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Autore: Ruta    02/11/2012    1 recensioni
Sono appena usciti dal rifugio segreto di Metroman quando Megamind comincia ad inveire contro il vuoto, sbraitando infuriato parole per lo più equivoche.
“Grandioso,” sbotta, alzando le braccia al cielo. “Come no.”
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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grand

Prompt: Megamind, Megamind/Roxanne, "Grandioso. Come no."
Titolo: Grandioso
Autore: Ruta
Wordcount: 717 circa
Rating: verde
Avvertimenti: Missing moment
Note dell’autore: Una cosa sciocca e un po’ malinconica, come mi hanno fatto notare, ma spero tutto sommato abbastanza carina da strapparvi un sorriso o un pensiero di empatia per i poveri personaggi descritti :D

 




 

 

 

Grandioso

 

 

 

 

 

 

 


Sono appena usciti dal rifugio segreto di Metroman quando Megamind comincia ad inveire contro il vuoto, sbraitando infuriato parole per lo più equivoche.
“Grandioso,” sbotta, alzando le braccia al cielo. “Come no. Davvero grandioso.”
Roxanne lo segue sul sentiero malmesso, incespicando un poco e ascoltando in silenzio i suoi borbottii finché non le pare che le orecchie stiano per sanguinarle dalla disperazione. Allora punta i piedi, si blocca e pesta con forza il terreno. “Si può sapere qual è il tuo problema?”
Megamind si volta, fermandosi a propria volta. La fissa incomprensibilmente stralunato. D’accordo, ha appena scoperto di non essere un assassino, ma per un supercattivo del suo calibro una sottigliezza del genere che significato può mai avere?
“Il mio problema?” ripete sconvolto. Sembra sull’orlo di una crisi di nervi.
“Sì,” Roxanne annuisce, calma. “Il tuo dannato problema.”
Megamind boccheggia, disorientato. Infine sillaba: “Spero che tu stia scherzando.”
“Non mi permetterei mai,” replica lei con ironia tagliente. Ti pare che ne abbia l’aria, caro il mio genio del Male?
“Abbiamo un supereroe buono che è impazzito ed è diventato cattivo,” lo sente elencare e mano a mano che espone la situazione in cui versano, Roxanne lo vede farsi sempre più agitato. “Inoltre,” continua Megamind, “non solo la mia nemesi di sempre non è morta perché non sono riuscito a sconfiggerla, di nuovo, ma come se non bastasse ho appena scoperto che ha anche inscenato la sua morte per essere libero di diventare un cantante folk e tu mi chiedi qual è il mio problema?”
Roxanne sospira, accigliata. Potrebbe dirgli che di tutte le cose dette fino a quel momento tutte, ma proprio tutte, siano praticamente solo colpa sua, ma preferisce non rigirare il coltello nella piaga. Sa riconoscere un animo predisposto all’autocommiserazione e in quel momento, con il suo isterismo e la voce dagli acuti traballanti, Megamind sembra incline a rientrare nel gruppo. “Non è grave come la dipingi. Basterà rimboccarsi le mani e almeno adesso sappiamo la verità, no? Tu finalmente potrai smetterla di piangerti addosso per essere riuscito a vincere.”
Lui sobbalza come se l’avesse punto un calabrone. Socchiude gli occhi e le rivolge uno sguardo indignato. Alle volte ha un tale sfoggio di reazioni teatrali che Roxanne si chiede se faccia ricorso ad un qualche repertorio ultrasegreto. Inoltre sono così tragicomiche che non sa se riderne o piuttosto piangerne.
“Ebbene, se proprio vogliamo dirla tutta la verità allora, ti rendi conto di quanto tu sia ipocrita?” domanda Megamind. Le punta contro l’indice con fare accusatorio.
“Cosa? Io sarei un’ipocrita?”
“Sì, lo sei.”
“Come osi dirmi una cosa del genere?”
Roxanne fa un passo in avanti mostrando il pugno con aria minacciosa. Megamind deglutisce, ma continua spedito, fingendo noncuranza. “Posso dal momento che non mi sembra tu abbia fatto chissà quali storie per la colossale bugia montata su da Metroman mentre nel mio caso, per quella piccola cosa…”
“Tu hai finto di essere un’altra persona!”
“Lui ha finto di essere morto!”
“Non puoi mettere le due cose sullo stesso piano! Non puoi mettere voi sullo stesso piano!”
Prima ancora che finisca di parlare, può già immaginare quanto la sua mente da psicopatico cronicamente insicuro stia distorcendo la frase che ha appena pronunciato e quanto lui rimarrà ferito a causa di quell’interpretazione scorretta. “Per l’amor del cielo, Megamind!” esclama risentita. È lei quella ferita, non lui. È lei quella che dovrebbe essere esaurita e a pezzi emotivamente parlando.
“Noi avevamo una relazione!”
“L’avevamo? Davvero?”
La speranza deve essere davvero verde come dicono. Non si spiega altrimenti cos’altro potrebbe essere quella che all’improvviso trasmettono gli occhi di Megamind. Occhi puliti, occhi buoni. Occhi che le hanno mentito. “Al diavolo! Ci siamo anche baciati!”
“Credevo che, ecco, fossimo una specie di… quasi amici, sì.”
“Lo eravamo, lo siamo stati,” risponde asciutta. Ha la bocca secca e qualcosa bloccato in gola che le impedisce di inghiottire. “Io mi fidavo di te, ma tu hai rovinato tutto.”
“Roxanne… mi dispiace tanto.” E lo sembra, sembra davvero dispiaciuto. Ma sembrava sincero anche quando impersonava Bernard. Alla fine e anche se con notevole sforzo, riesce a ingoiare.
“Non ha più importanza.” Fa un brusco cenno mentre si incammina un'altra volta per il pendio, questa volta a testa bassa e senza guardarlo. Cerca di concentrarsi sul ronzio rabbioso che ha nelle orecchie, ma tutto ciò che riesce a sentire sono soltanto i passi di Megamind che la seguono a distanza. Com’è che ha detto? Già... davvero grandioso.


  
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