la prendevano in giro? A Torino queste cose non succedevano, nessuno la derideva.( anche per il semplice fatto che nella sua vecchia scuola quasi tutti portavano gli occhiali. ) Certi giorni rimpiangeva il fatto di essersi dovuta trasferire a Palermo..

*Flashback*

5 Luglio 2012.

“Io e Tuo padre ha avuto una promozione, andremo a vivere a Palermo!” 
Quelle parole erano bastate a spezzare la fragile vita di Raquel.
Come avrebbe mai potuto abbandonare tutto quanto per trasferirsi lì?

19 Agosto 2012

Era la sera prima della partenza. Raquel non riusciva a dormire. Aveva paura di non riuscire ad ambientarsi, a trovare amici, a vivere. Decise di fare una lista degli elementi positivi e negativi del suo trasferimento.

-Positivo : Avrebbe finalmente visto il mare ogni giorno e non raramente o attraverso foto e cartoline.
-Negativo : Non avrebbe trovato facilmente amici.
-Positivo : I suoi genitori, biologi marini, avrebbe potuto studiare la flora e la fauna marina senza dover fare lunghi viaggio verso Genova.
-Negativo : A lei era già risultato difficile studiare le specie di ragazzi torinesi, figuriamoci palermitani.
Positivo : Avrebbe conosciuto un luogo diverso.
-Negativo : Non avrebbe capito niente del linguaggio locale.
-Positivo : Avrebbe potuto frequentare corsi di lingue e continuare a praticare equitazione come faceva a Torino.
Negativo : Aveva paura.

Mentre finì di scrivere la lista si addormentò. Dormì molto e si risvegliò in macchina durante il tragitto tra la città e l’aeroporto di Torino. Ecco. Non avrebbe potuto scappare e fuggire in Svizzera come aveva pensato la sera prima in preda  al sonno. Ora non si poteva tornare indietro. [..]

Mentre si accingeva a salire in aereo ,con una valigia pesantissima da portare ,prese un fazzoletto ricamato con le sue iniziali, che le aveva fatto la nonna qualche mese prima, e lo portò agli occhi asciugandosi una lacrima che scendava dall’occhio destro, e disse :

-Addio, Torino. 


Nota dell'autrice : allora non so se questo capitolo vi piacerà , ma spero di sì.