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Autore: Bobogi    04/11/2012    1 recensioni
La potenza implacabile del mio amore per lei è tornata ad instaurarsi tra le pareti del mio cuore. Ed è devastante. Non voglio andare da lei. Potrei farle del male. I flashback non sono finiti. Non finiranno mai. E non so se è me quello che lei realmente vuole. Ma io voglio lei. E la voglio disperatamente. [...] Quando incrocio il suo sguardo vi trovo la mia Katniss. Non la ghiandaia imitatrice, ma la ragazza del Giacimento che ha bisogno del suo ragazzo del pane per sfuggire al terrore delle tenebre della notte.
I suoi occhi sono freddi, ma subito cambiano. Si colmano di lacrime. E si addolciscono.
Katniss affonda il suo viso nel mio petto e tra i suoi singhiozzi riesco a scorgere un "Peeta" appena sussurrato.
Sentire le sue labbra pronunciare il mio nome mi fa scendere un brivido lungo la schiena.
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La storia degli innamorati Sventurati del distretto 12 dopo la ribellione raccontata da entrambi a spezzettoni. Spero piaccia :)
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Haymitch Abernathy, Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Incompiuta
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Sono qui. Seduto in un angolo di questa casa che non è la mia. Nel Villaggio dei Vincitori rimbombano le sue urla. Piene di odio. Paura. Rabbia. Rancore. Non so per quanto riuscirò a resistere alla tentazione di correre da lei e avvolgerla con le mie braccia. Sono arrivato qui solo tre giorni fa e già mi sembrano un’eternità, senza di lei.
Le cure del 13 sono state tanto miracolose quanto terribili sono state le torture di Capitol City. Ci sono molte piccole cose che non ricordo. Ma la potenza implacabile del mio amore per lei è tornata ad instaurarsi tra le pareti del mio cuore. Ed è devastante. Non voglio andare da lei. Potrei farle del male. I flashback non sono finiti. Non finiranno mai. E non so se è me quello che lei realmente vuole. Ma io voglio lei. E la voglio disperatamente.
Mi mancano i suoi capelli. La sua treccia. I suoi occhi impenetrabili, ma che a me lasciavano sempre una porticina aperta. Mi manca la sua forza. Ma soprattutto mi manca il suo bisogno di me. Perchè durante quelle notti sul treno e sulla spiaggia sentivo che la mia presenza la faceva stare meglio e non potevo chiedere cosa migliore.
Questi sono i pensieri che affollano la mia mente mentre non faccio altro che sfornare stupide focaccine.
Guardo l’orologio appeso al muro. Sono le due di notte. Un urlo lacerante squarcia l’aria. Non ce la faccio più. Apro la porta di casa e corro disperatamente nella neve, mentre lei continua ad urlare. Arrivo davanti alla porta. Haymitch mi aveva detto qualcosa a proposito di un mazzo di chiavi di riserva… Dietro al vaso di magnolie! Le afferro. Mi tremano le mani. Non è solo perché sono a piedi nudi e con un semplice pigiama in mezzo alla neve di gennaio. È perché ho paura di fare qualcosa che non faccia bene a lei. Ma penso anche che tutto quello che lei vorrebbe adesso è poter uscire da quell’incubo. Giro le chiavi nella toppa e mi precipito su dalle scale. Quel vecchio gatto soffia. Devo averlo svegliato. Non gli bado e mi dirigo verso la sua camera da letto. Vorrei fermarmi a riflettere e calmarmi qualche istante prima di entrare, ma proprio non ce la faccio. Così spalanco la porta e la vedo. Lacrime amare le solcano il viso mentre i suoi occhi chiusi si muovono impercettibilmente sotto le palpebre. Potrei restare ore a contemplare tanta bellezza senza fare niente, ma ora devo portarla via da quel mondo che non merita di essere rivissuto. Mi infilo nel letto sotto le coperte e la stringo forte a me. Inizio ad accarezzarle una guancia mentre dolcemente sussurro il suo nome.
Si sveglia di scatto. Si gira e mi fissa. Quando incrocio il suo sguardo vi trovo la mia Katniss. Non la ghiandaia imitatrice, ma la ragazza del Giacimento che ha bisogno del suo ragazzo del pane per sfuggire al terrore delle tenebre della notte.
I suoi occhi sono freddi, ma subito cambiano. Si colmano di lacrime. E si addolciscono.
Katniss affonda il suo viso nel mio petto e tra i suoi singhiozzi riesco a scorgere un "Peeta" appena sussurrato.
Sentire le sue labbra pronunciare il mio nome mi fa scendere un brivido lungo la schiena.
"sssh, va tutto bene. Ora ci sono io qui con te."
dopo qualche minuto i singhiozzi si fanno meno regolari. Fino a cessare. Quando sono certo che si sia addormentata. Mi alzo con cautela e me ne torno a casa. È dura lasciarla lì, sapendo che potrebbe succedere di nuovo, ma non voglio invadere i suoi spazi. Sono anche certo, però, che, visto il suo orgoglio, non sarà mai lei a venire a cercarmi.
 
Mi sbaglio.
  
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