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Autore: Rose Paris Bonnefoy    02/11/2012    2 recensioni
Francis,Antonio,Gilbert e Kiku si ritrovano a New York. I quattro dovranno trovare un lavoro stabile. Ci riusciranno ? Ma sopratutto,per loro avrà più valore l'amicizia o il denaro ?
[ Raccolta di capitoli AU ]
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Francia/Francis Bonnefoy, Giappone/Kiku Honda, Prussia/Gilbert Beilschmidt, Spagna/Antonio Fernandez Carriedo, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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- Diario di Francis Bonnefoy.


3 Ottobre,New York.

A volte pensi che alcuni fatti della tua vita accadono perché è stato scritto nel tuo destino. In altri casi, invece, pensi che tutto ciò che accade,sia il risultato di ciò che abbiamo creato noi, con le nostre gesta, con i nostri pensieri. Io direi di stare dalla parte di entrambi, poiché la vita è nostra, e non di qualcun altro. Ma, a volte, c’è lo zampino di qualcuno che, da lassù, ci aiuta o vuole mettere in luce le varie sfumature della nostra bella vita.
E questo è un periodo particolarmente duro per me. La mia vita è cambiata,con uno schiocco di dita,senza che neanche me ne accorgessi. Tutto è accaduto come in un incubo. Mi sono visto togliere quello che più amavo,quello per cui la mia vita aveva un senso. E adesso,sto per ricominciare tutto da capo,rimboccandomi le maniche.
Tutto incominciò circa un mese fa,quando ancora abitavo nella mia cara e magica Parigi. Il mio amato paese,dove sono nato e cresciuto.
Una delle ultime sere,nella capitale,ero rimasto sveglio fino a tardi,per provare decorazioni e nuovi gusti per i miei dolci. Napoleone,il mio gatto,era venuto sul mio letto. Il suo miagolio, quasi impercettibile,mi aveva fatto aprire lentamente gli occhi.
Ero disteso,prono, il gatto mi era salito delicatamente sulla schiena. Ad un tratto ha avvicinato il suo musetto bianco e paffuto all’altezza del mio occhio sinistro,socchiuso.
« Bonjour,mon cher ami. » un sorriso mi era apparso sul volto. Alle mie orecchie giungeva le sue fusa. Mi ero disteso,stringendo forte il mio cuscino : ero pronto per alzarmi.
Napoleone era già sceso dalla mia schiena in un salto elegante e dirigendosi verso la porta,che prima aveva aperto spingendola con le sue grosse zampe,miagolava.
Mettendo i piedi nelle mie calde pantofole bianche,cercavo di sistemare i miei lunghi capelli biondi. Ero ormai arrivato alla porta della stanza,che poi,mi avrebbe portato al corridoio. Ho socchiuso gli occhi a quella luce,così splendente. Mantenendomi a stento in piedi ero arrivato alle scale a chioccia,che mi portò davanti a due stanze : una il soggiorno,l’altra la cucina.
Seguito dal mio micio verso la cucina,presi la busta dei suoi croccantini preferiti, gliene versai un po’ nella sua ciotola azzurra e lui si era già precipitato a mangiare.
Visto che c’ero,preparai una bella tazza di caffè espresso,per me. Stando fuori,in giardino, sorseggiai quel liquido caldo,che mi avrebbe svegliato per bene.
Dopo essermi preparato per un'altra giornata di lavoro,mi stavo dirigendo verso la mia bella e amata pasticceria,La Vie est Belle,chiamata così perché volevo ricordare alla gente,facendo assaggiare i miei dolci,quanto la vita sia bella,pur con tanti ostacoli da superare. E per come mi andavano gli affari,riuscivo nel mio intento : regalare un sorriso a chiunque ne avesse bisogno. Era questo che mi faceva andare avanti,la felicità altrui. Non avendo nessuno a cui dare il mio amore,mettevo cuore e anima in qualsiasi dolce creavo.
Durante la mia camminata,il Sole splendeva nel cielo azzurro e Parigi,pian piano,incominciava a prendere vita. La gente incominciava ad uscire,diretta verso chissà dove. Tante voci si sovrapponevano ad altre,creando quel caos,piacevole alle mie orecchie. Mi guardai in giro,sorridente.
« Bonjour,Francis ! » una voce femminile mi fece girare il capo. Era la Signora Lemaire,anziana donna che abitava un paio di chilometri dal mio posto di lavoro.
«Salve,Signora Lemaire. Bella giornata oggi,non è vero ?» gli sorrisi,girandomi totalmente verso di lei. Quella simpatica nonnina,dai capelli ricci e bianchi,era una dei miei clienti più fidati. Infatti,dalla sua pienezza,si poteva notare che dei miei dolci, ne faceva scorta. Mi raggiunse a passetti veloci.
«Hai pienamente ragione,caro. Che bel giovanotto che sei.» mi prese la guancia destra con due dita, lasciandola quasi subito «Che mi racconti ? Hai trovato una bella fanciulla,con cui condividere il resto della tua giovane vita ?»
«No,ancora non ho trovato l’amore della mia vita.» sospirai,malinconico,ma senza perdere il sorriso.
«Tranquillo,giovanotto. Basta aspettare : c’è il momento per tutto. Sei un ragazzo dolce e pieno di speranze. Arriverà il momento anche per te,ne sono sicura.»
Sorrisi,guardando quella donna dritta negli occhi di un verde smeraldo,che sembravano raccontare tutto di lei,dalle sue brutte disavventure,da giovane,con suo marito,alla felicità del giorno in cui nacque la sua primogenita «Lo spero tanto. Questo pomeriggio viene a trovarmi alla pasticceria ? Così continuiamo questa piacevole chiacchierata. Oggi offre la casa.»
«Che gentile che sei. Très-bien ! Passerò volentieri,verso le cinque,insieme alle mie nipotine. Così gli farò assaggiare il dolce più buono di tutta Francia. A dopo,Francis.» la Signora Lemaire si girò,pian piano, salutandomi. La salutai a mia volta e continuai la mia camminata.
Arrivai al mio luogo di lavoro : presi la chiave e aprii. Andai in cucina,appoggiai la borsa sulla sedia di legno,vicino ai fornelli ben puliti e mi misi il grembiule da cucina bianco. Presi il filo tricolore dai jeans e con esso,mi legai i capelli.
Col passare dei minuti,incominciarono a venire gruppi di persone e non passo molto tempo,che il bar si riempì. Per la maggior parte,erano tutti lavoratori,adulti o anziani che si gustavano un bon caffè. Qualche volta,entravano anche ragazzi,che si gustavano una bella colazione abbondante prima di andare a scuola.
Mentre ero indaffarato con le ordinazioni,mi saltò all’occhio una coppia che, già dall’entrata che fecero,non mi sembravano alquanto felici. La signorina,con passi veloci e nei occhi solo rabbia e odio,si avvicinò alla cassa.
«Nostro figlio rimarrà con me,finita la discussione. Il giudice ha deciso così e si farà come ha detto lui.» lei appoggio la borsa sullo sgabello.
«Ho afferrato il concetto,ma non puoi negarmi il diritto di vederlo,questo non te lo permetto.» lui era un misto di disperazione e di incredulità. Incominciarono ad alzare la voce,mentre presero un caffè e un cornetto. Si sederono vicino al muro,dove lì erano appesi tutti i miei successi nelle gare di cucina,da quelle Nazionali a quelle Internazionali.
«Hai avuto ben dieci anni per vedere tuo figlio e crescergli vicino,ma a quanto pare,non ti sono bastati,per te. Dovevi pensarci prima.» dopo aver sistemato il giaccone sulla sedia,la donna incominciò a sorseggiare il caffè,l’uomo invece,a mangiare il suo cornetto ripieno di cioccolato.
«Non eri una vipera,quando ti ho conosciuto. Perché devi fare così ? Perché cerchi di togliere l’unica possibilità di ricongiungermi a mio figlio ?» lui alzò la voce.
«Te lo devo dire io il motivo ? Mentre tu stavi fuori,con altre donne,io dovevo vedere mio figlio piangere, perché il padre,mentre vinceva la partita di calcio, non c’era. E questa è una parentesi.» il tono della voce dei due si fece forte. La gente gli guardava,commentando con chi gli stava vicino.
Mi morsi il labbro inferiore,pensando che cosa potevo fare per loro. Guardai i miei dolci,battendo nervosamente l’indice,sul marmo.
L’occhio mio cadde sul dolce che preparai qualche giorno prima : Frammento di cuore,lo chiamai. Infatti è una pasta,non più grande della mano,a forma di cuore,con sopra una glassa rossa al gusto di fragola e sotto uno strato croccante di sfogliatine. Presi due cuori,gli misi in due piatti di porcellana e gli portai,con orgoglio.
«Per voi signori,offre la casa. Bon appetìt !» senza aspettare risposta,feci un gran inchino e tornai al mio solito posto. Guardai i due che continuavano a parlare nervosamente,mentre prendevano un pezzo del dolce.
L’uomo incominciò a piangere.
«Lo so,ho sbagliato. Ma,ti giuro,non scambierei mai il mio amore per voi,con nessun altro. Siete la mia famiglia e vi amo.»
«Quanto sei dolce,amore mio. Perdonami. Ti amo tanto.» la signora e lui si abbracciarono,piangendo di gioia e chiedendosi scusa,dicendo che volevano togliere il divorzio. Erano felici e questo per me bastava.
All’improvviso,i miei clienti guardarono la scena e si alzarono,creando un grande applauso,guardandomi. Sorrisi,chinando la testa. A volte sentivo un “Bravo” oppure “ Tu sei un angelo”. Ero contento e fiero di me.
La coppia uscì,mantenendosi per mano.
Mi venne un brivido lungo la schiena e di istinto,portai lo sguardo alla porta. Lì,c’erano due uomini,uno vestito in giacca e cravatta,dai capelli corti e alquanto anziano ; l’altro,di bassa statura,biondo e magro parlavano,fissandomi. Sul loro viso apparve un sorriso maligno,mentre io cercavo di capire di che cosa parlassero,si strinsero la mano e si salutarono. Qualcosa mi diceva che stava per succedere qualcosa di brutto,qualcosa che mi avrebbe cambiato la vita per sempre. Non entrai nella cucina per un bel po’,dato che non dovevo preparare niente … e forse è stato questo il mio più grande sbaglio.
Mentre preparavo il dolce ad una bimba,appena entrata,ritornarono i due individui. Si avvicinarono ai dolci,con in volto, uno sguardo che mi aveva fatto venir i brividi. Diedi il dolce alla piccola e ci salutammo. Intanto pensavo a mantenere la calma. Salutai,cosa che nessuno dei due contraccambiò.
«Francis Bonnefoy,giusto ?» chiese il vecchio,alquanto pienotto,con occhiali dalla montatura fine e con dei fogli in mano. Il ragazzo biondo,dai grandi sopraciglioni e dai occhi verdi,mi esaminava,da capo a piedi.
«Mi dispiace informarla,che dovrà andarsene. Le sue giornate da pasticciere sono finite.» a quelle frasi,mi cascò il mondo a dosso. Il mio sguardo era pieno di stupore.
«Come scusi ? E perché mai dovrei chiudere ? Chi è lei ?» incrociai le braccia e inarcai le sopraciglia.
«Lui è un ispettore ed è venuto a chiudere la tua baracca,idiota.» il giovane mi rispose,con tono arrogante «La sporcizia nella tua cucina è un caso critico.»
«Ma come ti permetti ? Io mantengo pulita la cucina,meglio di un gioiello.» dissi,fiero di me. Ma il ragazzo rise.
«Veramente ? Andiamo a vedere.» l’anziano,seguito dal biondino,si dirigevano verso la porta della cucina e gli seguii.
«Con molto piacere.» risposi,mantenendo lo sguardo fisso sul giovane.
Entrammo : la cucina era tutta sotto sopra. Le verdure,che prima erano accuratamente messe in ciotole e ben pulite,erano per terra ; le pentole,che la mattina erano ben lucide e messe ogni una a proprio posto,in ordine di grandezza,ora erano piene di cibo,grasso e schifezze ; dentro il lavandino,vi erano altre pentole,sempre più sporche e i muri erano piene zeppe di macchie di cioccolato. Mi venne da piangere.
«Ma non può essere : sta mattina,non ho usato le pentole e non sono nemmeno entrato in cucina.»
«Come no. Intanto io direi di chiudere questo luogo.» l’ispettore stava uscendo dalla stanza e io lo raggiunsi,supplichevole.
«Santo Cielo,la prego,non mi faccia chiudere. E’ l’unica cosa che ho ! Dove andrò a lavorare ?»
«Mi dispiace ragazzo.» l’uomo mi rispose,senza voltarsi.
«E chi è che gli ha dato questa informazione,intendo del fatto che la mia cucina era ridotta in quella situazione ?» volevo una risposta e volevo vedere in faccia colui che mi ha rovinato la felicità.
«E’ stato lui,Arthur Kirkland. Ha fatto il ruolo del bravo cittadino e per questo verrà premiato.» appoggiò la mano sulla spalla di quel biondino,di nome Arthur e lui sorrise,fiero.
Mi presero con la forza e mi buttarono fuori,come un cane. L’ispettore prese un foglio,che attaccò sulla porta,dove c’era scritto che il locale chiudeva. Non mi lasciarono spiegare,non mi ascoltarono.
Ma una cosa è sicura : con la pasticceria,finì anche la mia beatitudine.
   
 
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