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Autore: Drop Of Blood    08/11/2012    6 recensioni
Per Peeta Mellark e Katniss Everdeen, aggiungo, e scaglio la mia freccia, che sferza l’aria con un sibilo e pone fine alla vita di Snow.
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Questa flashfic ha come argomento l'esecuzione di Snow che, come ben sappiamo, nei libri non avviene.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Peace      


La porta principale della villa viene spalancata con uno scatto secco, e a quel punto Effie mi dà un leggero colpetto sulla schiena. E’ il mio turno. Muovo un passo in direzione del ruggito assordante del pubblico, riversato nell’Anfiteatro cittadino e lungo le strade laterali.


Per ogni tributo morto in settantacinque anni di Hunger Games, penso, e volgo lo sguardo al cielo, una fredda e sconfinata distesa di plumbee e minacciose nubi.


La folla scoppia in un nuovo boato e molti muovono convulsamente le mani nella gelida aria invernale, nel tentativo di afferrare la causa delle loro sofferenze. Stringo la rosa bianca nel pugno sinistro, e l’arco nella mano destra. Poggio quest’ultimo a terra e cammino a testa alta verso l’oggetto delle attenzioni di tutti.


Per il Distretto 12.


Circondo il viso di Snow con la mano libera, in modo che il suo malefico sguardo da serpente incontri il mio.  Prendo la rosa fra il pollice e l’indice e la porto dinanzi ai suoi occhi. In un sommesso sussurro, dico : - Per lei - . Sistemo il fiore nel taschino color antracite della sua giacca, e sento le mie labbra piegarsi perfidamente in un sorriso.


Per Cinna.


Torno con passi felpati alla mia postazione e agguanto nuovamente l’arco, che a un mio flebile sospiro  vibra e prende vita. Allungo una mano verso la faretra alle mie spalle, per afferrare l’unica freccia che essa contiene.


Per Rue.


La posiziono, sentendo la corda tendersi sotto il mio tocco.


Per Finnick.


Miro alla rosa, al cuore del dittatore di Panem.


Per Prim.


Sono pronta a tirare, quando scorgo un’immagine di me stessa sugli enormi e lucenti schermi installati per tutto l’Anfiteatro. Gli occhi socchiusi, in posizione d’attacco, pronta a mietere la mia prossima e ultima vittima. Nessuno potrebbe associarmi alla ragazza dei settantaquattresimi Hunger Games, perché Katniss Everdeen non esiste più. E’ morta, schiacciata dalla crudeltà e dall’orrore della guerra. I miei occhi si soffermano sulle iridi cristalline di Peeta, che muove impercettibilmente il capo in un cenno d’assenso.


Per Peeta Mellark e Katniss Everdeen, aggiungo, e scaglio la mia freccia, che sferza l’aria con un sibilo e pone fine alla vita di Snow.


So cosa sta vedendo, in questi ultimi istanti. Piogge di sangue, fulmini, individui mutilati, distretti inceneriti, ibridi, volti di ragazzini morti ingiustamente, sopraffatti e trasformati dalla violenza di un governo corrotto. Le guardie trascinano via il cadavere di Snow. Mi aspetto che gli spettatori si esibiscano in gesti di esultanza e manifestazioni di gioia, ma non accade nulla. Non il frastuono cui sono preparata, ma il silenzio.


La quiete dopo la tempesta.


La pace.


  
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