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Autore: Jenny_1    10/11/2012    4 recensioni
[...] Rise. Era così bello quando rideva. Poi mi mise un braccio intorno ai fianchi e ci incamminammo ridendo verso casa. Stava iniziando a far buio ma i fiocchi di neve continuavano a cadere copiosi.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sono passati 4 anni anni da quando gli Hunger Games non esistono più. Da quando io sono riuscita a chiudere questa faccenda una volta per tutte. Molte persone, nel tentativo di salvarmi, hanno sacrificato la loro vita. Ma il loro sacrificio non è stato invano: quello in cui viviamo è decisamente un mondo migliore, un mondo che deve tanto a loro. In questi 4 anni Peeta ha recuperato la memoria, ricorda tutto quello che abbiamo passato insieme, e non mi prende più per un pericolo. Abbiamo ricominciato tutto d’accapo al Distretto 12. Abbiamo ricostruito l’intero Distretto. Ora non è più un posto dove morire di fame. Non si produce solo più carbone per Capitol City. Ah già dimenticavo, Capitol City non esiste più. Ma questa è un’altra storia. Stavo dicendo, in questi 4 anni io e Peeta abbiamo iniziato a frequentarci davvero. Sì be’, agli occhi del mondo eravamo già fidanzati, e dovevamo anche sposarci, ma la nostra era una storia nata per sopravvivere in quell’arena. Se Peeta mi amava fin dall’inizio, per me non era così. Col tempo, ho imparato ad amarlo anche io, perché lui è quel tipo di amore che ti fa star bene, che ti fa spuntare un sorriso ogni volta che ci pensi. E sì, lo amo tanto, davvero tanto. Io Katniss Everdeen non credevo che avrei mai potuto amare così un ragazzo, eppure eccomi qui. Peeta mi ha anche fatto cambiare idea sulla questione dei bambini. Ditemi voi se questo non è amore!
La mattina del 20 Dicembre mi svegliai presto e come al solito mi ritrovai tra le braccia di Peeta. Avevo un debole senso di nausea, ma restare sdraiata non aiutò molto la situazione. Dopo qualche minuto fui costretta ad alzarmi per correre in bagno. Quando tornai a letto mi sdraiai silenziosamente per non far svegliare Peeta, ma come potevo benissimo immaginare, lui era già sveglio.
« Che hai amore? » mi disse lui con la voce impastata dal sonno.
Mi tuffai tra le sue braccia, ed annusai il suo profumo. « Niente, solo un po’ di stanchezza, sta tranquillo. » gli risposi, mentre lui mi stringeva sempre di più tra le sue braccia.
« Se sei tranquilla te, lo sono anche io. Ora vado a preparare la colazione, poi oggi usciamo un po’ che dici? e senza darmi il tempo di rispondere o ribattere mi baciò sulla fronte e si alzò. Si l’idea di uscire non mi dispiaceva. Tra due giorni saremmo dovuti partire per il Distretto 4, a trovare mia madre. Lei era l’unico parente diretto che ci rimaneva, e probabilmente lo stesso valeva per lei. Quindi, avevamo deciso di passare il Natale con lei. Andai in bagno e mi lavai velocemente, ma prima di vestirmi mi guardai allo specchio. Fortunatamente la pancia non si vedeva ancora, e Peeta non aveva sospettato nulla. Sì be’, nel corso degli anni avevo cambiato idea sulla questione bambini, ma non per questo mi sentivo già pronta ad averne uno. Mi vestii velocemente, stando attenta alla pancia. Era una cosa stupida, la pancia non si vedeva ancora dopotutto, ma avevo paura di ferire il bambino. Il MIO bambino. Mi feci la treccia, come al solito e scesi giù in cucina.
Nel vedermi Peeta, sussurrò un “Wow” che non mi sfuggì. Impressionante come a quel ragazzo potessi piacere con qualsiasi cosa addosso. Continuai a scendere le scale, fino ad arrivare a lui « Hai intenzione di portarmi fuori, o vuoi rimanere incantato qui tutto il giorno? » gli dissi sorridendo. Lui si girò verso di me, sorrise e senza dire o fare niente, corse di sopra. Premetto: Io un bacio me lo aspettavo. Comunque quando scese giù lavato e vestito, uscimmo di casa, senza degnare più di tanto la colazione.
Erano appena le dieci di mattina, e stava nevicando debolmente. I fiocchi di neve danzavano davanti i nostri occhi impigliandosi tra i capelli o bagnandoci il viso. Faceva veramente freddo, ma non era nulla in confronto al freddo che avevo patito io nella mia vita. Gli strinsi la mano e ci avviamo. Non c’era più la recinzione elettrificata: ora tutti potevano andare nei boschi liberamente. Era una delle tante cose che avevo deciso di fare nel Distretto 12. Durante la ricostruzione del Distretto 12 infatti, fui io a decidere cosa cambiare nel Distretto, per renderlo un posto dove poter vivere felici. E sì, ci sono riuscita.
Camminammo mano nella mano, in silenzio. Senza rendermene conto sorrisi. Sì sorrisi perché tornare in quei boschi mi faceva stare bene. Vedo il punto dove nascondevo il mio arco e le mie frecce, più avanti anche il prato, ora innevato, dove io e Gale ci fermavamo a parlare. E’ lì, che capisco quello che dovevo fare: Dovevo dire a Peeta del bambino, perché io volevo quel bambino. Se all’inizio ero insicura era solo per colpa di Capitol City, ma ora non esisteva più. Non aveva più senso avere paura. Il Distretto 12 era un posto migliore dove vivere, anzi, l’intera Panem era un posto migliore. Mi girai per cercare Peeta, ma non lo vidi. Ero già in ansia. L’ultima volta che lasciai Peeta da solo nel bosco tra un po’ non moriva avvelenato dai morsi della notte. Mi girai nervosamente per trovarlo, ma non lo vidi. Ad un tratto mi arrivò una palla di neve dritta in faccia, seguita da una risata. Guardai nel punto in cui la palla di neve è stata tirata e vidi Peeta.
« Questa è per avermi fatta spaventare, scemo! » e gli tirai una palla di neve come risposta. Lui cadde all’indietro, e questa volta fui io a ridere. E così iniziammo a giocare, come due bambini, tirandoci palle di neve. Mi sembrò di essere una bambina, quella bambina che non sono mai stata per colpa dei soldi che mancavano. E ridemmo, spensierati, senza pensare alle ore che passavano, senza pensare a nulla. C’eravamo solo io e lui. Feci persino una cosa che non avevo mai fatto prima: scrissi su un albero le nostre iniziali “K+P” come una coppia innamorata di adolescenti. Dopo qualche ora ci sedemmo: ero esausta e poi dovevo parlare a Peeta del bambino. Lui mi guardò dolcemente e io mi persi nei suoi occhi, in quei occhi che amo tanto.
 « Peeta devo dirti una cosa.. » iniziai io a borbottare. Non ero sicura di come avrebbe preso la notizia. Lui mi guardò e mi prese la mano come per incoraggiarmi. 
« Vedi Peeta.. Io.. Io.. Io sono un po’ incinta ecco! » sputai tutto fuori d’un fiato, non ero neppure sicura che lui abbia capito. Mi guardò senza esprimere nessuna emozione, impassibile. Non fece e non disse niente. Ebbi paura che non accettasse l’idea di avere un bambino. Eravamo ancora ragazzi dopo tutto. Dopo minuti che sembrano anni mi strinse forte a se e mi baciò, come non aveva mai fatto prima.
« Pensavo che non fossi felice della notizia! » gli dissi quando si staccò da me.
« Scherzi? Ho sempre voluto avere un figlio! Katniss, non vedo l’ora! Ci pensi? Un figlio tutto nostro! Come lo chiamiamo? » continuò lui tutto eccitato. Sembrava un bambino che aveva appena ricevuto un nuovo giocattolo.
« Peeta! Sono solo al terzo mese! Manca ancora del tempo! » gli risposi io ridendo.
« Si amore, ho capito, ma sono cose importanti queste e bisogna deciderle fin da subito perché altrimenti.. » ma non finì la frase perché lo zittii con un bacio.
« Ti basta la risposta? Ora per favore mi porti a casa, che la futura mamma è stanca! » gli dissi in tono scherzoso guardandolo come se fosse tutto quello che avevo da sempre desiderato. Sì, lui era quello che avevo da sempre desiderato.
Rise. Era così bello quando rideva. Poi mi mise un braccio intorno ai fianchi e ci incamminammo ridendo verso casa. Stava iniziando a far buio ma i fiocchi di neve continuavano a cadere copiosi.
  
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