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Autore: flautista_pearl    07/11/2012    8 recensioni
«Stronzo». Fu l’unica parola che riuscii a pronunciare. Corsi verso casa e sbattei violentemente la porta. Mi accovacciai e mi abbandonai a un silenzioso pianto. Piplup, che era in salotto, mi raggiunse all’istante sentendo i miei singhiozzi soffocati.
«È tornato», gli sussurrai.
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ash, Kenny, Lucinda
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Anime
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Pokémon

Un’amicizia che profuma d’amore

Illusa.
Mi ero illusa.
Pensavo che lui tornasse come mi aveva promesso al molo. Non c’è nulla di cui preoccuparsi, aveva detto.
Lui non è tornato; me lo dovevo immaginare: lui è interessato alle lotte e non ai suoi amici. Scommetto che non è mai passato a salutare Brock o Vera o… Misty.
Secondo me, Misty non è che sta molto meglio di me: era stata la sua prima compagna di viaggio; dopotutto lei era colei che conosceva di più Ash, ci ha viaggiato insieme per Kanto e Johto. Forse aveva già rinunciato ad aspettarlo, conosceva il suo carattere e sapeva che non sarebbe mai più tornato.
Erano passati precisamente cinque anni dal suo addio; sì, perché il suo non era un arrivederci. Non si è fatto vedere per anni; nessuna visita, chiamata o lettera.
Sentivo parlare di lui solo in televisione quando per un soffio non vinceva una lega di una regione.
Dondolai lentamente sull’altalena che aveva sopportato tanto i miei pianti e le mie sofferenze.
Beh, c’era Piplup, il mio migliore amico, di lui ci si può sempre fidare e contare, in qualunque momento. Ti consolava e ti dava uno di quegli abbracci così affettuosi e calorosi che scordavi immediatamente la solitudine che poco prima si era impadronita di te.
Poi c’erano Barry, che mi videofonava ogni sera alle otto meno un quarto precise, fatto che avrebbe dato forte scandalo se fosse successo un paio di anni prima, e dichiarava solennemente di fare una multa salatissima ad Ash Insensibile Ketchum, come lo definiva lui. C’erano la saggia Camilla e l’altrettanto saggio Brock; Cetra e Cory, due ragazzi che a parer mio non vogliono ascoltare il proprio cuore.
Per l’amor del cielo! Stanno dalla mattina alla sera a litigare per un nulla. Della volte mi chiamano e, dopo avermi spiegato la situazione, mi chiedono chi abbia ragione tra i due. Non fanno altro che litigare e dire che si voglio un bene dell’anima.
Lei, almeno, è fortunata, il suo più caro amico le è accanto. Ash invece era chissà dove a battere la lega di una regione, forse ha già trovato una ragazza ‒ se ha capito il significato della parola amore, ma dubito altamente ‒.
Infine c’è Kenny, lui sì che non ti abbandona. C’è sempre e mi capisce; è inoltre innamorato di una ragazza; mi ha rivelato che è una persona intelligente, gentile, dolce, e molto attaccata ai suoi amici, l’unica cosa che non mi ha mai svelato è il suo nome; eppure, Kenny per me è come un fratello, perché non svelarmi il nome della ragazza?
Ha detto inoltre che io conosco quella ragazza ma non so chi potrebbe essere. Potrebbe essere benissimo Zoey ma dubito che lo sia, visto che non l’ho mai visto che ci provava con lei. Ursula non credo faccia parte del gruppo dei gentili e dei dolci. Potrebbe essere Jessilina oppure Vera…
Una folata di vento mi scompigliò i capelli, ma non ci diedi peso. Sorrisi, se fosse successo diversi anni fa, avrei preso lo specchietto e la spazzola a velocità supersonica dal mio zainetto giallo; invece adesso, sono qui sull’altalena fissata al ramo dell’albero davanti casa.
L’altalena che mi ha sopportato per cinque interminabili anni.
Dondolai un’ultima volta prima di alzarmi con un sorriso mesto sulle labbra, il sole stava tramontando. Come sempre da quel maledetto giorno di cinque anni fa.
Mi voltai per andare dentro e vidi un Ash chino, le mani sulle ginocchia, piuttosto affannato che stava inspirando ingenti quantità d’aria; Pikachu gli stava correndo dietro e quando lo raggiunse si accasciò per terra esausto.
Il mio cuore perse un battito, ma lo recuperai in fretta. Sentii che cominciò a martellarmi forte ed io non poté far altro che portarmi le mani al petto nel tentativo di placarlo, ma invano.
Quando i suoi respiri iniziarono ad essere più regolari, alzò lo sguardo e incrociò i miei occhi e con un sorriso a trentadue denti, disse: «Ciao!».
Un attimo. E un fragore fece volar via tutti i Pokémon tipo volante dei dintorni. Io con la mano levata e Ash con le sue sulla guancia sinistra che la massaggiavano.
«Stronzo». Fu l’unica parola che riuscii a pronunciare. Corsi verso casa e sbattei violentemente la porta. Mi accovacciai e mi abbandonai a un silenzioso pianto. Piplup, che era in salotto, mi raggiunse all’istante sentendo i miei singhiozzi soffocati.
«È tornato», gli sussurrai.
Piplup recepì all’istante e in un secondo aprì la porta e scivolò fuori.
Salii in camera e serrai la porta a chiave. Mi rannicchiai con la schiena appoggiata all’uscio e mi guardai le mani.
Pensavo che quando fosse ritornato gli avrei dato il nostro cinque. Invece non più di una cinquina di minuti fa mi limitai a guardarlo truce negli occhi che pian piano mi diventarono lucidi, sfuocandomi la vista, con la mano destra gli diedi uno schiaffo e mi concedetti l’onore di rifilargli uno stronzo.
Perché lui lo era.
Ricompare dopo anni ‒ anni ‒ e tutto quello che disse era un misero “Ciao”.
Mi alzai e guardai la foto sul comò, la quale ritraeva me ed Ash nel momento in cui ci scambiavamo il nostro cinque. Presi in mano il portafotografie e lo lanciai verso la parete, piccole schegge di vetro volarono per tutta la stanza, ma non me ne preoccupai.
«Che succede?», chiese mia madre. Sentii i suoi passi salire i gradini delle scale e la sua mano che tentava inutilmente di aprire la porta della mia camera.
«Niente», le risposi con voce spezzata.
«Come niente? Giù c’è Ash!», aggiunse in seguito con una sfumatura sorpresa.
Ricacciai le lacrime.
«Appunto, niente!», risposi in un tono così sarcastico che mi meravigliai io stessa della mia reazione.
Mi buttai sul letto, lanciai le infradito per aria ed affondai il viso nel cuscino, la cui federa divenne ben presto umida dalle mie lacrime.
Mi ripetei nella testa la frase lui è tornato. È tornato
Dopo mezz’ora, in cui mi lasciai ad un lungo pianto, sentii qualcuno bussare alla porta.
«Lucinda…», l’inconfondibile voce di Ash sembrò molto più profonda di quanto non era cinque anni fa.
Mi bloccai. Cercai di non far scricchiolare il letto, ma invano.
«So che sei là dietro», fece Ash bussando alla porta.
Strinsi il cuscino più forte tra le mie braccia e mi raggomitolai sempre di più nel letto.
«Lucinda stammi a sentire, ti posso spiegare…».
«Non ti voglio ascoltare», gridai con le lacrime agli occhi, scagliando il cuscino verso la porta.
«Allora dovrai per forza», replicò a voce alta Ash, convinto che potesse sistemare le cose in poco tempo. Cinque anni in una sera, come se fosse facile
«È stato Kenny», affermò con fermezza.
Io immediatamente mi irrigidii. Le parole mi trafissero il cuore, come una freccia appena scoccata. La frase mi suonò chiara e netta.
Mi alzai lentamente dal letto, poggiai i piedi nudi sul pavimento freddo, nonostante fosse estate. Presi il cuscino da terra, lo strinsi tra le braccia e mi sedetti davanti alla porta.
«È stato Kenny a non farmi venire da te. Era stato più o meno due anni fa, quando avevo finito l’ennesima lega… Avevo deciso di prendermi una pausa, cosa molto strana per me; me l’ha suggerito mia madre quando aveva visto che non ero più l’Ash frizzante di una volta. Ed aveva ragione…».
Potevo vedere chiaramente il suo volto deluso, nonostante la porta ci separasse. Potevo immaginare con precisione il suo viso.
«Poi avevo deciso di trovarvi; tu, Brock, Vera…».
Ci fu una lunga pausa, in cui il silenzio regnò incontrastato. Solo il piccolo ticchettio dell’orologio disturbava quella quiete.
«Quando arrivai al porto di Canalipoli, c’era Kenny», cominciò. «Mi disse che non c’eri… che eri partita per Johto. Ed io ingenuamente ci andai all’istante».
Ancora non credevo alle parole che appena udii.
Era stato Kenny.
Lui, una persona di cui potevo fidarmi ciecamente. Lui, che mi sosteneva nei momenti difficili. Lui, il bambino che mi chiamava Lulù ogni volta che mi incontrava. Lui, che mi allontanò da Ash per cinque anni.
Non ci volevo credere. Non volevo.
«Ash Ketchum sei un grande deficiente! È impossibile!», urlai con voce rotta.
«Poi anche non crederci ma è così», replicò convito.
«Pi-Piplup!», gridò il mio Pokémon dall’altra parte della porta.
«Anche tu Piplup?! Sei dalla sua parte? Di chi mi devo fidare adesso?», chiesi mesta, più a me che agli interlocutori.
«Non è dalla parte di nessuno, Lucinda», mi rispose Ash. «Sa cos’è successo. Dopo che te ne sei andata a casa. Era arrivato Kenny, Piplup ha visto tutto. Ha visto l’altra sua faccia. Beh… adesso puoi aprire questa porta?».
«No!», reagii. «E se anche fosse, non puoi basarti su un’affermazione per sapere dove sono», gridai cercando invano di trattenermi nel singhiozzare.
«Già e me ne rammarico», la sua voce si fece più bassa, quasi sussurrasse. «Ero deficiente, credo che tu lo sappia», fece lui ridendo.
«Un gran deficiente, secondo me», commentai sarcastica, stringendo il cuscino con più forza.
«In effetti, ti ho cercata per tutta Johto e non c’eri. Eri l’unica».
Inarcai un sopracciglio e incrociai le braccia sotto al seno. Fissai intensamente la porta davanti a me impaziente di cosa avrebbe avuto da dire Ash.
«Eri l’unica che non riuscivo a trovare. Misty era in palestra, Vera era con Drew a Kanto, Tracey come sempre dal professor Oak, Brock al Centro Pokémon di Plumbeopoli accanto all’infermiera Joy, il piccolo Max, ora non più, è in viaggio a Johto e te… Beh non lo sapevo. In televisione dicevano che eri in una regione che è dall’altra parte della Terra; credo che si chiamasse Na… Na qualcosa. E quindi ti ho aspettato».
«E hai fatto male!».
«Già», sospirò. «Scoprii poi che la televisione mentiva, era incoerente. Una volta diceva che eri a Kanto poi a Hoenn. Sai cosa fanno per avere più telespettatori? Chiamai infine Brock. Era infuriato, non l’avevo mai visto così; ma era comprensibile. Mi disse che eri sempre stata a casa. Allora corsi immediatamente al porto e in un giorno arrivai a Canalipoli. E indovina chi c’era?».
«Kenny», risposi mesta.
Non più di una quindicina di minuti fa lo ritenevo il mio migliore amico, ma adesso…
Io mi fidavo di lui.
«Ma perché lo ha fatto?», gli chiesi, scordandomi di essere furiosa con lui.
«Amore. Almeno è quello che ha detto lui».
Amore.
Io, ero solamente io. Quella persona intelligente, gentile, dolce, e attaccata agli amici… Ero io. Ebbi un tuffo al cuore e cominciai a singhiozzare.
Era… colpa… mia…
Però non del tutto, una gran bella fetta era sua. Ancora non l’avevo perdonato. Non posso. Non voglio. Perché se lo facessi si allontanerebbe sempre di più, fino a scordarsi di me. E poi io non sono più la bambina di dieci anni che Ash incontrò, ero cresciuta. Poteva telefonarmi, inviarmi una semplice lettera invece che fidarsi delle parole di Kenny.
Anche se poco prima non conoscevo l’altro suo aspetto. Ma come disse Ash, l’ha fatto per amore. Per amore
Anche se il fine non giustifica mai i mezzi, ma in amore e in guerra tutto è lecito, come dicono tutti.
Scrissi tutto ciò che accadde nel mio fidato diario, memoria di tutta la mia vita, l’amico che ti conosce. Abbozzai un sorriso quando rilessi le pagine dietro fino ad arrivare a quel inevitabile giorno sulla banchina al crepuscolo.
Mi accorsi che i miei occhi fecero fatica a leggere e alzando lo sguardo vidi che la luce fioca che invadeva la camera proveniva solo dalla lampada sul comodino.
Osservai dalla finestra aperta che al tramonto si sostituì un magnifico cielo stellato. Mi avvicinai e una folata di vento mi fece rabbrividire, il che era senz’altro anomalo. Mi voltai e notai che era già mezzanotte.
Non sapevo che fare. Non avevo per nulla sonno, dopo quel che è successo non riuscivo ad abbandonarmi alle braccia di Morfeo. Avevo fame, non avevo cenato, quindi decisi di scendere in cucina. Ma se scendessi era inevitabile che sarei passata per il salotto e conoscendo Ash, sarà sul divano ad aspettare che io esca.
Esitai ad aprire la porta.
Quando l’aprii, il mio cuore perse un battito ma immediatamente accelerò; i battiti erano così veloci che riuscivo a sentirli nelle orecchie con il silenzio incontrastato che regnava sovrano in tutta la casa.
Ash, Pikachu e Piplup erano sdraiati davanti alla mia porta. I Pokémon erano abbracciati ad Ash e dormivano.
Una lacrima mi solcò una guancia, l’asciugai e scavalcai i corpi che alzavano a intervalli regolari.
Scesi le scale e mi preparai un panino in cucina. La casa era si silenziosa e mi capitò più volte che un brivido mi percorse la schiena, pensando che Ash si fosse svegliato e sarebbe sceso, invece era il vento che sibilava.
Era mezzanotte quando finii il panino. Salii al piano di sopra e saltai Ash e i Pokémon per andare in camera. Misi il pigiama e mi infilai sotto le coperte, era notte particolarmente fresca dovuto al vento. Mi alzai di scatto e presi una piccola coperta dal comò. Pensai che avrebbero preso freddo se non avessero almeno una copertina e poi oltretutto dormivano sul pavimento ghiacciato.
Gli stavo adagiando la coperta lentamente assicurandomi di coprire le schiene e le spalle e soprattutto di non svegliarli, quando qualcosa mi afferrò il polso sinistro.
«Non te ne andare», sussurrò una voce, quella di Ash. Aveva gli occhi chiusi, sembrava convinto che sarei uscita dalla camera; allentò la presa dopo qualche minuto.
Restai un attimo attonita, massaggiandomi il polso, non che la presa fosse particolarmente stretta, ma per assicurarmi che fosse tutto vero e non un sogno, un sogno speciale; poi sorrisi e gli occhi mi diventarono lucidi.
Presi il cuscino e la coperta dal mio letto e mi sistemai accanto a lui per terra.
E ci addormentammo.
 
 
 
L’amore è la più saggia delle follie,
un’amarezza capace di soffocare,
una dolcezza capace di guarire.
William Shakespeare
 
 
Angolo dell’autrice pazza:
Eccomi dopo settembre, una one-shot sulla pearl. L’avevo scritta durante l’estate ma volevo pubblicarla solo nel mio compleanno. *volteggia*
Come avete notato non ho resistito a non scrivere una citazione di Shakespeare *-*
Io lo amo, forse l’avevate già capito se avete letto la mia one-shot su Detective Conan, e poi lui ha inventato il mio nome.
So che questa one-shot fa abbastanza schifo… ma mi piacerebbe sapere una vostra impressione.
Le storie sono ancora in sospeso: il liceo scientifico ti può uccidere ed io intelligentemente ho scelto il liceo scientifico più difficile della zona...
   
 
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