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Autore: vento di luce    01/11/2012    3 recensioni
"La deflagrazione delle galassie è un'esperienza unica,mi hai sussurrato a bassa voce soffiandomi sul collo.
Ma cosa vuoi fare maledetto,vuoi veramente che finisca così? Se socchiudo le palpebre in questi ultimi istanti rivive nella mia mente la prima volta che ti incontrai... " pensava Rhadamntys della Viverna poco prima di morire...
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Gemini Kanon
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro. Questi personaggi non sono miei ma appartengono a Masami Kurumada ed alla Toei Animation.

Un saluto a chi leggerà questa storia.

 
 
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Stiamo volando in alto nel cielo e posso percepire il tuo corpo caldo avvinghiato al mio,sotto la Surplice. La deflagrazione delle galassie è un’esperienza unica,mi hai sussurrato a bassa voce soffiandomi sul collo e nel pronunciare queste parole posso sentire ancor di più il tuo ampio petto premere sul mio dorso. Stai convogliando l’energia del tuo cosmo in una mano,espandendolo all’inverosimile fino a bruciarlo al suo limite estremo. Ma cosa vuoi fare maledetto,vuoi veramente che finisca così?Vuoi davvero sacrificarti?

Se socchiudo le palpebre in questi ultimi istanti,rivive nella mia mente la prima volta che ti incontrai nel Meikai. Lunghi capelli ribelli che scendevano sulle spalle larghe,sguardo fiero e sorriso beffardo,tu che ingannasti persino un Dio,Kanon di Gemini. Avevo visto le tue iridi ardere nel pronunciare il tuo nome e solo in seguito ne compresi il motivo. Profonde iridi verdi dalle quali non ero più riuscito a distogliere lo sguardo,dopo averle incrociate alla Valle del Vento Nero. Ti stavi prendendoti gioco di Lune,distrutto dalle illusioni che avevi creato nella sua mente,fino a condurlo alla pazzia,giocando nel nostro stesso territorio,del tutto sprezzante del pericolo,come  presto avrei avuto modo di constatare. Un cosmo potente il tuo,più giovane di quello di Libra eppure immenso,ma ti avevo fiutato sin da subito,da quando mi trovavo a difesa del castello di Ade.  E dopo aver polverizzato il corpo del sostituto di Minos,sfiorando la frusta che ti aveva teso solamente con un dito,mi intimavi,con voce tagliente e borioso come pochi,di condurti da Ade. Solo un folle poteva osare tanto,nominando il mio Signore in quel modo e trattandomi come uno qualunque,ma l’avresti pagata cara,perché avrei gettato la tua anima peccatrice negli abissi più profondi,almeno così credevo,non potendo sapere che ne sarei rimasto vittima io stesso.
 
Ti colpii sferrando contro di te un colpo potente,ma schivasti  il mio attacco muovendoti rapidamente,sino a balzare su di una colonna. Ancora non conoscevo quanto potessi essere temibile,se non addirittura letale. Con le palpebre socchiuse e le braccia incrociate sul petto,rigido in quella posizione,sembravi beffarti di me e solo in quel frangente,scorrendo lo sguardo dal basso su quelle lunghe gambe muscolose fino all’ampio torace,mi resi conto per la prima volta di quanto fossi alto ed imponente,quasi quanto me.  E di quanto il tuo volto,dalle lunghe ciglia e dalla bocca ben delineata,fosse dalle fattezze delicate.  Una bellezza superba la tua,paragonabile solamente a quella di un dio. Eppure cinica nell’anima,sprezzante,quando affermavi che la barriera di Ade non aveva alcun effetto nel Meikai e che avevo sconfitto gli altri valorosi cavalieri d’oro solamente perché vi era essa a protezione del castello. Nessuno in vita mia aveva osato insultarmi in quel modo,nemmeno gli altri due giudici. Ma invece di attaccarti di nuovo,infliggendoti le sofferenze più atroci,come avrei fatto con qualunque altro  avversario,ti avevo risposto quasi a giustificarmi ed il tono di voce aspro che da sempre mi contraddistingueva in battaglia si era fatto in quel momento più dolce e pacato. Quel tuo atteggiamento di sfida continua nel dover dimostrare sempre di più mi stava mandando i nervi in pezzi,provocandomi un senso di smarrimento. Avevo saputo sin da subito che con te sarebbe stato diverso,non una semplice missione da compiere e non potevo certo tirarmi indietro. Qualcosa di pericoloso e piacevole al tempo stesso,come il whisky che,bruciandomi la gola,tanto mi deliziava quando desideravo rimanere da solo.
 
Ed avevi osato definirmi un vigliacco,continuando a provocarmi da lassù,riaprendo poco dopo le palpebre,mentre i lunghi capelli mossi dal vento solleticavano il tuo volto,nel saltare giù dalla colonna con un agile balzo. Finalmente eri pronto a mostrarmi,più agguerrito che mai,la vera forza di un cavaliere d’oro. Non aspettavo altro,perché  anche io ti avrei fatto capire cosa voleva dire avere a che fare con uno dei tre giganti degli Inferi. Il tuo cosmo si stava così ponendo di nuovo a difesa,quando udii delle voci fastidiose chiamare il tuo nome. Due di quei mocciosi dalle ridicole vestigia,che avevo affrontato al castello di Ade, stavano correndo verso di noi e trattenni a stento una risata  quando li spazzasti via come due moscerini,con un semplice movimento della mano. Ma da uno come te ci si poteva aspettare qualunque cosa. Anche ammettere le tue colpe davanti a tutti,affermando di esser pronto a pagare per tutto il sangue che avevi sparso,non prima però di aver raggiunto lo scopo che tanto ti spingeva a mettere a repentaglio la tua vita. E li avevi incitati a combattere fino alla fine ed a non arrendersi mai,prima di lasciarli andare via a male parole. Eri diverso in quel frangente, qualcosa aveva incrinato la tua voce ed una fioca luce illuminava i tuoi occhi,ma non potevo capire,non in quel momento. Ti attaccai perciò convogliando tutta la potenza del mio cosmo,facendoti schiantare contro la colonna dove prima svettava il tuo corpo,urtando violentemente a terra. Un profondo piacere si era impossessato di me nel vederti steso inerme al suolo,mentre finalmente ammettevi di aver compreso perché ero considerato uno dei più potenti Spectre di Ade. La verità era che non mi avevi mostrato la tua vera forza. Infatti ti rialzasti subito guardandomi furente,come se il mio colpo ti avesse solamente sfiorato,pronto ad attaccarmi. Mi illudevi per poi gettarmi nel baratro,questo era il tuo comportamento,ambiguo e distruttivo. In un attimo sentii le mie membra immobilizzarsi completamente in tua balia,mentre un dolore atroce mi stava lacerando pian piano. Se non fossero arrivati i miei sottoposti in quel momento,per comunicarmi che Lady Pandora era impaziente di aspettarmi,sarei sicuramente morto. O forse no?  La nostra sfida era solamente rinviata,ti avevo detto dandomi un contegno,sapendo benissimo che,se solo avessi voluto,avresti potuto distruggermi. Perché non l’avevi fatto?

Ma non potevo permettere che in tutto il Meikai si fosse detto che il nobile Rhadamantys avesse lasciato un combattimento inconcluso. L’ordine di questo regno e la serenità del Sommo Ade non dovevano essere turbati in alcun modo,almeno secondo la nostra Sacerdotessa. Ma ero un guerriero e non potevo  starmene con le mani in mano ad ascoltare quel buffone di Orfeo. La mia posizione era sempre stata in prima linea,sul campo di battaglia con i miei uomini. E l’aver scatenato la mia ira sul cavaliere della Lira e su quei dannati guerrieri di bronzo non era bastato a placarmi. Mi ribolliva il sangue nelle vene al solo pensiero che eravamo stati interrotti e non riuscivo a pensare che ad affrontarti di nuovo,per ucciderti senza alcuna pietà. Stavi diventando la mia ossessione,ma forse ancora non me ne rendevo conto. Quantomeno però ero riuscito a sbarazzarmi di quel Pegasus,un ostacolo in meno sul mio cammino.

E dopo che il Sommo Ade aveva manifestato la sua natura umana nel corpo di Andromeda,Lady Pandora ci aveva ordinato di tornare alle nostre postazioni. Finalmente avrei potuto concludere quel che avevamo iniziato. Seguivo così il tuo cosmo che si faceva sempre più intenso avanzando per il Meikai,ma man mano che procedevo ne avevo avvertito anche altri due più deboli,fino a quando alla quinta prigione non avevo visto rifulgere la tua armatura splendente.  Al tuo fianco,come avevo immaginato, altri due di quei ragazzini che ti stavano sempre alle calcagna,quello biondo e l’altro dai lunghi capelli neri.  Avevi fatto piazza pulita di altri miei fedeli sottoposti senza alcuna difficoltà,procedendo a passo spedito nel nostro Regno,ma quella volta il tuo cammino si sarebbe fermato lì,perché la quinta prigione sarebbe divenuta la tua tomba,almeno così pensavo. Ed avanzando a passo pesante verso di te più feroce che mai,mi ero imbattuto di nuovo in quelle iridi chiare ed avevo provato un brivido nell’incrociarle di nuovo. Anche tu sussultasti nel vedermi e mi presentasti a quei guerrieri di bronzo come uno dei giganti infernali,manifestando la tua ansia di combattere con un degno avversario.  Così avevi affermato, guardandomi ancora diritto negli occhi. Un dialogo silenzioso il nostro,eppure eloquente. Ancora una volta ordinasti poi a quei ragazzini di precederti,perché dovevano portare a termine la loro missione a qualunque costo. Nell’udire quelle parole un ghigno increspò però le mie labbra e non potei trattenermi dal rivelare ai tuoi protetti l’amara realtà,ossia che il loro compagno Andromeda era il Sommo Ade. E nello scrutare i loro volti esterrefatti,l’unica cosa che desideravo in quel momento era sbarazzarmi di loro una volta per tutte,gettandoli nell’inferno del cocito,come avevo fatto col loro amico Pegasus. Ma ancora una volta ti ponesti a loro difesa,dicendomi con voce roca,a pochi centimetri dal mio viso fino quasi a sfiorarmi,che avevamo un conto da regolare. Sussultai nel sentirti così vicino,percependo  l’aroma della tua pelle,salato come le acque del mare che un tempo abitavi. Sembravi impaziente di affrontarmi come lo ero anch’io e forse stavo combattendo per me stesso,stavamo combattendo per noi stessi. Era arrivata così la resa dei conti e finalmente avresti fatto esperienza del dolore più atroce,assaporando la mia furia devastante. Ma socchiudesti come al solito le palpebre,pronto ad espandere di nuovo il tuo cosmo,perché niente sembrava farti paura.  Ti scagliai così ancora una volta il mio castigo infernale,sicuro che non avresti avuto scampo,ma con mio grande stupore racchiudesti tutta l’energia del mio colpo in un pugno,mentre un sorriso beffardo distendeva le tue labbra. Ribadisti sicuro che uno stesso colpo non poteva funzionare due volte con un cavaliere ed  incrociando di nuovo il mio sguardo ti preparavi a colpirmi.  Convogliasti tutta la potenza del tuo cosmo scagliandomi contro la tua esplosione galattica,un colpo micidiale in cui frantumi di stelle  si scagliarono sulla mia armatura in un urto violentissimo,gettandomi a terra. Il mio corpo dalle membra pesantissime era così inerme al suolo,incapace di muoversi e mi sentivo sfinito,impotente come mai lo ero stato in un combattimento.  E solamente allora accusavo il colpo di quel dannato guerriero di bronzo ed il requiem finale di Orfeo. Ma l’umiliazione più grande era l’aver perso l’elmo,mi sentivo nudo ed indifeso sotto il tuo sguardo indagatore. Dovevo ammettere che eri forte,immensamente forte anche se solo allora lo compresi veramente,ma non poteva finire così,non te lo avrei permesso. E mentre quei pensieri affollavano la mia mente,percepii ad un tratto la presenza del tuo cosmo dietro di me prima ostile,affievolirsi in una pacata dolcezza.  Perché non mi avevi finito subito? Era la seconda volta che mi risparmiavi. Cosa volevi realmente da me?  Capirti era uno sforzo,chiedersi il perché di certi tuoi atteggiamenti era impossibile. Ma proprio in quel momento giunsero in mio aiuto  gli altri due giganti degli Inferi,Eacos e Minos e nemmeno davanti ai due temibili giudici avevi piegato la testa,anzi ti ritenevi fortunato perché ci avresti sconfitti tutti insieme. Cosa potevo pensare di te se non che eri un folle? Forse una volta per tutte avresti capito veramente con chi avevi a che fare. Ma quando Eacos ti colpì lanciandoti in aria come fossi un insetto,provai un qualcosa di indescrivibile,come un morso allo stomaco. Ed incapace di controllarmi  bloccai il suo attacco,gridando con tutta la forza che avevo in corpo. Ma subito dopo intervenne Minosse col suo sadico ghigno a straziare il tuo corpo già martoriato con i suoi fili invisibili,pronto a spezzarti ogni singolo osso,facendoti gridare dal dolore. Non potevo tollerare quello spettacolo un secondo di più ed avevo urlato a Minos di finirla,che eri un mio avversario. Dovevo sconfiggerti per orgoglio,per il mio onore di guerriero,questo continuavo a ripetere nella mia testa. Un tempo non mi sarei fatto certi problemi perché il nemico andava battuto a qualunque costo,ma non quella volta,non in quel modo. E se non fosse intervenuto Ikki di Phoenix ad interrompere quello scempio,non avrei osato immaginare cosa sarebbe potuto succedere. Ma quando la fenice sparì sotto i nostri occhi dopo aver ucciso Eacos,fuggisti anche tu in preda a quel che stava accadendo,nel percepire il cosmo angosciato del  guerriero di bronzo. E stavi così fuggendo dal nostro scontro ancora una volta,stavi fuggendo da me.
 
Ma ti ritrovai di nuovo seguendo il tuo cosmo,eri la mia preda e non ti avrei lasciato a nessun altro. Stavi correndo rapidamente verso la Giudecca e vedendomi comparire su di una rupe mi dicesti che qualcosa di terribile stava per succedere e che il Regno degli Inferi sarebbe stato spazzato via insieme ai suoi abitanti. Nel pronunciare quelle parole ti liberasti nel frattempo con un gesto brusco dell’armatura d’oro,denudando il tuo corpo mortale,che solo allora potevo ammirare nelle sue fattezze perfette. Ma non potevo credere a quel che stavi dicendo,cosa stava realmente accadendo nel Meikai? C’era ansia nelle tue parole ed un tono diverso,venato di malinconia incrinava ancora la tua voce,mentre osservavi l’armatura d’oro allontanarsi in cielo. In quel frangente potei scorgere i tuoi occhi umidi,ma subito dopo ti rivolgesti a me,fiero più che mai,affermando  che la tua missione nel Regno degli Inferi era compiuta e che potevamo batterci senza più interruzioni. La preda che tanto avevo inseguito era finalmente mia,ma a quale prezzo? Cosa potevo pensare di te in quel momento,che eri rimasto indifeso pur di perseguire il tuo scopo,se non che fossi impazzito?  Una rabbia incontenibile mi stava divorando per quel tuo comportamento,non potevo ucciderti così facilmente,no,non poteva finire così. Ti colpii così convogliando tutta la mia furia sul tuo misero corpo,scaraventandoti a terra e nel vederti soffrire,privo dell’armatura ed incapace di espandere il tuo cosmo,mi stavo imbestialendo ancor di più. Ma cosa potevo fare,cosa potevo fare in quel momento se non distruggerti? Orgoglioso fino alla fine ti rialzasti ancora,cercando di colpirmi come una bestia ferita,ma ti afferrai per un braccio strattonandoti,gettandoti di nuovo a terra.  I miei nervi stavano andando in pezzi per l’ennesima volta e se c’era un responsabile per quella tua miserabile fine non eri che tu,che mi avevi tradito. Ma  rispondesti con un filo di voce,rialzandoti a stento,che ero io il più stolto e che l’inferno mi avrebbe accolto. Cosa volevi dire,volevi forse far impazzire anche me? Ti colpii ancora nel tentativo di farti tacere,non potevo ascoltare quelle parole un secondo di più,quando mi sentii ad un tratto afferrare da dietro,in una stretta mortale.
Mi stavi conducendo in cielo tenendomi stretto,fino quasi a stritolarmi,dicendomi che la tua missione era conclusa e che la vostra vittoria era ormai certa,orgoglioso di aver finalmente redento il tuo passato.
 E volevi estinguerti insieme a me in un bagliore di luce,queste le tue ultime parole,mentre la mia mente si stava annebbiando,fino a perdersi nei ricordi,incapace di comprendere oltre.

Ma nel percepire quell’energia che stava cresceva a dismisura avvolgendoci,le mie palpebre si riaprono lentamente,mentre ancora stordito mi ridesto da quei pensieri ed una sensazione di calore ancora più intenso mi pervade.
Ancora pochi attimi e sarà tutto finito.
Nella disperazione cerco di lanciare il mio castigo infernale un’ultima volta per salvarmi,per salvare entrambi,ma ormai hai già deciso per tutti e due.
Prima di scagliare il tuo colpo a distanza ravvicinata mi sussurri,sfiorandomi un orecchio con le tue labbra umide,che se non fossimo stati nemici,lasciando quella esternazione inconclusa. Questo mi hai detto o è stata soltanto un’allucinazione?
Perché non mi rispondi,perché mi stai facendo questo? Ma ormai è troppo tardi,percepisco un dolore lancinante che mi sta pervadendo fino a smembrare il mio corpo e le mie labbra contrarsi in un urlo straziante. In questi ultimi istanti di vita sento il tuo corpo caldo stringersi ancor di più al mio, mentre i nostri cosmi bruciando sino al loro limite estremo fondendosi,come i battiti accelerati dei nostri cuori. Ma non avverto più la violenza del tuo cosmo,solo una piacevole sensazione di calore commista a quel profumo salato.
 Io,Rhadamantys della Viverna della stella del Cielo Furioso sto morendo per mano tua.
 Questa volta è davvero finita.
Abbiamo combattuto fino all’estremo sacrificio,perché era solo questo che potevamo fare.
Addio.
 
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