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Autore: La Fenice    10/11/2012    9 recensioni
(A)normalissima giornata in spiaggia con la mia famiglia (demente) insieme a me (genio incompreso).
Storia accaduta realmente
Genere: Comico, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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**STORIA COMPLETAMENTE VERA DALLA PRIMA ALL’ULTIMA PAROLA**

Mi chiamo Antonella, ho 12 anni, vengo dalla Puglia. Eh, sì, è proprio bella, amici miei.
Bella … non contando quei dementi dei miei familiari che la abitano.

Comunque , torniamo alla storia. E’ un (a)normalissimo giorno d’estate con 50° al sole e 45° all’ombra (volente o nolente ci si squaglia comunque), e sono in spiaggia con la mia famiglia da parte di mio padre, la parte demente del mio DNA.

Siamo in Calabria, a Roseto Capo Spulico. 2 ore di viaggio straziante in macchina, col caldo assurdo tipico del Sarah. Alias mi sono fatta un bagno di sudore. Mi dovrebbero fare santa.
Perché? E se vi dicessi che abbiamo fatto 15 viaggi di andata e ritorno in una macchina nera (alias forno con le ruote)?

Bene. Adesso stimatemi e sbavate ai miei piedi.

La spiaggia ha i ciottoli, non la sabbia, solo camminare è una tortura cinese. Fortunatamente ho le infradito. Non me le tolgo mai. L’unica volta che l’ho fatto sono finita in ospedale : sono inciampata sui ciottoli, ho rotolato fino alla riva e ho battuto la testa. Ma la cosa più grave è che mi sono scheggiata l’unghia dell’alluce sinistro. Terribile.

Sto spaccando le pietre al posto del Sole, visto che sono così dure che non ce la fa. No, dico sul serio, le sto spaccando davvero.

Tengo d’occhio la mia famiglia. Non si sa mai, sono come dei bambini di 1 anno.

Sempre la solita scena: mio padre, mio zio e mio nonno a dormire sulle sdraio, mia zia e mia madre a spettegolare, mio cugino e mio fratello (6 anni e 4 anni) che fanno il bagno. E io che spacco le pietre.

Mentre sbriciolo una pietra bianca, mia zia fa’ :- GIUSEPPE!! – Mio cugino sta annegando.

Io guardo. Sinceramente non me ne fotte niente.

Mio zio , che fino a 5 secondi fa stava dormendo, si (semi)sveglia e, come un mezzo ubriaco si guarda in giro. Poi si alza di scatto.

Smetto di spaccare le pietre, sta per succedere qualcosa di epico. Me lo sento.

Senza ciabatte inizia a correre verso il mare. Poi inciampa, e cade di faccia, sfracellandosi le ginocchia. I miei peli fanno la hola alla caduta. Si rialza. Ricomincia a correre, inciampa di nuovo e cade di nuovo. Sfracellandosi di nuovo, ovviamente. E i miei peli fanno di nuovo la hola. Corre inciampa e cade per altre 2 volte, e i miei peli fanno la hola per altre 2 volte.
Poi rimane a terra. Chissà, forse è morto. Ah, no. Alza la testa e ci guarda. E ride. Come un idiota che si è bevuto il cervello.

Ma lui al posto del cervello ha una scatola di cartone. Vuota, ovviamente. E’ impossibile che se lo sia bevuto, visto che non l’ha mai avuto.

Mi guardo in giro: le altre persone osservano mio zio a terra e lo guardano come se fosse un alieno.
Poi guardano me. L’unica persona intelligente che non ride. Sì, hanno capito il mio genio.

  
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