Prompt: Megamind,
Megamind/Roxanne, "Grandioso. Come no."
Titolo: Grandioso
Autore: Ruta
Wordcount: 717 circa
Rating: verde
Avvertimenti: Missing moment
Note dell’autore: Una cosa sciocca e un po’ malinconica, come mi hanno
fatto notare, ma spero tutto sommato abbastanza carina da strapparvi un sorriso
o un pensiero di empatia per i poveri personaggi descritti :D
Grandioso
Sono appena usciti dal rifugio segreto di Metroman quando Megamind comincia ad
inveire contro il vuoto, sbraitando infuriato parole per lo più equivoche.
“Grandioso,”
sbotta, alzando le braccia al cielo. “Come no. Davvero grandioso.”
Roxanne
lo segue sul sentiero malmesso, incespicando un poco e ascoltando in silenzio i
suoi borbottii finché non le pare che le orecchie stiano per sanguinarle dalla
disperazione. Allora punta i piedi, si blocca e pesta con forza il terreno. “Si
può sapere qual è il tuo problema?”
Megamind si volta, fermandosi a propria volta. La fissa incomprensibilmente
stralunato. D’accordo, ha appena scoperto di non essere un assassino, ma per un
supercattivo del suo calibro una sottigliezza del genere che significato può
mai avere?
“Il
mio problema?” ripete sconvolto. Sembra sull’orlo di una crisi di nervi.
“Sì,”
Roxanne annuisce, calma. “Il tuo dannato problema.”
Megamind
boccheggia, disorientato. Infine sillaba: “Spero che tu stia scherzando.”
“Non
mi permetterei mai,” replica lei con ironia tagliente. Ti pare che ne abbia
l’aria, caro il mio genio del Male?
“Abbiamo
un supereroe buono che è impazzito ed è diventato cattivo,” lo sente elencare e
mano a mano che espone la situazione in cui versano, Roxanne lo vede farsi
sempre più agitato. “Inoltre,” continua Megamind, “non solo la mia nemesi di
sempre non è morta perché non sono riuscito a sconfiggerla, di nuovo, ma
come se non bastasse ho appena scoperto che ha anche inscenato la sua morte per
essere libero di diventare un cantante folk e tu mi chiedi qual è il mio problema?”
Roxanne sospira, accigliata. Potrebbe dirgli che di tutte le cose dette fino a
quel momento tutte, ma proprio tutte, siano praticamente solo colpa sua, ma
preferisce non rigirare il coltello nella piaga. Sa riconoscere un animo
predisposto all’autocommiserazione e in quel momento, con il suo isterismo e la
voce dagli acuti traballanti, Megamind sembra incline a rientrare nel gruppo.
“Non è grave come la dipingi. Basterà rimboccarsi le mani e almeno adesso
sappiamo la verità, no? Tu finalmente potrai smetterla di piangerti addosso per
essere riuscito a vincere.”
Lui
sobbalza come se l’avesse punto un calabrone. Socchiude gli occhi e le rivolge
uno sguardo indignato. Alle volte ha un tale sfoggio di reazioni teatrali che Roxanne
si chiede se faccia ricorso ad un qualche repertorio ultrasegreto. Inoltre sono
così tragicomiche che non sa se riderne o piuttosto piangerne.
“Ebbene,
se proprio vogliamo dirla tutta la verità allora, ti rendi conto di quanto tu
sia ipocrita?” domanda Megamind. Le punta contro l’indice con fare accusatorio.
“Cosa?
Io sarei un’ipocrita?”
“Sì,
lo sei.”
“Come
osi dirmi una cosa del genere?”
Roxanne
fa un passo in avanti mostrando il pugno con aria minacciosa. Megamind
deglutisce, ma continua spedito, fingendo noncuranza. “Posso dal momento che
non mi sembra tu abbia fatto chissà quali storie per la colossale bugia montata
su da Metroman mentre nel mio caso, per quella piccola cosa…”
“Tu
hai finto di essere un’altra persona!”
“Lui
ha finto di essere morto!”
“Non
puoi mettere le due cose sullo stesso piano! Non puoi mettere voi sullo
stesso piano!”
Prima ancora che finisca di parlare, può già immaginare quanto la sua mente da
psicopatico cronicamente insicuro stia distorcendo la frase che ha appena
pronunciato e quanto lui rimarrà ferito a causa di quell’interpretazione
scorretta. “Per l’amor del cielo, Megamind!” esclama risentita. È lei quella
ferita, non lui. È lei quella che dovrebbe essere esaurita e a pezzi
emotivamente parlando.
“Noi
avevamo una relazione!”
“L’avevamo?
Davvero?”
La
speranza deve essere davvero verde come dicono. Non si spiega altrimenti
cos’altro potrebbe essere quella che all’improvviso trasmettono gli occhi di
Megamind. Occhi puliti, occhi buoni. Occhi che le hanno mentito. “Al diavolo!
Ci siamo anche baciati!”
“Credevo
che, ecco, fossimo una specie di… quasi amici, sì.”
“Lo
eravamo, lo siamo stati,” risponde asciutta. Ha la bocca secca e qualcosa
bloccato in gola che le impedisce di inghiottire. “Io mi fidavo di te, ma tu
hai rovinato tutto.”
“Roxanne…
mi dispiace tanto.” E lo sembra, sembra davvero dispiaciuto. Ma sembrava
sincero anche quando impersonava Bernard. Alla fine e anche se con notevole
sforzo, riesce a ingoiare.
“Non ha più importanza.” Fa un brusco cenno mentre si incammina un'altra volta
per il pendio, questa volta a testa bassa e senza guardarlo. Cerca di
concentrarsi sul ronzio rabbioso che ha nelle orecchie, ma tutto ciò che riesce
a sentire sono soltanto i passi di Megamind che la seguono a distanza. Com’è
che ha detto? Già... davvero grandioso.