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Autore: artemix_    04/11/2012    3 recensioni
"Grido dentro, mi guardo attorno, urla nei miei occhi che aspettano di essere ascoltate. Lo fa lui, lo sente il tremore nelle mie mani per l'insicurezza che lascio trasparire senza aver paura di fargli cattiva impressione. Dovrei controllarmi? Smetterla di sembrare me stessa, quel castello di sabbia che é facile si rompa? Sono tigre in questa gabbia che a stento sa trattenermi, graffio me stessa con le mie preoccupazioni. Cosa ha intenzione di fare? È qui. Quando la smetterò con queste domande?"
STORIA MOMENTANEAMENTE SOSPESA.
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Best Thing I Ever Had.

chapter one:

Today Is The Day.

That was a time, I thought that you did everything right.

 

Mi guardai allo specchio con terrore. Le pupille dilatate per l’ansia, la faccia di un pallore tendente al giallo. Il pigiama verde con i coniglietti che mi copriva il corpo.
Le sentivo le voci degli amici miei, dall’altra stanza. Il bagno era piccolo: uno specchio rettangolare copriva una parte di muro dalle mattonelle blu-azzurrine.

 

- Là, hai finito?
- Sono appena entrata – dico e mi passo una mano tra i capelli. Arianna divideva la stanza con me, quell’estate.
Con il desiderio di sviare la monotonia che ci aveva accompagnati durante tutto l’anno, avevamo deciso di frequentare da giurati il Giffoni Film Festival.

Giffoni Valle Piana era un paese piccolino, una landa sperduta, rispetto alla Napoli cui ero abituata.
Eravamo in quindici in quell’hotel, otto dei quali facevano parte della mia combriccola.
Sorrisi. Ero felice di essere lì, quell’anno sarebbe stato diverso. Quel giorno sarebbe stato diverso.
Mi feci una doccia e poi tornai a sciogliermi i capelli, che ora mi arrivavano ai gomiti.
Mi pettinai e li legai in una coda di cavallo. Uscii dal bagno con l’accappatoio e col sorriso stampato in faccia.

- Finita l’ansia?
- No – dissi e risi. Il mio viso era ancora del pallore di prima, ma con un po’ di trucco avrei aggiustato tutto.
- Entro io – mi disse.
- Ragazze, uscite? Sono già le 8 - sentii urlare Fabio fuori la porta.
- Un attimo! - strillai di rimando.
Una cosa che odio è che mi mettano fretta. Sospirai.

Quell’anno avevamo deciso di iscriverci perché la maggior parte degli attori e degli ospiti erano le persone che con loro film e canzoni ci avevano accompagnato fino a quel momento.
Toccava a tutti. Tutti speravano d’incontrarle, quelle persone che sono un po’ come noi, famose, ma umane.
Ed era talmente impossibile che quel giorno fosse arrivato, che quasi mi sentivo male. Quella notte le farfalle non solo avevano campato nel mio stomaco, ma le sentivo vorticare attorno a me assieme alle zanzare.
Oggi è il terzo giorno di Giffoni. E tocca a me.
 
 
Mi truccai e, dopo che Arianna mi ebbe intrecciato i capelli con la coda di cavallo che mi ero fatta io, indossai la maglia rossa e il pass che aveva già due giorni di vita.
Nella hall del bed & breakfast vi erano Sonia, Gianluca, Benedetta, Manuele e Martina e Francesca. Fabio continuava a parlare. Mi teneva un braccio sulle spalle e io cercavo di controllare il respiro.

- Calma, Là – mi dicevano quest’ultimo e Arianna.
- Buongiorno – sussurro agli altri.
- Ragà, v’ho preso il cornetto -, sorride Benedetta e ci consegna una bustina bianca con dentro tre croissant.
- Alla Nutella? -, chiede Fabio con sguardo torvo.
- Alla Nutella -, conferma lei.

E insieme sorridiamo per quella nuova giornata.
 
 
Dopo la colazione ci dirigiamo all’entrata dei teatri del festival. Il bed & breakfast era poco distante. Mandai un messaggio a mia madre dicendo di stare per entrare.
Sospirai e mi tremò persino il fiato.
Arianna mi tiene stretta e io l’abbraccio.
Mi sentivo morire sul serio. Avevo paura fosse tutto sbagliato, che i programmi fossero cambiati e che quel giorno non ci sarebbe stato nessun incontro.
Entrammo nella piccola casa di legno e ci ritrovammo di fronte al grande giardino.
Manuele non smetteva di parlare, Gianluca e Francesca sorridevano a 42 denti e Benedetta se ne stava in silenzio con Sonia, Martina e Fabio.
Mi sentivo strana, non solo perché avessi l’ansia più del solito, ma perché di solito mi contengo. Invece per poco non inciampavo nell’aiuola.
Ero nervosa.
Cosa positiva: continuavo a sorridere.
Quell’anno mi ero impegnata a scuola in attesa di quel giorno. Mi ero impegnata nell’attesa dell’ansia, mi ero impegnata nel sentirmi libera, mi ero impegnata nel stare bene.
Forse  era servito, forse no.
Ci sedemmo sull’erba e rimanemmo ad aspettare.
Di lì a poco, sarebbero dovuti venire a chiamarci per le prime proiezioni.
Presi a guardarmi attorno. Ragazzi di ogni età si affollavano attorno alle ombre degli alberi, sui  marciapiedi che avvolgevano il giardino, c’era chi fumava, o semplici bambini accompagnati dalle madri che giocavano a rincorrersi. Qualcuno si dirigeva verso il bar per la colazione o per il caffè che non avevano ancora bevuto.
In lontananza si poteva sentire la canzone dell’estate. L’ennesima.
Martina ciondolava la testa; con la coda dell’occhio vedevo i suoi lunghi capelli tremare.
La treccia che tutte le mattine mi faceva Arianna mi stava comoda e non dovevo sorbirmi i capelli sul collo sudato.

- Martì, ma non hai caldo con i capelli sciolti? – chiedo.
Tutti si voltano a guardarla.
- Sì, però sono più figa – ammette. Ridemmo.

Cominciarono a chiamare i gruppi in base all’età. Toccò a noi. Io, Arianna e Martina eravamo nello stesso gruppo.
Ci alzammo e ci dirigemmo alla sala 5. Il grande schermo era spento e ci sedemmo nelle ultime file. In poco tempo l’intero cinema si riempì di vocii e persone.
 
 
Fu nel primo pomeriggio che il mio cuore prese un volo enorme. I miei occhi cominciarono a tremare. La mia testa prese a girare e il mio corpo si riempì di adrenalina.

- Il primo ospite! – sentii urlare da qualche parte.
Tutti si agitavano e l’unico punto di riferimento era Arianna che mi teneva per mano.
Le file si sfasciarono e mi ritrovai compressa nella massa.
- E’ lui! – urlò qualcun altro.
Lui chi? Mi chiedevo io.
- E’ lui – mi confermò Arianna, con calma.

Sul mio viso si dipinse un'espressione di stupore e nervosismo. Le sopracciglia si corrugarono e strinsi forte gli occhi.
Arianna mi strattonò, dritta nel teatro, dove di lì a poco si sarebbe svolta l’intervista.
Respiravo a malapena, specialmente per il caldo. Arianna prese i primi posti del nostro gruppo, verso il centro.
Sentii Martina correrci dietro, affannata.
- Ragà, ma che cosa fate? -, strillò arrabbiata.
Il teatro rosso si dipinse di altro rosso. Le persone cominciarono ad entrare.
Non capii in principio il perché Arianna mi avesse portato via dal Red Carpet, ma mi ritrovai a poche file di distanza dal palco.

- Là, respira -, mi disse ancora Arianna.
E poi lo vidi. Quando la folla si fu calmata e i corridoi furono sgombri dagli ultimi arrivati, lui apparve, seguito dal presentatore.
E quando si sedette sul bordo del palco, pronto, guardandosi intorno, li vidi. Quegli occhi che non avrei dimenticato mai più. 

  
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