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Autore: Medea00    11/11/2012    15 recensioni
Si potrebbe dire che andare al mare per degli adolescenti sia un’esperienza bellissima.
Si prende una macchina, si fa un’oretta o due di viaggio tutti insieme, si ride, si scherza e si ascolta musica trash solo per rovinarsi un po’ le orecchie. Poi ci sono i giochi, il bel tempo, le belle ragazze, insomma, tutti amano il mare, no?
No.
Genere: Comico, Demenziale, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Warblers/Usignoli | Coppie: Blaine/Kurt
Note: Nonsense | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Promptami'
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Titolo: Dieci motivi per odiare il mare
Autore: La mia parte Klainer che invece di studiare scrive ste boiate
Parole: >2200
Rating: Verde mentadent
Prompt: Di Takeru-Echy, che ha chiesto: estate in spiaggia o in piscina al chiuso/aperto, Blaine deve indossare un costume arcobaleno con la stampa delle superchiche.
Avvertenze: Sconsigliata la lettura a tutti gli amanti del mare e agli animatori.




Dieci motivi per odiare il mare
(E uno solo per amare Kurt)

 
 


Si potrebbe dire che andare al mare per degli adolescenti sia un’esperienza bellissima.
Si prende una macchina, si fa un’oretta o due di viaggio tutti insieme, si ride, si scherza e si ascolta musica trash solo per rovinarsi un po’ le orecchie. Poi ci sono i giochi, il bel tempo, le belle ragazze, insomma, tutti amano il mare, no?
No.
Blaine odiava il mare. Lo detestava.
Come diavolo avevano fatto a convincerlo?
Ricordava di una uscita con gli Warblers, del caldo terribile a Lima, di come i ragazzi avevano tirato fuori l’idea di una giornata al mare e di Kurt che aveva esultato entusiasta.
Oh, giusto, ecco come avevano fatto.
Ma Kurt sarebbe arrivato un’ora più tardi insieme a Finn e Rachel, e lui doveva sorbirsi tutti quegli insopportabili sessanta minuti.
“Va bene”, sospirò, mettendosi il borsone da mare su una spalla e guardando con la coda dell’occhio Wes, David, Jeff e Nick correre verso l’ombrellone. “Ce la posso fare. Anche se odio il mare con tutto il mio cuore”.
Era stato un processo lento e graduale accumulato con il passare degli anni; qualcuno osava dirgli che il suo era accanimento, che si era fissato, ma lui sapeva di cosa stesse parlando.
Lo sapeva talmente bene che, quando quel giorno mise piede fuori dalla macchina di Wes, guardando il mare in lontananza, cominciò mentalmente a stilare una lista di tutti i fattori che avrebbero reso lunga e difficile quella giornata.
 
Punto primo: la sabbia.
Questo nemico era presente praticamente dalla nascita: aveva tre anni la prima volta che aveva messo piede su quella sostanza bollente e granulosa; si era aggrappato alla gamba di Cooper e aveva pianto per il resto della giornata lamentandosi di quanto fosse schifosa quella cosa sparsa per terra.
Di fatto, cosa portava di positivo alla società? Tanti fastidi e tanto nervosismo quando te la ritrovavi negli occhi, sulle mani, attaccata ai vestiti e dentro le mutande.
Per quel motivo quando vide quell’infinita landa di sabbia desolata Blaine fu costretto a trattenere un sospiro, perchè nemmeno le sue converse alte fino alle caviglie lo avrebbero risparmiato da quel supplizio.
Entrò nel lido un passo alla volta, e subito riscontrò quella che poteva definire come la seconda causa che aveva intensificato il suo odio: il vento.
A parte che il vento aiutava la sabbia a posizionarsi da tutte le parti, e quindi, si potrebbe fare un piccolo riferimento al punto primo; il vento è quello che ti colpisce come una lama quando esci dall’acqua. Quando sei quasi sereno – perchè essere sereno al mare era una bella sfida – e vuoi soltanto avvolgerti nell’asciugamano. Era freddo, pungente e provocava sempre dei noiosi raffreddori.
Il punto tre, inavvertitamente, arrivò quasi un attimo dopo: perchè il sole era talmente accecante che Blaine fu costretto a chiudere gli occhi, serrando la mascella in una smorfia. Ecco, il sole. Doveva anche parlarne?
“Oh Blaine”, gli diceva qualsiasi ragazza – o ragazzo che giocava per la sua squadra – “Hai degli occhi così belli!”
Certo. Belli e inadatti alla vita pratica.
Non solo non riusciva a farsi nessuna foto con un flash che fosse leggermente più chiaro di una lampadina; ma quando arrivava in zone particolarmente illuminate come una spiaggia, si scatenava un meccanismo di autodifesa dall’interno del suo corpo che lo portava automaticamente a non vedere un tubo. Letteralmente. Vagava a stentoni tastando la misera recinzione di legno e sperando di udire la voce dei suoi amici sin troppo entusiasti.
E a questo punto qualcuno potrebbe dire, “Ma esistono gli occhiali da sole!”
Certo, occhiali da sole costati duecento dollari, che al minimo contatto con un granello di sabbia si scheggiavano, e aveva già parlato della magica combinazione sabbia-vento?
Ecco. Quindi Blaine, in quel momento, era una talpa.
“Andiamo Anderson, mia nonna è più veloce di te!”
Blaine fece una smorfia al richiamo di Jeff: gli amici che lo prendevano in giro era uno dei punti della lista. Ormai ci era quasi abituato dopo due anni di Dalton: sapevano essere sensibili quanto un riccio, e non appena scoperto il suo radicato odio verso quel tipo di vacanza, era diventata immediatamente una delle loro mete preferite. Ovvio.
“Voi andate pure”, borbottò coprendosi la fronte con una mano e cercando di scorgere la testa bionda del suo in-quel-momento-non-tanto-amico: “Io penso che mi sdraierò sotto l’ombrellone, leggo qualche libro... cose così.”
“Come sempre allora.”
Blaine gli fece la linguaccia ma, un attimo dopo, Jeff era già corso via dagli altri ragazzi.
Meglio così: non aveva la temperanza mentale per sopportare i loro atteggiamenti da bambini. Se ne sarebbe stato buono buono sulla sdraio aspettando l’arrivo di Kurt.
Con non poche difficoltà trovo la loro sdraio, accompagnata da una piccola sedia pieghevole e un ombrellone: c’erano anche una bottiglietta d’acqua, i loro vestiti e un fumetto di Topolino. Più che una postazione di liceali in vacanza estiva sembrava il cantuccio dei bambini fuggiti alla baby-sitter.
Chiaramente la baby-sitter era lui.
Kurt, quando arrivi?
Inviò il messaggio senza pensarci due volte, spostando la sedia al riparo dal sole e afferrando il suo amatissimo lettore mp3.
Ehi, gli scrisse Kurt, sono in viaggio. Rachel ci ha messo un’ora a trovare la crema solare. Tu cerca di non innervosirti troppo, ci vediamo presto!
Riusciva a leggere il suo entusiasmo anche attraverso lo schermo del cellulare: era da una vita che Kurt sognava il mare, voleva andarci dopo essere tornato dalle nazionali ma l’aver perso aveva demoralizzato un po’ tutti.
E poi, a conti fatti, era la loro prima trasferta da quando stavano insieme. Blaine si lasciò scappare un piccolo sorriso a quel pensiero; sorriso che svanì subito non appena un ragazzo con la divisa dell’animazione e palesemente gay si presentò sotto l’ombrellone con una radiolina in mano.
“Ehi, ciao! Come va?” Salutò con la sua voce troppo felice e troppo impostata per i suoi gusti.
“Alla grande.” Non seppe dire se risultasse più scontroso il tono della sua risposta o il suo viso apatico.
E poi gli propose il punto cinque della fantomatica lista.
“Ti va di fare gioco aperitivo?”
Ma per l’amor del cielo. Un ragazzo con le cuffie alle orecchie, il volto accigliato e la voglia di vivere pari a quella di un mollusco, secondo lui voleva fare uno stupido gioco sotto il sole cocente, la sabbia bollente e circondato da cretini?
“No. Grazie.”
Scandì bene l’ultima parola, sperando che fosse l’ultima.
“Ma dai, ci divertiamo. E poi è una sfortuna che un ragazzo come te stia all’ombra e con la maglietta addosso.”
Ah. Ci stava addirittura provando? Era una sfortuna che si fosse beccato l’unico animatore gay della giornata.
“Sì, beh, l’importante è essere convinti. Comunque scusa ma voglio ascoltare la musica.”
L’animatore gli lanciò una lunga occhiata, forse, sperando di ammaliarlo. In realtà a Blaine sembrò di essere una di quelle cavie sotto laboratorio che venivano osservate prima della condanna.
“Bene, allora, ci vediamo dopo se cambi idea.”
Non cambierò idea, rispose mentalmente.
In realtà, sapeva benissimo da solo che fosse un po’ ridicolo indossare la maglietta in spiaggia. Ma quello era uno degli altri elementi della sua lista – a che numero era rrivato, sei?- : i complessi sul fisico.
Non che lui fosse messo male, questo no. Ma insomma, la spiaggia sembrava una parata di modelli in slip aderenti che sfoggiavano la loro abbronzatura perfetta e i loro muscoli sovrastati dall’olio solare. In altri tempi, in realtà, era piuttosto grato: a volte perdeva la cognizione del tempo sbavando dietro a bagnini che sembravano fare il cosplay di Baywatch. Ma ora Blaine era cresciuto; ora era fidanzato, e non aveva nessun interesse nel guardare gli altri.
Quindi, ciò che restava di quella parata, erano soltanto i suoi complessi su quanto fosse basso e magro. Osservò accigliato la sua pancia, strizzando delicatamente la parte di pelle sui fianchi: ecco, le famose maniglie dell’amore. Che poi, d’amore non avevano proprio niente, erano orripilanti. Maledetti jeans a vita bassa e maledetti cornetti del Lima Bean.
Avrebbe continuato a compiangere la sua forma fisica per un altro po’, sse non fosse stato per Wes che piombò davanti a lui con un pallone in mano e completamente zuppo da testa a piedi.
“Blaine che fai, non vieni?”
A prendersi alghe, morsi di meduse, sale e un raffreddore? Sì, quello era il punto sette.
“Mmm, semmai dopo, Wes.”
L’amico lo interpretò come un: “Piuttosto preferisco morire.”
Se ne andò con fare offeso, e solo in quel momento Blaine cominciò a sentirsi leggermente in colpa. Ma solo un poco.
Si unì a loro una manciata di minuti dopo, sperando con tutto se stesso di uscire dall’acqua integro.
 
Dopo che avevano terminato tutti i giochi con la palla ed essersi beccato un’onda alta quasi un metro, Blaine cominciò a sentire la pelle raggrinzirsi e gli occhi bruciare insistentemente.
Annunciò ai ragazzi che sarebbe uscito per farsi una doccia ai bagni pubblici, e così tornò all’ombrellone per raccogliere le sue cose.
Tutto sommato non stava andando così male: Kurt sarebbe arrivato a momenti, il sole non era più alto come un’oretta prima e anche la sabbia aveva disperso parte del suo calore.
Si avviò alle docce con la consapevolezza che quella sarebbe potuta diventare una delle poche eccezioni alle sue tipiche giornate al mare.
Ma si era dimenticato completamente del punto otto.
Perchè se gli amici che lo prendevano in giro erano irritanti, gli scherzi degli amici che lo prendevano in giro erano qualcosa di inimmaginabile.
Di certo non si sarebbe aspettato che gli sostituissero il costume proprio quando lui era entrato nella cabina doccia del bagno – riparata e dentro ad una stanza con poca luce -. O meglio, avrebbe dovuto aspettarselo. Erano Warblers, dopo tutto.
Ma quando uscì fornito di accappatoio e trovò quel costume ad attenderlo, ecco, tutta la rabbia repressa accumulata fino ad allora esplose in un istante.
Superchicche.
Gli avevano lasciato un costume arcobaleno, con disegnato sopra Molly delle superchicche.
Dunque, qual era il modo più doloroso per ammazzare i suoi cari migliori amici?
Inutile dire che uscire ad quel bagno fu un’impresa abbastanza memorabile.
Inutile dire che i bambini cominciarono ad additarlo e a guardarlo male, e i ragazzini urlanti facevano già parte del punto nove della sua lista.
Punto che venne automaticamente corretto quando una bambina lo prese per l’orlo del costume e strillò: “IO SONO DOLLY E TU SEI MOLLY, SCONFIGGIAMO LA SCIMMIA!”
Rettifica: odiava i ragazzini urlanti che si facevano i trip di prima mattina.
“Senti, è una giornata difficile”, cercò di far ragionare la bimba che, invece, continuava a saltellargli intorno canticchiando la sigla di quel cartone.
“Devo commettere un omicidio di massa e trovare il mio vecchio costume prima che il mio ragazzo mi scopra. Quindi, tesoro, potresti gentilmente lasciarmi stare?”
La bimba si fermò per un momento. Giusto il tempo di guardarlo e dire: “NO!”
Che amore.
“Senti, carissima bambina urlante con le treccine tutte scompigliate, potresti per favore-“
“Chi sei?! Che cosa stai facendo alla mia bambina?! Oh mio Dio sicurezza, sicurezza, questo ragazzo voleva rapirla!”
Giusto.
Punto dieci. Il più temibile e inevitabile: le mamme vamp con i costumi zebrati e le tette rifatte.
“Signora, la prego, non stavo facendo niente, io volevo solo-“
“Oh mio Dio ma non si vergogna di andare in giro con quel costume?! Vieni qui Dolly, allontanati da questo pedofilo.”
Ah, ecco da chi aveva preso sua figlia.
Dopo mezz’ora di delucidazioni e dieci minuti di suicidio morale in cui Blaine desiderò scavare una fossa nella sabbia e sprofondarcisi dentro, riuscì finalmente a scollarsi di dosso quelle due carissime persone, per raggiungere una volta per tutte l’ombrellone con il desiderio di raccogliere il borsone, andare in macchina e aspettare lì Kurt fino al termine della giornata.
Ma visto che quella era una giornata di mare e, statisticamente, in una giornata di mare era destinata ad andare tutto contro i suoi piani, Kurt era già lì in costume e con l’asciugamano di Zara avvolto in un braccio, mentre Rachel e Finn correvano verso il lungomare ridendo e prendendosi mano nella mano.
“Blaine!”
I suoi occhi azzurri si scaldarono solo per un momento alla vista del suo caro fidanzato; poi, si posarono sul suo costume. Non che volesse controllare le parti basse ma insomma, un costume arcobaleno con le superchicche ha questa tendenza a conquistare l’attenzione.
“... Blaine?”
Il ragazzo si fiondò tra le sue braccia, avvolgendolo con tutto il corpo e non esitando un secondo di più per baciarlo in modo languido e intenso, perchè finalmente l’unica cosa bella della giornata era lì davanti a lui; e poco importava che avesse caldo, che non riuscisse a vedere, che i suoi amici erano dei dementi e che aveva rischiato dieci anni in un carcere.
Blaine si scostò da lui trattenendo a stento una risata, e poi Kurt gli coprì la fronte con la sua, permettendogli finalmente di vedere.
“Kurt”, esordì piano, “Questa è la prima e ultima volta che vengo al mare...”
Sul viso del suo ragazzo comparve una smorfia delusa e rammaricata, che venne coperta subito da un altro piccolo bacio.
“... Da solo. Per favore, non lasciarmi più.”
E quando sentì il suono della sua risata, tutto il nervosismo accumulato sparì come se fosse stato lavato via.
“Tranquillo Blaine, non intendo farlo.”
Sorrise. Kurt gli scostò dolcemente un ricciolo dalla fronte, prima di rivolgergli un’occhiata perplessa e divertita.
“Ma se tu sei Molly... io posso fare Samurai Jack?”
Ecco perchè lo amava.










***


Angolo di Fra


Ma che vi posso dì. Non ha senso. Per la ragazza che mi ha commissionato il prompt: scusami tanto. Volevo scrivere qualcosa di decente, ma mi sa che lo stress pre-esami si fa sentire! Ahahahahah!
Comunque io non odio il mare quanto Blaine. Ma in effetti alcune cose le condivido.
Mi mancava un po' di Klaine.
   
 
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