Un istante per dire addio
Compare
dal nulla, accompagnato da un rumore simile a un risucchio. Per un istante è
solo un tizio magrolino, con la bocca spalancata e un’espressione di buffa
sorpresa. Gli occhi però si serrano subito, il viso si contrae e al riaprirli
sono quanto di più disperato si possa immaginare. Sanno di addio, di cose
perdute e stelle lontane, di un amore che aspetta e tace e tace e aspetta.
È
un uomo dall’aspetto strano, che urla e piange dando pugni nel vuoto, quello
che lei trova.
Compare
dal nulla ed è a pochi passi da lui. Per un istante è solo una bambina che non
è più, non potrà mai più esserlo neppure in sogno, che ha appena detto addio
all’infanzia e al suo amico immaginario. Uno sguardo, poche parole e niente di
più che non siano memorie. Ma non rimpianti.
Lo
vede, fantasma bianco in un cimitero grigio di croci e sul fondale di una notte
cupa – mai più blu, i sogni sono lontani, si sono avverati fino a consumarsi,
sgretolarsi tra le dita come polvere di fata -. Sorride appena con le labbra che
si arricciano dopo un sospiro tremulo che ha rilasciato via la paura.
Ritorna
se stessa. Ricorda.
Rory
sgrana gli occhi, emette un verso strozzato mentre si alza, zoppicandole
incontro come un sonnambulo. “Amy”, ripete e il suo nome nella notte è un
singhiozzo, sollievo e tanta felicità da restarci secchi. E anche un po’ di
tristezza, abbastanza da scambiarla per senso di colpa.
Si
tendono le braccia, scoppiano in lacrime l’uno sulla spalla dell’altra. Lei lo
artiglia come se temesse di vederselo sparire da sotto al naso un’altra volta;
lui le affonda il viso tra i capelli, le soffia all’orecchio un “ti amo” che
sembra un bentornata a casa.
Sono
qui, si dicono, resterò qui con te. Una promessa che finalmente sanno di poter
mantenere davvero. Per sempre. Senza compromessi.
Non
c’è più nessuno ad aspettare fuori, nel tempo e nello spazio, nessuno da
aspettare.
L’attesa
è finita. È il momento di vivere quel che viene dopo.
Compaiono
dal nulla. Un uomo e una donna senza passato, coi volti infiammati dalla gioia
di una riunione insperata, miracolosa, gli sguardi stanchi di chi si porta
cucito dentro la consapevolezza di quanto ha scelto di perdere, rinunciandovi
con coscienza di causa, lasciandoselo alle spalle in nome di qualcosa d’altro
ugualmente prezioso e raro.
Amelia
e Rory Williams. Mai più Amy, mai più
Pond.
Per
un istante, un singolo istante durato duemila anni, Rory si è sentito uno
qualunque, un estraneo, un tizio magrolino senza nome e senza volto. Senza cuore. L’istante dopo era di nuovo
se stesso, di nuovo Rory.
Ma
Amelia no. Per un istante è rimasta Amy Pond, ma quello dopo è tornata ad
essere Amelia. Ed è ora di scoprirla del tutto quella parte di sé. È ora di
crescere.
N/A:
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parole per un addio che non mi ha spezzato il cuore, ma mi ha regalato
l’impressione di aver pianto tutte le lacrime del mondo, o perlomeno di essere
sulla buona strada per farlo. E dire che incoerentemente, irrazionalmente e
irragionevolmente, ci avevo sperato fino alla fine.
Almeno
questa volta, mi dicevo, almeno questa volta deve andare bene. Deve. Così non è stato, non come avrei voluto,
ma andrà bene lo stesso, credo. Cambieranno un mucchio di cose in futuro, ma si
sistemerà tutto.
Di
una cosa però sono sicura: oltre che a non avere fine, al dolore non ci si
abitua davvero mai.
Un
abbraccio caloroso a tutti C: