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Autore: RainingStars    11/11/2012    5 recensioni
Niente l’aveva mai fermata. Si era sempre rialzata. L’avevano colpita,sfruttato ogni sua debolezza. Ma lei aveva sempre sorriso. Ma non ora.
Era colpa sua. Di nessun altro. Aveva lasciato cadere la donna che amava. Non era più Robin, il supereroe che non provava sentimenti, il cui unico scopo era servire la propria città. Era solo un ragazzo che aveva perduto ogni cosa.
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Robin, Starfire
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti, cari lettori, sono RainingStars e questa è la mia prima ff. Per favore fatemi sapere la vostra opinione, qualunque essa sia, è molto importante e sicuramente sapere cosa ne pensiate mi aiuterà a migliorare.
Bene, detto ciò, buona lettura!
 
Lei era indistruttibile. Niente l’aveva mai fermata. Si era sempre rialzata. L’avevano colpita, con tutto ciò che avevano. Sfruttato ogni sua debolezza.
Ma lei aveva sempre sorriso. Aveva sempre guardato avanti, avuto speranza nel futuro. Non vi era stato attimo in cui la sua fiducia fosse venuta meno.
 Ma non ora.
Le sue labbra erano semiaperte, fredde e vermiglie.. E i suoi occhi, sempre illuminati, accesi, erano spenti dietro alle palpebre calate, che creavano due piccole mezzelune d’ombra sugli zigomi. I capelli sparsi a ventaglio sull’asfalto erano sporchi di sangue, in gran parte suo. Il corpo stava perdendo il solito colorito olivastro e giaceva immobile.
“Uno. Due. Tre. Quattro. Avanti! Uno. Due. Tre. Quattro.”
Il ragazzo che le stava a cavalcioni continuava a premere le mani incrociate sul suo petto. Continuava a contare, a sperare che i suoi occhi si aprissero.
Sentiva un dolore freddo, penetrargli nelle viscere.  Non voleva credere…non poteva.
L’impotenza lo stava tirando giù, sempre più giù, in un vortice senza fine.
La rivide cadere a terra, le sue braccia non essere abbastanza veloci da prenderla. Come in un sogno le immagini si sovrapponevano, vide i suoi genitori precipitare, udì sua madre gridare assieme alla donna che amava. La stessa impotenza.
Nemmeno la maschera riusciva a tenerlo distaccato,a farlo essere freddo e distante. Se la strappò con forza, arrivando ad irritarsi la pelle. Non era più Robin, il supereroe che non provava sentimenti, il cui unico scopo era servire la propria città.  Piccole gocce di dolore cristallizzato gli bagnarono il volto, poi ruzzolarono giù, andando ad imperlare le guance della fanciulla sotto di lui. Ne raccolse una, accarezzando la sua amata. La rabbia montava dentro di lui. La sentiva fremere, voler uscire, come un felino in gabbia. Graffiava e mordeva, squarciandogli l’anima. L’aveva lasciata cadere. Aveva perso nuovamente tutto ciò in cui credeva. Tutto ciò che aveva.
Urlò, con quanto fiato avesse in gola, prendendola per le spalle e scuotendola con forza.
Perché? Perché lei?
Lui era l’obbiettivo. Lui doveva essere colpito. Lui doveva cadere.  Non lei!
Avrebbe dovuto proteggerla! Stare più attento. Era colpa sua. Di nessun altro. Era colpa sua. Solo sua.
Non sentiva più nulla. Aveva il vuoto dentro. Strinse il corpo tra le proprie braccia, come se il contatto col suo corpo riuscisse a colmare i vuoti che aveva dentro. Le tolse i capelli dal volto, l’accarezzò.
Si chinò un poco, poggiando con freddezza le proprie labbra a quelle di lei.
Avrebbe tanto voluto vedere quegli occhi illuminarsi ancora una volta, sentire la sua risata argentina, sentire la sua pelle sotto le dita, assaporare il loro amore.  Chiuse gli occhi, cercando di riportare alla luce, per un’ultima volta quelle sensazioni. La sua mente ormai era fredda. Distante. Immersa nei ricordi.
“Dick…”
La sentì chiamare il suo nome. Sentì il suo respiro riprendere. Il suo cuore battere all’unisono con il suo. 
Aprì gli occhi.
E nel vedere due occhi verdi, stanchi ma luminosi, brillare nuovamente gli si incendiò l’anima, risorgendo dalle ceneri. 
  
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