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Autore: LadyMaria    02/11/2012    0 recensioni
Il duro compito di essere genitori? Matthew e Mary Crawley iniziano a saper che cosa significhi. Per fortuna che a Downton c'è sempre qualcuno
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mary spostò la lunga ciocca di capelli oltre l’orecchio sinistro prima di sporgersi in direzione della culla per afferrare il figlio. Le perle della collana che stava indossando urtarono, a causa del movimento, contro il bordo della culla provocando così un lieve “tin-tin”. Preso il bambino con entrambe le mani se lo portò assai lentamente in direzione del petto.
Camminando all’interno della piccola stanza iniziò a canticchiare, mantenendo le labbra rigorosamente socchiuse, una ninna nanna che sua madre era solita cantarle spesso quando era solo una bambinetta.
Il bambino muoveva le mani con fare agitato e stringeva gli occhi velati da qualche fine lacrimuccia, fino a quando i piccoli palmi si adagiarono sul petto della madre e allora si placò all’istante.
-Bravo, Charles…- sussurrò lei carezzandogli la testolina per metà ricoperta da folti e fini capelli e per metà ancora non del tutto.
Continuò a camminare avanti e indietro e a canticchiare fino a quando un rumore di passi proveniente dalle proprie spalle costrinse Mary a voltarsi con un piccolo movimento convulso.
Non appena, però, intravide la figura del marito oltre la soglia della stanza il viso le si illuminò di un radioso sorriso.
-Posso?- chiese Matthew avanzando di un passo nella direzione di moglie e figlio.
-Ma certo…- rispose lei lisciando le guance del piccolo –Tanto qui qualcuno non ha ancora voglia di dormire.- constatò arricciando le labbra mentre il marito, giunto davanti a lei, si chinò appena per sorridere al bambino e lasciare un bacio sul suo mento.
-Oh, lo vedo….-distolse lo sguardo dagli occhi del figlio per fissare quelli più scuri della moglie
–Come mai?-chiese mal celando una punta di preoccupazione.
Mary socchiuse gli occhi e li fece roteare quasi con fare irritato e al medesimo tempo rassegnato: –Non lo so. Credo che siano solo capricci..-
Discostò il bambino dal petto e, avvicinandolo al marito, mormorò: -Vuoi provare tu a farlo addormentare?-
-Io?- chiese Matthew sollevando appena le braccia per afferrare con delicatezza il bambino. Benché, ormai, fosse padre da diversi mesi aveva ancora il timore di non essere un buon genitore come invece lo era Mary. Ogni volta che prendeva suo figlio in braccio temeva di potergli far male senza rendersene conto. Invece per sua moglie ogni movimento sembrava,almeno visto dall’esterno, così normale e gli pareva sempre così delicata quando reggeva Charles tra le braccia e dolcemente rilassata .. cosa che lui non era affatto.
-Andiamo.. non morde!- esclamò lei con un sorriso, per proseguire: -Non ha ancora messo i dentini!-
Matthew pur sorridendo per la battuta della moglie, con non poca titubanza, prese il bambino tra le braccia e cominciò a cullarlo dapprima con fare impacciato e poi un pochino più sciolto. Non appena il piccolino si ritrovò tra le braccia paterne socchiuse gli occhietti ed emise un lungo, profondo respiro.
-Pare che tu abbia più potere di calmarlo di quanto ne abbia io…- constatò la moglie rivolgendo ad un entrambi un dolce sorriso mentre una voce calda e familiare li costrinse a zittirsi.
-Posso fare qualcosa, my Lady?- domandò il vecchio e caro Carson, il quale avendo sentito il bambino piangere da diverso tempo aveva optato per salire di sopra nella speranza di poter essere, in qualsiasi modo, d’aiuto.
-Carson…- Mary allontanò la mano destra dal braccio del marito per avvicinarsi al domestico.
-Grazie di essere venuto, ma credo che nemmeno tu possa fare molto. Oggi Charles non ha proprio voglia di addormentarsi.-
Carson rimase ad ammirare quel, a suo dire, bellissimo quadretto familiare con un brillante sorriso stampato sul volto.
Lady Mary era sempre stata, indubbiamente, la Crawley alla quale lui stesso era stato più legato in assoluto e vederla, finalmente, nella veste di moglie e madre felice non poteva far altro che riempirlo di gioia.
Inutile dire che quando Mr. e Mrs. Crawley decisero di chiamare il figlioletto “Charles” Carson ne fu assai lusingato, poiché tutti s’aspettavano che il bambino avrebbe portato il nome del nonno “Robert”. Era stata l’ennesima dimostrazione, da parte di Lady Mary, del legame che li aveva sempre uniti da quando lei era nient’altro che una bambinetta.
-Posso farvi portare del the?- domandò poi incrociando le mani dietro la schiena mentre Matthew si voltava verso di loro e annuiva.
Al che Mary mosse qualche passo per raggiungere Carson.
-Sì, grazie. Scenderò di sotto anche io- fino a quando fosse rimasta lì Charles non si sarebbe addormentato e Matthew, in quel momento, aveva più possibilità di lei di farlo dormire.
-A più tardi..- sussurrò rivolgendo uno sguardo di intesa con il marito per poi affiancare il domestico e percorrere il grande corridoio del piano superiore.
Per qualche minuto rimasero entrambi in silenzio, i loro passi risuonavano per tutto il vano e nel silenzio più totale i rumori sembravano essere più amplificati di quanto non lo fossero quando vi si sovrapponevano anche le voci, finché non fu Mary a scioglierlo domandandogli:
-Credi che io sia una brava madre, Carson?- si voltò verso di lui lentamente fissando i lineamenti del domestico. Era molto invecchiato, su questo non c’era alcun dubbio, ma nonostante le gravi rughe che solcavano il suo viso le espressioni di Carson non erano affatto cambiate. Lady Mary le conosceva tutte, da un semplice movimento della più piccola ed invisibile ruga poteva già prevedere lo stato d’animo dell’uomo. Generalmente quando il sopracciglio destro si elevava significava che Carson era assai sorpreso per qualcosa che qualcuno aveva detto o fatto; mentre quando era l’altro sopracciglio, il sinistro, ad essere elevato lentamente significava che Carson era molto deluso; se erano entrambi ad esser sollevati allora Carson era furioso e ciò veniva confermato dal moto repentino che subivano le sue labbra, si corrucciavano e sembrava quasi che il labbro inferiore venisse “inghiottito” da quello superiore.
L’uomo, immerso nei propri pensieri, tutto s’aspettava tranne che una domanda del genere. E in quel momento Mary poté notare che Carson aveva vistosamente sollevato il sopracciglio destro. Era quindi rimasto sorpreso per la domanda che gli aveva rivolto. E come dargli torto?

L’uomo ebbe un attimo di vacillamento a causa dell’imbarazzo. Tossì appena e non poté fare a meno di fissarla con la coda dell’occhio:
-Certamente, My Lady…Cosa vi fa pensare il contrario?-.
Era stato il suo confidente per molti anni, in lui aveva sempre trovato quell’appoggio e quella comprensione che nessuno della propria famiglia le aveva mai dato. Era più semplice confidare i propri timori a lui che agli altri. Sebbene questo potesse apparire privo di logica o di qualsivoglia spiegazione. Solitamente la natura umana, maliziosa di per sé, non poteva concepire un rapporto “genuino” e privo di “interesse” o “malignità” come era sempre stato il loro. I più cattivi avrebbero anche potuto ipotizzare che l’uomo o la ragazza avessero provato qualche sentimento che andava ben oltre la semplice amicizia, sia in passato che nel loro attuale presente. Quanto si sarebbero sbagliati in tal caso! Non vi era niente di tutto questo, e il loro legame durante il corso degli anni era diventato ancora più saldo proprio per tale motivo.

-Non lo so, Carson.- ammise sospirando leggermente mentre le scale diventavano sempre più vicine. –Spesso ho la sensazione di sbagliare ed inciampare in ogni passo che faccio.-
Erano, in fondo, timori infondati e Carson lo sapeva molto bene, ma lo sguardo cupo e perso di Lady Mary gli provocò una stretta all’altezza del cuore. Gli ci volle molte coraggio per chiederle, ciò che non si sarebbe mai sognato di domandare in circostanze differenti:
-Se posso permettermi, my Lady..- attese il cenno di assenso di lei per continuare il discorso -..avete qualche problema con Mr. Crawley?-
Quella domanda la lasciò di stucco. Come sempre era riuscita a dare un’impressione del tutto sbagliata. Era una sua caratteristica da diversi anni: Lady Mary era brava a mascherare quel che pensava o provava o fingeva di sentire, ma poi la gente che la circondava fraintendeva il suo comportamento e spesso anche le sue parole.
C’era anche da dire che di fronte a Carson o a Matthew… Beh, con loro doveva ammettere di non esser più tanto brava come un tempo.
Matthew era il più santo dei mariti e non c’era giorno in cui Mary non ringraziasse il cielo di averlo al proprio fianco. No, no il problema non era lui, ma se stessa.
Scosse debolmente la testa mentre il piede sinistro si adagiava sul primo gradino della scalinata.
-Oh, no no. Nessun problema. Forse sono io che non so.. –assottigliò le labbra e sollevò appena la spalla destra - ..essere felice.-
-Un figlio è una grande e piacevole responsabilità e qualche timore è del tutto lecito.- disse l’uomo discendendo le scale rimanendo ad una debita e rispettosa distanza dalla figura di lei. –Ma voi e Mr. Crawley avete affrontato situazioni peggiori..- le ricordò con un sorriso dalle tinte sfuocatamente meste.
In un attimo nella mente di Mary riaffiorarono tristi e anche dolci ricordi legati al loro passato: alle prime incomprensioni avute con Matthew non appena giunse a Downton, il successivo e reciproco distacco dovuto per la maggior parte a causa di lei, la guerra che scoppiò di lì a poco e Lavinia Swire e Richard Carlisle… e tutto le sembrò un bruttissimo sogno dal quale s’era prontamente svegliata e dove mai avrebbe voluto più ritornare.
Parlare con Carson era sempre “illuminante” e di gran sollievo e anche quella volta Mary avvertì un istantaneo senso di leggerezza dovuto alla chiacchierata appena avuta.
Raggiunto il limite della scalinata si soffermò e, fissandolo negli occhi, mormorò un riconoscente: -Grazie, Carson…- gli diede le spalle e stava per dirigersi nel salotto, quando… cambiò idea. Si voltò, lo raggiunse di nuovo e anche se non avrebbe dovuto farlo, appoggiò il palmo della mano sopra al braccio di lui.
-Avrei voglia di passeggiare. Mi faresti compagnia?- domandò sperando che la risposta fosse “sì” e non un secco “no”.
Il pover’uomo, totalmente sbigottito, avvertì il piacevole calore provocato dalla mano d Lady Mary adagiata sul proprio braccio. Istintivamente sorrise e chinò appena la testa bisbigliando un: -Se è questo che desiderate, con molto piacere.-
Si ritrovarono a varcare la soglia del grande portone rimanendo stretti l’uno nel braccio dell’altra.
Era come se il tempo si fosse improvvisamente fermato e Lady Mary fosse tornata ad essere una bambina, quell’allegra bambina che ogni pomeriggio gl domandava di passeggiare insieme, di andare a vedere le farfalle e di ammirare i nuovi cavalli comprati da Lord Grantham.
Con la sola differenza che non era più una bambina, ma una donna. Era diventata la Lady Mary che aveva sempre desiderato veder crescere, l’unica che avrebbe mai potuto prendere il posto di Lady Grantham quando la dolorosa necessità si sarebbe presentata.
Se Lady Mary era felice anche Carson lo era di conseguenza e, anche se in parte gli dispiaceva ammetterlo, Matthew Crawley era la fonte principale, se non unica, della sua felicità.
  
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