Storie originali > Horror
Ricorda la storia  |      
Autore: Loreley    20/05/2007    9 recensioni
Una fiaba decisamente dark. La storia di un'audizione di ballo, una ragazza ambiziosa e un severo college inglese. Nota Importante: Avevo già postato questa storia in un forum sotto il nick Miss Lunatik. Nel caso qualcuno sospettasse plagio;-))
Genere: Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Le Scarpette da Ballo

                                    


L’Accademia per Signorine della Signorina Margherita Marchesi era l’ultimo posto al mondo in cui ti saresti aspettato di veder accadere qualcosa al di fuori dell’ordinario. La missione della Signorina Margherita era appunto quella di mantenere la vita delle sue trentadue innocenti collegiali dentro schemi ben precisi, esattamente come esigevano trentadue coppie di severi (ricchi ed influenti) genitori.

L’Accademia era situata nel cuore della campagna, circondata da ettari ed ettari di terreno privi di abitanti se si esclude Henry, il giardiniere del collegio, che viveva in una piccola dependance al limite dei terreni dell’Accademia.

Il paesaggio desolato e grigio, la severità ed intransigenza della Signorina e il Silenzio che sembrava regnare sovrano nell’Accademia, facevano delle sue trentadue collegiali delle creature rigide e diafane, annoiate e boriose.

Uno dei pochissimi avvenimenti dell’Accademia era il Saggio di Danza di fine trimestre in cui le giovani debuttanti, infiocchettate e truccate a dovere, intrecciavano elaborati ed eleganti passi di danza sulle note di qualche anonima ballata classica e sotto gli occhi adoranti e vigili degli orgogliosi genitori che, per l’occasione, rivedevano le figlie dopo tre mesi di assenza. Le ragazze dell’accademia erano sempre emozionate all’idea dello spettacolo e si presentavano puntualmente alla prima prova  che prendeva sempre posto il primo giorno del trimestre. L’importanza sostanziale di questa prima prova stava nel fatto che ogni ragazza presentava una propria coreografia e poi la Signorina,, che sedeva in un angolo con un blocco e un’elegante stilografica, sceglieva quale delle sue trentadue allieve sarebbe stata la prima ballerina dello spettacolo. Ora, l’onore di essere la prima ballerina era uno a cui tutte aspiravano perché significava stare al centro della scena, con un riflettore puntato direttamente su di te, significava avere il costume più elegante e la pettinatura più elaborata e significava avere la foto sulla prima pagina del triste Annuario dell’Accademia.  Le ragazze cominciavano a preparare la loro personale coreografia dal primo giorno dopo il Saggio ma in cuor loro sapevano che era inutile. Da quando era arrivata all’Accademia, Lei aveva sempre ottenuto la parte. Perché Lei possedeva una grazia naturale e un’eleganza spontanea che la Signorina giurava di non aver mai visto prima. Senza contare che anche la sua tecnica era perfetta e aveva preso lezioni presso i più importanti maestri di ballo del mondo.

Anche se le speranze di ottenere la parte erano grame, le ragazze si impegnavano a fondo e la Signorina, che era convinta che un po’ di sana competizione non avesse mai fatto male a nessuno, alimentava questo impegno facendo subdolamente capire alle poverette che questa volta avevano buone possibilità anche loro. L’unica che non prendeva parte in questo duro allenamento generale era proprio Lei, già convinta di ottenere il suo ruolo di primadonna. Nessuno, invece, si allenava quanto Ellen che sognava di ottenere quella parte da quando era entrata in Accademia. Sua madre era stata una famosa ballerina e le aveva dato lezioni sin dalla più tenera età nella speranza che la figlia seguisse il suo esempio. Ma, come faceva notare ogni volta la Signorina, nonostante le lezioni Ellen non possedeva un minimo di talento. I suoi mediocri risultati erano solo ed esclusivamente il frutto di un lungo e duro allenamento.

L'anno del terribile avvenimento che scosse l'Accademia, la sera prima dell’audizione tutte le ragazze si erano rifugiate nei loro dormitori, sognando di ottenere la parte che tanto bramavano. L’unica che rimaneva ancora alzata era proprio Ellen decisa ad allenarsi fino all’ultimo momento. Nel silenzio della Sala Grande, adibita alle prove e illuminata dalle lampade ad olio e dai tenui raggi di luna che filtravano attraverso le alte finestre, Ellen provava e riprovava la sua coreografia. Pliè, demi-pliè, faceva una giravolta con tutta l’eleganza di ci era capace e il morbido tulle del suo costumino rosa antico le svolazzava intorno, come una nuvola. Portava le braccia in alto e faceva un altro giro sulle punte cercando di ricordarsi di sorridere, perché lo diceva sempre la Signorina “Sorridete, bambine! Nessuno vuole vedervi brutte e imbronciate.” Ellen si voltò verso il grande specchio della sala tentando di rivolgere un sorriso raffinato ed elegante alla sua immagine riflessa, che però le rispose con una smorfia. “Che maleducata!” borbottò la ragazza, mentre la sua immagine le faceva il verso, “così non otterremo mai quella parte!” “Finché c’è Lei non la otterremo comunque” rispose la ragazza nello specchio, sistemando lo chignon con un gesto nervoso della mano. Il vecchio grammofono smise proprio in quel mentre di suonare e il Silenziò cadde nella sala. Sfinita, la ragazza si sedette sul pavimento di pietra canticchiando sottovoce una ninna nanna che sua madre le cantava da piccola. Improvvisamente ebbe l’impressione di sentirne effettivamente le note e, leggermente costernata, tacque, in ascolto.

 Incuriosita imboccò il lungo corridoio che portava alla sala da pranzo, cercando di capire da dove venisse la musica. Svoltò una volta a destra e una a sinistra, poi di nuovo a destra e si trovò davanti ad una piccola scaletta che sembrava portare ad una specie di attico. Le note si potevano udire chiaramente ora, ma Ellen si chiedeva se fosse il caso di continuare: era una parte del collegio che non aveva mai visto, era passata l’ora del coprifuoco e certamente non era decoroso che lei si trovasse in quel luogo a quell’ora. “La Signorina si arrabbierebbe molto se sapesse che sono qui” pensò. Nonostante tutto, però, era troppo incuriosita dalla musica e dalla sua misteriosa provenienza e quindi decise di proseguire. Raggiunse in un attimo la cime delle scale e fece il suo ingresso in un piccolo attico, in evidente stato di abbandono. Ci mise ben poco ad individuare la sorgente della ninna: un carillon, su cui girava un’elegante ballerina, vestita con un costumino di tulle rosa simile al suo, sprigionava le familiari note che avevano accompagnato la dolce voce di sua madre durante le sue notti insonni. Assolutamente deliziata dal grazioso oggettino, Ellen lo sfiorò timidamente con i polpastrelli, spaventata di poterne compromettere il funzionamento.

La ballerina aveva uno chignon esattamente come il suo.

Avvicinandosi ulteriormente al carillon la ragazzina ebbe modo di notare che la piattaforma su cui ballava la piccola bambolina si alzava e che il carillon era, in realtà, una scatola. Sollevò lentamente il coperchio e fu estasiata di trovare una paio di splendide scarpette da ballo ordinatamente ripiegate al suo interno. Le scarpette erano di velluto scarlatto, apparentemente nuove con grossi nastri di raso per legarle attorno alle caviglie.

Con attenzione Ellen le prese in mano e se le infilò ai piedi, dopo essersi tolta il paio che aveva addosso. Con attenzione legò i due grossi nastri di raso, stranamente spessi, attorno alle gambe e si alzò in piedi. Sulle note della ninna riprovò la sua coreografia, sorpresa di sentirsi molto più sicura di se con le scarpette addosso. Lentamente richiuse il carillon, scese nuovamente le scale e tornò nella sua stanza. Si sfilò le scarpette promettendo a se stessa di indossarle per il provino, l’indomani. Era sicura di ottenere quella parte, voleva quella parte, ad ogni costo.

La mattina seguente si svegliò di buon’ora, si lavò i denti e, in camicia da notte, si fece lo chignon davanti allo specchio. Il suo riflesso indossava già il costumino in tulle e le scarpette rosse, stranamente, nello specchio, i suoi capelli erano leggermente più scuri e leggermente più mossi, anche i lineamenti erano strani, sembrava fatta di porcellana. Sembrava la ballerina del carillon.

Spaventata si sfiorò viso e capelli e controllò di avere ancora la camicia da notte. Sembrava tutto in ordine… Eppure lo specchio…

“Sono solo stanca” decise Ellen infilandosi il vestitino. Si chinò per prendere le scarpette e si rese conto che erano scomparse. “Ma dove le avrò messe? Ero certa di averle lasciate qui!!” Cominciò a frugare dappertutto con urgenza, spaventata di aver perso quelle che ormai riteneva le sue scarpette portafortuna. “Dove saranno? Dove?”

                                                ***

Anche Lei si era preparata con estrema attenzione. L’aspetto era tutto, o almeno buona parte e Lei lo sapeva. Il vestito blu notte le stava magnificamente. “Otterrò quella parte!” si disse. Aprì la scatola dove teneva le su scarpette bianche e quasi gridò per la sorpresa: non solo le sue scarpette erano sparite, ma al loro posto c’era un paio di scarpette mai viste. Rosse. Con nastri di raso stranamente spessi. “Che belle scarpette” pensò. Bevve un sorso della cioccolata che beveva sempre di mattina e poi le indossò, pensando che le avrebbero senz’altro portato fortuna.

Sbadigliò, era così stanca, si era alzata molto presto. Senz’altro prima degli altri. “Dormirò per un po’” decise e si accasciò sulla poltrona di velluto vicino al suo letto.

Strano sogno.

Le sembrava di affogare.

                                              ***

Alle 10 in punto Ellen era pronta per affrontare la sua audizione. Le scarpette rosse ai suoi piedi. Nella Sala Grande, dove era andata a provare per l’ultima volta, le aveva trovate. Che stupida era stata a non ricordarsi di averle lasciate lì. 

Entrò nella Sala adibita alle audizioni. Non era nervosa. Quella parte era sua. Sua.

La Signorina sedeva sulla poltrona blocco e stilografica in mano. Non un sorriso, non un cenno di capo. Aspettava. Era ora di stupirla ed Ellen l’avrebbe stupita.

Si mise a danzare non appena le prime note gracchianti uscirono dal grammofono, intrecciava i passi e i saltelli uno dopo l’altro, elegante, sorridente, leggera. La sensazione era quella di volare. Volava.

La musica finì ed Ellen si inchinò guardando l’austera Signorina che però non riusciva a nascondere del tutto la sua sorpresa. “E’ stata molto brava” pensò tra se e se “Brava davvero”.  Alzò la testa e squadrò la ragazza che la guardava piena di speranza, “Grazie, Ellen. Ora puoi andare”. Ellen uscì dalla stanza. Doveva solo sperare che Lei non facesse di meglio.

                                               ***

“Non ci posso credere, davvero. Come è potuto succedere. Io… Io… Non so che dire. E che diranno gli altri? I genitori! Mio dio, sono rovinata! Mi faranno chiudere. Chiudere! Non stare lì impalato, Henry e passami un bicchiere di cognac. POCO MI IMPORTA CHE SONO LE UNDICI DI MATTINA, IDIOTA! UNA RAGAZZINA MORTA! MORTA! Che scandalo! Dio Santo, che disastro!”

 

Il cadavere di Marie era stato trovato alle 10 e 30, senza vita, nella sua stanza. Morta strangolata, era quanto si sapeva. Morta. Certamente non avrebbe ottenuto Lei la parte. Così pensava Ellen, carezzando le scarpette di velluto. Decise che era ora di riporle in soffitta, dove le aveva trovate. Non le piacevano più, quelle scarpette. Le davano una sensazione spiacevole. Le sembrava di sentirle danzare, la notte, ai piedi di una ballerina invisibile. La ballerina del carillon. “Sono sue” si diceva “Gliele devo riportare. E’ lei che le comanda. E’ lei che le fa danzare. E’ lei che le ha usate per… Sono sue. Io non centro niente, niente”.

 

La ballerina del carillon non ballava quando Ellen entrò nell’attico. In silenzio si tolse le scarpette e le infilò nella scatola. Poi si rimise le sue vecchie scarpe. “Hai ottenuto la parte?” le chiese la ballerina del carillon ricominciando a volteggiare sul suo piedistallo.

“Non lo so…”

“Sì, invece”

“No, forse non ci sarà neppure lo spettacolo. Non dopo quello che è successo a Lei”

“Era quello che volevi, no? Che Lei non ottenesse la parte”

“Sì. Ma non dovevi… Non doveva…Le scarpette…”

“Io?” ghignò la ballerina “Io non centro. Le scarpette hanno fatto danzare i tuoi piedi fino alla sua stanza, quella mattina… Non ricordi? Le hai messe tu nella scatola, hai messo tu il sonnifero nella cioccolata, hai sfilato tu i nastri…”

“No, io.. Eri tu! Eri tu nello specchio! Eri tu nella sua stanza! Eri tu all’audizione! Io non ho mai ballato così, mai! Erano le tue scarpette ed eri tu!”

“Come vuoi.” Acconsentì la piccola ballerina, sorridendo sardonicamente mentre la ragazza usciva di corsa dalla soffitta.

 

L’Accademia chiuse pochi giorni dopo. La morte della piccola Marie restò sempre un mistero per tutti. Persino Ellen finì per dimenticarsi delle scarpette e della ballerina. Rimosse tutto e lasciò l’Accademia per sempre.

Ma ogni notte la sentiva, la dolcissima ninna nanna, e faceva strani sogni, le sembrava di affogare tra flutti scarlatti…

                                                        ***

Henry  si stava assicurando che tutti i mobili fossero stati portati fuori dell’Accademia quando trovò la scaletta che portava all’attico. Pensò che forse al suo interno potevano esserci oggetti di valore che valeva la pena di recuperare. Vide immediatamente il carillon e non appena la ballerina vide lui cominciò a danzare. “Che splendido oggettino” pensò “se avessi una figlia… ma ora che ci penso… anni fa una delle collegiali aveva un carillon come questo… Una splendida ragazza, una ballerina di talento. Ma certo! Ora ricordo: Marina, così si chiamava. Quanti anni sono passati… Ora sarà una donna con una famiglia… una figlia… la figlia! Anche lei frequentava l’Accademia proprio l’anno del dramma. Come si chiamava? Ellen, certo. Ellen. Chissà se le farebbe piacere riavere il suo carillon…”

 

 

                                         THE END?

  
Leggi le 9 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Horror / Vai alla pagina dell'autore: Loreley