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Autore: manicrank    09/11/2012    5 recensioni
I miei capelli biondi sono ancora più chiari, sporchi e slavati. Si stanno scolorendo. La pelle mi si sta seccando, le labbra sono spaccate. Gli occhi cerchiati di rosso e di nero.
Alzo il braccio, e con quanta forza mi resta do un pugno al vetro. Sento i frantumi penetrarmi le nocche, poi una crepa molto simile ad una ragnatela spezzata inizia a diramarsi sul mio riflesso. Mi taglia in tanti piccoli me, che mi guardano, con occhi di fuoco.
Genere: Drammatico, Erotico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Reita, Ruki
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
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                                                                  Slow Motion Suicide.

 

 

 

 

 

Con rabbia estrema prendo il foglio, lo rileggo. I kanji perdono di senso davanti ai miei occhi.

 

È questa la mia vita?


Con le dita callose ne afferro due angoli, poi, pian piano, li strappo.
Il foglio si lacera nell'esatto centro, piccole particelle bianche si disperdono nell'aria che puzza di chiuso.

 

Da quanto non apro le finestre?

 

Poi ripeto il movimento, come in un loop. Strappo ogni minuscolo frammento, lo riduco in cenere con il calore del mio corpo.

 

Sono gelido.

 

Lascio andare quella rabbia cieca, mi volto. Casa mia, è in ordine. Che strano.

Mi avvicino ad uno scaffale e con un solo gesto sbatto in terra quello che c'è appoggiato. Il fracasso del vetro, il rumore dei libri.

Non mi arrivano.

 

Ho perso anche l'udito.

 

Mi avvento con la stessa foga animalesca su un altro ripiano, poi su ogni superficie che mi passa sotto le mani.

Sto distruggendo.

 

Non ho un senso.

 

Cammino sui cocci, poi, eccolo. Lo specchio. È ovale, appeso al muro.

 

Non voglio avere un senso.

 

I miei capelli biondi sono ancora più chiari, sporchi e slavati. Si stanno scolorendo.
La pelle mi si sta seccando, le labbra sono spaccate.
Gli occhi cerchiati di rosso e di nero.

Alzo il braccio, e con quanta forza mi resta do un pugno al vetro.
Sento i frantumi penetrarmi le nocche, poi una crepa molto simile ad una ragnatela spezzata inizia a diramarsi sul mio riflesso.
Mi taglia in tanti piccoli me, che mi guardano, con occhi di fuoco.

 

Sto morendo.

 

Capisco, solo ora. Forse me lo merito.

 

Non voglio.

 

Strappo dalla parete lo specchio e lo getto in terra, poi vado ad attaccare la libreria.
Ogni cosa che mi passa per le mani la distruggo, la scaravento lontana.

 

Cosa sto facendo?

Scappo, in camera mia, e mi accuccio con le ginocchia al petto in un angolo. Mi cullo da solo, ripetendo una lenta nenia.

 

Sto impazzendo.

 

Non sento più nemmeno la consistenza dei respiri, né quella dell'aria che mi avvolge.

 

Ho perso anche il tatto.

 

Continuo ad oscillare quasi fossi un alto pendolo, arrivato alla fine dei suoi rintocchi.

Mi copro il corpo con una coperta nera, presa dal letto alle mie spalle. Mi copro. Mi nascondo agli occhi di Dio.

 

Sei in casa?”

 

Ecco. Lo sapevo. Mi ha trovato.

Non voglio mi veda così, sono patetico.

Non voglio mi veda. Non voglio sia questo l'ultimo ricordo che ha di me.

 

 

Ti prego... Amore... rispondi”

 

Non chiamarmi così, non farlo. Te lo avevo detto quando avevamo iniziato a giocare.

Non dovevamo rimanere coinvolti.

 

Sono tre giorni che sei sparito...”

 

Non intendo tornare. No.

Doveva essere solo un gioco, doveva essere un gioco.

È diventato un lento suicidio.

 

Akira”

 

Non chiamarmi così! Te lo avevo detto. Te lo avevo detto!

Io e te non saremmo mai dovuti essere nulla. Mai.

 

Ma tu hai voluto giocare col fuoco, piccolo Takanori.

 

Ti avevo promesso che ti avrei bruciato totalmente.

A quanto pare ci sono riuscito.

 

Non costringermi ad usare la chiave che tieni sotto al tappeto”

 

Lo dici così, ma so che lo farai.

Sono stato stupido a darti quella possibilità di salvarmi.

 

L'ho fatto davvero?

 

A quanto pare, ho iniziato a bruciarmi anche io, piccolo demone.

Se ti ho dato il mio solo punto debole, vuol dire che ho teso una mano.

 

Sto entrando”

 

Volevo essere salvato.

Ma non è ciò che voglio ora.

La tua voce si fa vicina così come i tuoi passi.

Anche il tuo respiro. Mi sento braccato.

Sei tu la morte? Sei tu dalla lunga falce venuto a strapparmi l'anima?

 

Dopotutto, quando può valere un uomo, a cui resta solo un respiro?

 

Akira...”

 

Che vuoi?”

 

Alzati”

 

No”

 

Vattene. È implicito. Ti prego. Vattene.

 

Akira... che hai?”

 

Lasciami solo”

 

Non voglio”

 

Lasciami solo”

 

Perché non vuoi dirmi cos'hai?”

 

Perché dovrei dirtelo?”

 

Non dirlo. Non dirlo ti prego.

 

Perché ti amo”

 

Te lo avevo detto che sarebbe successo”

 

Io ho voluto accadesse”

 

Non dovevi”

 

Perché?”

 

Perché soffrirai”

 

Anche tu mi ami?”

 

Si”

 

E allora... perché?”

 

Perché sto morendo, piccolo Takanori”

 

L'ho detto a qualcuno. Anche se ho scelto la persona sbagliata.

Tu non dovevi saperlo.

Per te io sarei dovuto solo sparire.

Mai avresti visto il mio cadavere.

Mai.

 

Cosa?”

 

HIV”

 

Stai morendo”

 

Dodici ore, è tutto quello che ho”

 

Perché me lo stai dicendo? Non volevi me ne andassi?”

 

 

Te le regalo. Ti regalo le mie ultime dodici ore”

 

Cosa stai dicendo?”

 

Ti prego, accettale”

 

 

Akira...”

 

Sono tue”

 

Facciamo l'amore tutta la notte”

 

No”

 

Perché?”

 

Ti ammalerai anche tu”

 

L'abbiamo sempre fatto”

 

Con protezioni”

 

Non mi piacciono, lo sai”

 

Ti prego. Se tu ti ammali per causa mia... non me lo perdonerò mai”

 

 

Ti avvicini, mi afferri per le spalle.

Li vedo, i tuoi occhi.

Sono smarriti, vagano su di me alla ricerca di qualcosa.

Non ho più forze in corpo.

Mi resta soltanto la volontà, la speranza.

Quella credo non mi abbandonerà mai.

Mi stringi con possessività, mi spogli pian piano di ogni indumento.

La stoffa cade in fruscio indistinto, le tue mani mi accarezzano il corpo.

La pelle prende fuoco laddove tu mi fai bruciare.

Rabbrividisco, quando è la tua lingua che inizia a bagnarmi.

Sento i tuoi respiri affannosi, sembra pioggia, che picchietta sui vetri.

Mi sento un acquario, che piano si sta svuotando.

 

Alzo le mani e ti stringo i fianchi, mentre anche io ti spoglio.

Svelo il tuo corpo latteo che più volte ho visto sotto il mio. Piegato nell'orgasmo.

 

Ansimi. Forte.

 

Gemiti che riempiono l'aria.

 

Sospiri lenti, bramosi.

 

Li sento i tuoi tocchi.

 

Fa male, ma sopporto.

 

Lacrime d'estasi condensate.

 

 

Lenti gemiti si levano nell'aria.

 

 

Il tuo tocco, su di me.

 

Una parte di te, in me.

 

I tuoi occhi si fissano nei miei.

 

Stai piangendo?

 

Spingo, più forte.

 

Ti voglio, ancora di più.

 

Ti accarezzo, ti stringo.

 

Mi approprio delle tue labbra.

 

Soffochi i gemiti contro la mia lingua.

 

Ti stringo le cosce attorno al bacino.

 

Di più.

La muta richiesta di entrambi.

 

Fino alla fine.

 

Uno come tanti orgasmi, non è vero?

 

No, non lo è. Questo è solo tuo.

 

I brividi mi fanno tremare le membra.

 

Non ce la faccio più.

 

Sono passate ore.

 

È mattina?

 

L'ho preso, l'ho avuto, per ore.

 

Non vorrei mai lasciarlo.

 

Resto”

 

Per quanto?”

 

Fino alla fine”

 

 

 

 

 

 

Finché morte non ci separi.










































































































 

__**

Okay, eccomi col drammatico.
Che ne pensate? 
Fatemi sapere ^^ 

Peace&Love
MANICRANK

   
 
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