Era una persona di bell’aspetto, non lasciava che nessuno si avvicinasse a lui e quando succedeva riusciva a spiaccicare solo 4 misere parole.
Fui la prima a riuscire a stargli vicino per più di 5 minuti, e mi fece piacere vedere che non gli desse fastidio.
Questo perché non badava molto a me.
Per lui non esistevo, le mie parole sembravano non interessargli.
Gli parlavo tutto il tempo delle mie giornate, e quando aveva un’aria stanca cantavo per lui.
A volte sembrava anche apprezzare, e quando succedeva passavo il pomeriggio appoggiata sulla sua spalla, sorridendo.
Non l’ho mai visto sorridere, aveva sempre uno sguardo indifferente verso tutto. Ho sempre voluto potergli far fare una smorfia diversa dal suo solito viso apatico, gli picchiettavo la spalla e lo chiamavo. Cantavo di nuovo, ma mi chiedeva di lasciarlo da solo.
Cominciai a capire che dovevo lasciargli i suoi spazi, e così a volte sparivo per qualche giorno. Racimolavo da mangiare e bevevo dalle fontanelle sparse per la città, poi tornavo. Mi chiedeva dove fossi stata, mi accoglieva a casa sua e dormivamo insieme.
Ero tanto felice di poter stare con lui, anche se continuava a non ascoltarmi.
Fu così che decisi di dichiararmi a lui, per mettere la nostra relazione in chiaro.
Non fu difficile trovarlo, era nell’ufficio della scuola. Passava il 90% del suo tempo chiuso lì dentro.
Presi un grosso respiro e mi intrufolai nella stanza.
Mi poggiai su di lui, richiamando la sua attenzione.
“Hibari, Hibari!”
Mi prese dalla sua testa, facendomi salire su un suo dito per guardarmi negli occhi
“Cosa c’è?”
“Cip cip!”
-Ti amo
E.. Questa è la mia prima fanfic.
Spero che vi sia piaciuta, non sono molto brava in queste cose e ho scarsa autostima, ma sono stata spronata a pubblicare questa storia, per cui eccola qui! *D*
Sarei grata se lasciaste un commento ><