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Autore: TheGreatestButchers    08/11/2012    0 recensioni
-In una civiltà plasmata dai potenti, c'è sempre qualcuno che si muove nell'ombra-
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Chapter 1

23 Gennaio 2096 Ore 3.21
Tokyo

Joshua sapeva di avere per le mani un lavoro scottante. L’uomo di mezza età, alto, non molto robusto e dai capelli che ormai tendevano al grigio a causa della sua età, stava percorrendo uno dei tanti viottoli nei sobborghi della periferia di Tokyo. Indossava un giaccone nero, il cappuccio era tirato su e gli copriva mezzo volto, un pò per mantenere l’anonimato, un pò perchè quella dannata pioggia gli dava davvero fastidio. Joshua era molto pensieroso mentre avanzava nei viottoli bui della periferia.Era davvero una notte
speciale per lui, come al solito doveva rubare dei dati per guastare i piani a un paio di multinazionali, la differenza e che questa volta doveva farlo di persona, non da dietro un computer. Per fortuna non era uno sprovveduto, né un un comune civile ma un soldato sotto copertura da tempo della CIA, la quale, dopo una brutta storia contornata da qualche pallottola e un paio di cadaveri, aveva provveduto a dargli nuova identità e una nuova vita a Tokyo. La pioggia cadeva incessante e i suoi pensieri si facevano sempre più confusi mentre si avvicinava al suo obbiettivo. Lo scambio sarebbe dovuto avvenire davanti alla Xen Corp, dopodichè i dati sarebbero stati immessi manualmente nel server interno della ricchissima multinazionale. ”Scambiare dei dati manualmente, dev’essere davvero roba importante” continuava a ripetere nella sua testa. Finalmente arrivò nelle vie più affollate, e da lì cercò una posizione sicura per poter osservare l’entrata della Xen Corp senza essere notato.Trovò un piccolo cantiere e vi entrò, prese una posizione abbastanza elevata e attese, l’incontro doveva avvenire di li a pochi istanti; passarono cinque minuti quando arrivò una grossa limousine davanti all’edificio. Allora Josh capì che era il momento di entrare in azione: estrasse il portatile dalla borsa e fece quello che gli riusciva meglio, hackerare. Si inserì velocemente nel sistema della corporazione, annullò i firmware con non poca fatica e riuscì a mettere fuori gioco il sistema di sicurezza grazie a diversi piccoli malware introdotti nel sistema per poter mandare in loop tutte le letture, in modo tale da far sembrare il sistema ugualmente attivo; poi uscì dalla rete senza farsi rilevare. Un lavoro pulito ma era solo la prima e più
facile parte del piano.

Cancellò velocemente tutti i dati del portatile che abbandonò completamente svuotato di ogni dato. Le impronte delle sue dita non lo preoccupavano, poiché aveva usato i guanti; ciò che doveva fare richiedeva velocità e non poteva portare con sè un computer. Un uomo in nero con una valigietta era sceso dalla macchina ed entrato nella struttura, Josh si mosse come un fulmine. Raggiunse l’entrata della XenCorp, ovviamente non entrò da davanti ma scavalcò il cancello che conduceva al parcheggio dei dipendenti, sorpassò tutti i sensori ormai completamente ciechi e andò verso una porta sul retro. Per tutto il giorno aveva studiato la mappa di quel posto. Non poteva sbagliare. L’ uomo con una valigia, che era entrato dalla porta principale, sicuramente si stava dirigendo verso la sala server, esattamente come josh aveva previsto. Probabilmente nella valigia ci sarà stato un hard disk con i dati o qualcosa di simile. Stava arrivando verso la porta principale quando sentì delle voci: c’erano due guardie armate ai lati della porta. Erano ben armati ma sembravano poco svegli, così pensò di distrarli, prima però estrasse la pistola e montò il silenziatore su di essa: in fondo un tesserino della sicurezza gli avrebbe potuto far comodo. Si mise in copertura dietro un muretto e lanciò un dardo stordente che esplose senza far rumore in un veloce bagliore splendente. I due non sapevano cosa stesse accadendo, Josh era stato abbastanza bravo e veloce da lanciarlo alla loro sinistra in modo da farli girare dalla parte opposta. Le guardie si girarono e andarono avanti a tentoni mentre i loro occhi erano ciechi. Josh saltò la copertura e senza far rumore andò dietro al primo uomo, gli mise una mano davanti alla bocca e gli sparò un colpo nel collo facendo schizzare il sangue sulla porta, poi tese il braccio destro in avanti e sparò un colpo dritto nella fronte del secondo che si stava girando. Il corpo cadde esanime a terra, il sangue sgorgava dal foro in mezzo agli occhi e toccò l'asfalto umido e freddo dopo pochi secondi. Perquisì i due agenti e prese ogni cosa che gli sarebbe potuta tornare utile, compreso il tesserino. Dopodichè aprì lentamente la porta successiva e si ritrovò su una rampa di scale che portava verso l’alto. La sala dei server era sottoterra. Per arrivarci doveva strisciare nei condotti di ventilazione: 
non esattamente una bella cosa dato che avrebbe fatto rumore, ma proprio per questo aveva disattivato tutto il sistema di sicurezza. Per fortuna sotto le scale c’era una grata saldata al muro, sparò due colpi sui bulloni e la rimosse. Il condotto sembrava stretto ma per fortuna Josh era abbastanza magro, così si tolse il giubbotto e riuscì ad entrarci. Secondo la mappa che aveva studiato doveva cercare di arrivare alla sedicesima grata per poi uscire e trovarsi davanti alla sala dati, dove avrebbe hackerato la porta e sarebbe entrato per prendersi i dati. Joshua puntava ad arrivare lì prima dell’uomo con la valigia, in modo da evitare di entrare nella stanza. Era a metà strada, quando sentì delle voci: era lui. L’uomo in nero stava portando la valigia verso la camera ed era con un altro tizio, un’esponente dell’azienda. I due erano scortati da tre guardie del corpo: sapevano che non sarebbe stato uno scambio sicuro, così si erano portati degli uomini per proteggere i loro affari; e costoro erano nel giusto, perchè gli agenti della ST come Josh erano sempre in agguato e Josh non poteva aspettare. Di lì a poco sarebbero arrivati nella stanza, e tutto sarebbe stato più difficile. Allora decise di fare le cose in silenzio, come al solito; quando gli uomini voltarono l’angolo interrompendo il contatto visivo, sparò due colpi sui bulloni della grata, e, più veloce e silenzioso di un’ombra, scese dal condotto di ventilazione e si infilò dietro un’angolo del corridoio. Nessun rumore, nessuno lo aveva sentito e i due uomini d’affari erano probabilmente troppo intenti a concludere l’affare in fretta per concentrarsi su piccoli rumori di fondo. ”Strano che assumano simili allocchi per proteggersi da noi” pensò Josh. Ricaricò la pistola, riprese la concentrazione e avanzò silenzioso nel corridoio. Si sporse dall’angolo; i due uomini e i tirapiedi, ignari, avanzavano in un lungo corridoio: lì era tutto sporco e le luci erano così vecchie che emanavano quasi un bagliore verdastro; le mura erano rovinate e sembrava tutto un grosso labirinto costernato da prese d’aria. Evidentemente nessuno scendeva laggiù, né il personale della sicurezza, né nessun altro; era solo pieno di sistemi di sicurezza, come telecamere e sensori, che al momento erano segretamente inattive. Continuò a seguire il gruppo di uomini fino a quando arrivarono alla porta; allora decise cosa fare. Uno dei due stava per accingersi a scrivere il codice sulla porta. Aveva aspettato quel momento per prenderli in trappola, dato che erano involontariamente con le spalle al muro. Lanciò una fumogena, e nel giro di pochi attimi tutto diventò caos: gli uomini inziarono a tossire, Josh indossò la mascherina che si era portato dietro e il passamontagna (in modo tale che se qualcuno fosse sopravvissuto e scappato, nessuno avrebbe potuto ricorrere alla identità) ed uscì dalla copertura. Il suo non era un fumogeno normale, lo aveva fabbricato lui stesso e aveva mischiato il fumo a una serie di sostanze lacrimogene. Aveva previsto che poteva esserci una scorta composta da molti uomini, in quel caso erano solo tre ma la trappola che aveva studiato andava benissimo. L’intero corridoio era avvolto dal fumo bianco, per fortuna oltre alla maschera Josh aveva indossato degli occhiali che lo proteggevano da tutto ciò che aleggiava in quel momento nello spazio attorno a lui. Sentiva gli uomini tossire e urlare; qualcuno sparò a caso verso Josh ma non riuscì a colpirlo. Josh sparò due colpi nella schiena a uno di loro, subito dopo un altro che era ancora a terra e parzialmente stordito, si stava rialzando ma Josh lo termino con una pallottola sulla nuca. Il terzo intravide Josh e riuscì a colpirlo col calcio del fucile, lo mandò a terra e ci fu una colluttazione ma Josh estrasse il coltello e gli recise la giugulare. Al che intravide i due uomini in nero che cercavano di aprire il più velocemente possibile la porta. Raccolse la pistola e sparò al primo. Il secondo, che possedeva i dati, cercò di scappare ma Josh sparò due colpi nelle gambe: l’uomo cadde a terra rantolando. Ricaricò e lo finì con un colpo alla testa. Il fumo si stava disperdendo e c’era sangue ovunque. L'agente della ST aprì la valigia e ci trovò dentro un piccolo hard disk dalla capienza di dieci Tera. Disattivò tutte le radio indossate dai cadaveri e ritornò nei condotti di ventilazione. Risalì sino all’entrata sul retro, prese il giubbotto, mise in una tasca interna l’ hard disk e si rimise il cappuccio. Solo in quegli attimi la sicurezza aveva capito che era successo qualcosa e Joshua sentì le voci di coloro che cercavano di andare sul luogo dell’aggressione. Esattamente come Josh aveva previsto, erano arrivati troppo tardi per acciuffare il colpevole. Era rimasto nei tempi, era stato silenzioso e aveva perseguito il suo obbiettivo. Pensava ancora alla missione svolta mentre usciva dalla porta sul retro e si avviava verso casa. La pioggia era incessante. Attraversò tutti i viottoli sino al suo appartamento malconcio; avrebbe messo online i dati sui server della ST. Entrò nella sua abitazione e si chiuse dentro, salì nel suo piccolo studio: era una stanza piccola con una sola finestra. Subito accese il computer per uppare i file. All'improvviso sentì la finestra rompersi e avvertì un dolore lancinante alle tempie. Oscurità.

“Com’e andata?”
“Obbiettivo eliminato signore”
“Brava agente 156”
“Ho anche rintracciato la sua abitazione”
“Ottimo, entra e prendi tutte le informazioni che puoi” “Agli ordini, passo e chiudo”

Il fucile di precisione era poggiato contro la ringhiera, la canna ancora fumante. “Bel colpo, dovrebbero promuovermi per questo”, pensò Sarah. 

  
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