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Autore: LeftEye    28/05/2007    10 recensioni
Come promesso moolto tempo fa, eccovi il finale alternativo e a lieto fine di "Nessuno tocchi caino". E' consigliata la lettura di questa fanfiction prima di leggere il finale alternativo, ma potete accontentarvi anche di un riassunto all'interno della prima parte di questa storia.
«Addio, Vegeta. Fammi un ultimo favore, mangia quello che ti ho portato.»
Strana richiesta, ma Vegeta decise che l’avrebbe accontentata.
In fondo, era l’unica persona che si fosse mai interessata a lui.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bulma, Vegeta
Note: Alternate Universe (AU), OOC | Avvertimenti: nessuno
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Nessuno tocchi Caino – Finale alternativo

Riassunto: la dittatura di Freezer è stata sconfitta e ora lui e i suoi seguaci sono condannati a morte per crimini di guerra e crimini contro l’universalità.

Tra questi condannati c’è anche il principe Vegeta, crudele guerriero Sayan.

A una giovane giornalista Terrestre, Bulma, è stato affidato il compito di scrivere la biografia di Vegeta, ma ascoltando la sua storia, si convince che la sua condanna a morte è ingiusta, inoltre tra i due nasce un profondo sentimento di amicizia, e forse qualcosa di più.

Ma giunge l’ora della condanna a morte e la ragazza non può fare nulla per salvarlo.

O forse no…

«Salve!» una voce squillante e allegra lo destò dal suo stato di dormiveglia. Vegeta non dormiva mai veramente, non ci riusciva più.

Ma prima ancora di sentire la sua voce, il principe si era accorto della presenza di Bulma dal buon profumo che emanava e che si poteva sentire per tutta l’ala della prigione.

Un profumo di fiori e di miele, dolce e fresco, come il vestito che indossava quel giorno.

Quello era l’ultimo giorno in cui si potevano vedere.

Una settimana più tardi Vegeta sarebbe stato giustiziato.

Freezer invece sarebbe morto fra due giorni.

«Come mai ti sei messa in ghingheri?» le chiese Vegeta.

«Ehm… ma che dici, ho messo la prima cosa che ho trovato!» rispose Bulma arrossendo, sapendo di essere stata smascherata.

In realtà quella mattina si era svegliata presto e aveva eseguito un trattamento di bellezza per apparire al meglio agli occhi del Sayan.

Aveva intenzione di farlo sentire bene, di non fargli pensare al giorno dell’esecuzione che incombeva, di metterlo di buon umore.

«Ti ho portato delle brioches e della frutta!»

«Davvero ti permettono di darmi da mangiare?»

«Sì» sorrise Bulma.

«Non lo sai che se dovessi recuperare abbastanza forze, c’è il rischio che io riesca ad uscire di qui e ammazzare tutti?» le disse minaccioso avvicinandosi alla parete che li separava, con l’intento di spaventarla.

«Sì» rispose ancora lei, restando tranquillissima.

«E non hai paura di morire?»

«E tu?» chiese lei senza staccare gli occhi da lui e cercando di captare ogni minima reazione. «Tu hai paura di morire?»

«No» rispose freddamente Vegeta, chiudendosi ancora una volta in se stesso.

«Muoviti a chiedermi quello che devi chiedermi, non ho voglia di parlare oggi.»

Quel giorno lei gli chiese i dettagli della sua vita nell’esercito di Freezer quando ancora era un bambino.

Sebbene lui non fosse molto loquace aveva raccolto abbastanza dati e la stesura della biografia era a buon punto.

«Non c’è nessuno in particolare che ti manca? Un famigliare, un parente?»

«No» rispose seccato Vegeta, e le voltò le spalle.

Bulma capì che lui non le stava mentendo, non aveva veramente mai avuto una figura importante che lo seguisse o che significasse qualcosa per lui, nel corso della sua vita.

Era sempre stato completamente solo.

«Vegeta» disse con voce spezzata. «Io non voglio che tu muoia.»

Il Sayan si voltò a guardarla, stupefatto dalle sue parole.

«Perché? Non mi conosci nemmeno.»

«Ti conosco più di molte altre persone. In questi giorni ho saputo cose su di te che i giudici non immaginano neanche e di cui non si interesseranno mai, ma io so che tu non meriti di morire!»

Lui continuava a guardare quegli occhi colmi di lacrime come se lei gli avesse detto qualcosa di straordinario, e infatti era così.

«Non puoi aiutarmi, lo sai.»

«Lo so…» singhiozzò lei. «Ma voglio che tu sappia che a questo mondo c’è una persona che avrebbe voluto far parte della tua vita, e quella persona sono io.»

«Non piangere per me, Bulma» mormorò Vegeta avvicinandosi alla parete che li divideva. «Non merito le tue lacrime.»

«A te è stata negata la possibilità di vivere una vita come tutti gli altri!» esclamò lei.

«E io l’ho negata a centinaia di altre persone» ribatté lui. «Merito di morire.»

«No, no…» lei scosse la testa, incapace di accettare quell’idea.

«Ma ti sbagli anche riguardo un’altra cosa. Tu sei già entrata nella mia vita, anche se per poco tempo, e ti ringrazio per questo.»

In quel momento giunse la guardia per portar via Bulma.

«Aspetti un attimo» supplicò lei. «Vegeta, devo farti una domanda, e voglio che tu sia sincero: hai paura di morire?»

Lui la fissò negli occhi, non sapendo se mentire o dire la verità.

Poi scelse:

«Sì.»

Lei rimase in silenzio ancora per qualche istante, poi disse:

«Addio, Vegeta. Fammi un ultimo favore, mangia quello che ti ho portato.»

Strana richiesta, ma Vegeta decise che l’avrebbe accontentata.

In fondo, era l’unica persona che si fosse mai interessata a lui.

Bulma giaceva rannicchiata sul suo letto, con il televisore acceso a tutto volume, ma non guardava lo schermo.

Attendeva di sentire qualche notizia dal telegiornale.

Una in particolare, ma sembrava non giungere mai.

Questo la metteva in ansia ancora di più.

Tirò su con il naso, cercando di non mettersi a piangere.

Pregò con tutto il cuore che Vegeta avesse ascoltato il suo consiglio, o sarebbe stata la fine.

“Notiziario straordinario: tutto il pianeta è in allarme, uno dei peggiori criminali della Galassia è riuscito a fuggire dal carcere di massima sicurezza di Alcatraz. Vegeta, il principe dei Sayan, uno dei più spietati collaboratori di Lord Freezer, il dittatore giustiziato qualche giorno fa, è scappato questa notte dalla sua cella. La popolazione è invitata alla massima prudenza, quest’uomo è altamente pericoloso. Al momento non si è a conoscenza di come sia potuto accadere, in qualche modo il guerriero è riuscito ad accumulare un’energia tale da sfondare le pareti della cella e far esplodere le cinta di sorveglianza. Fortunatamente non ci sono state vittime o feriti, ma si teme per la sicurezza dei cittadini, il Sayan fuggitivo è crudele e senza scrupoli, potrebbe fare di tutto…”

Bulma si tirò su a sedere di scatto, asciugandosi velocemente le lacrime e drizzando le orecchie per cogliere ogni parola del giornalista.

“… secondo le ultime fonti, il Sayan potrebbe essere stato aiutato da qualche complice, e i possibili sospettati si riducono a un numero molto ristretto…”

Probabilmente la polizia l’avrebbe contattata e interrogata, ma ora che sapeva che Vegeta era scappato non le importava più niente.

Potevano metterla in prigione, torturarla: lei era felice per lui.

Durante la sua ultima visita aveva iniettato delle sostanze ad alto tasso energetico, ben note agli sportivi che facevano uso di doping, nei dolci e nella frutta che aveva portato per Vegeta.

Le guardie erano entrate in confidenza con lei e non avevano effettuato tutti i controlli di routine.

Il suo visino dolce e lo sguardo innocente avrebbero ingannato chiunque.

Anche se si trovava dall’altra parte del pianeta, le forze dell’ordine si erano già attivate per sorvegliare le strade della sua città, sapendo che Vegeta si poteva spostare sulla Terra senza l’uso di mezzi di trasporto, e con molta rapidità.

Da fuori provenivano già i suoni assordanti delle sirene e le luci blu intermittenti della polizia proiettavano ombre colorate sui muri della stanza.

Bulma decise di chiudere le tende e spegnere le luci di casa.

Ora aveva paura, ma non del fuggitivo.

Sapeva bene come agivano i servizi segreti Terrestri: nel bel mezzo della notte ti piombavano in casa, la perquisivano gettando all’aria ogni mobile, portavano via persone con la forza e le facevano sparire per settimane, anche per mesi.

Bulma non sapeva se era il caso di svignarsela il più presto possibile e svanire dalla circolazione, o restare a casa, mantenere la calma e un atteggiamento sicuro.

Di certo, scegliendo la prima opzione, avrebbe destato molti sospetti, anzi, li avrebbe confermati.

Spense la televisione, si spostò in cucina e si preparò una tazza di caffè, poi si sedette sul divano del salotto per riflettere e decidere sul da farsi.

Stava lì accoccolata al buio da un quarto d’ora, quando sentì un rumore improvviso, un cigolio.

Non capì da dove proveniva, ma si spaventò a morte: erano venuti a prenderla?

Posò la sua tazza, ormai semi vuota, e si alzò cautamente, senza accendere nessuna luce.

Conosceva bene la sua casa e vi sapeva muovere anche al buio, ma la stessa cosa non valeva per l’eventuale intruso.

Si diresse in cucina con l’intento di prendere un coltello, ma appena varcò la soglia della stanza venne violentemente afferrata da un paio di braccia forti e dalla presa salda che le serrarono le braccia impedendole il movimento, e con una mano le fu tappata la bocca.

Cercò di urlare e di divincolarsi ma riuscì solo ad emettere qualche flebile gemito e a scalciare a vuoto.

Quando le lacrime sopraggiunsero, sicura che fosse la sua fine, riconobbe una voce famigliare:

«Stai calma, sono io.»

Venne liberata e quando si voltò riconobbe, nell’ombra, il principe dei Sayan.

«Vegeta!» esclamò Bulma con il cuore colmo di gioia. «Sono così felice che tu sia riuscito a scappare.»

«E’ merito di una Terrestre molto scaltra» rispose l’uomo ammiccando con sguardo complice. «Diavolo, quando ho mangiato quei dolci ho sentito lo stomaco scoppiarmi, e poi un’ondata di forza ed energia mi ha assalito… non mi sentivo così in forma da mesi! Che cavolo ci hai messo dentro?!»

«Un po’ di vitamine…» rispose vaga la ragazza.

«Lo sai vero che ti verranno a cercare?»

«Sì, lo so, ma non m’importa.»

«Sei più pazza di quanto credessi» sbottò Vegeta in disapprovazione. «Hai voluto evitarmi la pena di morte, ma ora ci finirai tu, sulla sedia elettrica.»

«Te l’ho detto, non m’importa.»

«Ma importa a me. Sono in debito, per questo ho deciso di portarti via da questo pianeta. Non puoi restare qui.»

«Vuoi che venga con te?» chiese incredula Bulma.

«Ho intenzione di rubare un’astronave. Lasceremola Terra insieme e poi, ti farò scendere sul pianeta che preferisci.»

«Ma come, mi vuoi scaricare su un pianeta sconosciuto?!» protestò indispettita Bulma.

«Hai un’idea migliore?»

«Certo, venire con te!»

«Non dire sciocchezze! Non puoi stare con un ricercato, e io non ho intenzione di fare da baby-sitter a una debole femmina!»

Bulma incaricò le braccia, inviperita e offesa.

«Guarda che se scappo con te, anch’io sarò una ricercata; e non darmi della “debole femmina”! Deciderò io se voglio restare con te!»

Le sirene della polizia si fecero più vicine.

«Non è il momento adatto per parlarne. Intanto dobbiamo andarcene da qui» disse Vegeta. «Prendi il minimo indispensabile: un po’ di vestiti, soldi, medicinali, e ce la svigniamo.»

Bulma obbedì e in dieci minuti fu pronta.

Vegeta la prese in braccio ed uscì dalla finestra spiccando il volo verso il cielo nero della notte.

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