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Autore: Remeny    02/11/2012    1 recensioni
Alterius non sit qui suus esse potest (Non appartenga a un altro chi può appartenere a se stesso) - Cicerone
Aron ha diciassette anni e un passato non esattamente felice alle spalle.
E' uno di quei ragazzi che dalla vita hanno ricevuto una forte sberla, senza una valida motivazione nè una consolazione dopo. Per questo si limita a vivere per se stesso, come gli hanno sempre insegnato.
Colin è il ragazzo delle consegne, così simile a Justin Taylor, il protagonista di Queer As Folk, che Aron adora.
Dopo un primo incontro non esattamente normale e una notizia sconvolgente, i destini di questi due ragazzi saranno legati per sempre.
Ma..in che modo?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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Memento homo, quia pulvis es et in pulverem reverteris.
Ricordati uomo che polvere sei e alla polvere ritornerai.


<< Quindi hai diciassette anni, eh moccioso? >>
<< Quindi verremo a vivere da voi >>, commentò ignorando quella domanda.
<< Così pare >>, rispose abbozzando un sorriso.
Erano da Ollie’s da circa mezz’ora a godersi il tepore di quel locale, mentre fuori gli alberi di quel lungo viale iniziavano a colorarsi di giallo e arancione; Colin mangiava dei brownies, ormai i suoi preferiti, mentre Aron sorseggiava una cioccolata calda, che tanto calda non era mica.
Ci tornavano ogni venerdì da un mese, ma solitamente non dicevano nulla: stavano lì a mangiucchiare qualcosa o a leggere un libro, senza dire una parola, ma insieme. Forse avevano troppo da dirsi e nessuno dei due sapeva da dove cominciare, o forse si erano già detti troppo per i loro standard.
Infatti, nonostante Aron avesse parecchi amici, non aveva mai parlato tanto con nessuno, neanche con Melissa, alla quale si limitava a raccontare le sue avventure di letto; Colin, al contrario, parlava, parlava e parlava, si, ma con se stesso e non era dunque abituato ad esternarsi troppo.
Se solo ripensava a quello che aveva detto ad Aron quella volta al cimitero gli veniva da piangere.
Tanto scoperto in così poco tempo.
Entrambi comunque, sebbene riuscissero ad evitarsi accuratamente per tutta la settimana, si ritrovavano il venerdì da Ollie’s, quasi fossero vecchi amici.
E, prima che chiunque lo possa pensare, no, non lo erano.
Ogni tanto Aron ripensava a quel bacio che Colin gli aveva rubato e si diceva che non era stato nulla, solo una “prova di forza” che il ragazzo aveva voluto dare. La cosa peggiore era che a pensarci veniva invaso da una strana tristezza, quasi si aspettasse che da un momento all’altro Colin gli si fiondasse tra le braccia declamando il suo amore per lui, in versi magari.
Quanto a Colin, ancora non riusciva a spiegarsi quel bacio. Non che non l’avesse voluto, ben inteso, ma proprio il pensiero di aver desiderato di baciare quelle labbra gli faceva montare dentro una strana sensazione, quasi fosse sul punto di scoprire un nuovo continente o giù di lì.
Quel venerdì, comunque, era di particolare tensione, ecco perché parlavano. Probabilmente a star zitti sarebbero scoppiati presto.
Infatti, a casa di Colin si era rotto l’intero impianto idrico (cosa un po’ bizzarra, pensava il ragazzo, visto che fino a quel momento aveva sempre funzionato ) e dunque Helena aveva deciso di invitarli a vivere con loro, almeno fino a quando il problema non fosse stato risolto.
D’altronde, casa loro era parecchio grande, dunque non ci sarebbero stati problemi.. o forse si?
Per Aron, il pensiero di ritrovarsi costantemente quel sorriso e quel corpo irraggiungibile davanti, era quasi straziante.
Era abituato ad avere tutto ciò che desiderava, ragazzi compresi, ma sapeva perfettamente che con lui non avrebbe funzionato. No, Colin non si sarebbe lasciato sedurre facilmente.
Doveva attuare una vera e propria strategia di guerra, questo l’aveva capito; l’unico punto da chiarire consisteva nel ” il gioco varrà la candela?”
<< Comunque è assurdo, la casa era perfetta un mese fa, per me c’è sotto qualcosa >>, disse ancora Colin.
Era inutile, non riuscivano a capacitarsi di quello che sarebbe successo giusto quella sera, perché avrebbe voluto significare una sola cosa: era tutto vero.
<< Non l’hai ancora capito, eh? Non vogliono perdersi di vista quei due >>, gli rispose Aron in un soffio, che sembrò quasi dissolversi nell’aria.
<< Sarà così >>, commentò sovrappensiero l’altro, ponendo fine alla discussione.

<< Aron aiuta Colin con gli scatoloni! >>, urlò Helena dal piano inferiore, facendo risvegliare il ragazzo dal torpore in cui era caduto.
Dopo averla maldetta mentalmente, si alzò di malavoglia e raggiunse gli altri, prendendo uno scatolone con su scritto Colin e portandolo nella camera accanto alla sua, ovvero quella in cui si sarebbe sistemato il figlio di Phil.
Si, da quel momento era il figlio di Phil, niente di più. Aveva meditato a lungo ed era giunto ad una conclusione: il gioco non valeva la candela. Insomma, lui non era fatto per le cose serie, quindi non sarebbe mai riuscito ad averlo. E dunque perché disperarsi inutilmente? Non ce n’era motivo alcuno.
Da quel momento Colin sarebbe stato il figlio di Phil e basta, niente di più.
Entrò in camera, dove Colin stava sistemando dei vestiti nell’armadio, e posò lo scatolone per terra. Nel farlo, vista anche la delicatezza con cui aveva eseguito l’operazione, questo si aprì per un secondo, mostrando ad Aron una foto che lo incuriosì, quindi riaprì lo scatolone e prese in mano la foto.
Sullo sfondo un parco e al centro Colin e un altro ragazzo che guardavano dritti in camera, sorridendo felici, il braccio del ragazzo intorno alle spalle di Colin.
Si rigirò la foto tra le mani e notò la dedica che c’era dietro: “Così potrai avermi con te dovunque vai”.
La stava ancora leggendo quando, in un attimo, la foto gli fu tolta dalle mani, e si ritrovò davanti lo sguardo furioso di Colin.
<< Nessuno ti ha mai detto che non si curiosa nelle cose altrui? >>
<< E quello chi sarebbe, il fidanzato? >>, chiese di rimando, sentendo uno strano prurito alle mani.
<< Non sono cose che ti riguardano >>, rispose semplicemente.
<< Non dirmi che te la sei presa, scherzavo! E’ carino, comunque, ottima scelta >>, commentò Aron.
<< Sei.. Non ho parole, sei un pervertito. Sparisci da questa stanza >>, urlò Colin, spingendolo fuori senza alcuna grazia, e chiudendosi la porta alle spalle.
<< Bene, la prossima volta gli scatoloni li sali su da solo >>, bofonchiò, rintanandosi nella sua camera.

Erano da poco passate le tre di notte.
Aron era sdraiato con gli occhi rivolti al soffitto, il sonno non accennava a volerlo cogliere. Lyn era da Sophie, Phil e sua madre si erano dati alla latitanza, e forse era meglio così, e Colin era ancora chiuso nella sua stanza.
Colin, già.
Quel ragazzo era diventato per Aron una vera e propria ossessione. Quella foto poi, la sua reazione.. era in crisi.
Non sapeva che fare. Era tornato a chiedersi se ne valesse la pena, senza trovare una valida risposta. Era diventato un’idiota all’improvviso, forse avrebbe dovuto sbattersi Justin e farsi meno domande.
Ecco perché non seguiva filosofia, lui non era fatto per gli enigmi. E Colin lo era.
Un tuono particolarmente forte lo riscosse dai proprio pensieri e si rannicchiò sotto le coperte, terrorizzato.. Non che ne avesse paura, ben inteso, ma i tuoi evocano ricordi spiacevoli.
Ricordi confusi di un telefono che squillando rompe il silenzio della cosa, addormentata; ricordi di urla, pianti, di corse in ospedale e mani penzoloni da una barella.
Ed eccolo. Un altro tuono nella sua testa.
NO.
<< Aron, tutto bene? >>, quella voce. Non era la sua, non poteva esserlo.
La stanza iniziò a girare e, come in un incubo, tornò a quella notte.
<< Tutto bene? >>, era Lyn a chiederglielo stavolta.
Erano seduti su delle scomodissime sedie verdi di un tristissimo ospedale, gli stava porgendo del caffè.
NO.
E le lacrime iniziavano a scendere, inarrestabili, non che avesse la voglia di fermarle. Urlava, chiedeva perché. Era disperato.
<< Che succede? >>, ancora quella voce, preoccupata.
L’abbraccio di Lyn in cui si era rifugiato stava iniziando a farsi stretto. Cercava di liberarsi ma, dimenandosi, non otteneva nulla.
<< Mamma >>, chiamava ma non c’era.
<< Papà >>, riprovava allora anche se, ormai era vero, non sarebbe più arrivato.
Urlava e urlava e le infermiere non sapevano come farlo calmare, si prendeva i polsi e li graffiava.
<< Calmati! >>, gli urlò quella voce.
<< Calmati! >>, gli diceva anche Lyn.
E gli mollarono uno schiaffo entrambi.
Si risvegliò da quella sorta di trance in cui era entrato.
Ricordi vecchi e nuovi, sovrapposti, gli affollavano la mente. Era così confuso, così stanco, ma aveva vinto.
Si era svegliato.
Si trovò davanti Colin che lo guardava atterrito, e si meravigliò di essere stretto nel suo abbraccio, ma non si scostò perché non ne aveva la forza.
Era sfinito, tremendamente sfinito, come se avesse lottato con un cinghiale ma, forse, la lotta che aveva appena vinto contro i ricordi era stata più spossante.
<< Aron >>, lo chiamò quello e il ragazzo si stupì quasi della musicalità che il suo nome riusciva ad assumere, se pronunciato dalle giuste labbra.
Aron non rispose, limitandosi a poggiare la testa nell’incavo del suo collo, prendendo a piagnucolare piano. A Colin sembrava quasi un lamento funebre ma si tenne ben lontano dal fare domande, qualcosa gli diceva che Aron non avrebbe più aperto bocca per quella sera.
<< E’ tutto ok, dormi ora >>, gli disse solamente e lo vide annuire, per poi rannicchiarsi in posizione fetale.
Lo coprì ed uscì dalla stanza.
Per quanto ancora avrebbe avuto a che fare con dei casi umani? Si chiedeva questo ma poi il sonno lo avvinse e negli incubi trovò la risposta che cercava.
<< Te lo meriti >>.

Nel frattempo, nel silenzio della sua stanza, Aron entrava in quello stato di torpore che, di solito, non raggiungeva mai.
Si addormentò dopo poco con le gambe ancora strette al petto, sperando di colmare la voragine che gli si era formata proprio lì.
Era stanco di sentirsi vuoto.

Note finali!

S-salv..NONONO, mettete via quei forconi!
Mi dispiace, so che avrei dovuto aggiornare prima ma proprio non ce l’ho fatta!
Comunque, questo capitolo credo sia uno dei miei preferiti fin ora, quindi spero vi piaccia e spero mi facciate sapere cosa ne pensate.
Cosa sarà successo al nostro Aron?
Il prossimo capitolo è interessante u-u, ne metto qui un’anteprima, e, si, arriverà presto, giuro!

Anteprima
<< Cosa leggi? >>, gli domandò allora.
<< Wilde, è interessante >>.
<< Oh, si, le lettere di un povero poeta al suo amato, un perditempo squattrinato che si diverte a scialacquare il patrimonio del suo amante, lasciandolo sul lastrico e facendolo finire in prigione con l’accusa di sodomia. Parecchio interessante, credo anch’io >>, commentò sarcastico.

Adesso scappo, buonanotte a tutti vista l’ora (le 00.55, visto che io sono trasgressivaH ) e alla prossima!
Remèny.
  
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