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Autore: Akane    06/11/2012    3 recensioni
Il tour di ATS finisce definitivamente e tornare alla vita di sempre è difficile e strano. A renderlo più brutto è il non poter più vivere in perfetta simbiosi con chi si ama veramente e per Chester e Mike è così. Se poi ci si mette anche quest'ultimo ad accettare lavori di compositore di film e a togliere così prezioso tempo al suo compagno, si può immaginare dove si arriva.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Chester Bennington, Mike Shinoda
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Reanimation'
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TITOLO: Due metà perfette
AUTORE: Akane
SERIE: RPF – Linkin Park
GENERE: romantico
TIPO: one shot, slash
RATING: arancione
PAIRING: Bennoda. ChesterXMike
DISCLAMAIRS: i personaggi non sono miei ma di loro stessi poiché reali, io invento tutto.
NOTE: Si tratta della fic regalo per i 50 membri raggiunti nel gruppo da me creato, il Bennoda is the way. Sicché ho promesso una fic ogni 10 membri (ora per non rovinarmi ho spostato a 20) ho chiesto cosa avrebbero voluto leggere che non fosse rosso e perverso. Mi hanno sparato, ovviamente, rosso e perverso. Solo una ragazza è andata controcorrente e mi ha suggerito una cosa del tipo che poi ho scritto. Che traccia posso darvi per prepararvi? È molto dolce, davvero molto dolce. Poco rossa, infatti arriva appena all'arancio. Ma volevo disintossicarmi un po' da quel genere. Spero che gradiate. Se mi facessero un regalo così io mi scioglierei! (eeeehhh... viva la modestia!!!) bè, però sembra un regalo. Spero vi piaccia! Buona lettura. Baci Akane
PS: si ambienta appena finito definitivamente il tour di ATS, prima di cominciare la composizione di LT. In quel breve lasso di tempo, Mike, ha scritto delle riflessioni molto interessanti sul finire un tour durato fra uno e l'altro due annetti in tutto. E poi si è messo a comporre una colonna sonora per un film indonesiano, The Raid. Al che tutti si sono chiesti quando intendeva vivere. Anche perchè appena appena finito con quello ha ricominciato con il nuovo album. Insomma, da qui la fic.

DUE META' PERFETTE



Definirlo trauma era dire poco.
Di tour ne avevano fatti molti, erano al loro quarto album quindi non erano proprio dei novellini, ma ogni volta che si finiva e si tornava definitivamente a casa, era un trauma.
Quella volta era stato anche peggio.
Né Mike né Chester ne erano effettivamente consapevoli, semplicemente stavano più male degli anni precedenti...
Che poi non era un vero dolore ma un malessere generico ed interiore troppo confuso per essere identificato e chiamato col nome giusto.
Dopo tutti i ritorni a casa erano sempre lì a non saper cosa dire a quel punto, come definire ciò che provavano.
I finali dei tour erano nostalgici in ogni caso, specie se quelli erano così fantastici e positivi e fatti insieme ad un gruppo di amici con cui ci si adorava e si stava bene.
Per loro c'era un fattore in più.
Era come scendere sulla Terra dopo aver vissuto sulla Luna per due anni di fila.
Chiudere tutto e tornare indietro, coi piedi nel mondo reale, smettere con 'la vita da tour', non fare più concerti, non correre freneticamente, non fare più prove su prove, non ascoltare cosa i tuoi compagni avevano da dire, non parlare di cambiamenti e miglioramenti, non fare attenzione ad ogni possibile problema, non badare alle critiche, non fare interviste, non dormire poco e male, non dover fare i salti mortali per ogni cosa... non sognare su ogni palco fra milioni di persone che acclamano... non cantare dando fondo a tutti sé stessi... non vivere in sintonia perfetta con il proprio compagno.
Percorso ogni dettaglio del tour di due anni concluso da poco, sia Mike che Chester si resero conto...
C'era anche questo, no?
Il non vivere più praticamente insieme, non fare più tutto in sintonia con l'altro, il non svegliarsi e vederlo, addormentarsi e vederlo, dormire abbracciato a lui, fare l'amore in ogni angolo disponibile, usare quel bus come casa loro... insomma, era quello, anche, per loro, un tour.
I primi non erano stati così. Erano stati belli ma non così. Crescendo erano cambiate molte cose, la loro musica, loro stessi... i loro rapporti... col tempo si erano messi insieme seriamente. Si erano lasciati e presi, modificati e legati ancor di più.
E anno dopo anno era questo ad essere mutato.
Il loro sentimento, il modo di stare insieme.
Per questo gli ultimi tour e mano a mano che ne facevano sempre di nuovi, era sempre più dura poi tornare a casa. Scendere dal palco e dal bus e mettere piede nelle loro ville, con le mogli e le famiglie che li aspettavano.
Anche se sapevano tutto e vivevano in un equilibrio strano, anche se amavano tantissimo i figli... non addormentarsi tutti anchilosati e doloranti nel bus guardando il proprio compagno era una cosa che mancava come una costola od un polmone.
Aveva la stessa identica connotazione per entrambi.
Erano sfiniti, davvero sfiniti. Quando finivano del tutto il tour era perchè davano fondo ad ogni energia, non ne avevano proprio più.
Avevano davvero bisogno di dormire in un letto comodo, il loro letto, e riposare, staccare, tornare fra gli uomini. Non era quello il problema. Certo, mancava lo stesso la vita da toru, con tutti i pro ed i contro. Ma a loro mancava fino alla sofferenza fisica ed interiore la vita simbiotica con il proprio compagno.
In casa, per rispetto alle mogli che comunque sapevano della vera situazione fra i due, non portavano i loro anelli, ma li tenevano sempre a portata di mano, o in una catenina sotto la maglia o nelle tasche o nel portafogli. Pronto per essere preso ed eventualmente indossato nella malinconia.
Mike se lo stava rigirando fra le dita, pensieroso, dopo essersi alzato in piena notte.
Era tornato a casa da poco e a parte la prima notte che aveva dormito per 13 ore filate, poi aveva continuato a svegliarsi alle ore impensate incapace di dormire una notte intera. Era abituato così in tour.
Scese in cucina e si fece un infuso, poi guardò il cellulare e sospirò sul nome di Chester. Era tardi, dormiva... poi lui aveva un sacco di figli con cui stare, sicuramente non l'avrebbero mai mollato.
Ma dannazione, era passato poco tempo e già gli mancava.
Non si erano ancora visti, si erano detti tutti di fare vacanza e poi fra qualche settimana avrebbero visto di qualche nuova canzone, ma c'era tempo, volevano prenderla con calma.
Però Chester gli mancava come l'aria.

Chester solitamente dormiva ancora meno di Mike. Andava a momenti. Dormiva poco ma spesso, il che lo rendeva capace di crollare nei momenti più impensati.
L'ora del sonno era finita, si alzò silenzioso per non svegliare Talinda e prendendo il cellulare non ci pensò nemmeno un istante, non guardò neanche l'ora.
Teoricamente Mike la notte dormiva. Chiudeva tardi e cominciava presto, ma dormiva, non come lui che si svegliava alle ore assurde.
Però aprì il telefono e uscito in terrazza con una sigaretta accesa lo chiamò subito.
Sapeva, lui lo sapeva che era sveglio.
Lo conosceva.
Era finito da poco il tour, aveva ancora il sonno leggero per quello stile di vita poco normale e sano.
E sicuramente stava pensando a lui.
- Sono veggente, vero? - Disse prima ancora di sentire il suo 'pronto' roco.
Mike rise. Ecco, il suono della sua risata era perfetto.
Se lo poteva immaginare mentre si illuminava partendo dagli occhi e dalla bocca per poi portare luce in tutto il viso e a chiunque lo guardasse. Sorrise a sua volta di riflesso, sciolto.
- Come sai che sono sveglio? -
- E che mi pensi? - Aggiunse con ironia. Mike in risposta continuò a ridere. - Io so tutto! - Sempre il suo ego parecchio enorme.
- Anche cosa sto facendo? - Lo provocò. Sapeva che Chester lo conosceva...
- Certo! Sei in cucina che ti bevi una tisana, non riesci a dormire perchè non senti il dondolio del bus... e perchè non hai le mie braccia intorno al tuo corpo che ti stringo ossessivo per non farti cadere da quella sotto specie di letto claustofobico! - Mike continuò ridendo.
- DIN DIN DIN! ABBIAMO UN VINCITORE! - Disse con voce da annuncio.
Chester rise insieme a lui per un po' poi si spensero tornando seri ma con un vago sorriso malinconico e nostalgico.
- E tu come al solito sei sveglio alla solita ora... i tuoi ritmi non li hai persi, eh? Di solito però ti riaddormentavi dopo avermi dato un bacio sulla guancia... - Appariva molto tenero descritto da lui. In effetti, quando erano soli, lo era.
- Mi manca la tua guancia da baciare... - Asserì ovvio. Sospirarono sorridendo ancora ma ormai erano davvero spenti.
- Mi manchi... -
- Dai, non ci vediamo appena da qualche giorno... abbiamo deciso di staccare per qualche settimana, come pensi di fare? -
- Stai stringendo l'anello? - Mike sorrise.
-Lo sai che lo sto facendo. Anche tu, vero? - parlavano molto piano, sussurravano intimi come se fossero presenti e si abbracciassero.
Chiusero gli occhi e ritrovarono un momento delle notti passate nel bus. Fu quasi come esserci ancora.
- Dai, vedrai che voleranno questi giorni. Abbiamo passato un sacco di tempo insieme, è giusto stare con le famiglie, no? - Mike rise.
- Me lo stai chiedendo o dicendo? -
Chester lo imitò.
- Entrambi, penso! -
Proseguirono cercando di risollevarsi con scarsi risultati, dopo qualche istante così Mike concluse poco convinto.
- Ma sì, volerà, vedrai... - Ma non lo pensava davvero.
Alla fine chiusero la conversazione con un magone dentro, come se fossero già da mesi lontani. Ne avrebbero avute uguali una ogni notte per un periodo sorprendentemente lungo.
Troppo, per i loro canoni...

Notte dopo notte, però, il tono cambiava leggermente.
Da tenero e malinconico a seccato e sul piede di guerra.
Ovviamente questo era Chester.
Una delle ultime conversazioni notturne fu effettivamente opposta alla prima.
L'ora sempre la stessa ma la voce tempestosa almeno quanto le parole.
- Si può sapere perchè cazzo dovevi prendere questo lavoro proprio ora? Non ti servono mica soldi! Dovevi riposarti, porca puttana! Lo sai da quanto tempo non ci vediamo perchè tu invece di farti la vacanza, e magari organizzarne una insieme come facciamo ogni fottuta volta, ti sei messo a fare un altra cosa? Ma porca puttana, la colonna sonora di un film coreano o che diavolo è?! Ma davvero?! - Mike sospirò separando il telefono dall'orecchio, se lo doveva aspettare.
- Chez è da giorni che ci lavoro, solo ora scoppi? - In effetti se l'era aspettato molto prima.
- Aspettavo che mi cercassi, che trovassi un fottuto momento per me! -
Mike strinse le labbra e stufo rispose.
- Andiamo, anche tu hai avuto impegni con tua moglie ed i tuoi figli... è normale eh? Cioè abbiamo altre cose da fare, insomma... -
Chester però non voleva sentire ragioni, era partito e fumava come una ciminiera.
- Andiamo un cazzo! Serviva fare la colonna sonora di un film? Davvero? Non ne hai già abbastanza? Già fai quadri e mostre, oltre che le mille cose per il gruppo. Ma quelle sono per il gruppo, ho la scusa per venire anche io... che cazzo ti serve questa cosa? Se non riesci a stare a casa con Anna perchè ti senti un verme vieni qua! -
Non aveva senso come suggerimento. Mike non poteva dire che avesse del tutto torto, non stava davvero molto bene a casa o avrebbe evitato di trovarsi impegni a tutti i costi anche al posto di riposare e fare vacanza...
- Ma non è per stare lontano da Anna è perchè ho sempre voluto fare questa cosa, è una motivazione artistica e niente più. Se non lo faccio ora quando lo faccio? Quando ricominciamo col nuovo album? Dai, Chez... non è... - Chester in risposta mise giù la telefonata, così Mike dovette richiamarlo e nello scontrarsi con la voce dell'operatore telefonico capì che era davvero arrabbiato.
- E' proprio un bambino! - In effetti spesso lo era...
Arrabbiato per quel suo atteggiamento infantile, Mike chiuse a sua volta il telefono decidendo di ricambiarlo con la stessa moneta! Non aveva tempo da perdere!

I giorni passarono e Mike si perse letteralmente nel suo nuovo progetto, un progetto a scadenza precisa. Finita la colonna sonora del film, il capitolo si chiudeva, l'esperimento si sarebbe concluso e lui sarebbe tornato come prima.
Comporre per lui era una vocazione, gli altri lo sapevano e non avevano assolutamente obiettato. Anche Chester lo sapeva, non era ciò che faceva ma il fatto che l'avesse fatto proprio mentre soffrivano della mancanza l'uno dell'altro.
Si erano detti di fare le vacanze insieme portandosi le famiglie ed invece si era messo a lavorare ancora.
Lo sapeva che era in parte per l'incapacità di stare troppo a casa.
Davvero non ci respirava quasi più, là dentro.
Non aveva fatto in tempo a tornare dal tour e a vivere lo sbalzo del cambiamento dello stile di vita, che già si buttava a fare altre cose.
A Chester mandava in bestia quando faceva così.
A volte pensava che per vederlo, in certi periodi, doveva chiedere un appuntamento al suo manager. Posto che non ne aveva uno, non sapeva come fare!
Inizialmente aveva deciso di lasciarlo nel suo brodo, sarebbe venuto quando voleva, quando si degnava di ricordarsi di avere una vita privata oltre che professionale... poi però, col tempo che passava ed i giorni che trascorrevano senza vedersi, le sue idee cambiarono sempre più.
Doveva come minimo guardarlo in faccia e dirgli di impiccarsi lui e la sua musica!
Fu così che andò da Mike. Ovviamente non a casa sua.

Il piede di guerra era del tutto intenzionale, voleva solo sputargli in faccia, niente di che.
Poi dirgli di trascurarlo ancora, se voleva. Ma gli avrebbe ricordato quanto tempo aveva passato lontano!
Mike ovviamente componeva nel proprio studio, che era la sede del gruppo solo che non venendo utilizzata perchè erano tutti in pausa, la usava lui.
Lo aiutava un altro esperto del settore musicale, Joseph Trapanese. Ovviamente aveva subito legato con Mike. Del resto chi non legava con lui?
Persino Chester ci era riuscito!
Non sapeva nemmeno che faccia avesse, il tipo.
A Chester non interessava, non era gelosia la sua, sapeva che quando Mike lavorava con la musica era estremamente professionale... a parte che quando mescolava musica e sesso con lui... era proprio il principio che non si prendesse del tempo per sé stesso o per lui... doveva occuparsi per forza?
Entrò senza suonare e la luce accesa gli diede conferma che, nonostante l'ora tarda, era ancora lì.
Tese l'orecchio per capire se era solo ma quando non sentì nulla capì che doveva essere solo Mike.
Gli parve strano non sentire nemmeno la musica, avevano insonorizzato le pareti ma dall'interno si sentiva lo stesso quando si suonava.
“Ma cosa sta facendo?”
Si chiese curioso, posto che le sue scarpe all'ingresso c'erano ed erano le sole presenti. Si tolse le proprie. Era una mania giapponese di Mike, le faceva togliere a tutti...
Sfilò scalzo per la casa alla ricerca del compagno e quando, all'ennesima camera vuota, provò la sala di registrazione, lo vide laddove era più ovvio considerando il tipo.
Chester guardò l'ora. Era tardi ma non così tanto.
Poi scosse il capo e sorrise sgonfiandosi del tutto.
Dannazione, erano settimane che non si vedevano, dopo mesi e mesi passati a strettissimo contatto costante... era arrabbiato con lui eppure si inteneriva solo perchè dormiva sul mixer!
E la spina dorsale dove era finita?
A pezzi dopo quella visione assolutamente dolce.
Mike aveva la sua solita cuffia sulla testa, era una specie di pensatoio, quella cuffia. La teneva anche quando non faceva proprio freddo.
Per il resto era appisolato con le braccia incrociate sul mixer e l'aria era davvero stanca.
- Questo stronzo! Lo vedi che se non si riposa finisce così? Sono io quello che si addormenta sul mixer mentre lui lavora! - Era vero, succedeva spesso in effetti.
Si avvicinò prendendogli delicato gli auricolari professionali dalla testa, Mike era in sonno profondo e non se ne accorse, quindi se le mise addosso e sentì il frutto del suo lavoro. Si perse per un tempo indeterminato. Ci impiegò non sapeva nemmeno lui quanto, rimase ad ascoltare le tracce che si susseguivano una dopo l'altra e si figurò le scene del film senza avere la minima idea di che cosa trattava. C'erano alcune simili fra loro eppure d'intensità diversa, una sorta di motivetto ricorrente. Probabilmente erano per dei personaggi specifici. Aveva fatto un gran lavoro e doveva dire che, anche se non erano il suo solito genere, si era adattato molto bene a qualcosa di completamente nuovo.
Lo sapeva che l'aveva fatto per passione.
A Mike piaceva provare cose nuove, sperimentare. Quella nello specifico l'aveva sempre attratto e poterlo fare in modo serio per un film comunque poco pretenzioso ma che sarebbe stato famoso nella sua patria, era soddisfacente per lui. E soprattutto gli sarebbe bastato. Lo sapeva.
Era davvero bravo, al di là di tutto.
Non era un esperto di colonne sonore, non poteva immaginare se andasse bene o no, ma al di là dei gusti musicali soggettivi, aveva fatto un lavoro pazzesco.
“Avrà finito?” Si chiese togliendosi le cuffie e chiudendo i macchinari. Lo guardò. La tazza del thè era vuota, sicuramente non aveva mangiato. Se non gli stava dietro mentre lavorava, non mangiava mai. Fortuna che poi in altri momenti si ingozzava come un maiale o poteva diventare anoressico.
Voleva tirarlo su senza svegliarlo ma naturalmente non ci sarebbe mai riuscito, non poteva nemmeno farlo dormire lì... era tutto piegato su una sedia.
Sospirando decise di svegliarlo. Il principe azzurro che svegliava la principessa. Sorridendo divertito decise di farlo alla stessa maniera e prendendolo per le spalle lo tirò indietro con delicatezza, poi gli prese la testa e gliel'appoggiò alla spalla in modo da non farlo cadere o non fargli fare movimenti bruschi.
A quel punto, vedendo di nuovo il suo splendido viso segnato per le scarse ore di sonno, si umettò le labbra e le posò sulle sue.
Era una sensazione piccola e semplice eppure poteva vivere per quella. Per quella semplice piccola sensazione.
Quando le loro labbra si incontravano e scattava la magia.
Come se le impronte digitali potessero essere congrue esclusivamente con un altro tipo a loro identico, una sorta di clone.
Ecco come gli sembrava di essere con lui ogni tanto.
Un clone, solo in apparenza diverso, in realtà perfettamente combaciante. Si potevano incastrare solo fra di loro.
Si sentì schifosamente romantico e con una smorfia si separò sentendolo respirare a scatti, quindi rimase malizioso a guardarlo mentre apriva gli occhi.
Eccoli lì i suoi laghi notturni.
Gli baciò la punta del naso con dolcezza sempre tenendolo fra le sue braccia, all'indietro, e Mike si riebbe nel più tenero dei modi.
Sorrise in quel suo modo arruffato e un po' velato ma sempre sincero. Felice, davvero felice di vederlo, Chester prese da lui e accentuò il proprio.
- Buongiorno principessa! - Mormorò ironico. Mike non si offese e alzando la mano indolenzita su cui aveva dormito, gli trovò la nuca e affondando nei capelli rasati corti, si solleticò tramite i polpastrelli per poi cercare la punta del suo naso con il proprio, lo strofinò come gli eschimesi e richiudendo gli occhi si abbandonò a lui nascondendo il viso contro il suo collo.
Non era mai stato meglio.
Per un momento gli parve di essere ancora su bus con lui che lo svegliava di notte per baciargli la guancia e tornare a dormire. Per un momento i dolori alla schiena e alle ossa furono tali e quali. Si strinse a lui e lui lo strinse a sé e rimasero così, nelle sedie, insieme e vicini a coccolarsi.
Non serviva dire altro, non serviva litigare, dirsi chi aveva ragione, chiarirsi e sistemare le cose.
Fra loro non c'era veramente mai nulla da sistemare.
Era sempre tutto così perfetto. Andava bene così.
Si capivano sempre anche se apparentemente a volte poteva non sembrare così.
Erano due cloni, potevano combaciare in modo assolutamente perfetto solo fra di loro.
Due cloni comunque diversi in praticamente tutto ma identici nel modo di amarsi e di dipendere l'uno dall'altro.
- Mi sei mancato un sacco... - Mormorò Mike contro il suo collo.
Chester, solleticato, rabbrividì separandosi per guardarlo. Non controllò la propria espressione, voleva sdrammatizzare e dire qualche cavolata ma non ci riuscì.
Gli carezzò il viso con un dito e mormorò in estasi totale, nella pace dei sensi per averlo riabbracciato.
- Anche tu, stronzo! - Bè però l'aveva detto a modo suo...
Mike sorrise più radioso di prima, meno velato dal sonno, più contagioso. Chester lo amava troppo quando sorrideva in quel modo. Lo illuminava, era il suo sole. Gli veniva spontaneo, non aveva mai visto un sorriso simile.
- Che ne dice, principessa, se ci spostiamo a letto? Ne ho abbastanza dei posti scomodi! - Disse senza bisogno di parlare dei trascorsi, dei giorni senza parlarsi e della litigata.
- Aiutami che non riesco a muovermi, sono a pezzi... - Chester lo tirò su alzandosi in piedi, fece delicato per poi fermarsi cupo a metà strada. - Che hai? - Chiese Mike vedendo il cambio veloce.
- Ma significa che non riesci a scopare? - Mike rise ancora scuotendo la testa, poi gli baciò le labbra e malizioso rispose:
- Non violentemente... dovrai essere più dolce, pensi di riuscirci? - Chester sorrise come fosse giorno e pimpante rispose cingendogli la vita mentre lo conduceva in camera.
- Lo scoprirai! - Mike sapeva che poteva esserlo.
Quando fu in camera stava per spogliarsi automaticamente ma Chester, sfidato da lui, decise di stupirlo e si impegnò molto in quei gesti che solitamente non era lui a fare.
Gli tolse la cuffia con un sorrisino sornione che poi mutò in dolce quando si accorse quanto quelle cose gli erano mancate. Se ne ricordò proprio.
Gli tirò via la felpa e Mike si fece serio dimenticando il gioco ed il divertimento. Gli carezzò il viso soffermandosi su di esso, perso, letteralmente perso in lui.
Mike si stava emozionando già così.
Da quanto non era così dolce?
A volte ci andava vicino, a volte lo era davvero. Ma durante il tour non c'era molto spazio per la dolcezza, forse era per colpa dei momenti o dei luoghi in cui lo facevano.
Mike allora cercò la sua bocca e con discrezione si infilò in lui con la lingua. Chiuse gli occhi e si abbandonò al bacio, mescolando i loro sapori, ricordandosi di quanto fossero sempre stati così loro, così riconoscibili. Mike aveva sempre un retrogusto dolce per le caramelle che si mangiava e Chester di fumo. Erano i loro sapori.
Il bacio proseguì anche con Chester che faceva scivolare i pantaloni di Mike ai piedi, sospirò insofferente quando dovette separarsi un soffio per togliersi la maglia velocissimo.
Lo riprese e nel bacio lo spinse giù adagiandolo delicatamente sul letto.
Erano stanchi entrambi e Mike aveva un gran bisogno di dormire, ma Chester non poteva privarsi della sua dose. Dopo tutto quel tempo non poteva. Ma non c'era frenesia nonostante tutto. Era solo l'emozione. Un'emozione talmente grande e pura da poter essere vissuta in un unico modo.
Quello.
Nudo a sua volta si stese sul compagno e dopo avergli trasmesso il calore solo col suo corpo, dopo quelle carezze intime col bacino, dopo le mani su ogni centimetro di pelle liscia e calda, dopo essersi ricordato col tatto com'era fatto, ogni imperfezione, ogni neo, ogni singola linea muscolare. Dopo averla fatta sua con le labbra, dopo averla assaggiata con la lingua, dopo averlo fatto fremere al suo passaggio lento e sensuale, dopo avergli dato sin dentro nelle ossa tutta la sua voglia, la sua nostalgia, il desiderio assoluto di lui... dopo essersi occupato di lui e solo di lui con un tale amore d'aver portato la commozione in Mike.
Si accosto a lui, l'accarezzò ancora sulle cosce, si sistemò bene, rimase a guardarlo per un'infinità di tempo, i suoi grandi occhi lucidi per le lacrime che si stavano affacciando, tutta la sua voglia di averlo dentro, ma dentro fino nell'anima, non fisicamente.
A Mike era mancato Chester, aveva davvero semplicemente voluto fare un esperimento musicale, non c'era stata una volontà di staccarsi da lui, solo una ricerca. La ricerca di qualcosa di nuovo nella musica ma anche di superare la mancanza assoluta di Chester.
Dopo aver vissuto con lui per due anni, sempre, sempre, sempre... tornare a casa alla vita normale l'aveva sconvolto più di altre volte. In passato non era stato così.
Ora che l'aveva sopra a baciarlo e curarlo, ora che l'accarezzava ed era di nuovo suo si sentiva a casa. Si sentiva in colpa verso la famiglia ma non ci poteva fare niente.
Era felice solo così. Con lui.
Gli mise una mano sulla guancia e gli sfiorò le labbra, quindi sorrise e glielo chiese con una muta richiesta nello sguardo espressivo.
Lo voleva come non poteva capire e non era nemmeno capace di dirlo anche se lui era bravo con le parole.
Fu così che Chester scivolò dolcemente in lui, con una delicatezza che forse non aveva mai usato.
Gli premette le gambe in alto e trovò la posizione perfetta, quindi uscito rientrò per ripetere il movimento fino a riuscire ad essere completamente in lui. Fino in fondo, fino alla base, fino a sentire ogni angolo del suo amore che gli si dava e glielo chiedeva.
I movimenti divennero sempre più come delle onde perpetue in perfetta sincronia fra loro, da Chester a Mike ed il ritorno, senza fine, senza poter smettere, in un maremoto che aumentava sempre più, con loro che crescevano insieme a quelle onde potenti e devastanti.
E ad un sentimento talmente forte da non poter essere spezzato con nulla.
Ma, oh, quanto gli era mancato ad entrambi.
Quel sentirlo, sentirlo fin dentro, dal fisico al cuore, l'anima, la mente, la vita. Tutto.
Sentirlo, amarlo, averlo, darsi, prendersi, possedersi, curarsi, carezzarsi, baciarsi, viversi.
Viversi fino all'ultimo goccio. Fino alla fine dei tempi.
Fino a non averne più.
Chiusero gli occhi e si agganciarono intimamente in un orgasmo che era mancato come l'aria, ritrovarono tutto. Sé stessi. Il cuore.
E, rilassati, con la felicità fra le dita e quel senso di completezza assoluta, si stesero insieme, si abbracciarono, si incastrarono come due metà perfettamente congrue, e si addormentarono.
Non dopo le labbra ancora unite, ancora a dirselo, senza mai esserne sazi.
- Ti amo. - Solo questa piccola perfezione.
Non avrebbero mai smesso.

FINE
   
 
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