Nessuno tocchi Caino –
Finale alternativo
Riassunto: la dittatura di Freezer è stata sconfitta e
ora lui e i suoi seguaci sono condannati a morte per crimini di guerra e crimini
contro l’universalità.
Tra questi condannati c’è anche il principe
Vegeta, crudele guerriero Sayan.
A una giovane giornalista Terrestre, Bulma, è
stato affidato il compito di scrivere la biografia di Vegeta, ma ascoltando la
sua storia, si convince che la sua condanna a morte è ingiusta, inoltre tra i
due nasce un profondo sentimento di amicizia, e forse qualcosa di
più.
Ma giunge l’ora della condanna a morte e la
ragazza non può fare nulla per salvarlo.
O forse no…
«Salve!» una voce squillante e allegra lo
destò dal suo stato di dormiveglia. Vegeta non dormiva mai veramente, non ci
riusciva più.
Ma prima ancora di sentire la sua voce, il
principe si era accorto della presenza di Bulma dal buon profumo che emanava e
che si poteva sentire per tutta l’ala della prigione.
Un profumo di fiori e di miele, dolce e
fresco, come il vestito che indossava quel giorno.
Quello era l’ultimo giorno in cui si potevano
vedere.
Una settimana più tardi Vegeta sarebbe stato
giustiziato.
Freezer invece sarebbe morto fra due
giorni.
«Come mai ti sei messa in ghingheri?» le
chiese Vegeta.
«Ehm… ma che dici, ho messo la prima cosa che
ho trovato!» rispose Bulma arrossendo, sapendo di essere stata
smascherata.
In realtà quella mattina si era svegliata
presto e aveva eseguito un trattamento di bellezza per apparire al meglio agli
occhi del Sayan.
Aveva intenzione di farlo sentire bene, di
non fargli pensare al giorno dell’esecuzione che incombeva, di metterlo di buon
umore.
«Ti ho portato delle brioches e della
frutta!»
«Davvero ti permettono di darmi da
mangiare?»
«Sì» sorrise Bulma.
«Non lo sai che se dovessi recuperare
abbastanza forze, c’è il rischio che io riesca ad uscire di qui e ammazzare
tutti?» le disse minaccioso avvicinandosi alla parete che li separava, con
l’intento di spaventarla.
«Sì» rispose ancora lei, restando
tranquillissima.
«E non hai paura di
morire?»
«E tu?» chiese lei senza staccare gli occhi
da lui e cercando di captare ogni minima reazione. «Tu hai paura di
morire?»
«No» rispose freddamente Vegeta, chiudendosi
ancora una volta in se stesso.
«Muoviti a chiedermi quello che devi
chiedermi, non ho voglia di parlare oggi.»
Quel giorno lei gli chiese i dettagli della
sua vita nell’esercito di Freezer quando ancora era un bambino.
Sebbene lui non fosse molto loquace aveva
raccolto abbastanza dati e la stesura della biografia era a buon
punto.
«Non c’è nessuno in particolare che ti manca?
Un famigliare, un parente?»
«No» rispose seccato Vegeta, e le voltò le
spalle.
Bulma capì che lui non le stava mentendo, non
aveva veramente mai avuto una figura importante che lo seguisse o che
significasse qualcosa per lui, nel corso della sua vita.
Era sempre stato completamente
solo.
«Vegeta» disse con voce spezzata. «Io non
voglio che tu muoia.»
Il Sayan si voltò a guardarla, stupefatto
dalle sue parole.
«Perché? Non mi conosci
nemmeno.»
«Ti conosco più di molte altre persone. In
questi giorni ho saputo cose su di te che i giudici non immaginano neanche e di
cui non si interesseranno mai, ma io so che tu non meriti di
morire!»
Lui continuava a guardare quegli occhi colmi
di lacrime come se lei gli avesse detto qualcosa di straordinario, e infatti era
così.
«Non puoi aiutarmi, lo
sai.»
«Lo so…» singhiozzò lei. «Ma voglio che tu
sappia che a questo mondo c’è una persona che avrebbe voluto far parte della tua
vita, e quella persona sono io.»
«Non piangere per me, Bulma» mormorò Vegeta
avvicinandosi alla parete che li divideva. «Non merito le tue
lacrime.»
«A te è stata negata la possibilità di vivere
una vita come tutti gli altri!» esclamò lei.
«E io l’ho negata a centinaia di altre
persone» ribatté lui. «Merito di morire.»
«No, no…» lei scosse la testa, incapace di
accettare quell’idea.
«Ma ti sbagli anche riguardo un’altra cosa.
Tu sei già entrata nella mia vita, anche se per poco tempo, e ti ringrazio per
questo.»
In quel momento giunse la guardia per portar
via Bulma.
«Aspetti un attimo» supplicò lei. «Vegeta,
devo farti una domanda, e voglio che tu sia sincero: hai paura di
morire?»
Lui la fissò negli occhi, non sapendo se
mentire o dire la verità.
Poi scelse:
«Sì.»
Lei rimase in silenzio ancora per qualche
istante, poi disse:
«Addio, Vegeta. Fammi un ultimo favore,
mangia quello che ti ho portato.»
Strana richiesta, ma Vegeta decise che
l’avrebbe accontentata.
In fondo, era l’unica persona che si fosse
mai interessata a lui.
Bulma giaceva rannicchiata sul suo letto, con
il televisore acceso a tutto volume, ma non guardava lo
schermo.
Attendeva di sentire qualche notizia dal
telegiornale.
Una in particolare, ma sembrava non giungere
mai.
Questo la metteva in ansia ancora di
più.
Tirò su con il naso, cercando di non mettersi
a piangere.
Pregò con tutto il cuore che Vegeta avesse
ascoltato il suo consiglio, o sarebbe stata la fine.
“Notiziario straordinario: tutto il pianeta è
in allarme, uno dei peggiori criminali della Galassia è riuscito a fuggire dal
carcere di massima sicurezza di Alcatraz. Vegeta, il principe dei Sayan, uno dei
più spietati collaboratori di Lord Freezer, il dittatore giustiziato qualche
giorno fa, è scappato questa notte dalla sua cella. La popolazione è invitata
alla massima prudenza, quest’uomo è altamente pericoloso. Al momento non si è a
conoscenza di come sia potuto accadere, in qualche modo il guerriero è riuscito
ad accumulare un’energia tale da sfondare le pareti della cella e far esplodere
le cinta di sorveglianza. Fortunatamente non ci sono state vittime o feriti, ma
si teme per la sicurezza dei cittadini, il Sayan fuggitivo è crudele e senza
scrupoli, potrebbe fare di tutto…”
Bulma si tirò su a sedere di scatto,
asciugandosi velocemente le lacrime e drizzando le orecchie per cogliere ogni
parola del giornalista.
“…
secondo le ultime fonti, il Sayan potrebbe essere stato aiutato da qualche
complice, e i possibili sospettati si riducono a un numero molto
ristretto…”
Probabilmente la polizia l’avrebbe contattata
e interrogata, ma ora che sapeva che Vegeta era scappato non le importava più
niente.
Potevano metterla in prigione, torturarla:
lei era felice per lui.
Durante la sua ultima visita aveva iniettato
delle sostanze ad alto tasso energetico, ben note agli sportivi che facevano uso
di doping, nei dolci e nella frutta che aveva portato per
Vegeta.
Le guardie erano entrate in confidenza con
lei e non avevano effettuato tutti i controlli di routine.
Il suo visino dolce e lo sguardo innocente
avrebbero ingannato chiunque.
Anche se si trovava dall’altra parte del
pianeta, le forze dell’ordine si erano già attivate per sorvegliare le strade
della sua città, sapendo che Vegeta si poteva spostare sulla Terra senza l’uso
di mezzi di trasporto, e con molta rapidità.
Da fuori provenivano già i suoni assordanti
delle sirene e le luci blu intermittenti della polizia proiettavano ombre
colorate sui muri della stanza.
Bulma decise di chiudere le tende e spegnere
le luci di casa.
Ora aveva paura, ma non del
fuggitivo.
Sapeva bene come agivano i servizi segreti
Terrestri: nel bel mezzo della notte ti piombavano in casa, la perquisivano
gettando all’aria ogni mobile, portavano via persone con la forza e le facevano
sparire per settimane, anche per mesi.
Bulma non sapeva se era il caso di
svignarsela il più presto possibile e svanire dalla circolazione, o restare a
casa, mantenere la calma e un atteggiamento sicuro.
Di certo, scegliendo la prima opzione,
avrebbe destato molti sospetti, anzi, li avrebbe
confermati.
Spense la televisione, si spostò in cucina e
si preparò una tazza di caffè, poi si sedette sul divano del salotto per
riflettere e decidere sul da farsi.
Stava lì accoccolata al buio da un quarto
d’ora, quando sentì un rumore improvviso, un cigolio.
Non capì da dove proveniva, ma si spaventò a
morte: erano venuti a prenderla?
Posò la sua tazza, ormai semi vuota, e si
alzò cautamente, senza accendere nessuna luce.
Conosceva bene la sua casa e vi sapeva
muovere anche al buio, ma la stessa cosa non valeva per l’eventuale
intruso.
Si diresse in cucina con l’intento di
prendere un coltello, ma appena varcò la soglia della stanza venne violentemente
afferrata da un paio di braccia forti e dalla presa salda che le serrarono le
braccia impedendole il movimento, e con una mano le fu tappata la
bocca.
Cercò di urlare e di divincolarsi ma riuscì
solo ad emettere qualche flebile gemito e a scalciare a
vuoto.
Quando le lacrime sopraggiunsero, sicura che
fosse la sua fine, riconobbe una voce famigliare:
«Stai calma, sono io.»
Venne liberata e quando si voltò riconobbe,
nell’ombra, il principe dei Sayan.
«Vegeta!» esclamò Bulma con il cuore colmo di
gioia. «Sono così felice che tu sia riuscito a scappare.»
«E’ merito di una Terrestre molto scaltra»
rispose l’uomo ammiccando con sguardo complice. «Diavolo, quando ho mangiato
quei dolci ho sentito lo stomaco scoppiarmi, e poi un’ondata di forza ed energia
mi ha assalito… non mi sentivo così in forma da mesi! Che cavolo ci hai messo
dentro?!»
«Un po’ di vitamine…» rispose vaga la
ragazza.
«Lo sai vero che ti verranno a
cercare?»
«Sì, lo so, ma non
m’importa.»
«Sei più pazza di quanto credessi» sbottò
Vegeta in disapprovazione. «Hai voluto evitarmi la pena di morte, ma ora ci
finirai tu, sulla sedia elettrica.»
«Te l’ho detto, non
m’importa.»
«Ma importa a me. Sono in debito, per questo
ho deciso di portarti via da questo pianeta. Non puoi restare
qui.»
«Vuoi che venga con te?» chiese incredula
Bulma.
«Ho
intenzione di rubare un’astronave. Lasceremo
«Ma come, mi vuoi scaricare su un pianeta
sconosciuto?!» protestò indispettita Bulma.
«Hai un’idea migliore?»
«Certo, venire con te!»
«Non dire sciocchezze! Non puoi stare con un
ricercato, e io non ho intenzione di fare da baby-sitter a una debole
femmina!»
Bulma incaricò le braccia, inviperita e
offesa.
«Guarda che se scappo con te, anch’io sarò
una ricercata; e non darmi della “debole femmina”! Deciderò io se voglio restare
con te!»
Le sirene della polizia si fecero più
vicine.
«Non è il momento adatto per parlarne.
Intanto dobbiamo andarcene da qui» disse Vegeta. «Prendi il minimo
indispensabile: un po’ di vestiti, soldi, medicinali, e ce la
svigniamo.»
Bulma obbedì e in dieci minuti fu pronta.
Vegeta la prese in braccio ed uscì dalla
finestra spiccando il volo verso il cielo nero della
notte.
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