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Autore: T a n u k i    06/11/2012    4 recensioni
«Non ho paura. Ho ucciso tantissime persone, ho rischiato la mia vita tante altre volte, come credi che un mostro come me possa provare qualcose la paura? O peggio, come puoi pensare che un essere come me possa amare?», sogghignò, con uno strano sorriso sul volto.
«Ha comai paura»
Rise. «Ma sei scemo o cosa? La paura non so nemmeno cos'è!»
Le prese il mento tra le dita e la voltò verso di sé. «Ripetilo guardandomi negli occhi»
«Cosa?»
«Che non hai paura di affidarti a me»
Il respirò le si mozzò in gola.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Notalone
Not alone




"Forget this life
    Come with me
    Don't look back you're safe now
    Unlock you heart
    Drop your guard
    No one's left to stop you now"
(Anywhere-Evanescence)



    Sibilo.
    Fuoco.
    Boato.
    Bruciore.
    Sapore di sangue.
    Una bomba è esplosa.
    Scappa, dannazione, scappa!
    Affonda le unghia del terreno e tieniti stretta la tua pagnotta di pane, sono giorni che non mangi!
    Nasconditi e non piangere. Tu sei una bambina forte.
    Sibilo.
    Fuoco.
    Boato.
    Bruciore.
    Sapore di sangue.
    Un'altra bomba.
    Corri, corri!
    E' solo uno dei tantissimi morti che si trovano in questa città. A lui non servirà quella pelliccia, prendila tu o morirai di freddo questa notte.
    Non guardare, è solo l'ennesimo corpo saltato in aria.
    Sibil-

    «Merda, basta!», urlò, sgranando gli occhi e mettendosi seduta di scatto.
    Prese a respirare con calma, cercando di regolare invano il battito del cuore. Sbuffando, si passò una mano sulla fronte sudata e, irritata, scostò le coperte in maniera brusca. Odiava quel letto, il sudore e quegli incubi. Il suono delle guerra, del sangue e del dolore si ripresentava ogni notte in ogni dannato sogno, si insinuava nelle sue membra in maniera viscida e subdola, simile ad un serpente che iniettava veleno nei suoi sogni.
    Rivolse uno sguardo all'orologio. «Sono ancora le nove»
    Il medico le aveva consigliato di riposarsi, ma non aveva considerato quegli orribili incubi che continuavano a tormentarla. Si portò le gambe al petto sospirando per poi afferrare il telefono. «Perché non mi consigli una via di fuga da tutto questo, eh?»
    Non ottenne una risposta, ma uno schianto proveniente dalla cucina. Confusa, si diresse verso la fonte del rumore e trovò Nishijima inginocchiato. Il poliziotto brontolava parole incomprensibili e cercava in qualche modo di ripulire il pavimento, ma, nonostante vani tentativi, Minene notò comunque una pentola rovesciata sul piano cottura e una sottospecie di frittata che giaceva sul pavimento.
    «Che ci fai tu in casa mia? Perché diamine sei ai fornelli?»
    Sorrise, sembrava leggermente imbarazzato. «Ti ho svegliata? Non volevo. Scusami, Uryuu»
    «Ti ho detto mille volte che mi devi chiamare Minene e non mi hai risposto!»
    Ridacchiò passandosi una mano tra i capelli. «Beh, ho parlato col medico e mi ha detto che non dovresti sforzarti troppo, così ho pensato di prepararti la colazione.»
    Sentì una morsa al cuore. Si stava ancora occupando di lei, nonostante i suoi orribili modi di fare. «Mi hanno semplicemente amputato la mano, non mi sono rimbecillita di punto in bianco»
    «Lo so, ma non mi dispiaceva aiutarti, poi mi sono reso conto che a cucinare non sono un gran...»
    Lo interruppe con un gesto secco della mano e aprì un mobile, tirando fuori una scatola di cereali. Nishijima la osservò, seduto ancora sul pavimento, mentre si contorceva per tenere sia la scatola di cereali che la tazza di latte. Sorrise, si alzò e le prese dalle mani il latte.
    Lei sbuffò. «Smettila di aiutarmi, potevo farcela benissimo da sola»
    Non le diede ascolto e appoggiò la tazza sul  tavolo. Stava ignorando le sue parole e questo la irritava ancora di più. Tutto era irritante in lui: il suo sorriso solare e rassicurante, il suo profumo dolce, i suoi occhi profondi. La sua vicinanza la faceva sentire... strana. Solo sfiorarlo le faceva battere il cuore con un ritmo insolito, solo pensare ai suoi modi impacciati la spingeva a sorridere, il suo profumo le metteva il buon umore. Sì, tutto questo iniziava a spaventarla, non si era mai sentita così attratta da una persona.
    Si sedette e versò i cereali nel latte. «Come sei entrato?»
    «Quando sei un poliziotto puoi fare tutto quello che ti pare», dichiarò in maniera spavalda.
    «Sii serio»
    «Ho detto alla vicina di darmi le chiavi di riserva che le avevi ceduto»
    Alzò gli occhi. «Come l'hai convinta?»
    «Le ho detto che il tuo fidanzato aveva voglia di farti una sorpresa»
    Sbatté le palpebre, incuriosita. «E chi sarebbe il "mio fidanzato"?»
    Rise. «Io»
    Arrossì e sgranò gli occhi. «Non puoi davvero aver fatto una cosa simile! Idiota! Non sei il mio fidanzato! Idiota!»
    «Non lo sono, ma lo sarò»
    Rise e lasciò che lei continuasse a lanciare una serie di imprecazioni contro di lui. Era stupenda persino quando la mandava su tutte le furie.  Bellissima e dannatamente sua. Lui lo sapeva da quando i loro sguardi si erano incontrati per sbaglio. Aveva sentito il peso delle vite passate ad amare quella donna, quella splendida creatura che il mondo aveva deturpato. Si era ripromesso di prendersi cura di lei, di mostrargli le meraviglie del mondo che lei aveva tanto disprezzato, di insegnarle la fiducia e l'affetto, e ci sarebbe riuscito perché l'amava. Avrebbe sacrificato infinite vite per lei e sarebbe morto con un sorriso sulle labbra pur di difenderla. Lei era il suo tutto. Non sapeva come fosse entrata nella sua vita, ma lui era consapevole che lei c'era sempre stata in qualche angolo della sua mente e avrebbe fatto di tutto pur di tenerla con sé.
    «... e come diavolo ti è saltato in testa, idiota?»
    «Ti amo»
    «Eh?»
    Le prese la mano. «Ti amo»
    La ragazza arrossì, abbassando lo sguardo. «S-Smettila...»
    «No, io ti amo»
    Sospirò. «Non è vero. Le persone mentono e i sentimenti non sono altro che una soddisfazione dei desideri umani. "Amare" è un modo romantico per indicare il sesso, la solita perversione umana»
    «Perché parli così? Perché non lasci avvicinare nessuno?»
    «Sono una terrorista, sono sempre stata sola. Non mi fiderò di nessuno»
    Lui le accarezzò la mano con una dolcezza inaspettata e lei abbassò lo sguardo. «Fidati. Lascia che io sia al tuo fianco, che ti aiuti, che sia io ad occuparmi di te. Tutto ciò che voglio io è la tua felicità. Credimi se ti dico ciò, non voglio approfittare di te o farti star male. Hai paura, è comprensibile.»
    «Non ho paura. Ho ucciso tantissime persone, ho rischiato la mia vita tante altre volte, come credi che un mostro come me possa provare qualcose la paura? O peggio, come puoi pensare che un essere come me possa amare?», sogghignò, con uno strano sorriso sul volto.
    «Hai paura»
    Rise. «Ma sei scemo o cosa? La paura non so nemmeno cos'è!»
    Le prese il mento tra le dita e la voltò verso di sé. «Ripetilo guardandomi negli occhi»
    «Cosa?»
    «Che non hai paura di affidarti a me»
    Il respirò le si mozzò in gola.
    Perché?
    Era l'unica domanda che le veniva in mente. Perché quell'uomo continuava a sacrificare la propria vita per lei? Perché sembrava che lei fosse tutto il suo mondo? Lei non aveva fatto nulla, se non spingerlo verso il suicidio.
    Aveva paura, sì, dannazione! Le persone le avevano solo lasciato cicatrici nel suo cuore, mai un bel ricordo da cullare con un sorriso nostalgico. Aveva paura di diventare debole e venire ferita dai sentimenti o dalle emozioni, aveva paura di qualcosa che non si poteva controllare. I sentimenti non erano bombe; non esplodevano a comando, ma all'improvviso, sorprendendoti.
    Lui si avvicinò, sfiorandole le labbra con le sue. Minene arrossì, ma non si scostò e lasciò che lui indugiasse sulle sue labbra.
    Sospirò. «Proverò a fidarmi»
    Non si sarebbe mai aspettata che un abbraccio così deciso potesse essere così dolce. Sentì le labbra di lui sul suo viso e, nonostante i brividi di piacere che la scuotevano, le scappò un sorriso flebile.
    «Ti amo tanto», le sussurrò tra i capelli.
    «Anch'io», riuscì a dire, mostrando per la prima volta i suoi sentimenti. Non l'aveva detto di proposito, ma le era sfuggito dalle labbra in una maniera così naturale da sorprenderla. «Ehi, mi stai stringendo un po' troppo forte, ho un po' di ferite sul dorso. Se proprio vuoi fare qualcosa di utile perché non mi cambi le garze?»
    Gli occhi di lui si illuminarono, provocando il sorriso di lei.  «Davvero posso farlo?»
    «Per questa volta sì, solo per questa volta», sbuffò imbarazzata.
    Lui sorrise. «Grazie, amore»


Angolo dell'autrice:
Okay, questa è una breve  FF per fare gli auguri al mio amore. Okay, magari è piena di errori, ma lo volevo pubblicare prima che il mio ragazzo tornasse di casa, quindi la correggerò appena potrò. Fatto sta che scrivo con molta più difficoltà e peggio di prima, porca paletta! ç_ç
Grazie, amore. Mi hai accolto nella tua vita con dolcezza, sei riuscito ad abbattere le mie barriere e le mie paure. Mi ci vedo molto in questa breve FF, con un Nishijima che cerca in tutti i modi di abbattere le barriere e le paure di Minene, come alla fine hai fatto tu. Grazie per esserti preso cura di me, nessuno prima di te l'aveva mai fatto. Hai messo da parte i tuoi problemi e ti sei fatto carico anche dei miei dolori. Ti ringrazio, non smetterò mai e poi mai di ringraziarti per questo, amore mio. Anch'io ho sopportato dolori su dolori, ho sempre pensato che delle persone non bisogna fidarsi e che tutti sono delle persone orribili, ma tu.. Tu mi hai cambiata.
Te la pubblico adesso, perché so che a mezzanotte non la potrai leggere, perché sarai occupato a subirti un mio stonato "Tanti auguri!" Quindi gli auguri a dopo, baka, per il momento ti basti sapere che ti amo da morire.





Soul Eater:
Fallen

Tokyo Mew Mew:
Campanule e caramelle
   
 
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