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Autore: phoenix_esmeralda    01/11/2012    0 recensioni
Beatrice anni fa ha commesso uno sbaglio. Uno sbaglio enorme che le è costato un'amicizia davvero importante e un amore che forse avrebbe potuto darle la felicità. E oggi che è cresciuta e si rende conto dei suoi errori, è costretta a rivedere Lukas e a chiedere il suo aiuto. Ma come può ancora guardarlo in faccia dopo quello che gli ha fatto?
Prima classificata al contest "Viva le emozioni!" di Frantasy
Genere: Introspettivo, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Sovrannaturale
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 “Ti ho detto delle cose che non avrei voluto dire.
E a farti cosi’ male mi sono fatta male.
Ma ho spinto l’acceleratore, il tempo di una sigaretta,
mi si è bruciato tutto quanto.
è più facile incolparsi
che trovare una soluzione,
la giusta mediazione.
Ciao, sono io,come stai?
E ti amo ancora
e ti odio più che mai...”

(A. Amoroso, “Ciao”)



Contorni d'Ombra



 
 

1
La superficie trasparente del lago

 
 
Sette anni fa ho commesso uno sbaglio madornale: una cazzata di quelle che ti cambiano la vita.
Ho fatto del male a una persona importante...
Male veramente.
 
Al di là del senso di colpa che negli anni mi ha tormentata, oggi questo torna ad essere un problema.
Seduta a gambe incrociate sull’erba, osservo pensosamente la superficie piatta del lago; sto cercando il coraggio di lasciare un messaggio a Lukas, per poi vedermelo comparire davanti e trovarmi a guardare negli occhi, dopo tanti anni, la persona che ho ferito profondamente.
Non sono particolarmente coraggiosa, infatti me ne sto ferma su questa sponda da un’ora e mezza, girando e rigirando tra le mani un anellino di gomma nera che per anni è rimasto chiuso in un cassetto.
Tuttavia, consapevole al fine di doverlo fare, mi sporgo sul pelo dell’acqua e appoggio il palmo aperto della mano sul manto liquido.
Quando sollevo il braccio, le mie dita sono bagnate. Porto il palmo vicino alla bocca e sussurro appena: “Lukas”. Poi soffio. L’acqua crepita sulle linee della mia mano, s’increspa appena. Ma so che è sufficiente perché il mio richiamo arrivi a Oltrelago, fino a lui.
Non mi resta che aspettarlo.
 
Il luogo in cui mi trovo è il punto di contatto tra il mondo che conosco e quello “oltrelago”.
I miei genitori sono i custodi di quello che, a prima vista, sembra solo un banalissimo lago verdeblu circondato da pini silvestri, ma che in realtà costituisce uno dei pochi passaggi fra i due mondi. I sovrani di Oltrelago, da sempre, inviano presso i luoghi di transito famiglie nobili che siano riuscite, dopo adeguata preparazione, a raggiungere lo status di custode.  I miei genitori dunque, raggiunto il livello ultimo, sono venuti ad abitare in questo mondo appena sposati, inviati dalla nostra stessa regina. Così io sono nata qui e qui ho sempre vissuto, con l’intento, ormai quasi riuscito, di diventare a mia volta custode e proseguire l’incarico affidato anni fa ai miei genitori.
E tuttavia, qualcosa mi sta ostacolando.
“Chiedi aiuto a Lukas” – ha suggerito mia madre – “Certamente saprà darti una mano!”
Non ha scorto l’inquietudine nei miei occhi, non ha mai saputo che quel nostro vecchio “litigio” ha sancito la fine di un’amicizia lunga una vita. Ha creduto semplicemente che, negli anni, avessimo iniziato a vederci meno perché presi dagli impegni quotidiani. In fondo sono perfettamente integrata in questo mondo: ho amici, degli hobby, frequento l’università. E vengo qui, alla casa sul lago, quasi sempre da sola. Per quel che ne sa, potrei vedere Lukas in quei momenti.
Invece non ci incontriamo da sette anni.
 
La superficie del lago diventa improvvisamente cristallina, perde il blu turchese che le è caratteristico e  lascia trasparire ciò che nasconde realmente. Il passaggio per Oltrelago.
Oltre il pelo dell’acqua si disegnano i contorni di una figura dolorosamente nota. Il corpo per un istante è perfettamente visibile per intero, poi l’acqua si rompe in una nuvola di gocce cristalline accecandomi lo sguardo. Quando risollevo il viso, Lukas è lì.
Il cuore mi si stringe in una morsa di vergogna. Sì, la vergogna non è più distinguibile dal resto dei sentimenti che nutro per Lukas.
Mi sono comportata con lui in modo ignobile senza rendermene conto, per lungo tempo ho considerato con stizza la freddezza con cui mi ha accolta dopo quell’evento. Ero giovane, immatura e, senza saperlo, superficiale. Quando il buon senso si è degnato di farmi visita aprendomi gli occhi su ciò che davvero avevo fatto, ormai era trascorso troppo tempo. Troppo tardi per tornare sui miei passi e domandare scusa. Meglio restare invisibile e accettare la vergogna come costante compagna di quei ricordi.
Così pensavo e così credevo sarebbe stato. Senza immaginare che avrei avuto bisogno di Lukas.
 
I suoi occhi blu scuro sono la prima cosa che noto: il colore è lo stesso, ma la distanza a cui li osservo è differente. Avevo sedici anni l’ultima volta che l’ho visto e lui, a diciassette, mi superava di pochi centimetri. Oggi ce ne sono almeno dieci fra noi e io sono un metro e settanta. È cresciuto e non solo di statura. Il suo volto è più adulto, il suo corpo più definito. Lo sguardo che mi rimanda sotto un ciuffo troppo lungo di capelli neri è calmo, controllato.
- Ciao, Beatrice – dice, senza mostrare lo stupore che sarebbe lecito dopo sette anni di vuoto.
- Ciao – in un primo istante temo che il panico prenda il sopravvento - Scusami, io... ti ho chiamato perché ho bisogno di aiuto. Mia madre pensava che tu potessi darmi una mano.
I genitori di Lukas sono i più fedeli servitori dei miei. È tramite loro che abbiamo sempre mantenuto i contatti con Oltrelago e Lukas, in qualità di erede della carica, sarà colui di cui mi servirò quando sarò custode a mia volta. A conti fatti, non avrei comunque potuto evitarlo per sempre. Mi piaceva solo immaginarlo.
- Cosa succede?
Sono trascorsi anni, l’ho ferito, io sono straripante di vergogna. Eppure la sua freddezza mi fa male. La sua voce non tradisce alcun calore, alcun piacere nel ritrovarmi, alcuna malinconia. Ha sempre avuto il viso di un bravo ragazzo e oggi, che lo osservo dall’infinita distanza che ci separa, quella sua faccia pulita è un’ulteriore accusa implicita alla mia sconsideratezza.
Non riesco a impedirmi di far scivolare lo sguardo fino alle sue dita. Sono lunghe, abbronzate e perfettamente nude. Naturalmente.
- Sono andata alla caverna per ricevere l’approvazione a diventare custode, ma non è accaduto nulla. Ho seguito il rituale con precisione, entrando scalza e appoggiando il cristallo scuro sulla conca, ho formulato la richiesta con chiarezza... eppure la pietra non si è illuminata. Ho riprovato ogni giorno per un mese intero, senza successo. Ho chiesto spiegazioni all’oracolo, ma l’unica risposta che ho ottenuto è stata questa: il rituale non è eseguito alla perfezione. In che cosa, non mi è dato saperlo.
Lukas mi osserva in silenzio, riflettendo. Il suo sguardo è talmente penetrante da mettermi in soggezione.
- Hai già fatto qualche ricerca? – mi domanda alla fine.
- Ho scandagliato tutti i dati in possesso dei miei genitori, ma non ho trovato nulla che possa spiegarmi ciò che sta accadendo. Ho pensato che tu potessi avere delle informazioni in più.
Lui annuisce in silenzio e solo allora noto il bagaglio che ha portato con sé. La mia convocazione dopo tanti anni doveva avergli fatto intuire che si tratta di qualcosa di grosso.
- Ho con me tutto il materiale necessario – dice infatti.
Lo conduco fino alla nostra villa sul lago dove, sotto il portico, ho già posizionato il mio computer. Si trovava in salotto fino a stamattina, ma non voglio riportare Lukas nella stanza dove è avvenuto il fattaccio.
Lui appoggia la borsa su una sedia ed estrae una chiavetta di notevole capienza.
- Tutti i testi relativi alle usanze del  nostro popolo sono salvati in questo hardware, dovremo scandagliarli a fondo.
Così dicendo infila la chiavetta nel computer e inizia a far scorrere numerosi file. Mi siedo accanto a lui e, con infinita pazienza, mi accingo a passare al setaccio documenti di epoche antidiluviane. Vorrei sentirmi a mio agio accanto a Lukas, così vicina a lui da sentire il suo profumo, lo stesso di sette anni fa. Il viso concentrato sul computer è seminascosto dai capelli neri, le sue dita si muovono rapidamente sui tasti, sul mouse, in cerca della soluzione che lo porterà di nuovo lontano da me. I centimetri che ci separano sono chilometri, da quando ho distrutto la nostra amicizia.
- “Leggi qua” – mi dice all’improvviso – “Hai compiuto i riti di purificazione del cristallo in modo esatto?”
Scorro le righe fitte con gli occhi, mi costringo a concentrarmi.
- “Ho fatto ogni cosa così come è descritta qui.” – concludo alla fine – “Non ho sbagliato nulla.”
Lui chiude il file con un click del mouse e passa alla cartella successiva.
Sospetto che impiegheremo ore.
 
 

  
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