Protect me
from what I was.
Getting the hang of it, getting the hang of
it,
Timing is everything.
Is that
what we want?
Is everything shot?
Is that what you ask
for?
'Cause that's what we got.
Nothing stands still.
Blair
guarda l'amica preparare le valigie – Un'improbabile e prematura
luna di miele
con Nate? Sei davvero l'incarnazione dell'avventatezza, Serena Van Der
Woodsen! – si abbandona sul letto e ad un sorriso – In un
corpo da top model, fortunatamente per te.
Serena serra le labbra – Veramente no, nessuna luna di miele, dal
momento che abbiamo rotto. Mi ha mollata lui, riesci a crederci?
– Oh. Non pensavo...Mi dispiace, S...
– E come se non bastasse dice che
gli ho spezzato il cuore, ma...si riprenderà. È un ragazzo
d'oro...in tutti i sensi, ad essere sinceri.
Blair annuisce. E sembra triste, è
triste? – E con Humphrey? Il vostro incontro potrebbe essere in
qualche modo collegato? – chiede a Serena, mentre Serena chiede
a sé stessa come faccia la sua amica a sapere sempre tutto. Beh, quasi tutto.
– No, niente ragazzi per un po'. Almeno non quelli del
passato. Ho capito che se ci ostiniamo a tornare indietro è perché
commettere sempre gli stessi errori fa meno paura che sperimentarne
dei nuovi.
– Non ci crederai, ma sono arrivata alla stessa
conclusione. Dove te ne vai, allora?
– Da qualche parte. Mi
prendo i vantaggi dell'essere una Van Der Woodsen: prima di trovare
la mia strada, posso trovare una s.p.a in qualche meravigliosa città
europea per un mesetto...a tutto il resto penserò dopo l'estate...
–
Già, niente aiuta a raggiungere il Nirvana più di una buona
preparazione fisica e...gli oli giusti. A meno che uno non intenda la
band, in quel caso buona fortuna...non sono sicura di poter
essere d'aiuto.
Serena
ride – Vieni con me! B, è proprio quello che ci vuole: io, te e
una via per lo shopping decente...è tutto quello che ci serve!
– Perché no...Al diavolo, sì!
Si
abbracciano a lungo, indecise se ridere o piangere. Serena dice –
Non lasciare conti in sospero, però...
– Sono pronta...caso
vuole che abbia avuto modo di parlare con Chuck subito prima di tornare a casa...
–
E Dan?
– Dan...ci ha pensato lui a chiudere i conti con me...
almeno non ho avuto la seccatura di dovermi chiedere se
provassi qualcosa per lui...
– Ne sei sicura? – le dice
indicando qualcosa sul letto di Blair.
La ragazza si avvicina e la coglie un batticuore nel momento in cui si accorge che si tratta di una busta. Una lettera? È il meglio che poteva fare? In un secondo ha buttato veleno su di me, su di noi, e tutto quello che sa fare è scrivermi una lettera?
Blair odiava le lettere. Le lettere mentono meglio degli occhi. E dicono quello che vogliono dire, non quello che uno vorrebbe sapere.
La apre, e si propone di leggerla il più velocemente possibile, prima di strapparla via.
Voglio che sia chiaro.
Tu sei
realmente una bambina viziata, volubile e masochista.
Ma hai
ragione: ero arrabbiato, ero frustrato, ero confuso. Mi dispiace.
Non mentirò:
il mio discorso di questo pomeriggio era quasi accurato,
nonostante credo di aver sbagliato un paio di vocaboli che magari
avrebbero fatto la differenza, magari no. Non ti biasimo se oggi hai
chiuso la porta alla nostra amicizia, conoscenza...qualsiasi cosa
fosse (giacché è qualcosa di concluso, spero non ti dispiaccia se
mi piacerebbe definirla – nella mia mente – calamita).
Solo
che, una volta che sarai andata avanti, e l'unico ricordo che ti
rimarrà di me sarà quel terribile discorso [2], vorrei che lo
ricordassi per quello che intendevo dire realmente, non per i termini
che mi sono usciti fuori: è facile, devi ricordare ogni singola parola che
ti ho detto... solo sostituendo ogni voce del verbo “detestare”
con quelle di desiderare, perché è questo quello che
provo. I tuoi pregi e i tuoi difetti, desidero il pacchetto
completo.
L'unica cosa che detesto è che tu non lo abbia
capito.
Per questo ti scrivo, ed
ho imparato da te. Ecco il poco che mi hai dato, Blair: mi hai
insegnato a non scappare. E che tutte le scelte che fai, le occasioni
che perdi... conta poco siano giuste, se sono dettate dalla paura.[3]
Spero tu ti renda conto che si tratta di un antifrasi, per dire che è tutto tranne che poco.
Domani, nove del
mattino, a casa mia.
So che non ti piace aspettare, ma c'è una
cosa che vorrei mostrarti.
Dan.
***
È almeno una buona mezz'ora che Rufus Humphrey non può fare a meno di sentirsi osservato.
Era andato nel loft cercando un po' di pace per comporre una nuova
canzone, un regalo a Lily per il loro primo mese insieme da marito e
moglie, ma è praticamente impossibile con suo figlio che non fa
altro che fare la spola tra la cucina e la camera da letto.
All'inizio aveva detto "Prendo solo un bicchiere d'acqua, scusa il disturbo". Due minuti dopo aveva rifatto capolino avvisandolo che "Sai che ti dico? Prendo anche il computer, magari mi metto a scrivere qualcosa, magari si crea una sorta di aurea padre-figlio d'ispirazione creativa!" Poi era stata la volta della merenda. "Anzi no, non ho fame" "Magari qualcosa di dolce." "Anzi no." "Magari salato." "Ordino cinese, tu vuoi qualcosa?" Dopo di che, aveva sentito il bisogno impellente di recuperare (nell'ordine) un dvd, diversi libri, un altro bicchiere d'acqua, la saliera.
Negli ultimi dieci minuti si limita ad andare avanti e indietro, senza più nemmeno impegnarsi a trovare scuse.
Così suo padre molla coscienziosamente spartiti e penna sul tavolo per sospirare:
– Avanti, cos'hai?
– Niente, sto solo prendendo...questo.
–, risponde il ragazzo con l'aria di chi è appena caduto dalle nuvole e in mano un maneki-neko [4] che giaceva impolverato sulla mensola dai tempi in cui Alison viveva ancora lì.
– Figliolo, normalmente sarei intenerito dalla tua
timidezza e, da buon genitore, farei finta di crederti finché
non ti saresti sentito pronto a parlarmene ma...ho davvero bisogno di
scrivere questo pezzo, quindi proverò a indovinare...Blair?
– il ragazzo non dice niente
– Ne ha fatta una delle sue... – il ragazzo distoglie
lo sguardo, l'uomo lo fissa con aria investigativa, conclude
– ....e tu...hai avuto una reazione esagerata.
– Non vale! Come fai a saperlo? Hai letto il mio diario? Come hai potuto leggere il mio diario...
– Dan, non ho bisogno di leggere il tuo diario, per fare due
più due. A diciannove anni tutte ansie di un ragazzo sono
strettamente collegabili agli ormoni. E conoscendo te e Blair...beh, ho
semplicemente unito i puntini.
– Okay, okay, risparmiami la parte sull'ape e l'impollinazione però.
– Avanti, parlamene.
– A cosa servirebbe? So già che dirai che ora mi sembrano
tutti grandi amori ma quando sarò grande ci riderò su e
che...
– Dan. Quanti anni pensi di avere, tredici? Solo perché
tieni un diario non vuol dire che tu sia ancora adolescente. Sei
abbastanza grande. Da non dare più conto a tuo padre?
Assolutamente no. Da sposarti e mettere su famiglia? Non prima di aver
finito il college, ma...sei abbastanza grande da sapere quali
persone contano e quali no, nella tua vita. E io non potrei mai
decidere per te o sindacare le tue scelte.
– Proprio non ti piace Blair.
– Io non conosco Blair. Conosco te. So cosa vuol dire quando guardi qualcuno in quel modo.
– Non è il momento per essere diplomatico, papà.
– Senti, ricordi quella volta che è venuta a cena da noi?
– Come dimenticarlo? Abbiamo rischiato più incidenti diplomatici quella sera che in vent'anni di guerra fredda.
– Non sarà stata entusiasta probabilmente, ma, alla fine,
lei è rimasta lì. Accanto a te. E ti guarda come la
guardi tu. Può bastare per darti la mia benedizione.
– Sembra perfetto, se non fosse che credo di essere
ufficialmente diventato la sua ruota di scorta di fiducia. Ha parlato
con Chuck oggi, ma tra lei e Chuck è andata male, quindi
è venuta da me. Ecco perché è mi è rimasta
accanto quella sera, ed ecco perché continua a farlo: senza di
me è sola.
– È proprio questo il punto, Dan: tu credi che lei e i
suoi amici si siano allontanati per colpa degli altri, ma hai mai preso
in considerazione che possa non essere così? Quella
ragazza è sempre stata la regina dei rapporti sociali di
facciata, si è sempre saputa circondare di ragazzine adulanti e
ragazzini altolocati. Credi che sia più probabile che abbia
smesso di riuscire a farlo o che lo abbia scelto? Per quello che ne so,
figliolo, abbiamo tutti bisogno di qualcuno che non sia chiunque,
qualcuno
con cui nasca quella complicità particolare per cui si riesca a
condividere effettivamente un momento, uno stato d'animo, un
evento. Se è amore o amicizia, non so dirtelo. Ma
la verità è che senza quel qualcuno, siamo tutti soli.
Il ragazzo resta in silenzio, così gli dà una pacca
d'incoraggiamento sulla spalla – Forse la sua è solo
paura. Devi rassicurarla, devi dimostrare di avere fiducia in lei, in
voi.
– O forse è una gran bella messa in scena per pugnalarmi alle spalle.
– scherza Dan. Per lo più scherza, a dirla tutta.
– Non ti mentirò, è una possibilità.
– ridacchia Rufus
– Smascherala prima tu: mettila davanti a una possibilità
reale, invece dei soliti giochetti mentali. E quando ti
dirà di sì, riuscirai a fidarti di lei.
– Se, se mi dirà di sì. E vorrei avere il tuo
ottimismo, perché se non lo farà, quello che ho
organizzato per domani sembrerà il gesto più stupido e
autolesionista della storia, non il più romantico.
– Beh, allora effettivamente questo qui farebbe bene a restare nei paraggi, nelle prossime ore.
– dice il padre sventolando il maneki-neko.
***
Se
qualcuno avesse dubbi, Blair ha finito con il rileggerla parecchie
volte, quella lettera.
– Cosa pensi dovrei fare? – chiede a
Serena.
– Essere onesta riguardo a come ti senti. Poi ogni
scelta verrà da sé.
Blair annuisce e strappa la lettera in due – Mi
sento forte, autosufficiente, indipendente...ho solo una gran voglia
di partire.
Serena la fissa perplessa: – Non devi farlo per
me...
– Sto bene.
– Dovresti andare a sentire almeno cosa
vuole, possiamo partire nel pomeriggio.
– Serena... – la
guarda decisa – ormai è tardi.
– Non sono passate neanche ventiquattr'ore!
–
Dopo tutte le cose orribili che mi ha detto, mi sono fermata un
secondo, prima di andarmene da casa sua, d'accordo? Se n'è accorto,
ma non ha detto niente. Mi ha lasciata andare via senza una batter
ciglio, dopo aver distrutto tutto. Qualsiasi istante che non fosse stato quello, è tardi.
– Blair...
–
L'argomento è chiuso.
***
Se
qualcuno avesse dubbi, Blair ha finito con lo svegliare Serena alle
tre di notte.
– Blair! Che ora è? – chiede l'amica in uno
sbadiglio.
– Le tre – sussurra con aria innocente – solo una
cosa...mi chiedevo, possiamo ancora spostare quel volo nel
pomeriggio? Credo di aver dimenticato il mio dodo
a Brooklyn, l'umidità lo ossiderebbe...
– Hmmmm-hmm
–
Era un sì?
– Hm-m
–
Era un no? Serena!
– Sì, era un sì! Ora dormi, però...o
almeno lascia dormire me.
– Non farti illusioni, Serena. Non è una visita di
cortesia. Io parlerei di un'esplorazione prima della missione vera e
propria. Ho intenzione di distruggere Dan Humphrey.
Serena non sembra crederle, ma Serena ha sempre sottostimato il limite dell'amica.
E forse se n'è appena resa conto anche lei, se poco dopo si tira su dal letto con uno strano cruccio ed un pensiero che cerca di reprimere. Forse il motivo è quello, forse è qualcos'altro.
È tardi, si dice. E anche se sta guardando la radiosveglia, non vuol dire che stia parlando dell'orario.*TBC
***Angolo dell'autore (o così dicono):
1. Da Qualche Parte Fuori Tempo - titolo estrapolato da Somewhere in Time, ossia Ovunque nel Tempo, film di Jeannot Szwarc.
2. vedi cap. precedente.
3. Ebbene sì, spudoratamente ispirato ai voti scritti da Dan per conto di Louis nella serie televisiva.
4. maneki-neko: soprammobile portafortuna di tradizione cinese a forma di gatto.
PS: so di essere in ritardissimo e so anche che non è una novità, ma stavolta ho una buona scusante: ho dovuto formattare il pc e l'ho appena riavuto!