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Autore: Lux_daisy    12/11/2012    4 recensioni
Prendete uno Xanxus affamato. Prendete uno Xanxus affamato, che ha bevuto e che non ha avuto la sua cena; e prendete un povero Squalo costretto a calmare il suo irascibie Boss... cosa potrà mai succedere? u.u
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Superbi Squalo, Xanxus
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti! questa è la mia prima fanfiction in assoluto quindi sono molto emozionata all'idea che qualcuno la legga u.u se alla fine voleste lasciarmi un commento o una recensione per dirmi cosa ne pensate mi farebbe davvero molto piacere. detto questo, buona lettura :D



<< Vooooooiiiiiiiiiii! >>. Un grido fin troppo familiare risuonò tra le pareti della tenuta dei Varia, seguito da un rumore di vetri infranti e da una porta sbattuta violentemente. Pochissimi minuti dopo un furente Squalo entrò con tutta la sua irruenza nella cucina dove gli altri membri della squadra assassina d’élite si erano appena accomodati a tavola per la cena.
<< Quella testa di cazzo d’un Boss! >> sbraitò  il capitano agitando le braccia in modo convulso. Era chiaramente fuori di sé e, altrettanto chiaramente, la causa di quella furia era Xanxus. << Giuro che un giorno di questi gliela faccio pagare cara a quella merda! >> continuò, buttandosi malamente a sedere sulla sedia. Questa affermazione gli costò un’occhiataccia di Levi: lo scemo dei fulmini stravedeva per il Boss e non sopportava che qualcuno ne parlasse male.
<< Shishishishi, sembra che il nostro caro Boss abbia di nuovo fatto imbestialire Squalo >>. Bel era chiaramente divertito dalla situazione: per quanto i litigi tra il capitano e il Boss fossero all’ordine del giorno, vedere Squalo così furioso divertiva sempre il principe viziato, soprattutto nei momenti di noia come quello. Un nobile ha sempre bisogno del giullare di corte per ingannare il tempo e ora che tutti i Varia erano senza missioni e si ritrovavano contemporaneamente sotto lo stesso da ben otto giorni, la convivenza tendeva a farsi difficile. Bisognava pur occupare il tempo in qualche modo.
<< Chiudi quel cesso di bocca, principino del cavolo! >> sbraitò Squalo, lanciando al biondino un’occhiata omicida.
<< Bel-chan, non dovresti provocare il povero Squ-chan >> s’intromise Lussuria col suo solito modo di fare da mamma-chioccia. Il guardiano del Sole dei Varia allungò una mano verso il capitano e gli tolse un pezzo di vetro dai lunghi capelli argentati. A quanto pareva l’ennesimo bicchiere si era infranto sulla testa di Squalo.
<< Il Boss non viene a cena? >> domandò Levi con tono curioso: non aveva ancora afferrato che non doveva nominare Xanxus quando Squalo era così furioso.
<< Quel bastardo può anche morire di fame per quanto mi riguarda! >> fu la risposta tagliente del capitano. Era raro che Xanxus si unisse ai suoi sottoposti per i pasti: mangiare con le “fecce”, come li chiamava lui, non era certo tra i desideri del Boss. Preferiva farsi portare i pasti nel suo ufficio, stanza dalla quale usciva solo quando era costretto e, se Squalo non era fuori per una missione, toccava a lui portargli da mangiare: era l’unico tra i cinque Varia ad avere il permesso di entrare nell’ufficio del Boss e l’unico tra i tutti i sottoposti che non si faceva prendere dal terrore alla sola idea di avvicinarsi a quella stanza. Ma Squalo era anche la vittima preferita di Xanxus, cosa che per il capitano significava minacce di morte, lancio di bicchieri e altri oggetti e di conseguenza un livello di stress che Dio solo sapeva come Squalo riuscisse a sopportare. Ma quella sera Squalo non avrebbe rimesso piede nell’ufficio di Xanxus: si era già beccato la sua dose giornaliera di insulti, minacce e due bicchieri, uno evitato per un pelo ma l’altro che l’aveva centrato in testa. Fortunatamente era vuoto, altrimenti Squalo avrebbe dovuto provvedere a ripulirsi i capelli dall’alcol, ovvero passare ore a cercare di toglierne la puzza. Questi erano i pensieri che attraversavano la mente del capitano mentre cenava, stranamente in silenzio. Ma il rumore di un’esplosione e il suono di urla terrorizzate ruppero la tranquillità della cena.
<< Quel fottutissimo Boss… >> imprecò Squalo tra i denti. Sapeva già cos’era successo e la conferma arrivò un minuto dopo. Due giovani soldati con le divise e i capelli bruciacchiati fecero irruzione in cucina.
<< Voooooiiiiii! >> gridò Squalo, alzandosi dalla sedia, << cosa cazzo è successo? >> domandò, pur conoscendo già la risposta.
<< Il Boss ha ordinato che gli venisse portata la cena, ma quando siamo entrati nel suo ufficio ci ha sparato addosso! Ci siamo salvati per un pelo! >> spiegò uno dei due, ancora scossi.
<< E cosa diavolo volete qua? >> continuò il capitano. Non ne poteva più del comportamento di quello: ogni volta che succedeva una cosa del genere, Squalo si chiedeva cosa cazzo si fosse fumato quando aveva deciso di giurare fedeltà a vita a quell’irascibile, intrattabile e bastardo di Xanxus.
<< Il Boss ci ha detto che se non gli viene portata una bistecca al sangue entro dieci minuti, verrà personalmente ad usarci come tiro al bersaglio >> rispose l’altro sottoposto, più scosso del compagno. Doveva essere nuovo, pensò Squalo.
<< Ma non abbiamo più bistecche: il Boss ha mangiato l’ultima ieri >> fece notare Lussuria.
<< Andate da quel figlio di puttana e ditegli che dovrà mangiare qualcos’altro sta sera >> ordinò Squalo ai due. A quelle parole i loro occhi si sgranarono per il terrore: se fossero andati dal Boss a dirgli una cosa del genere, quello li avrebbe uccisi. Fu Lussuria a venire loro in aiuto. << Squ-chan, penso che sia meglio che vada tu dal Boss. Questi due poveri ragazzi sono già abbastanza terrorizzati >>.
<< Voooooiiiiiiiiii! >> gridò di rimando il capitano, fissando Lussuria in cagnesco, << non ho intenzione di fare il fattorino per quel bastardo! >>.
I due soldati approfittarono di quell’attimo di distrazione per allontanarsi di corsa e mettersi in salvo. << Vooooiiii! >> sbraitò di nuovo, << tornate qua, cagasotto! >>; ma quelli erano già spariti.
<< Shishishi, i conigli sono veloci >> commentò Bel, giocando con i suoi amati coltelli.
Squalo imprecò tra i denti e giurò che si sarebbe vendicato di quei due. Tutti i suoi propositi di ignorare Xanxus e godersi una serata tranquilla erano appena andati a farsi fottere. Con uno sbuffo e un’altra imprecazione lo spadaccino uscì dalla cucina e si diresse nell’ufficio del Boss: se non fosse riuscito a calmarlo, quel folle sarebbe stato capace di distruggere la villa solo perché non aveva avuto la sua dannatissima bistecca.
Arrivato davanti alla porta, si fermò: era ancora furioso e per un attimo pensò di lasciare che Xanxus facesse quello che cazzo voleva, anche far esplodere tutto. Poi però si disse che sarebbe stato un problema anche per lui e per tutti i Varia, così, dopo un profondo respiro, aprì la porta ed entrò.
<< Voooooiiiiii! Fottutissimo Boss che non sei altro! Non puoi sparare ai tuoi sottoposti solo per una stupida bistecca! >> gridò lo spadaccino una volta varcata la soglia. Un bicchiere pieno di whiskey volò per la stanza e si schiantò sulla porta dietro Squalo: il capitano si era aspettato una reazione del genere ed era stato pronto a schivare.
<< Feccia! Come osi parlarmi così! >> disse Xanxus con la sua voce roca e minacciosa. Era seduto sulla poltrona di pelle rossa, la giacca della divisa che ricadeva sulle spalle e i piedi incrociati sulla scrivania, sulla quale troneggiava una bottiglia di liquore quasi vuota.
“Perfetto! È pure ubriaco!” pensò Squalo con fastidio. Se era possibile, Xanxus in preda ai fumi dell’alcol era più intrattabile e pericoloso dello Xanxus sobrio. E Xanxus sobrio era la persona più intrattabile e pericolosa che Squalo avesse mai conosciuto; e di gente con cui era meglio non scherzare il capitano ne aveva incontrata nella sua strada per diventare Imperatore della Spada. Ma Xanxus possedeva qualcosa che nessun altro aveva: un’ira talmente potente da spaventare chiunque. E gli idioti che lo sottovalutavano facevano una brutta fine, eccetto quel moccioso dei Vongola, l’unico riuscito a sconfiggere Xanxus. Purtroppo per Squalo, l’ira del Boss unito al suo amore per l’alcol tendevano a creare una miscela esplosiva in tutti i sensi.
<< Se tu non passassi il tempo a minacciare e terrorizzare i tuoi uomini, non dovrei venire fin qua >> gli fece notare il capitano.
<< Quegli idioti hanno osato portarmi del merluzzo! Cosa sono, una stupida femminuccia?! >> replicò il Boss con il suo solito tono scazzato.
Squalo si trattenne dal rispondergli per le rime. << C’era quello da mangiare! Accontentati! >>.
Il moro gli lanciò un’occhiata omicida che avrebbe fatto tremare chiunque, ma il capitano era fin troppo abituato ad avere a che fare con l’umore impossibile di Xanxus e la ignorò.
<< Voglio una bistecca al sangue. Portamela o ti faccio diventare un colabrodo, feccia! >>.
<< Voooiiii! Non ci sono più bistecche! Hai mangiato l’ultima ieri >> gridò lo spadaccino. Perché doveva avere a che fare con una testa di cazzo del genere? Non poteva semplicemente accontentarsi di quello che c’era e finirla di rompergli le palle? << Per questa sera dovrai farti bastare quello che c’è; la bistecca la potrai mangiare domani >> aggiunse subito per calmare Xanxus, la cui espressione si era fatta ancora più minacciosa.
Il Boss si alzò a una velocità incredibile e in pochi attimi fu davanti al capitano, il quale rimase talmente sorpreso che non riuscì a muovere un solo passo. I due si ritrovarono così uno di fronte all’altro, i volti e i corpi a pochi centimetri di distanza. Il respiro di Xanxus puzzava d’alcol e i suoi occhi rossi erano concentrati su quelli grigi di Squalo. Lo spadaccino si sentì d’un tratto intimorito da quello sguardo così intenso e, quando le labbra del Boss si incurvarono in un ghigno divertito, di quelli che promettevano qualcosa di brutto, il cuore di Squalo perse un battito. Era paura? No, Superbi Squalo non temeva niente e nessuno, neanche la morte. E allora cos’era?
Xanxus afferrò una ciocca dei lunghi capelli di Squalo e tirò con forza verso il basso: la testa del capitano si piegò all’indietro e dalla sua gola uscì un verso di dolore. Sempre stringendo i capelli, il Boss avvicinò il suo volto all’orecchio dell’altro e il suo respiro caldo provocò un brivido lungo la schiena di Squalo.
<< Io non mi accontento, stupida feccia. Quando voglio una cosa me la prendo >>. La voce del Boss era bassa e a Squalo sembrò di avvertire una nota maliziosa in quell’affermazione: stava forse impazzendo? Perché il suo cuore stava battendo così forte da fargli quasi male?
Per un attimo Xanxus rimase concentrato sulla pelle candida e perfetta del collo del suo capitano: sembrava quello di una femmina, morbido e delicato.
<< Non puoi prenderti una cosa che non c’è, stupido d’un Boss. E non ci sono bistecche, quindi dovrai accontentarti! >> replicò Squalo con voce sofferente, interrompendo i pensieri dell’altro. Se Xanxus avesse tirato i suoi capelli con più forza, Squalo era convinto che gliel’avrebbe strappati. “Fottutissima testa di cazzo!” pensò con rabbia lo spadaccino mentre cercava di convincersi che il dolore al petto e allo stomaco fosse dovuto al pensiero che quel bastardo stava per pestarlo a sangue.
<< Da quando la spazzatura osa dirmi cosa devo o non devo fare? >> continuò il Boss; non sembrava incazzato, ma al contrario divertito dall’idea di spaventare il suo sottoposto. Era convinto che la mente di Squalo stesse passando i rassegna tutte le possibili punizioni che lui avrebbe potuto infliggergli e l’idea lo eccitava. Sapere che la sua sola presenza terrorizzava gli abitanti della Villa lo distraeva dalla noia e gli faceva sentire di avere ancora una posizione. Essere stato sconfitto da quel moccioso di Sawada ed essere rimasto congelato per anni non aveva intaccato la sua ira e il suo orgoglio e il suo ruolo come Boss dei Varia non aveva mai vacillato, nonostante tutto. Sapeva di avere potere di vita e di morte su tutti i suoi sottoposti, ma quella feccia del suo capitano continuava ad essere l’unico ad avere le palle per rispondergli. La cosa lo infastidiva parecchio.
<< Sarò anche spazzatura, ma almeno non sono un coglione irragionevole come te >> replicò Squalo con tono di sfida. Se ne pentì un attimo dopo, quando il sorriso malvagio sparì dal volto di Xanxus e il Boss lo afferrò per il collo con l’altra mano e lo sbatté con violenza contro il muro. Il dolore gli attraversò il corpo e per un secondo la vista gli si offuscò.
<< Prova a ripetere quello che hai detto, lurida feccia >> lo minacciò il moro, continuando a stringergli la gola, non tanto forte da non farlo respirare, ma abbastanza da fargli male. Il panico paralizzò la mente di Squalo per un attimo e lui si odiò per questo: solo Xanxus era in grado di fargli provare un sentimento come la paura. Nonostante fosse abituato ad essere tormentato, picchiato, insultato e umiliato e nonostante ci fossero volte in cui avrebbe desiderato mandare tutto al diavolo, la sua promessa di fedeltà a Xanxus valeva più della sua vita. E quel dannato Boss lo sapeva. Sapeva che Squalo avrebbe obbedito a tutti i suoi ordini, sempre e comunque. Poteva rispondergli, replicare, insultarlo, ma era il suo sottoposto e lui poteva fargli tutto quello che voleva. La sua fedele spada e Xanxus erano le uniche ragioni di vita di Superbi Squalo e se il Boss non fosse stato un fottuto arrogante e menefreghista, forse avrebbe potuto rendersi conto del fatto che lo spadaccino aveva messo la sua vita nelle sue mani. Ma Xanxus era un egoista bastardo e per lui Squalo era soprattutto un passatempo, una vittima da tormentare per ingannare il tempo e superare la noia.
<< Dannato Boss, ho detto che sei un coglione irragionevole! >> ripeté Squalo con voce strozzata, sfidando l’ira di Xanxus. Le cicatrici sul suo volto si scurirono e i suoi occhi sembravano brillare. Quelli di Squalo, invece, si sgranarono per un secondo. “Questa volta mi ammazza sul serio”.
Xanxus sentì l’ira che si impossessava di lui: sollevò Squalo da terra e lo scaraventò contro la scrivania dall’altra parte dell’ufficio. Lo spadaccino volò per la stanza e si schiantò contro il legno del mobile; il dolore gli attraversò tutto il corpo e avvertì il gusto del sangue in bocca, ma prima che potesse rialzarsi, Xanxus lo afferrò per i capelli e, tirandoli, lo tolse di peso dalla scrivania e lo buttò sul pavimento. Squalo si ritrovò così disteso per terra, a pancia in giù, schiacciato dal peso di Xanxus che gli stava sopra e che continuava a tenerlo per i capelli.
<< Voooooiiiiiii! Brutta testa di cazzo, lasciami andare! >> gridò il capitano, nonostante il dolore. Provò a divincolarsi, ma il Boss era più forte e lui non riuscì a liberarsi dalla sua presa.
<< Forse non hai capito che la spazzatura come te non deve permettersi di darmi ordini. Sono io che comando >> disse il moro, chinandosi su di lui e avvicinando il volto a quello del capitano. La sua voce era roca e scazzata come sempre, ma la strenua resistenza del suo sottoposto lo stava divertendo ed eccitando. Sapeva che Squalo non avrebbe mai implorato pietà o chiesto scusa: quella stupida feccia non aveva paura di lui e, se ne aveva, il suo orgoglio gli impediva di mostrarla.
Il capitano dei Varia provò nuovamente a divincolarsi e, scalciando, riuscì a colpire Xanxus alla schiena e a fargli perdere la presa sui suoi capelli. Approfittando di quel momento, Squalo sollevò il busto e si mise su un fianco, ma il Boss riprese subito il controllo della situazione e si mise a cavalcioni su di lui, tenendolo a terra per la gola. Adesso Squalo poteva vedere Xanxus sopra di lui che lo sovrastava, apparentemente intenzionato a strozzarlo. I suoi lunghi capelli erano spettinati e il volto rosso per lo sforzo e il dolore. Gli occhi di Xanxus lo fissavano con una tale intensità che sembravano volerlo trapassare e il cuore di Squalo iniziò a battere tanto forte da dare l’impressione di voler uscire dal petto. Che diavolo gli stava succedendo?
<< Che vuoi fare adesso? Uccidermi? >> sputò Squalo con tono piatto, trovando, non sapeva neanche lui dove, la forza di parlare, dato che il moro lo teneva per la gola.
Xanxus pensò che sì, per un momento aveva desiderato ucciderlo, ma adesso la sua mente si ritrovò concentrata sulla pelle morbida del collo sotto la sua mano e d’un tratto sentì l’impulso di assaggiare quella pelle e quella carna per scoprire se erano così morbide come sembravano. “Dev’essere la fame” gli disse una vocina in fondo al cervello. Dopotutto non aveva ancora cenato e la colpa era di quella feccia inutile sotto di lui che non gli aveva fatto avere la sua bistecca. Ora avrebbe ricevuto la punizione adeguata.
Il Boss lasciò andare il collo di Squalo e lui tossì, cercando di riprendere fiato; ma il respiro Xanxus glielo tolse un attimo dopo, quando si chinò su di lui e prese a leccargli e mordergli il collo. Lo spadaccino sbarrò gli occhi, incredulo e sentì tutti i muscoli del corpo irrigidirsi. Cosa cazzo stava facendo quel dannato? Il moro gli morse il collo, tirando anche la pelle e provocandogli dei gemiti di dolore che celavano il piacere; cosa che non sfuggì a Xanxus e lo convinse a continuare. Seguì la linea del collo con la lingua fino ad arrivare al lobo dell’orecchio; lo leccò e lo morse con troppa violenza e il gusto del sangue gli rimase in bocca. Squalo non sapeva cosa fare: la sua mente era vuota e, anche se una parte della sua coscienza gli stava urlando che quella situazione era assurda e pericolosa, il suo corpo sembrava essere di un’altra opinione. Mentre le piume che portava tra i capelli solleticavano la pelle di Squalo, la lingua di Xanxus continuò il suo viaggio e seguì il contorno della mascella fino ad arrivare alle labbra: le leccò e le morse con brutalità e desiderio fino ad aprirle per infilarci dentro la lingua. Squalo non riuscì più a trattenersi e senza più pensare si lasciò andare: circondò le spalle di Xanxus con le braccia e lo attirò a sé, rispondendo contemporaneamente a quel bacio selvaggio e animalesco, dove le lingue presero a cercarsi e a inseguirsi come in una lotta alla supremazia. Quando si staccarono, si fermarono giusto il tempo per riprendere fiato, dato che nessuno dei due sembrava essere soddisfatto. Gli occhi di Squalo erano lucidi per l’eccitazione e imploravano Xanxus di dargli di più. Lo spadaccino ebbe appena il tempo di notare un ghigno sul volto del Boss prima che questi si accanisse sul suo petto. Dopo avergli strappato la divisa, Xanxus prese a baciare, leccare e mordere la pelle chiara e liscia del suo capitano, sentendo crescere sempre di più la bramosia per quel corpo asciutto e muscoloso, più magro del suo ma comunque invitante. Gli morse i capezzoli fino a fargli male e d’un tratto sentì qualcosa di duro premere contro la sua gamba. Xanxus ghignò. << Sei già eccitato, feccia? A quanto pare Lussuria non è l’unica checca tra voi spazzatura >>.
Squalo avrebbe voluto rispondergli che era stato lui a cominciare e che questo faceva anche di lui una checca, ma il dolore al basso ventre e il fatto che Xanxus gli stesse slacciando i pantaloni gli fecero morire le parole in gola. E poi in fondo cosa importava? Il Boss non aveva mai avuto parole o gesti gentili per lui e anche in quel momento, mentre si ritrovavano a terra, mezzi nudi, Squalo poteva avvertire la brutalità animalesca di Xanxus in ogni bacio, in ogni morso, come un cacciatore che si diverte con la sua preda. Sapeva già che sarebbe stato doloroso, ma non voleva pensarci. Non voleva pensare a niente; non doveva pensare a niente, altrimenti avrebbe potuto farsi schifo da solo. Cazzo, si stava facendo scopare da quel maledetto! Come erano arrivati a questo? Quando Squalo aveva iniziato a desiderare di essere toccato in quel modo da lui, di sentire le sue mani sulla pelle, di toccare i suoi muscoli scolpiti. Cristo santo, stava pure trovando Xanxus eccitante! Quella situazione rasentava l’assurdo! Ma, nell’istante in cui sentì il moro abbassargli senza troppe cerimonie i pantaloni e le mutande, la mente di Squalo perse ogni contatto con la realtà. Spogliò Xanxus della camicia e, quando allungò le mani per slacciargli la cintura, sentì una protuberanza premere contro i pantaloni. La prese in mano e, dopo alcuni secondi, dalla gola del moro uscì quello che Squalo interpretò come un grugnito di piacere. Persino in quella situazione il Boss continuava  a sembrare più un animale che un essere umano e, quando afferrò Squalo per i capelli, lo fece voltare e gli entrò dentro, il capitano non riuscì ad emettere un grido di dolore.
<< Vooooiiiii! Cazzo, fa male! >> si lamentò Squalo, la voce ansante e il respiro corto. Gli occhi gli si stavano offuscando a causa delle lacrime e ringraziò il cielo che l’altro non potesse vederlo in faccia.
Xanxus lo prese per il collo, gli girò leggermente la testa e avvicinò la sua bocca all’orecchio del capitano. << Devi stare zitto, feccia. La tua voce è irritante >> gli ordinò con quel tono arrogante che tanto faceva imbestialire Squalo, il quale si ritrovò semplicemente a gemere di dolore e piacere sotto le spinte del suo Boss. Fu sesso violento, selvaggio e doloroso, privo di attenzioni e delicatezze che nessuno dei due si aspettava né di dare né di ricevere, ma, nonostante il dolore, provarono entrambi un enorme piacere e raggiunsero l’orgasmo insieme.
L’unico angolo della mente di Squalo rimasto lucido maledì Xanxus con tutte le forze: lo odiò perché quella era l’umiliazione più grande che avesse mai ricevuto in vita sua, lo odiò perché sapeva che gliel’avrebbe rinfacciata fino alla fine dei suoi giorni e lo odiò perché, oltre ad essersi preso la sua vita, la sua spada e la sua fedeltà, si era anche preso il suo cuore.
 
 
 
Appena ebbero finito, Xanxus si rivestì in silenzio, lasciando Squalo a terra, nudo, a raccogliere i vestiti e la dignità, se gliene era rimasta da qualche parte. Il capitano si rivestì più in fretta che poté: voleva uscire da quella stanza il prima possibile e magari andare a seppellirsi in un posto qualsiasi e non essere più costretto a rivedere la sua faccia. Poteva sentirlo mentre si sedeva alla scrivania e si versava l’ennesimo bicchiere di whiskey e poteva sentire il suo sguardo addosso, mentre a fatica si rimetteva in piedi. Quel dannato figlio di puttana gli aveva fatto un male cane e adesso la schiena, le gambe e il sedere di Squalo erano attraversate da fitte di dolore che gli rendevano difficile camminare. Dopo aver recuperato la giacca, si diresse verso la porta, ma fu interrotto dalla voce di Xanxus.
<< Dove stai andando, feccia? >>. Squalo si voltò e lo fissò con aria interrogativa.
<< Ripulisci lo schifo che hai lasciato per terra >>. Il capitano buttò l’occhio su una macchia sul pavimento, ciò che restava di quando era venuto; a quelle parole non riuscì più a trattenere la rabbia. << Voooooiiiiii! Bastardo d’un Boss, non sono la donna delle pulizie! >> gridò agitando le braccia.
<< Non voglio il tuo cazzo di sperma sul pavimento del mio ufficio, quindi o dai una pulita o ti sparo nel culo. Sono stato chiaro? >>
<< Non ci penso proprio! Chiama qualcun altro! >> replicò il capitano. Dopo quello che aveva subito, doveva anche mettersi a pulire? Che gli sparasse pure quel pezzo di merda, ma non si sarebbe fatto umiliare ancora. Tanto per cambiare, Xanxus gli lanciò addosso il bicchiere che teneva in mano e che Squalo riuscì ad evitare per un soffio. << Vooooiiiiiiiii! Coglione d’un Boss, fatela finita! >>.
<< Ti ho già detto, lurida feccia, che la spazzatura come te non deve permettersi di darmi ordini. Sei sordo o prima non mi hai sentito perché eri già eccitato all’idea di farti scopare? >>.
Il volto di Squalo divenne rosso in un attimo e un ghigno si allargò sul volto di Xanxus. “Cavolo, è fin troppo facile farlo imbarazzare: è peggio di una verginella”. Però il Boss dovette ammettere che Squalo era proprio il suo passatempo preferito. Sarebbe stato divertente giocarci ancora.
L’ennesimo furente “voooiiiii” risuonò per la Villa e giunse fino alla dispensa, dove, di fronte al congelatore, Lussuria scuoteva la testa sconsolato. << Povero Squ-chan >> disse tra sé, << ho appena trovato le altre bistecche! Erano nascoste dietro i gelati di Bel. Adesso chi lo sente? Sono stato io a dirgli che erano finite e a mandarlo a calmare il Boss: se glielo dico, è la volta buona che mi fa a fettine >>. Chiuse il congelatore e scrollò le spalle, << oh, beh, per questa volta faremo finta di niente. In fondo Squalo è abituato a trattare con il Boss; non sarà successo niente di speciale… >> e uscì dalla dispensa, mentre Squalo, fuori dall’ufficio di Xanxus, se la prendeva con tutti i poveri soldati che osavano passargli vicino.
  
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