Raina si svegliò: l'aria era ancora pregna dell'alcool della sera prima. Sospirò e lotto contro il mal di testa per mettersi in piedi. Chuck la afferrò per un braccio, costringendola a tornare supina.
“Chuck – iniziò lei, il ragazzo grugnì qualcosa -  fingeremo che non sia mai successo”
Lui, senza alzarsi, sbattè un paio di volte le palpebre, come ad assicurarsi che ciò che aveva sentito fosse reale.
Lei alzò lo sguardo al cielo e lo ignorò. “Vattene” sillabò, prima di cacciarlo via dalla stanza d'albergo poco dopo.
Si fece una doccia e, dopo essersi preparata, uscì dalla stanza, trovandosi sull'uscio della camera, Chuck.
“Pensavo di essere stata chiara” sussurrò ottenendo in risposta un'alzata di spalle “guarda che ero seria quando dicevo che fingeremo che non sia mai successo.”
In  tutta risposta, il ragazzo ostentò un-espressione interrogativa
“Che cosa, il fatto che sei venuta a letto con me ieri notte o che mi hai cacciato stamattina? Perché sono entrambi dolci ricordi a cui tengo”
Raina sospirò "A me hanno insegnato che non si mescolano gli affari col piacere"
Lui sorrise "A me il contrario. E cioè che gli affari migliori hanno proprio a che vedere col piacere. Dovresti abbracciare la mia teoria"
Lei rise "Potrei"