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Autore: ParalyzedArtwork    09/11/2012    1 recensioni
Superstizioni leggende e tutti i segreti di un popolo.
Per quanto tempo denigreremo il diverso denominandolo figlio di satana?
(Nessuna intenzione religiosa o anti o critiche a popoli. Storia inventata sul momento)
Genere: Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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”Non sono brillante a scuola, sono la classica ragazza che si impegna, anche se il più delle volte finisce per giocare con la penna ed accende la radio. I miei voti sono molto mediocri, anche se quando ci sono gli esami di fine semestre riesco ad ottenere dei brillanti risultati”
Così si descriveva , così veniva descritta da tutti.
”Non ho molti amici, con le compagne di classe ho buoni rapporti ed anche con i ragazzi nulla di che. Anche se nella mia scuola c’è la mia migliore amica che frequenta la sezione dalla parte opposta del mio piano. Sono cresciuta con lei, ci siamo conosciute ad un parco giochi un giorno quand’ero piccola, ed anche se frequentavamo scuole diverse ci siamo sempre contattate in un modo o nel altro.”
Questa era la sua famiglia.
”Mio padre è sempre fuori per lavoro, fa il pilota e mia madre è una rappresentate di varie ditte di cosmetici, non ho cattivi rapporti con loro. Anzi, tutt’altro. Mia madre si diverte a provare i nuovi cosmetici che le regalano sulla mia palle e finisco tutta impastocchiata ogni sera anzi ogni giorno, poi tocca a me. Io scappo e lei mi insegue con i trucchi. Poi cedo, anche perché mi minaccia di togliermi la cena. Ho un fratellino di otto anni. La maggior parte del tempo la passa a casa di mia zia con i cugina e la play. Cosa che ammetto facevo anche io da piccola.”
Tutto il suo tempo.

Era rimasta a scuola, questo era il giorno che toccava a lei fare le pulizie ed era anche riuscita a farsi mettere in punizione per non essersi ricordata di fare un esercizio a casa e non aver svolto i precedenti. In inverno soprattutto verso nord il sole cala presto, erano pressoché le cinque e la scuola era intrisa nel buio l’unico rumore che dal lontano corridoio si propagava era uno strano suono procurato dallo strascinarsi di delle scope ed un secchio.
Era come se stesse trascinando dei corpi in un sacco. I suoi movimenti non vantavano di grazia.
Ma all’improvviso il rumore cessò. Seguito da un urlo e rumori assordanti come un intero squadrone di pentole che precipitano dalla mensola più alta della cucina.
Infondo al corridoio, infondo alle scale, una figura tutta attorcigliata con 3 scope per le mani e due secchi, mugolava dolorante.
Si rialzò di scatto, con i capelli tutti scompigliati e davanti la faccia, scosse la faccia a destra e sinistra, come un cagnolino bagnato che tenta di asciugarsi e in ultimo, agitò le mani sul volto per scansare quelle ultime ciocche di capelli rimaste sul volto. Era ancor più spettinata di prima, e fissava storcendo il muso i ciuffi di capelli che poteva scorgere alzando lo sguardo.
Traballante si rimise in piedi, sistemò con le mani i capelli un’ultima volta prima di rinunciare in tale impresa e riprese le scope ed i secchi.
Doveva solamente rimetterle apposto sui relativi piani e tutto sarebbe finito, questo venerdì buio sarebbe finito. Sarebbe potuta precipitarsi a casa  davanti una cioccolata calda con la mia sua amica e sua madre che cercava di convincerle a farsi truccare.
Si guardò intorno, le luci del piano da cui veniva si erano tutte spente, come del resto erano tutti piani superiori. Sospirò stanca e caricandosi bene i suoi arnesi da lavoro si girò di scatto, fissò il piano oltre l’ulteriore rampa di scale che l’attendeva tutto immerso dalla luce e si fece coraggio.
Prima di muovere i primo passo verso i gradini, si girò a controllare che non gli fosse caduto nulla e che fosse ancora integra dopo quel capitombolo. Le scale erano intrise di buio e non riusciva a vedere nulla, così cerco a tentoni e improvvisamente si sentì pungere su di un palmo della mano.
All’improvviso non comprese bene , era una lieve ferita, un puntino rosso sul suo polpastrello.
Cerco leggermente a tentoni la causa di tale dolore, ma senza buoni risultati.
Stanca di tutte queste cose, lecco la ferità per disinfettarla e si incamminò verso il secondo piano.

Mancava un secchio e tutta quella giornata sarebbe terminata. Era nella palestra della scuola, al pian terra. La palestra era tutta illuminata e posato il secchio nell’armadietto della palestra, chiuse la porta e si sdraiò a terra morta.
Non riusciva più a stare in piedi, aveva girato tutta la scuola, era caduta, si era punta il dito, aveva sentito punture su molte parti del corpo a causa di varie zanzare nell’edificio.
Era felice che tutto era finito adesso.
Si rialzò e iniziò ad avviarsi al suo armadietto all’ingresso centrale, per cambiarsi le scarpe.
Stava arrivata alla porta, la aprì e cadde a terra.
La porta si richiuse di scatto.
Tutto fu avvolto dalle tenebre, l’indomani la ragazza fu ritrovata a terra nel punto in cui era caduta.
Le erano stati cavagli gli occhi.
Accanto dei spilli a scrivere “ Blu”
La ragazza aveva gli occhi blu, era molto particolare tra i suoi coetanei per questa caratteristica.
Siamo nel tempo delle maledizioni e delle superstizioni.
Un angelo di Dio, non esemplare.

Per la scuola di aggira questa maledizione : In una notte invernale, l’edificio di una scuola del nord, quando il tramonto è ormai dimenticato del tutto, le pareti si riempiono di spilli. E bisogna chiudere gli occhi prima che essi ti rubino gli occhi. Così che la ragazza ne abbia dei nuovi.
   
 
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