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Autore: Morbid Fleur    06/11/2012    0 recensioni
Thad, al suo contrario, un qualcosa glie lo aveva donato: la sua innocenza.
Genere: Angst, Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Sebastian Smythe, Thad Harwood | Coppie: Sebastian/Thad
Note: OOC | Avvertimenti: Incompiuta
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Silentio proditor.
 

Aveva udito quell’urlo silenzioso squarciato dal dolore, proveniente dagli occhi di Thad – ora colmi di lacrime amare -, quando questo aveva spalancato debolmente la porta della loro stanza, mantenendo fra le esili dita un mazzo di rose rosse - adornate da carta del medesimo colore che avvolgeva i gambi dei fiori con delicatezza - che ora giacevano a terra sull’uscio della porta.

Si chiese perché fosse venuto dato che era tarda mattina, nell’esalare poi una serie di imprecazioni mentali; alzò il busto dalla bollente superficie del materasso, per andare alla ricerca dei suoi boxer abbandonati sul pavimento qualche ora prima.

Dirigendosi verso il bagno, rivolse un ultimo sguardo al suo letto che giaceva disordinato e complice del tradimento inflitto nei riguardi della persona di cui era innamorato.

Si disse che una doccia fredda avrebbe solamente provveduto ad aiutarlo a dimenticare, aiutarlo a versare lacrime bugiarde, aiutarlo a chiedere un perdono che non sarebbe mai arrivato.
Pressò i palmi delle mani bollenti contro le mattonelle della doccia, lasciando che il gelido getto d’acqua s’infrangesse contro la superficie della sua schiena dalle scapole esposte; espirò aria dalle narici nel far congiungere la fronte alla gelida superficie posta dinnanzi a sé e socchiuse le palpebre con lentezza.

Lampi dolorosi inveirono nella sua mente, andando ad incolpare il suo cervello ed a trucidare il suo cuore scheggiato: Thad accompagnato dall’immancabile sorriso che era solito rivolgere solamente a lui, Thad che intrufolava la nera testolina all’interno della porta per accertarsi che lui dormisse, Thad che spalancava la porta, rivelando la figura di Sebastian in procinto dell’orgasmo, mentre donava ultime forti spinte contro il bacino di un qualcun altro, gli occhi di Thad che rilasciavano scie cristalline che solcarono presto le sue guance bronzee, Thad che lasciava la presa sul mazzo di rose rosse che s’infransero contro il pavimento, Thad che corse via piangendo tutte le sue lacrime ed, infine, Sebastian che urlava il nome dell’amato, riversandosi contro le cosce del suo sottomesso.

Esalò un acuto grido di dolore nell’avvertire il dito medio spezzarsi, quando ebbe tirato un poderoso pugno contro il vetro della cabina doccia, distruggendolo. Non sarebbe dovuta andare così. Thad non avrebbe dovuto saperlo e sarebbe dovuto rimanere con lui per sempre. In fondo, cosa si aspettava da Sebastian Smythe?

Sebastian non seppe rispondersi, anche sapeva cosa avrebbe dovuto dire: l’amore.  

Thad si era prodigato per conquistare la fiducia del nuovo compagno di stanza e gli era sempre rimasto accanto. Sebastian, invece, aveva sempre puntato a deludere tutte le aspettative e le sicurezze che aveva lasciato nascere nell’altro, con la conclusione di ascoltarlo piangere la notte, rintanato nel suo letto. Inspirò aria in maniera bisognosa, concedendosi qualche secondo in più sotto quelle gelide carezze.
In seguito, uscì dalla cabina facendo attenzione a non pestare a piedi nudi i vetri. A quelli, ci avrebbe pensato in un secondo momento.
 

 
- Sterling, dov’è Harwood? – Domandò in maniera sbrigativa, una volta avendo raggiunto il biondo.

Quest’ultimo, voltò il capo dalla figura di Nick a quella di Sebastian con lentezza estenuante, esalando un sospiro stanco. – Non ne ho idea, Smythe. Alla riunione non si è presentato e neanche a cena. Non sappiamo dove possa essere. – Ammise il biondo, mantenendo lo sguardo sulla figura del ragazzo dinnanzi a lui.

Sebastian lacerò la superficie del suo labbro inferiore con la perfetta dentatura opposta, spostando lo sguardo da un lato; era appena passata l’ora di cena e, da quella mattina, di Thad neanche l’ombra. Aveva timore gli fosse successo qualcosa.

- Avete litigato, Sebastian? – Domandò d’un tratto Nick, sporgendosi dal fianco del biondo al quale, qualche minuto prima, stava donando dolci effusioni rintanati all’interno dei bagni.

- Sì, una mezza specie di litigio. Adesso devo andare. Ci si vede, signorine. – Esalò con voce divertita, cercando di smorzare il nodo che si era venuto a creare all’interno della sua gola.
Si diresse con passo veloce verso la porta principale della Dalton Academy, avendo bisogno di una boccata d’aria fresca; sentiva il suo cuore implodere internamente e, presto o tardi, lo avrebbe portato alla pazzia, ma questo non lo preoccupava granché. Aveva il terrore – anche se non lo avrebbe mai ammesso – che Thad si sarebbe sentito schifato da lui, nonostante Sebastian non gli aveva fornito alcun appiglio con il quale il moretto avesse potuto pensare che fra lui e Smythe ci fosse un qualcosa di serio.

Dovette fermarsi, per un mancamento.

Thad, al suo contrario, un qualcosa glie lo aveva donato: la sua innocenza.
 

Sebastian osservò i lineamenti del volto del bruno contorcersi in una smorfia di dolore quando lui ebbe portato il proprio membro contro la stressa apertura altrui. – Thad.. Se non vuoi.. Posso capirlo. – Esalò con voce roca, mantenendo la ferrea ma docile, presa delle mani contro i fianchi ossuti dell’altro che, scuotendo la testa, ri-aprì gli occhi bruni e regalò a Sebastian un sorriso pieno di amore.

- No, Sebastian.. Voglio farlo, perché.. Sei tu. – Dichiarò il moro, portando – attraverso un lento movimento del braccio – i polpastrelli a sfiorare lo zigomo destro del compagno che avvertì una scarica di brividi pervadere la schiena muscolosa.

Smythe sorrise, andando ad inoltrarsi attraverso una dolce spinta, all’interno del corpo di Thad che gemette dal dolore, strizzando gli occhi per lasciar cadere da essi qualche lacrima amara, ma priva di rimpianti o colpe.

- Ti.. Ti amo, Sebastian. –
 

Scosse la testa con lentezza e disperazione, avvertendo quel preciso momento vivido nei suoi ricordi. Thad aveva donato a lui stesso tutto ciò che possedeva di più caro, per poi venir tradito nel più meschino dei modi e
Sebastian avrebbe vissuto con questo macigno sul cuore sino alla morte.

Diresse qualche passo verso il cancello posto ai confini del giardino curato dell’accademia, scorgendovici dinnanzi una figura minuta che, stancamente, manteneva una mano stretta attorno ad una delle sbarre in marmo, le spalle scosse da lievi singulti.

A Sebastian non occorreva scovare il suo viso per capire chi fosse quella persona, per cui si avvicinò con passo lento e pesante a quest’ultima, andando a posare la lunghezza delle sue braccia attorno ai fianchi del bruno che, in risposta, espirò aria dalle narici; nuove lacrime prendevano possesso delle sue guance olivastre, schiacciando al di sotto di esse quelle ormai secche.

Smythe lasciò aderire la superficie del suo petto contro la schiena scossa dai singhiozzi di Thad, socchiudendo brevemente le palpebre nivee. – Perdonami, Thad. Non ti ho mai ferito talmente tanto.. Non cerco di giustificarmi, non ne avrei neanche il coraggio. – Esalò con voce roca, dopo aver accostato le carnose labbra all’orecchio del compagno.

Il moro, da parte sua, non rispose. Continuò a lasciar libera uscita alle lacrime che stancamente lo accompagnavano da quella mattina stessa, da quella mattina quando il suo cuore aveva smesso di battere. Non sapeva se sarebbe riuscito a perdonare Sebastian o meno; il suo Sebastian – perché nel mondo dove Thad si rintanava ogni qualvolta ne necessitava -, Smythe era suo.

Lasciò rivolgere il proprio volto marchiato dal dolore verso l’alto, avvertendo le prime gocce di pioggia far capolino contro il terriccio ormai arido; in fondo, Sebastian non gli aveva mai posto la fatidica domanda che gli avrebbe portati ad essere una coppia a tutti gli effetti, ma dati i suoi gesti nei suoi confronti, aveva pensato che magari fossero solamente agli inizi e che non occorresse dichiarare ufficialmente di essere una coppia.

Era qualcosa di loro, intimo e maledettamente eccitante.
Almeno per Thad.

Si riscosse dai suoi pensieri, dicendosi che forse non avrebbe dovuto sperare tanto da un tipo di persona qual era Sebastian perché lui era solito comportarsi in tal maniera con chiunque passasse dinnanzi al suo campo visivo: Sebastian padroneggiava i giochi e Thad era stato dolorosamente battuto.

Volse il proprio capo da un lato, senza osservare veramente il capo dell’altro posato contro la propria spalla esposta ed ossuta. – Non hai bisogno che io ti perdoni, Sebastian. Tu non mi avrai mai più. –
Smythe esalò un sospiro stanco, comprimendosi con maggior vigore contro il corpo del compagno; voleva assaporare quegli ultimi istanti, sapendo che non ce ne sarebbero mai stati di nuovi.

Avrebbe potuto – dovuto – parlare, ma per cosa?

Prese una decisione: non avrebbe più ferito Thad e l’unico modo era non rivelarsi.

Non rivelare, non rivelargli.

Perdonami, Thad. Ti amo anche io.













L'ex rufus__RN torna ad annientarvi con le sue scritture e stramberie.
Ringrazio, come al solito, chiunque si prenda la briga di leggere qualsiasi cosa fuoriesca dalla mia tastera e, son costretta ad annunciare, che per chi voglia seguirmi, può trovarmi esposta verso nuovi orizzonti (leggasi come la Serie TV "Merlin").
Un caloroso abbraccio ed a presto! <3

 

 

 

 
  
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