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Autore: KiaPianetaOreon    11/11/2012    0 recensioni
La distanza è qualcosa che ci fotte tutti, Valentina e Nicolò lo sanno bene. Quando ci si incontra, si pensa subito alla paura di non trovarsi più e di perdersi col tempo, soprattutto se si inizia a provare qualcosa che non è una semplice amicizia. Questo succede durante le estati che Valentina inizia a passare nella città di Caorle, sulla costa Adriatica. Innamorata del luogo e dell'appartamento appena comprato dai suoi, è pronta a fare nuove amicizie e a divertirsi, dimenticandosi quasi della famiglia numerosa di cui è dotata. Un incontro speciale avviene quando per un incidente, viene a conoscere Nicolò, un ragazzino di circa la sua età, chiamato da tutti Painz. E da quel momento capirà che ogni estate in quel posto magico non sarà più la stessa senza di lui.
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
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- Valeeee, hai preso le tue cose? – urlava mia madre dalla stanza guardaroba.
Avevo tredici anni e stavamo per partire per le vacanze. Finalmente in una casa tutta nostra, senza andare in giro a chiedere asilo in giro per alberghi o in residence particolari. Era sempre stato difficile per noi, eravamo (e siamo ancora per fortuna) in sette in famiglia, e camere da sette negli hotel non esistono. Di solito affittavamo una villetta a Caorle, ma più di un mese non potevamo restare perché costava troppo. Così, facendo un giro d’inverno per quella cittadina sul litorale Veneto, passammo davanti a una palazzina rosa. Su uno dei terrazzi di quel condominio c’era un cartello con scritto “Vendesi – contattare Agenzia Lampo”.
-      Mamma, mamma, guarda, vendono un appartamento! – disse Colette, la mia sorella più piccola, appena vide il cartello.
Mia madre alzò lo sguardo incuriosita e parlando per cinque minuti con mio padre, decise di chiamare quell’agenzia per dare subito un’occhiata a quell’appartamento. In poco tempo la “nostra guida esploratrice di appartamenti” arrivò e ci fece salire a vedere quel trilocale. Io tenevo in braccio mio fratello Giò mentre giravamo per il soggiorno con notevole difficoltà. La guida voleva mostrarci ogni angolo di quel piccolo paradiso, ma in sette seguirlo in fila indiana non era molto facile. Giò toccava ogni cosa che trovava, dai soprammobili alle tazze dentro le vetrine del mobili. Ripetevo lui di star fermo, ma a tre anni probabilmente facevo così anche io. Così decisi di sedermi sul divano per tenerlo fermo o almeno controllare i suoi movimenti in uno spazio così “ristretto”. Era davvero carino il soggiorno di quell’appartamento: le pareti erano azzurro chiaro, i mobili di un blu leggermente più intenso, il divano rosso corallo. E comodo. Già mi immaginavo le mie giornate a correr dietro a Giò che faceva disastri, a raccontarmela con Miky, a litigare con Jade e a ballare con Colette. Un’estate in famiglia in quel posto non sarebbe stata male, almeno credo. Aveva l’aria di un posto piccolino ma accogliente, che alla fine, era piccolino solo per noi. Ma guardandomi intorno, forse neanche troppo. Al tavolo a quattro posti sarebbe servito un sostituto più grande e tre sedie in più, per i posti letto sarebbe bastato un divano letto e un letto a castello. O due divani letto, che è più alternativo. Dopo aver sfogato le mie doti da arredatrice nella mia testa, decisi di andare sul terrazzo ad ammirare il panorama che quell’appartamento avrebbe potuto offrirmi. Giò era già lì aspettarmi.
-      Piscina, piscina! – mi diceva, chiedendomi con le sue braccine di esser preso in braccio.
Guardai fuori ed effettivamente sì, c’era una piscina, che ora era colma d’acqua stagnante. “Chissà come sarà bella d’estate” pensai, mentre Giò voleva quasi tuffarsi dal terrazzo. Eravamo al secondo piano e già sembrava di dominare il mondo. Davanti a noi c’era anche una fascia di cielo limpido, si sarebbe potuto osservare il tramonto e l’alba nei giorni estivi mentre si cenava. Era così semplice, eppure questo posto mi aveva affascinata. Non capivo nemmeno io cosa avesse di speciale per piacermi così tanto, eppure sentivo che mi sarei trovata bene.
Nel frattempo i miei e le mie sorelle avevano osservato il locale e speravo avessero preso una decisione.
-      Vale, cosa pensi, ti piace? – mi chiese papà.
-      Certo, è davvero carino! Si ha un panorama stupendo dal terrazzo e questi divani color corallo son bellissimi! -.
-      Ci penseremo – obiettò subito mia madre, spezzandomi tutti i sogni.
La guida lasciò ai miei il numero dell’agenzia immobiliare per informarli di una futura compera. Io ero soddisfatta di aver messo la mia parola e speravo con tutto il cuore di averli un po’ convinti sulla scelta di questa casa estiva.
Dopo alcune settimane, i miei chiamarono l’agenzia dicendo loro che erano convinti dell’acquisto e che volevano sapere il prezzo da pagare, dato che a quell’incontro casuale si erano totalmente dimenticati di chiedere.
-      Costa 110 mila euro – disse la segretaria.
-      Mmmh, non è male per un trilocale come quello, se pensiamo che ci lasceranno i mobili e tutto il resto – disse mia madre.
Io origliavo il discorso dal soggiorno con le mie sorelle, che ogni tre per due facevano casino perché non capivano ciò che la segretaria diceva al telefono.
-      Dio, state zitte un attimo, e tu Giò, stai fermo! – le rimproverò Miky col suo solito fare autoritario.
Mio padre si era accorto del rumore che stavamo facendo per la curiosità di sapere se quell’appartamento sarebbe stato nostro, così ci raggiunse per spiegarci la situazione.
-      Noi vorremmo comprarlo, solamente se voi ne siete d’accordo, anche perché il prezzo non è dei più economici – ci disse papà.
Giò osservava quel labbiale senza capire una ceppa di ciò che stava dicendo.
-      Ma papà, noi siamo d’accordo! E comunque, non mi sembrano così tanti soldi se ci lasciano tutto dentro… io mi sono innamorata di quel posto e anche agli altri è piaciuto, cogliamo l’occasione, no? Lo avremo per sempre, non per due settimane come ogni anno… - dissi io, continuando il mio intento di convincerlo.
Eh sì, a quel posto mi ci ero affezionata, ed era come se nessuno dovesse prenderlo ora che era mio. Se non l’avessimo comprato, avrei fatto una testa così ai miei per rinfacciar loro il fatto di aver perso un’occasione del genere. E per la prima volta, le mie sorelle sarebbero state d’accordo con me. In particolare Jade, con la quale litigo sempre. Eppure ci sentivamo così unite e decise a passare un Agosto fantastico in quell’appartamento, che ci era capitato sott’occhio così all’improvviso e che non volevamo lasciare a nessun altro se non alla nostra famiglia. Probabilmente anche Jade, Miky e Colette avevano il mio stesso presentimento ed era bello che almeno per una volta fosse successo.
-      E dai papà, prendetelo sto cavolo di appartamento! – disse Miky a mio padre.
-      Sìì, compralo! Anche se costa tanti soldi, saremo liberi di fare quello che vogliamo – disse invece Jade.
-      Appartamento, appartamento! – iniziarono a cantare Giò e Colette, scatenando in me, Miky e Jade, una voglia di unirsi a quel coro.
-      E va bene! Mery, dille che confermiamo l’acquisto e che lo pagheremo con un mutuo – disse finalmente papà, con un sorriso che non avevamo mai visto sulle sue labbra.
Le mie sorelle esultarono, mio fratello Giò urlò stilizzando Hulk di buonumore. Ci abbracciammo tutti felici, come una vera famiglia, una di quelle famiglie dove non si litiga mai, dove si va d’accordo e dove tutti si vogliono bene. Bene, è stata un’illusione di cinque minuti quella della famiglia felice, perché la mia famiglia di felice e spensierato non ha molto. Siamo cinque fratelli: io e Miky siamo gemelle, ma non lo sembriamo per niente. Siamo quasi opposte, ma nonostante tutto abbiamo sempre cercato di andare d’accordo. Come amicizie siamo abbastanza differenti, lei ha il suo gruppetto e io ho il mio, ma non per questo siamo in competizione. Io sono mora e lei più biondina, io magra e lei di più. Siamo gemelle diverse, ed è bello avere una gemella diversa. Dopo di noi è nata Jade, che ha due anni in meno. Forse (anzi, quasi sicuramente) è quella che tra le mie sorelle sopporto di meno. È quella con cui litigo spesso, perché ha quel fare da stronzetta bulla che mi irrita il sistema nervoso in poche semplici mosse. Abbracciarla mi era quasi sembrato strano in quel momento: è pur sempre mia sorella, ma… è normale abbracciare le persone che si odiano? Se son tua sorella, probabilmente sì. Poi c’è Colette, la piccola tenerona del gruppo, che si fa voler bene da tutti e riesce sempre a convincere i miei genitori sulle loro scelte. E madonna, come balla! E’ piccola ma è una bomba, è la versione più nascosta di Michael Jackson che esista in questo mondo! E poi, è una bambina stupenda. Come ultimo arrivo c’è Giò,  che in quel periodo aveva quattro anni. Anche lui è tenero, ma penso che a volte impari le cose fin troppo facilmente. Bestemmie e parolacce escono dalla sua bocca come fulmini, credo ne dica più lui di me. Anche se nemmeno i miei scherzano. Beh, che famiglia. Si prevedeva un’estate luuunga, e spero, bella.
Comprammo l’appartamento a Gennaio e aspettammo fino ad Agosto per poterlo vedere ancora. Finchè non arrivò quel giorno tanto atteso in cui partimmo per Caorle. Ci eravamo sempre andati, sin da quando io e Miky eravamo bambine. Quasi ogni anno però, si è aggiunto qualcuno di nuovo alla nostra super famiglia. Quando dopo un’oretta di viaggio vidi il cartello marrone con scritto “Welcome to – Benvenuti a Caorle” mi sentii davvero felice. La mia estate era finalmente arrivata, e nel posto che io stessa avevo scelto. Passando per il cavalcavia osservavo la darsena, l’Aquafollie, lo stadio e, in lontananza, il centro. Mio padre proseguiva nelle stradine affiancate da case, hotel e negozi. La nostra auto passò anche davanti al residence in cui usavamo andare di solito gli anni precedenti.
-      Non ci servi più, tiè! – disse Colette.
E finalmente eccolo il palazzo rosa, che al secondo piano aveva il nostro appartamento. Si chiamava “Livenza”, forse perché vicino alla foce di quel fiume. Velocemente scesi dalla macchina, presi le mie cose e aspettai che i miei trovassero le chiavi prese poco fa all’agenzia Lampo. E poco dopo, ecco le pareti azzurre e il divano corallo. Ma soprattutto il terrazzo. Mi fiondai subito a vedere il cielo azzurro e le nuvole di quella mattinata di Agosto, continuando a ripetere nella mia testa “Questa sarà la mia estate”.
  
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