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Autore: Artemisia17    12/11/2012    1 recensioni
Per suo padre era morto. Per sua madre non esisteva, impegnata a piangere i suoi figli maggiori, morti. Per sua sorella era uno straniero, un novellino, un bardo da prendere a risa e, forse, anche da dietro. Era la pura e mera verità. E il sorrisetto di Asha confermò le sue più tetre paure: lui era solo una cosa nelle Isole di Ferro. Nessuno.
Attenzione, rating giallo solo per la situazione iniziale.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Theon odiava il sale, la puzza e, in generale, lo sporco.
Prima di presentarsi a colazione, usava vestirsi con un farsetto nuovo, lavarsi accuratamente la faccia e pettinarsi i capelli all’indietro.
Si poteva dire tutto di Theon Greyjoy, ma non che puzzasse, questo mai.
Tutte queste cose erano presenti nella fauna tipica delle Isole di Ferro. La sua patria, la sua terra natia, un piccolo scoglio di sale e terra affacciato sul mare. Gli uomini di Ferro vivevano per il mare. Ogni abitante presente su quello sputo degli dei aveva imparato a nuotare prima ancora di camminare e l’ascia lunga diventava il loro principale gioco, alla luce scarna e bluastra del fuoco marino. Le favole, che venivano raccontate ai bambini prima di addormentarsi, non narravano di biondi cavalieri o pallide fanciulle da salvare. I mostri marini erano comunemente presenti e le navi lunghe solcavano il mare da padrone. Non vi era mai un principe, re o fanciulla, al massimo il dio Abissale. I deboli erano sempre forestieri e le donne combattevano con ferocia e audacia pari agli uomini, anzi peggio. Non gli ci volle molto tempo per capirlo. Anche lui era stato uno dei piccoli marmocchi che si affollavano estatici vicino al fuoco per sentire la voce roca e sadica di un vecchio lupo di mare narrare storie ormai dimenticate. Quel piccolo ragazzino snello dai capelli unti era sempre in prima fila, nonostante i dispetti dei fratelli, davanti alla sedia corrosa dalla salsedine di suo padre. Il primo ad accorrere al richiamo magico delle storie, sempre l’ultimo ad andarsene, i pensieri che turbinavano liberi e affamati nella testa, pronto per una nuova avventura. Per tutti questi motivi, sapeva che lui, per gli altri, per la sua famiglia, per la sua patria, era un forestiero.
Ci era voluto del tempo per comprenderlo. Molto di più per pensarlo senza rabbia. Theon era pulito e educato, per i canoni delle Isole di Ferro, fin troppo. Indossava un nuovo vestito ogni settimana, tutti i gioielli che possedeva gli erano stati donati o comprati con i suoi soldi. Poco importava che quel denaro fosse stato guadagnato con il sangue e il sudore della fronte, per quanto un protetto di Grande Inverno potesse faticare, era pur sempre oro. Il suo corpo era snello, la sua barba curata, le unghie prive di terra e sporco, curate. Sapeva combattere. Non era mai stato bravo a cavalcare e combatteva discretamente. C’era solo un’arma in cui Theon non aveva rivale, dove nessuno osava opporsi: l’arco.
Il suo arco preferito era formato da un vecchio ramo, trovato per caso durante un’esplorazione nelle foreste. Lo aveva subito affidato a Jared, che aveva creato un vero capolavoro. Dopo averlo messo fra le braci ardenti e liberato l’anima dalla corteccia secca, la superficie aveva assunto un colore dorato chiaro, le linee leggermente più scure, come viti che si attorcigliavano intorno all’albero.
 C’era un momento particolare, tra il tendere la corda e prendere la mira, che tutto s’immobilizzava. Nel fragore della battaglia, su un cavallo in movimento, tra le urla dei feriti: tutto diventava meravigliosamente nitido e pulito, privo d’imperfezione, finalmente ordinato.
I soldati rallentavano il loro mietere, la paglia del manichino smetteva di frusciare al vento eppure lui continuava a respirare.
Inspira. Espira. Inspira. Espira.
Inspira. Sentiva la corsa che si tendeva in uno spasimo di vita, l’energia che scorreva sotto i polpastrelli. Alzava l’arco, senza un obiettivo in particolare, semplicemente per il piacere di sentire i muscoli tendersi per lo sforzo, così dannatamente abitudinario. Poi, con una quiete veloce e apparente, mirava. Puntava il suo bersaglio, ma non lo decideva mai. Lasciava che fosse il suo cervello a farlo per lui, che valutasse le possibilità, il giocatore più forte e la preda più debole. Ormai era diventato naturale e istintivo per lui, quasi normale routine.
Espira. Nello stesso momento in cui l’aria scorreva via dai polmoni, la freccia partiva, come un predatore letale e inestinguibile. Non guardava mai se il dardo aveva centrato il bersaglio. Lo sapeva già. Continuava, implacabile, duro, spietato, impietoso con apparente calma, finché il pericolo si estingueva come tronchi di legno che cadono sulla loro stessa fiamma, domandola, loro, l’origine di tutto. Solo, in quel momento, così fugace ed effimero, si permetteva il trionfo. Non c’era gloria né pentimento nell’uccidere: i grandi lord erano già stati uccisi, il grosso dei soldati macellati, i più coraggiosi caduti. I vincitori si affannavano all’apparente ricerca della ricchezza, lasciando ai superstiti la fuga e ai compagni l’onere dell’ultimo affondo in un corpo già morto. La maggior parte dei guerrieri odiava quel momento, infimo anche per loro, e Ned Stark aveva ordinato, che ai nemici in fuga e che avevano abbandonato le armi fosse dato asilo e protezione.
Theon no. Combatteva come un automa per tutta la battaglia solo per quel piccolo secondo.
Ispira. Si fermava, il sangue che colava dalle mani ferite, le dita intorbidite. Tendeva l’arco, lentamente, come il tempo che ci metteva a scegliere il bersaglio. Poi, senza neanche pensarci molto, lasciava. La freccia era così veloce e sicura che riusciva a vederne solo i colori vividi delle penne e poi, il contraccolpo. Di solito cadevano con la faccia nel fango, altri, gli ultimi, consci della morte in arrivo, si voltavano ad affrontarla, il cuore stretto dalla paura più nera e gloriosa del genere umano. Theon preferiva gli ultimi. Lo guardavano stupiti, arrabbiati eppure lo fissavano negli occhi fino alla fine. Come se credessero di fargli un torto. Illusi.
Ciò alla sua famiglia non importava. Per suo padre era morto. Per sua madre non esisteva, impegnata a piangere per i suoi figli maggiori, morti. Per sua sorella era uno straniero, un novellino, un bardo.
Per certi versi avrebbe potuto anche dargli ragione, ma lui era Theon Greyjoy, legittimo erede al trono del mare e ultimo figlio maschio di Balon, suo padre. Ciò non poteva essere dimenticato né cancellato.
Lui era un uomo. Volevano dare la colpa a qualcuno? Che la dessero a Ned Stark, che lo aveva strappato dalla sua famiglia a dieci anni.
Che cosa potevano sapere loro della vergogna, del dolore, dalla lontananza da tutto ciò che conosci? Niente.
Volevano trovare le cause della sua ignoranza nelle navi lunghe?
Suo padre, il grande, il saggio, il vero Balon Greyjoy. L’avido, il vecchio, il presuntuoso Balon Greyjoy. Lui aveva dichiarato guerra, lui aveva perso, ma il figlio aveva pagato.
Theon aveva provato, ci stava provando. Per essere un buon comandante bisognava fare ciò che si chiedeva ai propri uomini, ne più ne meno. Aveva ottenuto qualche risultato. Adesso, complici varie minacce e l’aiuto del luogotenente, gli uomini facevano ciò che gli ordinava.
Ma Theon non era sordo. Sentiva le battute, le risa di scherno che si levavano regolarmente dal ponte.
Non era cieco. Vedeva le espressioni sofferenti e maligne, i ghigni sadici, quella luce derisoria negli occhi dei suoi sottoposti.
Di certo essere schiaffeggiato dal proprio padre in pubblico non lo aveva aiutato, ma sapeva che ogni singola parola uscita dalle sue labbra era vera.
Per suo padre era morto.
Per sua madre non esisteva, impegnata a piangere per i suoi figli maggiori, morti.
Per sua sorella era uno straniero, un novellino, un bardo da prendere a risa e, forse, anche da dietro.
Era la pura e mera verità. E il sorrisetto di Asha confermò le sue più tetre paure: lui era solo una cosa nelle Isole di Ferro. Nessuno.        


Sì, lo so. Non è proprio il mio personaggio preferito, anzi, per me Robb lo doveva decapitare, cmq, sarà una raccolta con i punti di vista di tutta la famiglia Greyjov ... ho detto tutti per cui aspettatevi anche dei personaggi molto singolari, d'altronde è il mio stile.XD Tremate, sono tornata. Grazie mille a tutti e buona lettura!      
  
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