Le Scarpette da
Ballo
L’Accademia per Signorine della Signorina Margherita Marchesi era l’ultimo posto al mondo in cui ti saresti aspettato di veder accadere qualcosa al di fuori dell’ordinario. La missione della Signorina Margherita era appunto quella di mantenere la vita delle sue trentadue innocenti collegiali dentro schemi ben precisi, esattamente come esigevano trentadue coppie di severi (ricchi ed influenti) genitori.
L’Accademia era situata nel cuore della campagna, circondata da ettari ed ettari di terreno privi di abitanti se si esclude Henry, il giardiniere del collegio, che viveva in una piccola dependance al limite dei terreni dell’Accademia.
Il paesaggio desolato e grigio, la
severità ed intransigenza della Signorina e il Silenzio che
sembrava regnare sovrano nell’Accademia, facevano delle sue
trentadue collegiali delle creature rigide e diafane, annoiate e
boriose.
Uno dei pochissimi avvenimenti
dell’Accademia era il Saggio di Danza di fine trimestre in
cui le giovani debuttanti, infiocchettate e truccate a dovere,
intrecciavano elaborati ed eleganti passi di danza sulle note di
qualche anonima ballata classica e sotto gli occhi adoranti e vigili
degli orgogliosi genitori che, per l’occasione, rivedevano le
figlie dopo tre mesi di assenza. Le ragazze dell’accademia
erano sempre emozionate all’idea dello spettacolo e si
presentavano puntualmente alla prima prova che
prendeva sempre posto il primo giorno del trimestre.
L’importanza sostanziale di questa prima prova stava nel
fatto che ogni ragazza presentava una propria coreografia e poi
Anche se le speranze di ottenere la
parte erano grame, le ragazze si impegnavano a fondo e
L'anno del terribile avvenimento
che scosse l'Accademia, la sera prima dell’audizione tutte le
ragazze si erano rifugiate nei loro dormitori, sognando di ottenere la
parte che tanto bramavano. L’unica che rimaneva ancora alzata
era proprio Ellen decisa ad allenarsi fino all’ultimo
momento. Nel silenzio della Sala Grande, adibita alle prove e
illuminata dalle lampade ad olio e dai tenui raggi di luna che
filtravano attraverso le alte finestre, Ellen provava e riprovava la
sua coreografia. Pliè, demi-pliè, faceva una
giravolta con tutta l’eleganza di ci era capace e il morbido
tulle del suo costumino rosa antico le svolazzava intorno, come una
nuvola. Portava le braccia in alto e faceva un altro giro sulle punte
cercando di ricordarsi di sorridere, perché lo diceva sempre
Incuriosita
imboccò il lungo corridoio che portava alla sala da pranzo,
cercando di capire da dove venisse la musica. Svoltò una
volta a destra e una a sinistra, poi di nuovo a destra e si
trovò davanti ad una piccola scaletta che sembrava portare
ad una specie di attico. Le note si potevano udire chiaramente ora, ma
Ellen si chiedeva se fosse il caso di continuare: era una parte del
collegio che non aveva mai visto, era passata l’ora del
coprifuoco e certamente non era decoroso che lei si trovasse in quel
luogo a quell’ora. “
La ballerina aveva uno chignon
esattamente come il suo.
Avvicinandosi ulteriormente al
carillon la ragazzina ebbe modo di notare che la piattaforma su cui
ballava la piccola bambolina si alzava e che il carillon era, in
realtà, una scatola. Sollevò lentamente il
coperchio e fu estasiata di trovare una paio di splendide scarpette da
ballo ordinatamente ripiegate al suo interno. Le scarpette erano di
velluto scarlatto, apparentemente nuove con grossi nastri di raso per
legarle attorno alle caviglie.
Con attenzione Ellen le prese in
mano e se le infilò ai piedi, dopo essersi tolta il paio che
aveva addosso. Con attenzione legò i due grossi nastri di
raso, stranamente spessi, attorno alle gambe e si alzò in
piedi. Sulle note della ninna riprovò la sua coreografia,
sorpresa di sentirsi molto più sicura di se con le scarpette
addosso. Lentamente richiuse il carillon, scese nuovamente le scale e
tornò nella sua stanza. Si sfilò le scarpette
promettendo a se stessa di indossarle per il provino,
l’indomani. Era sicura di ottenere quella parte, voleva
quella parte, ad ogni costo.
La mattina seguente si
svegliò di buon’ora, si lavò i denti e,
in camicia da notte, si fece lo chignon davanti allo specchio. Il suo
riflesso indossava già il costumino in tulle e le scarpette
rosse, stranamente, nello specchio, i suoi capelli erano leggermente
più scuri e leggermente più mossi, anche i
lineamenti erano strani, sembrava fatta di porcellana. Sembrava la
ballerina del carillon.
Spaventata si sfiorò
viso e capelli e controllò di avere ancora la camicia da
notte. Sembrava tutto in ordine… Eppure lo
specchio…
“Sono solo
stanca” decise Ellen infilandosi il vestitino. Si
chinò per prendere le scarpette e si rese conto che erano
scomparse. “Ma dove le avrò messe? Ero certa di
averle lasciate qui!!” Cominciò a frugare
dappertutto con urgenza, spaventata di aver perso quelle che ormai
riteneva le sue scarpette portafortuna. “Dove saranno?
Dove?”
***
Anche Lei si era preparata con
estrema attenzione. L’aspetto era tutto, o almeno buona parte
e Lei lo sapeva. Il vestito blu notte le stava magnificamente.
“Otterrò quella parte!” si disse.
Aprì la scatola dove teneva le su scarpette bianche e quasi
gridò per la sorpresa: non solo le sue scarpette erano
sparite, ma al loro posto c’era un paio di scarpette mai
viste. Rosse. Con nastri di raso stranamente spessi. “Che
belle scarpette” pensò. Bevve un sorso della
cioccolata che beveva sempre di mattina e poi le indossò,
pensando che le avrebbero senz’altro portato fortuna.
Sbadigliò, era
così stanca, si era alzata molto presto.
Senz’altro prima degli altri. “Dormirò
per un po’” decise e si accasciò sulla
poltrona di velluto vicino al suo letto.
Strano sogno.
Le sembrava di affogare.
***
Alle
Entrò nella Sala adibita
alle audizioni. Non era nervosa. Quella parte era sua. Sua.
Si mise a danzare non appena le
prime note gracchianti uscirono dal grammofono, intrecciava i passi e i
saltelli uno dopo l’altro, elegante, sorridente, leggera. La
sensazione era quella di volare. Volava.
La musica finì ed Ellen
si inchinò guardando l’austera Signorina che
però non riusciva a nascondere del tutto la sua sorpresa.
“E’ stata molto brava” pensò
tra se e se “Brava davvero”. Alzò
la testa e squadrò la ragazza che la guardava piena di
speranza, “Grazie, Ellen. Ora puoi andare”. Ellen
uscì dalla stanza. Doveva solo sperare che Lei non facesse
di meglio.
***
“Non ci posso credere,
davvero. Come è potuto succedere. Io…
Io… Non so che dire. E che diranno gli altri? I genitori!
Mio dio, sono rovinata! Mi faranno chiudere. Chiudere! Non stare
lì impalato, Henry e passami un bicchiere di cognac. POCO MI
IMPORTA CHE SONO LE UNDICI DI MATTINA, IDIOTA! UNA RAGAZZINA MORTA!
MORTA! Che scandalo! Dio Santo, che disastro!”
Il cadavere di Marie era stato
trovato alle 10 e 30, senza vita, nella sua stanza. Morta strangolata,
era quanto si sapeva. Morta. Certamente non avrebbe ottenuto Lei la
parte. Così pensava Ellen, carezzando le scarpette di
velluto. Decise che era ora di riporle in soffitta, dove le aveva
trovate. Non le piacevano più, quelle scarpette. Le davano
una sensazione spiacevole. Le sembrava di sentirle danzare, la notte,
ai piedi di una ballerina invisibile. La ballerina del carillon.
“Sono sue” si diceva “Gliele devo
riportare. E’ lei che le comanda. E’ lei che le fa
danzare. E’ lei che le ha usate per… Sono sue. Io
non centro niente, niente”.
La ballerina del carillon non
ballava quando Ellen entrò nell’attico. In
silenzio si tolse le scarpette e le infilò nella scatola.
Poi si rimise le sue vecchie scarpe. “Hai ottenuto la
parte?” le chiese la ballerina del carillon ricominciando a
volteggiare sul suo piedistallo.
“Non lo
so…”
“Sì,
invece”
“No, forse non ci
sarà neppure lo spettacolo. Non dopo quello che è
successo a Lei”
“Era quello che volevi,
no? Che Lei non ottenesse la parte”
“Sì. Ma non
dovevi… Non doveva…Le
scarpette…”
“Io?”
ghignò la ballerina “Io non centro. Le scarpette
hanno fatto danzare i tuoi piedi fino alla sua stanza, quella
mattina… Non ricordi? Le hai messe tu nella scatola, hai
messo tu il sonnifero nella cioccolata, hai sfilato tu i
nastri…”
“No, io.. Eri tu! Eri tu
nello specchio! Eri tu nella sua stanza! Eri tu
all’audizione! Io non ho mai ballato così, mai!
Erano le tue scarpette ed eri tu!”
“Come vuoi.”
Acconsentì la piccola ballerina, sorridendo sardonicamente
mentre la ragazza usciva di corsa dalla soffitta.
L’Accademia chiuse pochi
giorni dopo. La morte della piccola Marie restò sempre un
mistero per tutti. Persino Ellen finì per dimenticarsi delle
scarpette e della ballerina. Rimosse tutto e lasciò
l’Accademia per sempre.
Ma ogni notte la sentiva, la
dolcissima ninna nanna, e faceva strani sogni, le sembrava di affogare
tra flutti scarlatti…
***
Henry si
stava assicurando che tutti i mobili fossero stati portati fuori
dell’Accademia quando trovò la scaletta che
portava all’attico. Pensò che forse al suo interno
potevano esserci oggetti di valore che valeva la pena di recuperare.
Vide immediatamente il carillon e non appena la ballerina vide lui
cominciò a danzare. “Che splendido
oggettino” pensò “se avessi una
figlia… ma ora che ci penso… anni fa una delle
collegiali aveva un carillon come questo… Una splendida
ragazza, una ballerina di talento. Ma certo! Ora ricordo: Marina,
così si chiamava. Quanti anni sono passati… Ora
sarà una donna con una famiglia… una
figlia… la figlia! Anche lei frequentava
l’Accademia proprio l’anno del dramma. Come si
chiamava? Ellen, certo. Ellen. Chissà se le farebbe piacere
riavere il suo carillon…”
THE END?