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Autore: Columbrina    07/11/2012    2 recensioni
Sottotitolo: L'amore è come il ciclo, secondo Bernie Scott.
Mi amor, questa è per te.

Avvertenze: Bambini precoci, discordanze temporali e neologismi da far venire la nausea.
E' il "giorno del post - it" in quella che è una tranquilla scuola elementare: il piccolo Hugo Scott sta per coronare il suo sogno d'amore con un sorriso e un fascio di margherite appassite.
Con le parole d'incoraggiamento del fratello Bernie e della cinica Rossa... La sua amata Margherita non sembra poi così lontana...
"Fratellino, devi sapere che le femmine non apprezzano mai un pensiero... A meno che non sia chiuso in una scatola blu e sopra non ci sia scritto Tiffany"
Genere: Comico, Demenziale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Nonsense | Avvertimenti: nessuno
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Un post – it che parla d’amore

L’amore è come il ciclo, secondo Bernie Scott

 
Ammirevole che, ogni volta che scoccavano le due, Bernie Scott e il suo fratellino Hugo aspettavano fuori al cancello della scuola elementare privata e davano l’idea di essere capitati lì per caso. Bernie era un curioso e vispo bimbo di dieci anni, con il viso tempestato di efelidi che partivano dall’attaccatura delle orecchie fino a unirsi al centro del naso; era magrolino e con in testa pochi capelli biondastri, amava girare con un walkman nei pantaloni e un taccuino senza penna perché diceva: “Perché usare una penna, quando Dio ci ha dato la mente, gli occhi e la memoria? Il massimo che posso fare con questo taccuino è buttarci la gomma che trovo sul marciapiede”. Aveva un grande spirito d’osservazione ed elaborava teorie convincenti su come vedere il lato positivo di una mutanda risvoltata.
Il suo fratellino Hugo era diametralmente opposto a lui. Fratellino si fa per dire. Aveva nove anni e somigliava più che mai a un bue striato: alticcio, nerboruto al punto che quando entrava in ascensore doveva sedersi per terra e con il viso contornato da ricciuti capelli neri. Non aveva né lentiggini né taccuini. Adorava cogliere i fiori, però… Specialmente le margherite che crescevano nelle aiuole del parco di fronte: scavalcava la bassa recinzione e, infischiandosene altamente del cartello “non calpestare le aiuole”, ne coglieva così tante da farne un sostanzioso fastello.
Cosa ci faceva con tutte quelle margherite? Le regalava a Margherita, la bimbetta più amabile e carina che avesse mai incontrato.
Sebbene la mole, Hugo era come quei peluche che si vincono alle bancarelle ambulanti dei luna – park: più sono grossi, più hai voglia di stringerli con slanci di dolcezza che rasentano l’ipoglicemia e mescolano lo stomaco al punto da farti desiderare di legarti una flebo al braccio, al torace e poi intorno al collo.
“Come fai a sapere che le piacciono le margherite?” gli chiese Bernie, continuando a fischiettare come una barcarola
“Testone! Perché si chiama Margherita, ovvio”
“Oh…” fece il fratello maggiore, increspando le labbra in una smorfia ovale “E se fosse allergica alle margherite?”
“Penso che i suoi genitori l’avrebbero chiamata Rosa…”
“Giusta osservazione. Ma non credi che sia una possibilità da sottovalutare?”
“Oh dai, non mi scoraggiare così… Almeno apprezzerà il pensiero”
Bernie socchiuse lo sguardo e mise un braccio intorno al collo taurino del fratello, con l’aria di chi la sapeva lunga.
“Fratellino, devi sapere che le femmine non apprezzano mai un pensiero… A meno che non sia chiuso in una scatola blu e sopra non ci sia scritto Tiffany”
L’inquietante orologio della torretta che si ergeva di fianco alla costruzione segnava le quattordici in punto, con la lancetta allampanata che puntava sul numero dodici e quella più piccola e incisiva ferma sul due; lo scampanellio si marchiò a fuoco nel timpano del povero Hugo, terrorizzato e un po’ scoraggiato dal cinismo del fratello maggiore. I fiori e le mani erano madide del suo sudore e su quella fronte si sarebbe potuto tranquillamente pattinare.
Subito dopo il terzo scampanellio, fiumane di bambini urlanti si accingevano a infilarsi nelle macchine dei propri parenti, mentre Hugo vagava paurosamente con lo sguardo e Bernie prendeva mentalmente appunti, scrutando il marciapiede in cerca di una gomma. Tutti i bambini che popolavano il cortile, in attesa dei loro genitori, stavano sotto una bella sequoia, piantata in occasione di una lezione di scienze all’aperto; tutti tranne la cinica e spocchiosa Rossa, vicina di casa di Bernie e Hugo, che si avvicinò a loro con prestanza e rigirandosi un ricciolino ramato tra le dita.
“Sapete che è un reato federale violare questa proprietà senza il vostro lasciapassare, che altro non è che un fascicolo lindo e pinto, custodito gelosamente dal preside nel suo sudicio e scuro ufficio?” esordì lei, tronfia dell’orgoglio amerindio che pulsava dalle sue metafisiche vene varicose da menopausa. Poi si indicò orgogliosamente la coccarda che raffigurava un salice piangente placcato d’oro.
Bernie sbadigliò e Hugo tremò, affondando il viso nelle margherite.
“Per chi sono quelle margherite?” chiese poi Rossa, impiantando lo sguardo azzurrino e fintamente disinteressato sul fascio di fiorellini, col gambo completamente coperto dal palmo di Hugo.
“Per la mia morosa”
“Oh… Chi è stata così furtiva da rubarti il cuore e lanciarti crudelmente un incantesimo che ti ha per sempre incatenato alla sua immagine, ai suoi occhi e al suo sadico volere?”
“Secondo te?” fece Bernie, come se fosse la cosa più ovvia del mondo
“Se lo sapessi, credo che avrei sbandierato il post – it ai quattro venti senza il ritegno che si addice a una signorina di buona famiglia, ma solo per il gusto di vederlo perire nel suo stesso sudore” sbottò Rossa, lisciandosi la gonna della divisa e impiantando quegli occhi porcini sul viso magrolino e lentigginoso del bambino, che fischiettava una canzoncina di  Johnny Cash.
“Post – it?”
“Sì Hugo… Oggi è il giorno del post – it. Ogni bambino o bambina nel raggio di cinquantatré metri quadrati di asfalto e recinzioni deve scrivere il nome del proprio moroso su un post – it”
“E perché dovrebbero farlo?”
“Per palesare che l’amore non è così semplice come vogliono farci credere gli adulti. Per farti capire… Drake è innamorato della maestra Blanchard e ha scritto il suo nome su un post – it che ha attaccato alla tela della sala d’arte…”
Rossa indicò un bambino ossuto e deperito dalla denutrizione, con occhiali a fondo di bottiglia e gel a volontà nei capelli biondastri: aveva gli occhi piantati a una finestra con le tapparelle alzate. Bernie emise un lungo fischio.
“Ma Drake è oggetto delle passioni amorose di Charlotte, la bambina con le codine che sta lì in un angolo … Ha attaccato il suo post – it alla fronte per suicidarsi socialmente. Però poi c’è Spud, bambino dell’altra sezione, sconsiderato e ribelle… E che mastica gomme in continuazione…”
A quel punto Bernie impiantò le sue iridi imploranti sulla bocca da ruminante di Spud, che scherzava insieme alla sua combriccola bizzarra e vestita di teschi e ogni tanto lanciava spudorate occhiate in direzione dell’angelica Charlotte.
“Ha un post – it con il suo nome attaccato alla palla da basket… Credono che abbia chiamato la sua palla Charlotte. Che idioti.”
“Credo di dovergli dire che non tutte le gomme sono fresche e saporite… A meno che non l’abbia presa dalla seggiola…”
Rossa gli lanciò un’altra occhiata, intrisa di malefici e malocchio, anche contro - incantesimi per assicurarsi che non fosse una disgrazia già di suo.
“Comunque… C’è anche la piccola ninfetta Lexi… Ha una cottarella per Spud dall’asilo e ha attaccato il post – it alla sua nuova prima di seno. Ma com' era prevedibile, l’acneico e imbranato Callum si è innamorato di lei. Gli hanno fatto una smutandata e ha chiesto al bulletto di attaccargli il post-it alla natica destra. E ancora più imprevedibile è che la brillante Miss Sorriso in persona si sia innamorata proprio dell’imbranato! Cielo ha una faccia piena di crateri quello lì… Sarà stato l’impatto dei batteri che impazzano in questo obitorio…”
“Forse è rimasto troppo tempo a guardare la luna e a sentire i gatti cantare”
“Baggianate, Scott… Comunque Miss Sorriso ha nascosto il suo post – it nel suo cappotto, sull’etichetta, così Paolino non la scopre…”
“Paolino è il suo moroso?”
“Precisamente, Hugo. E indovina un po’… Il post – it con il nome di Paolino è quello della signorina Pippa Lingualunga, la migliore amica di Miss Sorriso. Cielo, se questo non è suicidio morale…”
“E’ un po’ come il ciclo mestruale delle donne… Mamma mi ha detto che è imprevedibile. Penso che l’amore sia quando l’altro prende il posto del tuo assorbente…”
Rossa si coprì il volto con la mano, in segno di rassegnazione; Bernie non sembrò farci molto caso, poiché continuò ad osservare il folto gruppo di precoci amanti e morosi con crescente fascino e diletto.
“Comunque anche Paolino ha le sue pecche; infatti è innamorato di Becky… Quella riccastra, bionda e spocchiosamente intelligente, insomma il sogno di qualunque sfigato. Ma lei ha una pecca peggiore, incancellabile, una colpa madornale che nemmeno dieci Ave Maria potranno cancellare…”
“E cioè?” chiese Hugo, facendo emergere gli occhi brillanti e timorosi dalle margherite quasi appassite e inodori.
“Ha un post – it con il tuo nome”
Il nerboruto bimbo iniziò a battere i piedi in netta protesta col destino, sbollendo la paranoia e trasformando il volto in quello che chiameremo un adorabile e sudaticcio pomodoro maturo; cosa che fece letteralmente inorridire Rossa.
“Ma tu sei innamorato di Margherita…”
E la indicò, quella piacente pulzella che appariva come una Grazia in mezzo alle sue anonime coetanee. Hugo la guardò nello stesso modo con il quale un obeso col diabete guarda la vetrina di una pasticceria, inspirando il fittizio olezzo dei suoi ricciolini rossi che sapevano di shampoo al miele ed espirando tanti fiorellini, così tanti da poter riempire il velo di un rotolo di carta igienica; il tutto mentre delirava sul fatto di bramare paurosamente il giorno in cui avrebbe diviso la sua merenda a base di pane e salame con lei e sul fatto che avrebbero trascorso il resto dei loro giorni a dondolarsi su amache precarie e a scambiarsi tenerezze.
Gli venne un mancamento quando si accorse che i suoi occhi smeraldini gli stavano sorridendo, ignari del proprio magnetismo; Margherita mostrò anche la sua bocca sdentata, senza incisivi e malefatte. Hugo era sicurissimo che stesse guardando lui.
“E lei che nome ha scritto sul suo post – it?” chiese Hugo, mantenendo il contatto visivo e affondando il timido volto rossastro tra le margherite. Sentiva il suo profumo farsi sempre più incisivo, poiché si stava avvicinando, saltellando in modo che la gonnellina si alzasse birichina a ogni folata.
Rossa elargì un sorriso da grande intenditrice, come se volesse insinuare il coltello nella piaga, anche se Margherita stava già facendo un ottimo lavoro.
Si avvicinò all’allegra brigata e sfoderò un altro sorriso, più ampio del precedente, giusto per stringere e incatenare a sé il povero e debole cuoricino di Hugo, che pestava la cassa toracica ogni volta che le sue ciglia di bambina si perdevano in impercettibili battiti.
Invece Bernie si era allontanato un attimo poiché la sua vista da falco aveva scovato un potenziale tesoro.
“Ciao, tu sei Hugo vero?”
Hugo annuì energicamente e quasi si dimenticò di avere il fascio di fiori tra le mani. L’olezzo di miele incalzava tra le membra delle sue pelose narici e si faceva pericolosamente strada fino alla nocciolina intrappolata tra le sue sinapsi e che non gli permetteva di ragionare come avrebbe voluto.
“Che bello, finalmente ti ho trovato…”
Avrebbe detto di sì. Una, dieci, venti, cinquanta, anche cento volte se questo significava passare il resto dei suoi giorni a trangugiare merende e cioccolatini con Margherita, la sua piccola bambina – angelo, ambasciatrice di candide intenzioni e personificazione di tutto ciò che era bello e caro a quel mondo stralunato e pazzo, come il paonazzo di quel volto oscillante tra uno stato trance e uno comatoso.
“Ho qualcosa da darti”
"Oh interessante..." fece Rossa, rimarcando velenosamente l'imbarazzo di Hugo.
Margherita tirò fuori dal diario scolastico un post – it a cui aveva attaccato un adesivo a forma di cuore e con su scritto un nome con un evidenziatore rosa. Un nome profetico ed inequivocabile, che fece sorridere Rossa, mentre le curve della scrittura asciutta e corsiva della bambina prendevano la forma delle asole pasciute della seconda lettera dell’alfabeto…
“Allora daglielo, eh! Ciao!”
Il sogno e l’olezzo di miele svanirono in un cenno, in un sorriso senza incisivi e in un clacson; Rossa raccolse i fiorellini che gli erano caduti a causa dello shock e prese a levare i petali uno per uno, fino a formare un piccolo tappeto bianco sull’asfalto ai loro piedi. Hugo era ancora paonazzo.
Bernie li raggiunse, palesemente affranto.
“Uffa, credevo di aver trovato una moneta da tre centesimi… Allora che mi sono perso?”
“Tante cose, Bernie…”
sibilò Rossa, sorridendo.
Il fratellino inspirò profondamente, mettendosi di fronte a Bernie e sovrastandolo di buona spanna, afferrando un gambo a mo’ di clava come si addice alla più fedele trasposizione del gigante Golia.
E proprio come il suo avo, se la diede a gambe e scappò via portandosi dietro una scia di interrogativi e scetticismo.
Bernie non ebbe bisogno di tante parole e sospirò, guardando i petali che marcivano ai suoi piedi.
“Lo dicevo io che l’amore è come il ciclo… Ti fa buttare il sangue senza che tu possa fare niente per fermarlo. L’unica soluzione è sperare che ti capiti di incontrare un assorbente con le ali, così può cadere dal cielo e salvarti dal baratro. Non c’è che dire, sei nei guai fino al collo e non solo tu, capisci? E’ come una mestruazione di massa. Come se anche i maschi avessero il ciclo e non lo sapessero… A dir poco snervante. Bah!”
Rossa fece scoccare la lingua sotto il palato.
“Non hai tutti i torti… L’amore è forse come il ciclo: aspetti ardentemente che arrivi e quando lo fa, desideri solo che se ne vada subito”
“Già… E’ già difficile essere in due… Cosa succede quando arriva anche un terzo?”
Rossa elargì un sorriso furbesco, lasciando che le estremità delle sue labbra sfiorassero l’attaccatura delle orecchie e le sopracciglia assomigliassero a due falci spioventi.
“Sei fottuto e basta”
Quasi in segno di rassegnazione, Bernie alzò gli occhi al cielo e, perdendosi nella forma indefinita di una nuvola soffice e bianca, sorrise dinanzi a tanta beltà.
“Buono a sapersi. Cose buone, Rossa”
“Vai a quel paese, Scott”
Attese che l’ultimo petalo si staccasse crudelmente dal gambo e che l’ombra di Bernie fosse solo uno spettro effimero, ora che aveva svoltato l’angolo per non tornare più fino alle quattordici del giorno successivo; poi la piccola e precoce bimba prese dall’astuccio una penna e il suo post – it giallo limone; vi scrisse sopra il nome di Bernie, disse “Amore, vai a quel paese… Tu e quel cecato dell’amico tuo con le ali…” , strappò il post - it e si avviò verso la macchina nera e blindata del papà, arrossendo timidamente.
 






Messaggio per la pagina web:

Salve lettori coraggiosi e impavidi,
spero abbiate gradito quest'assaggio di follia... Anche se non sono sicura di averlo inserito nella sezione giusta.
Bah... Questa situazione non(ha)sense...
E' del tutto senza pretese, spero solo che faccia felice la mia micetta e voi anime purganti.

You know I love you.
S.



Messaggio per la mia micetta:

Mancano due settimane abbondanti, quindi non mi dilungherò in auguri chilometrici e papiri strappacuore...
Spero solo ti piaccia, amour.
Sappi che io e la biondastra ti adoriamo tanto.

la micetta Sariù

















   
 
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