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Autore: unisaur    08/11/2012    4 recensioni
'Sono Taylor Alison Swift. Ho 15 anni e la mia vita è uno schifo.
Avete la benchè minima idea di quanto sia orribile essere sbattuta sugli armadietti o essere picchiata senza un vago motivo?
Vi siete mai sentiti come se stessi crollando?Vi siete mai sentito fuori posto? Come se in qualche modo non foste adatti e nessuno ti capisca?
Non avete idea di come sia.....Benvenuti nella mia vita!' questo poteva essere un perfetto biglietto da visita per la mia vita.
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti
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-Why you gotta be so mean?-
 
 

'Sono Taylor Alison Swift. Ho 15 anni e la mia vita è uno schifo.
Avete la benchè minima idea di quanto sia orribile essere sbattuta sugli armadietti o essere picchiata senza un vago motivo? 
Vi siete mai sentiti come se stessi crollando?Vi siete mai sentito fuori posto? Come se in qualche modo non foste adatti e nessuno ti capisca?
Non avete idea di come sia.....Benvenuti nella mia vita!' questo poteva essere un perfetto biglietto da visita per la mia vita.
 
Ricordo come se fosse ieri quel giorno: stavo camminando nel corridoio della scuola, stringendo forte i miei libri e con la testa bassa cercando di non  incrociare lo sguardo di qualche cheerleader che probabilmente, anche quel giorno, avrebbe fatto commenti sul mio abbigliamento molto diverso dal loro. 
Le altre ragazze indossavano vestitini attillati e tacchi altissimi, io indossavo dei jeans a caso e una maglietta semplice. Loro si truccavano, io indossavo i miei occhialoni blu. Loro avevano i capelli perfettamente curati, i miei invece erano disordinati e spettinati raccolti in una coda di cavallo. 
Diciamo che non ero molto apprezzata nella mia scuola, insomma c'era la solita scala gerarchica come in tutte le altre "normalissime" scuole americane: gay e lesbiche nel cassonetto, nerd con la testa nel water, ragazzi normali, ragazzi popolari e all'apice di questa piramide c'erano cheerleader e giocatori di football che si credevano Dei scesi in terra. La mia categoria era tra i nerd, anche se io non mi definivo così, ero una semplice ragazza che voleva avere un futuro, certo ero un pò timida, ma avevo amici!
Abigail era la mia migliore amica, ne avevamo passate tantissime insieme! Parlottavamo durante le lezioni delle ragazze che si credono davvero fighe, ma che in realtà non se le filava nessuno. Abigail non era presa tanto di mira come me perchè lei era decisamente più bella e aveva un certo feeling con il quarterback della squadra di football.
Diciamo che lei è sempre stata fortunata, il contrario per me che la sfiga mi ha sempre peseguitato. 
Ma torniamo a quel giorno: stavo poggiando i miei libri nell'armadietto per prendere gli altri per la lezione successiva quando ad un certo punto si avvicinò un gruppo di cheerleader (oche) che mi guardava ridacchiando e sventolando quegli stupidi pompon rossi e bianchi. 
"Sarà la giornata più brutta della mia vita" pensai ricordando il messaggio di Abigail che diceva che non sarebbe venuta a scuola per una settimana. Non avevo nessun altro oltre lei; avevo il mio gatto, ma non potevo portarlo a scuola.
Mi avviai in classe con sempre lo sguardo basso fissando le mie normali scarpe da ginnastica. Sentii i passi rumorosi di Josh Christer, un bulletto del gruppo di football che mi minacciava per fargli i compiti e io, se non volevo avere un occhio nero, dovevo ubbidire.
-Hey Swift! Tu!- mi disse dal fondo del corridoio. -Dove sono i miei compiti di algebra?!-
-Io.....Non ho...- balbettai.
-ASCOLTA, PUTTANELLA! DEVO AVERE QUEI COMPITI, OK?!- alzò la voce troppo forte per i miei gusti.
-Mi dispiace non ho avuto tempo...- esitai, ma lui mi interruppe di nuovo.
-SEI NEI GUAI SWIFT,LA PAGHERAI CARA!- mi trascinò nello stanzino. 
Alzò il braccio prendendo la carica. Serrai gli occhi e strinsi i denti. Senti una forte fitta alla pancia; mi accasciai a terra tossendo. Mi assesta bene un calcio sulla tempia. Sento il dolore lancinante per tutto il corpo. Un gemito di dolore mi scappò dalla bocca.
-E' quello che ti meriti!- disse lui colpendomi con un sinistro sulla costola. Delle lacrime scesero veloci sulle mie guance. 
-Adesso mi farai il doppio dei compiti- disse furioso in volto -Ok?!- non risposi perchè non avevo fiato nei miei polmoni.
-Ho detto......OK?!- urlò lui più forte. Annuì con le poche forze rimaste mi pulii il sangue che mi usciva dal labbro con la manica del mio maglione.
Lui andò via lasciandomi lì a tossire e sputare sangue. Strisciai verso il cassone dello stanzino. Mi aiutai con esso per alzarmi, cercai di fare un passo ma le mie gambe erano distrutte perciò caddi a terra. La montatura dei miei occhiali si ruppe e le lenti frantumarono e mi tagliarono mezzo sopracciglio. Sentii un lancinante dolore per tutta la fronte. Resoconto delle condizioni del mio corpo: tempia e sopracciglio sanguinanti, gambe e braccia piene di lividi. 
Mentre giacevo lì sul pavimento freddo pensavo a troppe cose: a come l'avrei detto a i miei, se i bulli finiranno mai di picchiarmi, se riuscirò a vivere fino ai 30 anni, di cosa ne farò della mia vita....Troppi pensieri bui mi passavano per la testa; pensando e ansimando alla fine riuscii ad addormentarmi lì stesa sul pavimento.
Al mio risveglio ero nell'infermieria della scuola. Riuscii ad alzare poco la testa, ma faceva davvero male!
Qualcuno si avvicinò al lettino: la prof. Gregory, l'insegnante di Matematica.
-Come è successo? Chi è stato?- mi chiese tranquillamente sedendosi delicatamente affianco a me.
-Sono solo caduta- spiegai. Non potevo dire che Josh mi aveva procurato tutti quei lividi, probabilmente mi avrebbe picchiato in modo più volento.
-Stai mentendo- mi guardò fissa negli occhi.
-No- mentii ancora una volta -Lo giuro- finsi un sorriso.
-Perchè non me lo vuoi dire?- semplice, non voglio morire questa volta. Lei continuò -Almeno dimmi come è successo- mi propose lei.
Non dissi niente, semplicemente mi buttai tra le braccia della professoressa scoppiando in lacrime. Lei mi stringeva forte e il dolore dei lividi mi fece emettere un gemito di dolore.
-Scusa- disse lei accarezzandomi il viso. -Chiunque sia stato lo espelleremo- cercò di rassicurarmi.
Oh, no! No,no,no,no,no,no,no,no,no. Avrei avuto tutta la scuola contro, sarei passata per la spiona oltre che la secchiona. Non ho mai capito perchè mi picchiavano, non avevo mai fatto niente di male, non avevo ucciso nessuno, non ero cattiva, ero molto disponibile per tutti, certo, un pò timida e imbranata, ma perchè merito tutto ciò?
-La prego non chiami nessuno- supplicai.
-Non succederà niente,puoi benissimo cambiare scuola dopo averlo sospeso, non sei sola, è il tuo bullo che ha un problema non tu. Tu sei speciale Taylor, lo vedo nei tuoi voti, nel modo in cui segui attentamente le lezioni e...-
-Secchiona...- borbottai, ma lei evidentemente mi sentì.
-Basta con questo nomignolo, è stupido. Fossi in te preferirei essere una secchiona che una gallina come loro o, come dite voi giovani, una puttanella!- esclamò rossa dalla rabbia. Alzai lo sguardo stupita: la prof non aveva mai usato questi termini.
-Più sacrifici fai, più in alto finirai. Puoi benissimo immaginare quelle persone cattive nel futuro ubriache in un bar, parlando della partita di football, ma nessuno gli ascolta. Borbottando sul fatto che tu non hai avuto successo. Ma, credimi, sono patetiche, bugiare e.....sole nella loro vita! Fidati, tutto ciò ne varrà la pena, ti renderà più forte! Non abbatterti, sii forte, sempre!- mi rassicurò.
Le sue parole mi avevano colpito, veramente. Erano state forti come i calci di Josh, così cominciai a piangere.
-Chi è stato?- mi sussurrò nell'orecchio.
Non avevo nient'altro da perdere, tanto lo sapevo che prima o poi mi avrebbero ucciso, perciò meglio dirlo ora.
-J...Josh- balbettai singhiozzando.
-Josh chi?- chiese.
-Josh Layman- dissi.
-Josh Layman?- 
-Si- risposi.
-Abbiamo chiamato a casa, tua madre ti sta aspettando fuori- disse l'infermiera entrando. Delicatamente la professoressa mi diede una pacca sulla spalla.
-Sii forte!- mi incoraggiò -Puoi andare- mi sorrise e io ricambiai il gesto. Salutai con la mano e uscì fuori.
Camminai a grandi falcate fuori dall'edificio della scuola. Faceva un gran freddo e per terra c'era ogni tanto qualche cespuglio o albero con le punte innevate.
Sospirai pensando di essere di nuovo in salvo; mia madre mi corse incontro per poi abbracciarmi calorosamente in lacrime.
-Non respiro- dissi con voce strozzata dalla sua stretta.
-Scusa, scusami- disse lei staccandosi -Stai bene? Oh, guardati - sconsolata, mi spostò una ciocca di capelli che nascondeva il graffio sul sopracciglio e un livido sulla tempia -Da quanto tempo va avanti questa storia?- chiese mettendosi le braccia sui fianchi.
-Due anni...- sussurrai imbarazzata.
-Cosa?- 
-DUE ANNI!- urlai. Mi riabbracciò più forte. Mi sentii per una volta protetta, non volevo andarmene dalle sue braccia. 
-Ti prometto che tutto ciò finirà: cambierai scuola, la sceglierò con cura, non ci saranno bulli, cambieremo anche città, denunceremo la scuola e...-
-No, va bene. Oltre Josh nessuno mi maltrattava, probabilmente verrà sospeso, o addirittura espulso- eppure speravo che non fosse così.
La notte non riuscii a dormire, avevo troppi problemi a cui pensare, ad esempio se Josh sarà sospeso o meno, in tal caso avrò tutti i suoi amici contro. Per un momento riprovai il dolore che avevo assaporato il pomeriggio stesso. 
'Perchè tutto ciò a me? Cosa ho fatto? Cosa ho che non va?' 
Pensando e ripensando finì sul sprofondare in un lungo sonno.
 
La sveglia suonò e un altro giorno di inferno stava per cominciare. Mi trascinai in bagno e velocemente mi preparai. Feci colazione e mi vestii. 
Prima di uscire mi guardai allo specchio: ciò che vedevo non mi piaceva per niente, non ero abbastanza bella, non avevo le curve giuste, nemmeno i capelli, odiavo il mio naso, le mie labbra, tutto!
Dovetti scendere richiamata dalla voce di mio padre.
Ero in macchina, il cuore batteva velocemente e avevo paura. Sentii gli occhi pizzicare, ma non era il momento di piangere.
'Sii forte' la voce della mia insegnante mi echeggiava nella mente; aveva ragione, ma perchè non riuscivo ad auto convincermi che lo ero veramente?
Quando entrai dentro la scuola percorrendo i corridoi non mi sentivo abbastanza.
Non mi sentivo abbastanza bella per vivere in questa società, non mi sentivo abbastanza intelligente, non mi sentivo all'altezza di....niente!
Camminavo a testa bassa, di nuovo. Ero sola, per conto mio perchè avevo imparato a non fidarmi di nessuno, anche la persona più amica avrebbe potuto giudicarmi.
Nonostante il mio sguardo fisso sul pavimento, sapevo che tutti mi stavano fissando e fu così che incominciai a respirare a fatica.
'Smettetela di fissarmi! Sono un essere umano normale anch'io!' volevo urlare, ma non avevo voce, le parole si sarebbero fermate nella gola.
Mi sedetti al mio banco sotto l'occhio vigile di tutti, anche del professore di spagnolo. 
Sessanta minuti volarono via velocemente, mentre io ero rimasta tutto il tempo ad ascoltare o a pensare su una mia possibile morte.
Quando suonò la campanella sentì di nuovo il sapore del sangue in bocca e cominciai a mordermi nervosamente il labbro.
'Oh, sì, morirò' pensai.
-Ciao spiona- squittì Candace Lawrence, la capo cheerleader, tra le varie risatine del suo gruppo -Josh è stato sospeso e tu sai cosa succederà- altre risatine.
Annuì mentre il mio cuore palpitava ansioso.
Candace mi sputò sui miei jeans preferiti e andò via, seguita dalle sue 'discepole' che sventolavano sulla mi faccia i loro pompon dandomi nomignoli alquanto offensivi.
Sospirai stringendo i miei libri e avanzando lentamente per il corridoio cercando di arrivare sana e salva nell'aula di biologia.
Il destino non è mio amico,mi odia e io odio lui.
-Eccola- sentii borbottare vicino a me.
'Cavolo' pensai accellerando il passo.
-Dove pensi di andare, Swift?- sentii dire dietro di me.
'Cavolo, cavolo!' accellerai ancora di più a testa bassa.
-Dove stai andando?- mi chiesero affianco a me.
-Biologia- sussurrai.
'Signore, fammi arrivare sana e salva alla lezione' pregai.
-Non vuoi giocare con noi?- disse uno del gruppo, saranno amici d Josh.
'Ave o Maria, piena di grazia, il Signore è con te'
-No, non mi va- risposi fredda senza guardargli negli occhi.
-E perchè no? Non ti mangiamo mica-
'Padre nostro, che sei nei Cieli sia santificato il tuo nome'
-Non voglio- protestai mantenendo la calma.
-Basta ragazzi, si passa alle maniere forti- sbottò uno di loro.
'Signore perchè non sei con me?'
Cercai di liberarmi dalla presa di uno ma non ci riuscii. Non era giusto, non era per niente giusto.
Di nuovo altro dolore, altri calci, altri pugni, altre urla, altri pianti altro sangue.
Queste scene s ripeterono per settimane fino a quando arrivai al culmine:
ero nel bagno, avevo tantissimi lividi, ero per terra, il sangue mi colava, gli occhi erano arrossati le labbra gonfie.
Ogni respiro era doloroso e riuscvivo a muovere a malapena un braccio.
Lividi, occhi neri, sangue e pugni continuarono per svariate settimane; fino a quando, nel bagno, non trovai un oggetto: un pezzo di specchio, e intorno ad esso ce ne erano tanti altri.
'Sarà caduto a qualcuno' pensai.
Sarà stato il fatto che mi avevano appena pestato, sarà che ero impazzita, ma lo avvicinai al polso.
Ripensai alla mia vita:
la felicità dei tempi in cui avevo tanti amici, ripensai alla mia mamma, al mio papà, al mio gatto, a mio fratello, a tutta la mia famiglia, ai miei adorati vicini di casa; poi pensai il primo anno del liceo: non andavo bene a nessuno, mi ignoravano, tutti se ne andarono da me, pensai ai pianti difronte allo specchio, ai pestaggi, agli insulti...alla prof e a quello che mi disse...
'NO!' allontanai di colpo il pezzo di specchio 'Non deve andare così, sarò forte'.
Rovistai nella borsa cercando disperatamente un blocco note e una penna.
Cominciai a scrivere frasi, pensieri, battute, accordi... Passai tre ore a scrivere su quei fogli saltando la scuola, ma giuro ne è valsa la pena.
Scrissi l'ultima frase:
'Why gotta be so mean?' misi un punto, firmai e, dopo tanti anni di sofferenza, sorrisi veramente.
 
 
 
 
Sono Taylor Alison Swift. Ho 22 anni. Ho vinto un sacco di premi, le mie canzoni sono le più ascoltate, ho fan in tutto il mondo, sono amata da tanti ragazzi, ho avuto molti fidanzati (piuttosto carini), la mia vita è un continuo successo. E lo so che tu che stai leggendo non ti senti all'altezza, che pensi quello che ho pensato io.
Tutto quello che stai passando ne vale la pena.
 
Sii forte, sempre.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
yeppa.
 
Ok, premettendo che è la mia prima OS spero che vi sia piaciuta!
Volevo pubblicarla il 2 ottobre, ma troppi impegni! e.e
E poi il bullismo si combatte OGNI GIORNO e non solo il 2 ottobre!
Anywaaaaaaaay!
Questa non è proprio la biografia di Taylor, ovviamente l'ho modificata, ma per rendere l'idea di NON MOLLARE MAI.
Abbiamo tanti esempi di cantanti che hanno subito bullismo eppure guardate dove sono arrivati!
Perciò concludo col dire che se volete sfogare la vostra rabbia urlate,piangete,picchiate il cuscino, ma non toccate i polsi.
Non sono carta, non li tagliare! 
 


              -unisaur

  
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