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Autore: GretaTK    04/11/2012    4 recensioni
" [...] Lesse nei suoi occhi, fra le sfumature delle sue iridi praticamente identiche alle sue, fra le piccolissime e quasi invisibili rughette d’espressione attorno alle palpebre, le occhiaie appena accennate e i bulbi oculari arrossati, e capì ogni cosa.
Gli venne spontaneo spalancare occhi e bocca dallo shock, ed un macigno gli si posò proprio sullo stomaco.
-E’ tornata- affermò senza richiesta di conferma, sapendo perfettamente di aver centrato il soggetto.
Tom aspettò qualche secondo prima di rispondere, cercando di trovare la forza di convalidare i pensieri del fratello.
-Sì, Bill. Cheryl è tornata-.
Appena ne ebbe il coraggio sollevò il capo, incrociando gli occhi coi suoi.
E non ci fu bisogno di ulteriori e superflue parole, non ci fu ragione di esprimere altro perché, in sostanza, c’era da dire tutto, ma non esistevano le parole adatte per farlo. "
Tratto dal secondo capitolo
Spero di avervi incuriosite! ;)
Genere: Comico, Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Non posso crederci nemmeno io! Sono proprio qui, su EFP, con un'altra storia?! Ok, cominciate a scappare! Ahahah scherzo ;3
Ebbene sì, ho voluto provare a cimentarmi in qualcosa di diverso e postarla su questo sito.
Se devo essere sincera fino in fondo non sono del tutto convinta di questa storia o del volerla portare avanti, ma si vedrà ;)
Però voglio scusarmi in anticipo se decido di fermarmi e di cancellarla dal sito! E' già formata nella mia testa (più o meno), però forse sono ancora troppo legata alla mia storia precedente per apprezzare appieno questa, non so... fatto sta che adesso è qui, quindi cominciate a leggere il primo capitolo e commentarlo u.u ahah scherzo, non sono così autoritaria e dittatrice :D
Sehr gut, che altro dire? Spero di ricevere qualche parere che possa aiutarmi a decidere che fare di questa FF!
Voglio specificare che il primo capitolo è un pò come un prologo, quindi non è particolarmente lungo. Vedrete che i prossimi capitoli saranno più lunghi ;)
Detto questo vi saluto, lasciandovi tutto il tempo per leggere belle tranquille!
Spero davvero tanto che vi possa intrigare e piacere!
Un abbraccio, GretaTK.

Ps: riguardo all'epilogo della mia precedente FF... vi terrò aggiornate! ;D










CAPITOLO 1 ~

 
 
 
 
 
 
 
 
 

" Non riesco nemmeno a ricordare quanto è passato da quando i tuoi problemi erano qui e mi occupavano il tempo.
Ti chiedi quando tornerò dalle tue parti, faccio quel che posso per non mettere i fatti miei in piazza.
L'ultima cosa di cui ho bisogno è un altro episodio di cui far parlare. "

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Era sabato pomeriggio, e lo si capiva dal comportamento da schizzato di suo fratello.
Correva da una parte all'altra della loro grande villa, inveendo e gesticolando animatamente contro la donna delle pulizie.
-Non è possibile! Dove me l'avrà messa? Non trovo più la mia camicia!-
-A quale delle circa settanta che hai ti riferisci?- commentò sarcastico il chitarrista, sorridendo sghembo.
-Ah-ah, non fai ridere!- gli rispose scontroso, per poi continuare a parlare fra sé e sé a voce alta -Dove l'avrà cacciata Monica? Magari me l'ha rubata per regalarla a suo marito!-
-Bill- lo richiamò Tom esasperato, facendolo voltare verso di lui -Punto primo, se non hai intenzione di parlare con me, tieni i tuoi pensieri nella testa, mi stai disturbando- lo informò, indicando la tivù con il solo movimento del capo -Punto secondo, il marito di Monica è quasi centottanta chili di uomo, come pensi che possa entrare anche un solo polso nella tua camicia!?-
-Era per dire!- concluse irritato il cantante, dirigendosi a passo pesante verso il piano superiore.
-Cerca meglio nel tuo armadio, vedrai che è lì ma non hai guardato bene come tuo solito!-
-E' facile parlare per te! Il mio cosiddetto armadio è una stanza di quattro metri per sei!-
-Colpa tua che devi riempirti il guardaroba di vestiti nuovi ogni giorno!-
-Ma cosa vuoi saperne tu che ti vesti con gli stracci usurati di Monica!-.
Tom rise a quest'ultima provocazione, lasciando cadere lì quell'ingenua discussione e portando nuovamente la sua totale attenzione sulla televisione.
Subito dopo aver trovato la posizione giusta, però, il campanello suonò.
Sbuffando contrariato, Tom si alzò di malavoglia dirigendosi verso il citofono. Osservò lo schermo, notando una chioma corvina liscia come spaghetti.
-Ciao Vero, vieni pure- rispose dopo averla riconosciuta, per poi aprirle e riporre il citofono al suo posto.
Ritornò a stravaccarsi sul divano come poco prima, ritrovando subito la posizione grazie al materasso che, ormai, aveva preso la sua forma.
Sentì la porta aprirsi e poi richiudersi, ed un ticchettare di tacchi sul marmo bianco perlato dell'entrata.
-Dato che qui ci vivi anche tu e le chiavi le hai, la prossima volta ti consiglio di usarle!-
-Buongiorno anche a te tesoro- rispose lei sarcastica, sorridendo alla battuta di Tom.
Il suo umorismo era una sua particolarità che col tempo si era raffinata in maniera davvero impressionante.
A volte Veronika si chiedeva se, per caso, la notte, al posto di dormire, se ne stava sveglio ad inventarsi le battute.
-Se cerchi Bill è di sopra in camera sua a sclerare- la avvertì distratto il rasta, tenendo lo sguardo fisso sullo schermo piatto del maxi televisore.
-Immagino sia perché non ha idea di cosa mettersi stasera- esalò esasperata ma ormai rassegnata al lato estremamente femminile del suo ragazzo.
-No, per quello lui lo saprebbe anche cosa mettersi, se solo trovasse quella benedetta camicia che cerca da quando ci siamo svegliati!-
-Oh. Ma, per caso, non ti ha detto quale di preciso sta cercando?-
-No. Sinceramente non mi interessava, tanto non l'avrei aiutato comunque-
-E fortuna che siete gemelli!- commentò sarcastica lei, con la voglia di ridere -Comunque credo che stia cercando questa-.
Il chitarrista, che fino a quel momento non aveva staccato le pupille dal film, si voltò di scatto verso Veronika, notando subito che teneva in mano un manichino con appesa una camicia bianca semplice coperta da un telo di plastica.
-E lui ha fatto tutto sto casino per quella roba?!- berciò stupito ed innervosito.
Insomma, era dalle dieci di quella mattina che suo fratello lo tormentava con quella cazzo di camicia! Si aspettava almeno qualcosa di più... beh, più.
-Immagino di sì. Mi aveva chiesto se gli facevo il piacere di passare in lavanderia a ritirargliela prima di tornare a casa-.
Il ragazzo si schiaffò una mano in piena fronte, facendola scivolare lentamente lungo il viso.
-Io lo ammazzo di botte- aveva mormorato a denti stretti proprio nell'esatto momento in cui suo fratello aveva fatto capolino in salotto.
-Ciao amore!- aveva salutato la sua ragazza, baciandola sulle labbra e passandole un braccio sulle spalle.
Tom gli stava lanciando uno sguardo assassino degno di nota e Bill, notandolo immediatamente, capì che aveva combinato qualcosa.
Di nuovo.
-Che c'è?- aveva osato domandare, titubante come poche altre volte nella vita.
E tutte quelle poche volte erano state con suo fratello.
-Devo andare a comprare una di quelle insegne luminose a forma di freccia o ci arrivi da solo a guardare cosa tiene in mano Veronika?!-.
Bill, pensando a chissà ché, sgranò gli occhi spaventato.
Quando prese coraggio e posò il suo sguardo verso il basso, vide subito la causa dell'improvviso istinto omicida di Tom verso di lui.
-Oddio amore, sei passata a ritirarmela come ti avevo chiesto! Grazie mille, sei veramente un angelo!- le aveva detto baciandola un'altra volta, tentando di fare finta di nulla -Andiamo su adesso? Devi aiutarmi a decidere i pantaloni...-.
Il biondo fece appena in tempo a voltarsi verso le scale che la voce di Tom rimbombò minacciosa per tutta la villa.
-Dove credi di andare, Billy?! Non osare pensare di farla franca in questo modo! Non so se hai presente che sono ore che mi sta sfracellando i coglioni per quella fottuta camicia di cui, tra l'altro, ne hai altre due completamente identiche!-
-Beh, in realtà non sono proprio identiche. Questa qui ha...- Bill si costrinse a fermarsi appena in tempo, perché il viso del suo gemello stava diventando sempre più paonazzo, e le vene del collo cominciavano ad essere un po' troppo visibili rispetto al normale.
Il cantante si stava già preparando alla sua ora, ma il trillo acuto del campanello lo salvò appena in tempo.
Tom venne attirato da quel suono, e Bill trasse un sospiro di sollievo.
-Per ora lascio passare, ma non credere che sia finita qui!- lo minacciò nuovamente il maggiore dei due, dirigendosi verso il citofono mentre Veronika e Bill sgattaiolavano alla svelta al piano di sopra.
Tom guardò lo schermo del citofono, che gli mostrava le immagini che la telecamera posta davanti al cancello riprendeva, ed aprì senza nemmeno rispondere.
Nel frattempo andò in cucina a prendersi una Red Bull e, quando tornò nell'atrio, trovò una ragazza ad aspettarlo.
Indossava un paio di fuseaux con strani motivi bianchi e neri ed una canottiera nera semplice.
I capelli un po' mossi e dal color rosso fuoco, il naso alla francese, le labbra carnose e gli occhi scuri appena a mandorla.
-Ciao Ria-
-Ciao amore- e, salutandolo, si avvicinò per baciare il suo ragazzo.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

___ *** ___

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Il locale brulicava di gente, come ogni sabato sera che fosse degno di nota.
Le persone bevevano fino al limiti della sopportazione umana, e le carezze lascive e dall'alto tasso erotico erano un cliché impossibile da evitare.
Le luci psichedeliche fucsia e viola attraversavano il locale a ritmi regolari, non permettendo agli occhi dei presenti di mettere a fuoco i profili delle altre persone attorno a loro.
La musica era assordante, talmente alta da far fatica persino a capirsi parlandosi nell'orecchio, ma era comunque accattivante e gioiosa, di quelle che ti mettono la carica solo a sentirla.
La voglia di ballare ti entrava dentro e non ti abbandonava più, era una forza invisibile che non ti lasciava possibilità di fuga.
Le note forti e ripetitive ti penetravano nella testa e ti facevano scuotere il corpo senza nemmeno chiederti il permesso.
Magari nemmeno volevi ballare, ma ti ritrovavi a farlo senza neanche accorgertene.
E così era per tutti, tranne per una persona, una ragazza.
Cheryl aspettava impaziente il suo drink, il mento appoggiato alla mano, sorretta dal braccio puntellato sul bancone bianco candido in legno.
I suoi occhi erano fissi sui bicchieri puliti posti dall'altra parte del banco, ma la sua mente si trovava da tutt'altra parte.
Quella stessa sera, prima di riuscire ad infilarsi le sue altissime e amatissime Jeffrey Campbell nere di pelle, le era arrivato un messaggio dalla sua migliore amica.
Veronika l'avvertiva del fatto che sarebbe andata al Dark Moon insieme agli altri.
Già, gli altri.
E come poterli dimenticare? E poi era scontato che ci andasse proprio con loro, dato che ormai ci viveva insieme da tre anni.
Lo stesso periodo di tempo in cui lei era stata lontana, invece.
Alla larga da Los Angeles, da quella vita che non le apparteneva più ma, soprattutto, lontana da lui.
Aveva passato un brutto periodo in quei tre anni.
Aveva dovuto abbandonare ogni cosa a lei cara ed andarsene per il suo bene, nonostante il dolore l'avesse trovata anche dall'altra parte del globo.
Purtroppo nella vita molto spesso una persona sola può rovinarti l'esistenza, e la cosa peggiore è che, nonostante la sofferenza straziante, si sarebbe disposti a rivivere ogni cosa, senza cambiare niente pur di avere un ricordo di quella persona.
Ed anche per Cheryl era stato così, ma non riusciva ad ammetterlo con nessuno, tanto meno con sé stessa.
Era tornata in Germania, la sua Terra Natale, con lo scopo di cancellare ogni impronta del suo passato, ogni ricordo della sua vita in America.
Eppure, per quanto convinta fosse, non ci era mai riuscita del tutto.
Certo, l'abitudine l'aveva fatta da padrona in quegli anni, ma dopo un po' tutto era diventato monotono e noioso, e Cheryl non riusciva più a sopportare tale uniformità.
Le mancava l'America, Los Angeles, con le sue temperature calde e le spiagge lunghe ed affollate.
Per non parlare dei locali alla moda e delle immense vie dedicate interamente allo shopping.
Le ville con piscina, i party.
Ma, soprattutto, le mancava Veronika.
Sì, proprio lei, che era stata costretta ad accettare la scelta della sua amica e a sostenerla, nonostante dentro il suo cuore le stesse urlando di rimanere, implorandola di non lasciarla.
Cheryl aveva sentito le parole del suo cuore, ma aveva fatto comunque finta di niente.
Era già abbastanza doloroso per lei, non voleva provare anche la sofferenza della sua migliore amica.
Era già insicura al punto giusto per non aver bisogno di nessun ripensamento. La sua scelta l'aveva fatta, ed era stata quella di andarsene.
Se ne era pentita?
Forse sì, forse no. Nemmeno lei lo sapeva. In quel momento l'unica cosa che era riuscita a capire dei suoi contorti sentimenti, era che voleva tornare alla Città degli Angeli, e così aveva fatto.
Erano ormai sei mesi che era tornata, eppure ben pochi ne erano a conoscenza.
Cheryl aveva voluto tenere all'oscuro la maggior parte delle persone che conosceva per evitare di farlo sapere a lui.
Non voleva per nessuna ragione al mondo che lo scoprisse.
Non se lo meritava. Ed in più c'era sempre quella fottuta paura che le gelava le ossa.
Sì, paura. Terrore che lui sapesse che era tornata e che non avrebbe comunque fatto nulla per andare da lei.
Ma Cheryl, testarda ed orgogliosa com'era, non capiva nemmeno questo.
Per lei era tutta una questione di giusto o sbagliato.
E lui aveva sbagliato tutto.
Fatto sta che ora si trovava in uno dei locali più alla moda della grande città con un drink in mano e la musica che le pompava nelle orecchie, e le sembrava di essere lontana anni luce dalla Terra.
L'unica certezza che le permetteva di essere così tranquilla era che aveva rinunciato ad andare al Dark Moon per non incontrarlo, e poteva tenere le difese abbassate senza la paura di trovarselo improvvisamente di fronte.
Quando andavano al Dark Moon non c'era verso di trascinarli fuori da lì.
Quella consapevolezza le fece tirare un respiro di sollievo e, finito il suo cocktail, voltò lo sguardo verso la pista, con la voglia crescente di intrufolarsi lì in mezzo per ballare e scatenarsi come non mai, di lasciare ogni pensiero fuori da lì e seguire solo la musica e le sensazioni che le procurava.
Aveva solo bisogno di staccare un po' la spina.
Si alzò dallo sgabello sul quale era seduta, pronta per sfogarsi da tutte le ansie e le paure, ma il suo telefonino vibrò con insistenza da dentro la sua pochette nera dalle cerniere d'orate.
Prima ancora di riuscire ad estrarre il cellulare dalla borsa, gli occhi di Cheryl si fissarono su una chioma leggermente mossa sulle punte di color rosso fuoco, seguita da un'altra nero corvino liscissima e lucente, da una cresta biondo platino e da una massa incolta di dreadlocks neri raccolti in uno chignon disordinato.
Quando appoggiò le pupille su quest'ultima, il cuore le perse non uno, ma bensì dieci battiti.
No, non potevano essere loro.
Non poteva essere lui.
Cheryl si affrettò a prendere il cellulare, trovando sullo schermo l'icona di un messaggio ed una chiamata persa sempre della stessa persona.
Veronika.
Aprì subito la bustina gialla che la richiamava impaziente, leggendo quelle paroline nere su sfondo bianco talmente velocemente che ebbe bisogno di ricominciare almeno cinque volte.

 

"Ryl, guarda che i ragazzi hanno deciso di cambiare programma per stasera. Andiamo al Koete. Tu dove sei?"

 

Quella domanda le pulsava nella mente in modo doloroso, picchiando forte contro le sue tempie sofferenti.
Sono al Koete, aveva pensato, rendendosi conto solo in quel momento che, per quanto avesse tentato di scappare da lui, era riuscito a trovarla comunque, e senza nemmeno saperlo.

  
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