Capitolo
1.
Ora. Due
anni in questo istante,in questo preciso minuto,due anni fa,il mio
cuore si era fermato. No,non letteralmente. Avevo perso la persona a
me più cara a soli 19 anni. E adesso?
Beh,adesso
sono due anni e basta.
Avete
presente quelle relazioni che iniziano così,senza preavviso?
Quell'amore che inizia a sedici anni,e voi credete non
finirà mai?
Ma che poi alla fine,inevitabilmente,succede qualcosa che ti fa
ricredere?
Non ho mai
creduto alla storia del destino,pensavo fosse solo una delle tante
cavolate che girano per la bocca delle persone. Ma quando ti ritrovi
con il corpo freddo e pallido del tuo ragazzo in mano quando sei
comodamente sdraiata a letto,forse un po' ci credi.
Quindi è
vero? Dico il fatto che la nostra data della fine dei nostri
giorni..è vera? Fa quasi paura.
“Devi
andare avanti.” “Puoi farcela.”
“Non è la fine del mondo.”
Parole.
Semplici e seccanti parole che dicevano tutti dopo la notizia della
morte. Sono tutti bravi a parlare,mh?
Ed è così
che mi ritrovo in un lurido bar di Londra,con indosso una tuta
vecchia trent'anni e con i capelli con ancora la piega del cuscino.
Ero uscita alle due di notte,senza avvisare nessuno,ed ero andata nel
luogo del nostro primo incontro,in una stupida festa di fine anno
scolastico. E avevo cominciato a bere pesantemente dopo le 3 e
05,esatto minuto del decesso.
Vita
emozionante,eh?
“Un..altro.”
ero riuscita a dire,mentre appoggiamo stancamente la faccia al
balcone,incurante di tutto e tutti.
E mentre
stavo per prendere quel bicchiere,senza alzare comunque la
testa,sentì qualcuno ridacchiare.
Oh si..lui
c'era. C'era,era li e mi stava fissando divertito.
“Ed ecco
la ragazza forte del liceo che si ubriaca in squallidi posti di
Londra..perché la cosa mi sembra così
scontata?”
“Mh..perché
lo è?” dissi,mentre appoggiavo la testa al palmo
della mano per
osservarlo meglio.
Era sempre
bello..sempre quei capelli ricci e quegli adorabili occhi marroni.
“Mi manchi..” avevo sussurrato mentre osservavo
come si allargava
il suo sorriso..triste,ma pur sempre un sorriso.
“Ok
signorina,credo che sia il momento di andare a casa.” aveva
detto
qualcuno alle mie spalle,facendo scomparire Marco che fissava le mie
quel qualcuno
con uno sguardo
che faceva al suo migliore amico quando mi doveva riportare a
casa..ossia: “Attento a quello che fai.” e poi
puff..una nuvola
di fumo nel vento. Solo aria.
Ricordo
solo di aver detto qualcosa di insensato,avevo mandato a quel paese
la persona che era riuscito a mandarlo via e aver battuto malamente
la testa nel bancone con fare stanco.
“Portala
via.” avevo anche sentito,se il mio orecchio bionico non mi
inganna. Poi tutto scuro.
La prima
volta che ero entrata in questo lurido pub ero con delle mie amiche a
festeggiare la tanto attesa e sudata promozione al terzo anno.
Ballavamo e ridevamo come tante ragazzine normali,cosa si potrebbe
mai fare in un posto così?
Ricordo
tutto come se fosse ieri,purtroppo. Avevo bevuto un po' troppo,ed era
la mia prima volta e non avevo retto il tutto molto bene..come
biasimarmi?
Dovevo
buttare via tutto quello che avevo ingerito,ma nessuno delle mie
amiche era propensa ad aiutarmi,così mi ero ritrovata a
buttare
l'anima in mezzo ad una strada,con un paio di persone che mi
fissavano preoccupati. Poi non so come,qualcuno era venuto per
tenermi i capelli e la fronte..sussurrava parole dolci,e massaggiava
la schiena con cura,e ripensandoci si era anche seduto in strada con
me accertandosi che fossi ancora viva.
Era stato
come..come se in quel momento tutti gli altri se ne erano andati,come
se ci fossimo solo noi e non altri venti persone che ci fissavano
strani.
Nonostante
la circostanza era tutto così perfetto. Indimenticabile.
Poi da li
tutto era cambiato. No,non ci eravamo parlato subito dopo..a scuola
erano volati sguardi,sorrisini e tutte quelle cose che solo due
ragazzini potevano fare. Ero stata io a prendere parola per
primo,facendo finta di sbattere contro lui.
Amore a
prima vista? Forse.
Il mio
primo fidanzatino..
E davvero credevo che non c'era più niente per
me,avevo perso tutto.
I
mesi dopo la sua scomparsa erano stati soffocanti. Mi mancava l'aria
e non riuscivo a reagire,dicevo che era tutto frutto della mia
immaginazione..oppure credevo fosse un suo scherzo.
Ma
comunque,ho cercato di fare la ragazza forte,sorridevo..mangiavo e
uscivo,non mi sono mai buttata giù anche se la tentazione
era tanta.
Ho
lasciato che il dolore venisse fuori solo in pochi giorni:
-Il
suo compleanno,il nostro primo incontro,la nostra prima volta,la
nostra prima rottura e...beh si,l'ultimo giorno.
Piccole
cose ancora mi fanno tornare quel dolore insopportabile al petto.
Erano passati due anni infondo..era troppo poco se paragonati ad
altri quattro semplicemente perfetti.
Ma
si dice che la vita ti riserva tante altre sorprese,e anche se
credevo che dimenticarlo sarebbe stato del tutto impossibile qualcosa
è cambiato,non so se in bene o in male..ma è
cambiato comunque.
E
mi ritrovavo così seduta in una macchina non
mia,attraversando una
strada che non portava a casa mia e con una persona che non era di
mia conoscenza.
“La
principessa si è svegliata.” aveva
ridacchiato,sentendo forse i
miei borbottii.
Mentre
cercavo di aprire del tutto gli occhi,un dolore lancinante alla testa
mi colpì. “Ah.”
“Questo
è perché non si deve sbattere contro un bancone
di un pub,sai?”
ridacchiava ancora.
Perché
già lo odiavo?
“Chi
sei?”
Mi
guardò confuso,come se fossi una pazza,mentre alternava lo
sguardo
tra me e la strada. “Sono cambiato così
tanto?” aveva poi
aggiunto,fermandosi al semaforo rosso.
Lo
guardai meglio quando si volto completamente verso di me,il volto non
mi era del tutto sconosciuto..ma non riuscivo a capire. Quei capelli
corti di lato non mi erano del tutto nuovi,quel nasino perfetto
nemmeno e tanto meno quelle labbra schifosamente carnose e rosee.
“Ok
aiutami.” avevo supplicato.
“Tre
indizi:scuola,migliore amico,primo incontro.” aveva detto
velocemente prendendo una strada che portava..al cimitero?
Poi
come se tornassi indietro nel tempo,come se tutta la mia vita si
ricapitolava in pochi secondi.
Bingo!
“Sebastian..”
sussurrai,e sentì il mio cuore stringersi.
“Stan
è meglio.” aveva risposto lui ridacchiando appena.
Ricordavo anche
il suo strano modo di farsi chiamare.
“Non
eri in Italia?”
“Come
vedi..non più.”
Quanto
era scemo,il solito. Era il migliore amico di Marco ovviamente,era
lui che gli aveva detto che c'era una ragazzina che stava vomitando
l'anima facendo correre quest'ultimo da me,ed era stato lui a
convincermi ad “arrivare addosso” per iniziare
almeno una
conversazione. “Così fai smettere quella
sottospecie di
rammollito a farsi film su di te..e no,non sono decisamente film
d'amore.” aveva detto,prima di spingermi.
“Come
mai?” avevo chiesto,quando aveva fermato la macchina proprio
davanti all'entrata del cimitero.
“Così
ora potrai piangere insieme a lui e non al pub.” aveva
risposto con
fare ovvio.
“No..dico
come mai non sei rimasto in Italia.” presi un respiro.
“Marco
diceva che era il vostro sogno andare a vivere fuori Londra.”
“Hai
detto bene..il nostro sogno. Senza di lui era
inutile,è stato
solo un anno soffocante.” disse
semplicemente,senza nessun
timbro di voce particolare. Ed uscì dalla macchina,per
dirigersi
verso Marco forse.
Gli
mancava,era più che ovvio. A chi non mancava quel babbuino?
“Ei
attenta a come mi chiami,Jade.” sobbalzai,sentendo un'altra
voce
dal sedile posteriore.
“Oh
Dio. Sono ancora ubriaca.” mormorai portando le mani ai
capelli.
“Sto uscendo pazza.” aggiunsi poi,appoggiando la
testa al sedile.
“No,non
lo sei. E a proposito..quando la finirai di spezzarti il
fegato?”
aggiunge ancora lui con una voce del tutto ironica.
Mi
girai furiosa. “Quando la smetterai di torturarmi? Sei
insopportabile. Che vuoi da me?”
“Aiutarti,no?
Non è quello che chiedi ogni notte prima di
addormentarti?” disse
dolce,avvicinandosi per accarezzarmi una guancia. Inutile dire che
non sentì niente.
“Che
cosa sei..” mormorai,non facendo capire se era una domanda o
un'affermazione.
“Sinceramente
non lo so,ma dicono che devo aiutarti. Non so in cosa o come
ma..boh,dicono così.” disse per poi
scomparire,lasciando che
l'aria tornasse fredda..e lasciandomi ancora spaventata.
Che
effetto strano che possono avere alcune bevande.
Poi
uscì,lasciando che il vento scompigliasse ancora di
più i miei
capelli. Era inquietante,poche luci ad illuminare la strada e troppe
tombe. Se fossimo in un film horror sarei già
morta...appunto.
E
lo trovai la,accanto a Stan..che osservava assorto in qualce suo
strano pensiero la sua tomba. Era così triste..uno sperava
di
riuscire a vederlo per l'ultima volta,e l'altro cercava di farsi
sentire muovendo la sua mano nella spalla. Mi sarei spaventata
sicuramente se fossimo in circostanze diverse..ma in quel preciso
istante riuscivo solo a vedere tutta la dolcezza del mondo. Riuscivo
anche a vedere,con quella poca luce,lo sguardo perso dell'amico.
Era
così strano..poteva una persona suscitare così
tanta tristezza in
altre centinaia? Era incredibile come Marco mancasse a tutti allo
stesso modo,aveva quell'innata capacità di entrare nel cuore
a
tutti..chi più e chi meno.
“Sai..sono
sicuro che se fosse così mi prenderebbe mi chiamerebbe
femminuccia.”
Cominciò a parlare Stan,facendo fermare i miei pensieri e
facendo
bloccare Marco.
“Ovvio
amico,non perderei occasione.” annuì Marco
facendomi ridacchiare.
“Penso
di no invece..” sussurrai mettendomi accanto a lui.
“Non
mi hai sentito? Ho detto di si.” continuò Marco.
“Dici?”
aggiunge Stan.
“Dico.
Credo che anche lui si sarebbe ritrovato con le lacrime davanti alla
tua lapide.” risposi subito,guardando Marco.
“Perle
di saggezza.” disse Marco.
“Se
la metti su questo piano..beh allora sì.” disse
invece Stan.
Era
come parlare con due bambini. Uno sicuro di se,che non faceva passare
nessuna emozione e comportandosi da re;e uno consapevole di essere
piccolo e quindi comportandosi da tale..a tutti gli effetti.
“Hai
portato me al cimitero..oppure no?” chiesi,riflettendoci un
po'.
“Verità?”
“No,te
l'ho chiesto per sapere un'adorabile bugia.” dissi sarcastica
io,causando una risata all'intruso.
“Rawr.”
aggiunse infatti,dopo.
“Non
volevo venire solo,tutto qui.” e si alzò,lasciando
cadere un
bracciale sopra la bara. “Non avevo il coraggio di venire
solo,mi
serviva un pretesto per venire e basta.” sospirò
poi. “Ti
aspetto in macchina.” Concluse,lasciando un'occhiata
indifferente
al nome scritto in nero su quel pezzo di marmo.
Lo
guardai allontanarsi,per poi voltarmi verso Marco,che guardava con me
la scena seduto sotto un albero con la schiena appoggiata al tronco
con lo sguardo triste.
Forse
non era sono Stan a sentire la mancanza di qualcuno.
Passavano
i minuti..minuti in cui ci guardammo negli occhi,come per recuperare
il tempo perso.
Era
bello..bello bello bello da far male.
Era
un dolore insopportabile,era passione,era tutto quello che si possa
mai desiderare in un ragazzo.
Era
semplicemente lui.
Feci
per dire qualcosa ma mi bloccò.
“Devi
andare.”
“Ci
sarai anche domani?”
“Si.”
E
tadà,ed eccoci alla fine di questa
“introduzione”.
Benvenuti
in questa mia nuova e prima storiella.
Allora,prima
di tutto..vorrei dire che sembra strana,ma poi prenderà una
direzione diversa.
E'
anche scritta male..ma non potevo scendere nel dettaglio direttamente
al primo capitolo.
Spero
vi piaccia..volevo farla un po' diversa dalle altre,immaginandomi
così un'amore reale ma impossibile.
Come
avrete potuto capire i protagonisti sono due più uno che non
comparirà sempre..e cioè:Stan,Jade
e Marco.
Non
so bene che dire perché infondo non c'è niente da
dire.
Spero
che seguiate questa storia,io dalla mia parte ci metterò
tutto
l'impegno possibile.
Adesso
vi lascio e concludo ringraziando tutti coloro che hanno letto questo
primo capitolo,sperando di ritrovarli anche nei prossimi.
Beh
che dire,io vi lascio qua.
Alla
prossima,si spera.
Buon
proseguimento.
-Giulia.