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Autore: paolalovebritin    03/11/2012    1 recensioni
Merlino è costretto a travestirsi da felino per compiacere il suo reale padrone, ma non tutti i mali vengono per nuocere.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Autore: paolalovebritin
Fandom: Merlin
Coppia: Artù - Merlino
Raiting: verde
Genere: romantico
Lunghezza: 828 parole
Avvertimenti: slash
Introduzione: Merlino è costretto a travestirsi da felino per compiacere il suo reale padrone, ma non tutti i mali vengono per nuocere.
NdA: questa è la prima fanficton che scrivo e ne approfitto per salutare le autrici di questo fantastico fandom. Siete bravissime :)
Se volete leggere la storia, sappiate che non so scrivere lemon e ho preferito evitare di farlo.
Ciao, ciao. Paola







Dolcetto o scherzetto!


Merlino guarda attraverso lo spiraglio della porta, prima a destra, poi a sinistra, la strada è sgombra da passanti e con circospezione mette il piede fuori dalla stanza.
Silenzioso abbandona la camera scuotendo il capo, il reale padroncino rischia di nuovo di fargli tagliare la testa, grazie all’idea brillante che ha voluto mettere in pratica, ma la colpa è anche sua che lo asseconda sempre. Se per una volta fosse riuscito a dire no, quando il principe gli ha esposto i suoi deliri, allora la sua vita non sarebbe in pericolo.
Camminando per le vie buie del regno, Merlino rasenta i muri per cercare di non farsi vedere da occhi indiscreti che potrebbero riferire al re i suoi movimenti. Per sua fortuna il cielo è sgombro dalle stelle e la luna è celata dietro un folto strato di nubi e gli è più facile nascondersi.
In lontananza vede la meta del suo pellegrinaggio, ancora pochi metri e sarà in salvo.
Approfittando dell’oscurità si lancia sulla scalinata che porta al castello, facendo gli scalini due a due per timore di essere visto e col cuore che rimbomba nel petto si ferma, nascondendosi dietro una colonna nel mentre due guardie gli passano accanto senza vederlo.
Imboccando il corridoio sente l’ansia abbandonarlo, è quasi giunto a destinazione senza che qualcuno potesse scorgerlo e sistemandosi le orecchie bussa alla porta di legno che in pochi secondi si apre.
“Dolcetto o scherzetto” pronuncia mentre Artù lo osserva compiaciuto di sé per l’idea avuta. “Dolcetto” risponde il principe che poi lo trascina nella stanza per addossarlo al muro e imprigionare le sue labbra. Facendogli scorrere la lingua sul lungo collo gli mordicchia l’orecchio, quello vero, mentre con la mano gioca con quello che Merlino ha applicato sulla testa.
“Che cosa dovresti essere?” gli chiede osservandolo. “Un gatto, mi pare ovvio no! Non vedi la coda?” risponde Merlino, afferrando la protuberanza che gli penzola dal sedere e Artù inclina la testa e strizza gli occhi per esaminarlo meglio. “E io dovrei cacciare un gatto?” chiede non convinto del travestimento del servo. “Non potevi cercare qualcosa di diverso?”
“Avrei potuto travestirmi da asino, ma ci sei già tu in quel ruolo”
Artù non risponde e sogghigna “Va bene, ora possiamo iniziare la caccia” replica dopo un’attenta valutazione e di nuovo gli cattura le labbra. Merlino non fa resistenza e ripensa al motivo per cui si trova nella sua stanza, indossando una guaina marroncina, che lo strizza in modo indecente, una coda enorme e un paio di orecchie appuntite.
Quella mattina, come sempre, si era recato dal giovane padrone, nonché amante, per le consuete pulizie e Artù lo aveva informato che nel pomeriggio sarebbe andato a caccia e avrebbe abbattuto quante più prede possibili.
Al suo gesto di disappunto, il principe gli aveva proposto una soluzione alternativa alla carneficina, informandolo che se lui si fosse travestito da «preda», allora avrebbe rinunciato allo sterminio per giocare al «cacciatore» nelle sue stanze la sera stessa e Merlino, ovviamente, aveva accettato, lieto di poter salvare tante povere e innocenti creature.
Pur sentendosi un perfetto idiota, rientrato nel suo alloggio Merlino aveva recuperato degli abiti smessi e con un tocco di magia li aveva tramutati in un costume aderente che avrebbe indossato per soddisfare le idee strambe del giovane principe e la sera stessa, così abbigliato, era sgattaiolato dalla casa di Gaius per raggiungere il reale padrone che lo attendeva impaziente.
Naturalmente Artù, esponendogli la brillante idea di giocare a «preda e cacciatore» nelle sue stanze, aveva anche deciso che giunto davanti al grande portone Merlino dovesse bussare alla porta - come se avesse tanto tempo a disposizione e non rischiasse la vita, facendosi trovare vestito come un folle davanti alle sue camere - e che pronunciasse una frase assurda che aveva sentito recitare da un cantastorie qualche giorno prima. Una frase tipo: «un dolce o uno scherzo», o roba simile, e lui aveva acconsentito anche a quell’assurda pretesa, tutto pur di salvare tante bestioline innocenti e come da richiesta si era presentato puntuale all’appuntamento, vestito da idiota e aveva recitato la frase convenuta e in quell’istante, passato l’attimo di imbarazzo e trovandosi stretto al reale padrone, che lo sta leccando con evidente desiderio, a Merlino non sembra più tanto assurda la storia del travestimento che pare aver stimolato la fantasia erotica di Artù.
Vedendo lo sguardo affamato del principe mentre si avventa sul suo corpo, proprio come un predatore in procinto di divorare la preda, stabilisce che quella sarà una tradizione da portare avanti, con un unico cambiamento: il prossimo anno sarà il principe a doversi travestire e offrirsi a lui come «dolcetto».
Accalorato, Merlino si lascia trascinare verso il grande letto che tante volte ha condiviso con Artù.
Dopotutto le idee del principe sono sempre grandi idee, pensa mentre il reale si avventa su di lui per strappargli l’abbigliamento da gatto e gustare il dolcetto che tanto abilmente si è procurato nella battuta di caccia più breve della storia.


Fine




La fiction partecipa al contest: «Meoww Quando l'altro diventa gatto» di Little Shade / Little white angel.

  
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