Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Ssun    07/11/2012    1 recensioni
"Per un attimo restammo in silenzio, e poi, finalmente mi baciò. Mi baciò come ne-anche Fabrizio aveva fatto. Assaporai tutto di quel bacio bellissimo. Restammo at-taccati per almeno venti minuti e quando si allontanò dalle mie labbra, mi disse:
- Mi piaci tanto. -
Non ci credevo. Finalmente avevo trovato l’amore. E l’amore era Christian; il mio principino azzurro. Ero contentissima e guardandolo negli occhi, in quegli occhi blu che mi avevano fatto innamorare di lui, gli dissi:
- Anche tu. -"
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 
Inizio estate duemilacinque.
Come ogni giorno mi ritrovavo seduta nella veranda di casa a leggere un libro. Era da parecchi giorni che non uscivo, è tutto questo era colpa del mio ex ragazzo. Per colpa sua, ora avevo il cuore spezzato a metà. Ci eravamo lasciati, lui mi aveva lasciato, senza neanche darmi una motivazione. Dopo sette anni di fidanzamento ancora non ci potevo credere. Sembravo morta, senza vita. Non avevo più voglia di fare niente, né di uscire, né di mangiare, solamente di leggere. Ogni giorno restavo chiusa in casa o andavo nella veranda a leggere da sola. Era l’unica cosa che mi andava di fare, o forse i libri erano l’unica cosa che non mi avrebbero abbandonata mai. Era l’inizio di una nuova estate, che come sempre doveva essere calda e emozionante, ma di quest’ultima, ora ne dubitavo parecchio. Non sarebbe più stata emozionante, come poteva? Non avevo più il ragazzo dei miei sogni accanto a me. Ogni estate con lui era stata fantastica. Mi portava di qua e di là, e ogni volta che ne aveva occasione mi faceva delle sorprese magnifiche. L’amavo ancora, quello era sicuro. Ma ormai dovevo dimenticarlo. Era mattina, ancora non si sentiva il caldo dell’estate, ero seduta a leggere un libro quando mi brontolò la pancia; avevo fame. Mi alzai stuzzicata e salii in casa. Andai verso il frigo e tirai fuori due panini che avevo preparato il giorno prima. Dopo di che, con i due panini in mano, tornai di sotto. Mi sedetti di nuovo sulla poltrona e ricominciai a leggere mangiando i panini. Appena finii di mangiare, squillò il telefono. Corsi su in casa e lo adocchiai sul divano. Lo presi e accettai la chiamata.
- Pronto? -
- Era ora Emily! Finalmente riesco a contattarti! Da giorni provo a chiamarti sul cellulare, l’hai perso? -
Era la mia migliore amica, Jasmine. Come sempre, si preoccupava per me. Era ovvio che non avevo perso il cellulare, lei sapeva bene perché non le rispondevo.
- Ciao! - Risposi sorpresa.
- Ora basta! Rivoglio la mia pazza migliore amica in giro con me! Prima o poi dovrai uscire. Devi dimenticarti di Fabrizio! -
Fabrizio era il mio ex ragazzo, la persona che ora, odiavo di più.. e pensare che una volta, era la persona che amavo di più.
- Non voglio uscire, non c’è la faccio! -
- Mi dispiace.. ma oggi dovrai. Io e Sabrina abbiamo un sorpresa per te! -
Jasmine era tutta felice. Ma io, mai e poi mai sarei uscita.
- Ho detto che non uscirò, non insistere. Se proprio avete una sorpresa per me, venite qua. -
- Emily, ora basta. È da settimane che non metti piede fuori casa, e questo non va bene! Non vuoi uscire? Allora ti conviene prepararti, perché fra tre minuti io e Sabrina saremo lì. E usciremo, che ti piaccia o no. -
No! Stavo per urlarle dietro ma lei interruppe subito la chiamata. Uffa, non volevo uscire. Perché dovevano obbligarmi? Stavo male, davvero. Pensai un attimo, conoscevo bene la mia migliore amica, e se diceva una cosa la faceva davvero. Mi avrebbe spinta fuori casa, anche con le maniere cattive. Era meglio che correvo a vestirmi. Di certo, non volevo essere spinta fuori casa in mutande. Corsi in camera mia e aprii il gigantesco armadio che avevo di fronte. Presi un paio di jeans color blu scuro e una maglietta bianca semplice. Non dovevo farmi bella per nessuno. Corsi in bagno in cerca di una spazzola e appena mi vidi allo specchio cacciai un urlo. Quella non ero io vero? Oddio, stavo per svenire. Lo specchio dava l’immagine di una ragazza che invece di aver vent’anni ne dimostrava il doppio. Avevo le occhiaie e i capelli pieni di nodi. In tutta fretta riuscii a trovare una spazzola, e in un paio di secondi riuscii a togliermi tutti i nodi. I miei capelli erano di nuovo lucenti e belli neri. Decisi che dovevo proprio coprirmi quelle occhiaie che chissà da quanti giorni avevo addosso. Presi la mia trousse di trucchi e tirai fuori del fondo tinta. Me lo misi su tutta la faccia, quella che un giorno adoravo tanto. Poi, decisi di truccarmi un po’. Misi della matita nera sugli occhi e del mascara. Finalmente ero pronta e ora, lo specchio dava l’immagine di una ragazza di nuovo giovane ma piena di dolore e di odio. Finii in tempo perché il campanello suonò pochi secondi dopo. Era da.. non me lo ricordavo. Però, ero sicura che non vedevo Jasmine e Sabrina da almeno due settimane. Mi sentivo abbastanza strana, ma con tutta la grinta che avevo scesi le scale e aprii la porta. Mi ritrovai davanti una ragazza che quasi non riconoscevo più, era davvero bella e come sempre, aveva i suoi bellissimi capelli rossi fuoco che le invidiavo tanto. Alla sua sinistra c’era Sabrina, bella anche lei, ma non come Jasmine. Aveva dei capelli marroni scuro e degli occhi verdissimi. La cosa che adoravo di lei, era la sua indifferenza verso gli altri; non dava importanza al giudizio negativo della gente verso di lei. Imbarazzata rimasi sulla soglia della porta in preda al panico. Erano le mie due migliori amiche però ero in difficoltà. Da due settimane non le vedevo, né le sentivo e ora non sapevo come comportarmi.
La mia difficoltà svanì in un istante, Jasmine mi era saltata addosso.
- Cavolo Emily, finalmente! Mi sei mancata in queste settimane! -
Mi veniva da piangere; era mancata tanto anche a me.
- Mi dispiace tanto, ma non sto bene. - dissi scusandomi.
Sabrina s’intromise:
- Lo sanno tutti ormai, ma devi smetterla di pensare a Fabrizio, divertiti una buona volta! -
Le sorrisi.
- Lo so, e che... -
- Lo sai che abbiamo ragione noi, comunque basta parlare di cuori spezzati o di robe varie, dobbiamo dirti una cosa! - concluse Jasmine.
Le mie amiche mi presero sotto il braccio e mi trascinarono fuori di casa. Mi ero dimenticata di quanto caldo faceva all’aria aperta. Appena scorsi la piscina che c’era da parte a casa mia desiderai con tutto il cuore di andare a fare un bagno, ma era inutile chiedere; avevano qualcosa da dirmi. Mi portarono allo “Snack Bar” dove andavamo di solito, e dove di solito andava anche Fabrizio. Oh no! E se in quel momento era dentro a bere con degli amici?! Cercai di liberarmi dalle grinfie delle mie amiche, ma non c’è la feci. Quando fummo dentro  ci sedemmo in un tavolino per tre e pochi minuti dopo  arrivò il cameriere e decidemmo di ordinare tre coche. Ero davvero curiosa di sapere che sorpresa avevano per me e così domandai:
- Allora? -
- Vedo che sei curiosa! - rispose Jasmine.
- Chi è che non lo sarebbe? Dai ragazze, ditemi tutto! -
- Va bene, allora.. -
Prima di concludere, si girò verso Sabrina e le disse: Uno, due, tre!
Con tutto il fiato che avevano nel corpo mi gridarono:
- Si va alle Hawaii tesoro! -
Oddio! Wao, no ma dico wao! Che bellissima sorpresa! Finalmente cambiavo un po’ d’aria, e un po’ di persone.
- Ragazze siete favolose! Grazie, mille volte grazie! -  li urlai in faccia dalla gioia.
- Lo sapevamo che ti sarebbe piaciuto! Ti faremo dimenticare Fabrizio in un batter d’occhio! - mi risposero ridendo.
Peccato che a me non faceva ridere. Incuriosita ancora di più, domandai:
- Quando si parte? Quanto stiamo là? -
Sabrina rispose alle mie domande. Saremmo partite fra tre giorni e saremmo state alle Hawaii per una settimana intera. Evviva! Quant’ero felice in quel momento?
- Oddio ragazze, non vero l’ora. Grazie, grazie, grazie e ancora grazie! -
- Basta Emily, abbiamo capito che sei felice! Finalmente! - concluse Sabrina.
Già, finalmente.
Quando finimmo di bere, mi alzai e andai a pagare il conto di mia spontanea volontà, e poi, mi pareva giusto farlo. Loro, le mie migliori amiche, le persone che amavo di più mi avevano regalato una vacanza alle Hawaii, dovevo pur fare qualcosa anch’io. Finii di pagare il conto e mi avviai verso l’uscita con Jasmine e Sabrina al mio fianco quando qualcuno gridò il mio nome.
- Emily! -
La sua voce era così famigliare, troppo famigliare che non avevo neanche il coraggio di girarmi a vedere chi era perché, dopotutto io sapevo chi era, e di certo non avevo voglia di rivederlo. Sconfitta mi girai e come non detto, Fabrizio era davanti a me. Continuò a parlare:
- Come stai? E da un paio di settimane che non ti vedo in giro. -
- E allora? Non devi per forza vedermi sempre. Io giro dove mi pare e tu pure. Non frequento più i tuoi posti. -
Dopotutto questo era vero, la sua banda e i posti che frequentavano mi facevano sempre rizzare i peli  della pelle. Un non so che di “tenebroso”.
- Lo so che c’è l’hai ancora con me Emily. - mi disse ancora Fabrizio.
- Ma mi lasci in pace cazzo? Vuoi ferirmi ancora di più? Smettila, in fondo non fai bene neanche a te stesso. Non credo che sei stato con me sette anni così per fare. Pensavo di conoscerti bene, ma ora mi rendo conto che non è così. -
- Emily, basta. Ti rendi conto di quello che stai dicendo? Io non volevo affatto ferirti, ma ormai è andata così e lo sai che mi dispiace molto. -
Ci furono alcuni minuti di silenzio. Non avevo più voglia di discutere con lui di cose che ora non dovevano più importarmi. Rimasi ancora dei secondi in piedi davanti a Fabrizio, poi vidi arrivare una ragazza di media statura e quando le fui abbastanza vicino da guardarla in faccia mi spaventai. Quella era Barbie in carne e ossa! Non stavo scherzando, era identica! Il gesto che fece pochi minuti dopo mi fece vomitare, ma in un certo senso me lo aspettavo. La “Barbie” ora, era abbracciata a Fabrizio e quanto avrei voluto saltargli addosso. Ero gelosa, ovvio che lo ero. Sapevo che Fabrizio ora non era più di mia proprietà però, mi dava tanto fastidio che avrei pure picchiato la “Barbie” per farle togliere le mani che avvolgevano il mio ex, si ex, ragazzo. Mi resi conto che ero ancora in piedi davanti a lui con le mie amiche da parte, e Fabrizio continuava a guardarmi da un po’ come per dire: “Ma te ne vuoi andare?”. Così feci, presi di nuovo le mie amiche sotto braccio e finalmente uscimmo da quel posto che ora odiavo. Sapevo che lui sarebbe sempre andato lì a bere con i suoi amici o con la sua nuova ragazza e dunque avevo promesso a me stessa che se non volevo più soffrire non sarei entrata la dentro per un paio di mesi. Sabrina e Jasmine mi accompagnarono a casa e prima di lasciarci, Jasmine mi chiese:
- Stai bene Emily? -
- Si tranquilla. -
Sorrisi alle due persone meravigliose che avevo davanti a me e poi le salutai con un bel bacio sulla guancia, come facevamo di solito. Le vidi allontanarsi sempre di più e quando mi ritrovai da sola decisi di farmi un bel bagno freddo. Salii le scale e andai verso il bagno, dopo di che accesi l’acqua fredda. Aspettai dieci minuti e finalmente l’acqua era pronta. Mi spogliai, lasciai cadere i vestiti per terra, e mi immersi nell’acqua fredda. Finalmente! Ora potevo dire di stare bene. Qualcosa di bello era successo; sarei andata alle Hawaii con le mie due migliori amiche! Non vedevo l’ora. Stessi a mollo per ben trenta minuti e quando uscii dall’acqua mi avvolsi nell’accappatoio tutto rosa che avevo dietro la porta. Con i miei vestiti in mano raggiunsi la mia camera e poi, aprii il cassetto del comodino per prendere delle mutande e un reggiseno pulito. Indossati andai verso l’armadio e presi un pigiama; anch’esso pulito. Finalmente mi ero rinfrescata, ed ora stavo bene. Ero emozionatissima all’idea di andare in vacanza! Decisi di andare in cantina a tirare fuori la valigia che mi sarebbe servita per partire. Presi una pila, siccome faceva buio, e scesi giù. Sperai di non trovare dei ragni. Con tutta fretta scesi le scale e appena adocchiai la valigia blu scuro la presi e ritornai velocemente in camera. Decisi di mettere già delle cose che sapevo che mi sarebbero servite e poi andai a prepararmi la cena. Non feci in tempo ad arrivare in cucina perché squillò il telefono. Corsi giù in veranda perché era li che l’avevo lasciato e risposi.
- Pronto? -
- Tesoro! Come stai? -
- Mamma! Che bello sentirti. Sto benissimo, tu? Papà? -
- Oh cara, noi stiamo bene e siamo contenti che anche tu stai meglio. Avevamo in programma di passare da te stasera a mangiare qualcosina, solo se ti va tesoro.
- Oh, che bello! Stavo appunto per preparare la cena. Vi aspetto fra venti minuti va bene? - dissi contenta.
- Va benissimo amore. A dopo. -
Riattaccai. Era da abbastanza tempo che non vedevo né sentivo i miei genitori, e ora ero veramente felice. Mia mamma e mio papà mi mancavano tantissimo. Era già da un anno che non vivevo più con loro a Madrid. Per questa sera cercai di pensare ad un buon piatto da cucinare in occasione della loro visita, ma non mi venne in mente niente. Alla fine decisi di preparare un semplice piatto di pasta con del sugo al pomodoro. Incominciai ad accendere la placca, poi misi la pentola e aspettai un paio di minuti prima che iniziasse a bollire. Quando fu pronta, buttai dentro tre manciate di spaghetti e aspettai che fossero cotti abbastanza. Intanto che aspettavo, incominciai ad apparecchiare la tavola. Misi i bicchieri, i piatti, praticamente tutto quello che serviva per una cena deliziosa ma semplice.
Sentii suonare il campanello; erano arrivati.
Andai verso il citofono e aprii la porta ai miei genitori, poi andai svelto a controllare la pasta, era pronta e così la versai nei tre piatti che c’erano sul tavolo.
Siccome mi trovavo al secondo piano, dovetti scendere e appena vidi mia madre l’abbracciai e poi fu il turno di mio padre. Che bello, ero veramente felice di averli qua con me. Li feci accomodare a tavola e mi sedetti pure io. Intanto che mangiammo chiacchierammo un po’.
- Allora tesoro mio, stai meglio? - mi chiese mia mamma.
- Certo, e poi oggi Sabrina e Jasmine mi hanno fatto una sorpresa! - dissi.
- Che bello, di cosa si tratta? -
- Vado in vacanza! -
- Dove scusa?! - intervenne mio padre, sapevo che forse non l’avrebbe presa bene.
- Pà, vado in vacanza alle Hawaii! -
- Non sono d’accordo. Lo sai che non mi piace che la mia bambina se ne vada lontano da casa. -
- Non sono più una bambina, ma’ diglielo anche tu! - mi rivolsi verso di lei.
- Franco, Emily ha ragione, è grande ormai. Le decisioni le prende da sola! -
Finalmente qualcuno dalla mia parte!
- Amore lo so benissimo che Emily è grande, ma non piace e basta! Ormai hai vent’anni e puoi decidere da sola però sappi che.. tuo padre non è d’accordo! - Era un po’ arrabbiato, quello che proprio volevo evitare.
Era da settimane che non li vedevo, non volevo litigare proprio questa sera.
- Va bene papà, ho capito. Sappi però che in vacanza ci vado e lo sai anche tu che mi farebbe molto bene! -
Doveva darmi ragione almeno per quello. Lo sapeva benissimo che avevo chiuso con Fabrizio.
- Certo che ti farebbe bene una vacanza, ma non così lontano da casa e da noi! -
- Sono le mie amiche che hanno deciso il posto, non è mica colpa mia! E poi alle Hawaii non ci sono mai stata, e sono felice di andarci. Tu non mi farai cambiare idea! -
- Attenta a come parli. -
- Va bene, basta. Emily andrà in vacanza punto e stop. Ormai è adulta e si prende le sue responsabilità dunque finiamola qua. Non sono venuta qui per assistere alle tue lamentele Franco! - mia madre intervenne e fece stare zitto mio padre.
Mi dispiaceva molto discutere con lui, ma ormai ero grande e potevo scegliere da sola se andare in vacanza oppure no. E poi scusa, chi non andrebbe alle Hawaii?
Continuammo a mangiare la pasta in silenzio fino a che mia mamma lo spezzò, e per fortuna.
- Come ti trovi in questa casa amore? - me lo chiese con tutta la sua dolcezza, adoravo quando mi parlava così.
- Benissimo. È bella, spaziosa, enorme, è la casa dei miei sogni mamma! - cercai di scherzare un po’.
- Sono contenta! - mi sorrise.
Quando finimmo di mangiare, sparecchiai e mia madre mi aiutò a lavare i piatti mentre mio padre se ne andò fuori in giardino a fumare la pipa. Sapevo che era ancora arrabbiato e questo mi dispiaceva però, poteva anche restare a parlare con noi, anzi con me siccome non mi vedeva da tanto. Mia madre e io finimmo di lavare i piatti e poi decidemmo di guardarci un film insieme come hai vecchi tempi. Siccome mio padre non aveva intenzione di venire di sua spontanea volontà, mia madre gli gridò:
- Franco vieni a vedere un film con noi! -
Ci raggiunse e si sedette vicino a mia madre sul divano siccome io ero sulla mia adorata poltrona a forma di orso. Guardammo un film tristissimo, non sapevo il titolo ma mi era piaciuto tantissimo a parte alla fine dove la protagonista moriva. Ormai si era fatto tardi, e siccome per tornare a casa dovevano farsi ancora due ore di macchina, chiesi a mia mamma:
- Volete restare qui a dormire? -
- Oh grazie tesoro mio, ma preferiamo tornare a casa nostra. Va bene? -
- Certo mamma, come vuoi tu. - le sorrisi.
Accompagnai i miei genitori alla porta e gli salutai con un abbraccio, mio padre si era calmato.
- Ci vediamo presto! - dissi.
Dopotutto la serata mi era piaciuta, finalmente ero stata un po’ con i miei genitori e ora, ero prontissima per la vacanza che mi aspettava. Ero stanca e così andai a mettermi sotto le coperte. In pochi minuti mi addormentai. L’indomani mattina mi alzai verso le undici e andai a fare colazione a base di latte e cereali. Quando finii, tornai in camera e completai la valigia. Dopo, andai verso il bagno e mi feci una bella doccia. Mancavano due giorni alla partenza, dopo domani sarei partita e ormai non stavo più nella pelle. Avevo voglia di partire già domani, ma questa ormai era l’emozione. Il pomeriggio lo passai davanti alla televisione, mi guardai un sacco di dvd che non guardavo da un pezzo. In serata invece mi cucinai per cena dei sofficini ripieni di formaggio e prosciutto, poi decisi di prendere una boccata d’aria e andai in giardino. Alzai la testa verso il cielo e vidi un sacco di stelle, tutte che brillavano. Se brillavano erano sicuramente felici, almeno io la pensavo così. Passai dieci minuti in giardino e poi decisi di coricarmi.
Il mattino seguente mi svegliai alle otto. Che strano! Ma non poi così tanto, sapevo di essermi alzata così presto per colpa dell’agitazione per domani. Quel giorno non feci un gran che, feci colazione come sempre, guardai la televisione tutto il pomeriggio e infine alla sera mi chiamò Jasmine per farmi sapere alcuni dettagli della partenza. Non mi aveva detto nulla di importante, solo di non dimenticarmi il passaporto. Pure questo giorno era passato e finalmente era quasi arrivato il grande giorno. Mi misi sulla poltrona della stanza da letto a leggere un libro che ancora non avevo terminato. Aveva ben mille pagine. Lessi per un’ora e poi andai a dormire. Non riuscii a dormire perfettamente bene ma non ci feci tanto caso. Ormai m’importava solo di prendere l’aereo per volare alle Hawaii. Mi alzai dal letto tutta contenta e andai a controllare se avevo messo tutto quello che mi serviva nella valigia. Okay, avevo messo tutto. Andai in bagno a farmi la doccia e mi lavai svelto il capelli con del shampoo al cocco. Quando finii mi asciugai i capelli e mi vestii leggerissima, ormai faceva caldissimo e non volevo immaginare alle Hawaii. Ora, ero pronta, prontissima per la vacanza che mi aspettava. Ieri, Jasmine mi aveva detto che sarebbe venuta a prendermi alle otto in punto, e ora erano le sette e cinquanta e dunque, prima di scendere al piano di sotto controllai tutta la casa. Okay, anche la casa era a posto. Scesi con la mia valigia e aspettai nell’atrio della casa l’arrivo di Jasmine e Sabrina. Non ci credevo, cioè di solito le mie amiche arrivavano sempre con un po’ di ritardo, ma oggi erano puntualissime. Alle otto in punto sentii il clacson di una macchina, capii subito che era quella di Sabrina. 

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Ssun