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Autore: Nellaria    12/11/2012    1 recensioni
Le paure, i dubbi e il coraggio di due ragazze nel vivere la loro storia d'amore. Nel volersi amare.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Brittany Pierce, Santana Lopez | Coppie: Brittany/Santana
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Sono seduta accanto al grande cartello rosso e blu che indica che ci troviamo alla fermata di Westminster. La metro scorre veloce, ne passerà una ogni due minuti. Oppure cinque.
Non voglio salire con quella gente, non voglio ancora mischiarmi.
Mi stringo nel mio trench beige. E’ una mattina fredda e nemmeno il calore soffocante di questi cunicoli riesce a sciogliere questo gelo. E’ una mattina macchiata dei ricordi di questa notte.
Mi aggiusto il nuovo berretto rosso che porto fieramente sulla testa. L’ho comprato giusto tre giorni fa, solo in occasione dell’appuntamento di ieri. Volevo essere carina, volevo che mi trovasse più bella del solito. Volevo dare un tocco in più, stupire, dare una scossa. Ho scelto il rosso perché sapevo avrebbe creato un bel contrasto con i miei capelli biondi. Un goffo modo per coprire la mia impotenza, eh?
Vedo passare un uomo sulla cinquantina, quasi completamente calvo e con un paio di baffi che definirei importanti. Mi chiedo: cosa penserebbe di me? E cosa direbbe di noi?
Probabilmente lascerebbe cadere la sua ventiquattrore e scoppierebbe in una grossa risata, incurante dei suoi preziosi documenti che stanno volando per tutto il tunnel. Oppure estrarrebbe dalla stessa un librone nero sul quale inciderebbe i nostri nomi. Ma non uno accanto all’altro, no. Non ci darebbe questa soddisfazione.
Mi sposto una ciocca di capelli dietro l’orecchio ed abbasso lo sguardo, quasi imbarazzata. Ed ecco che torna la voglia di nascondersi dal mondo, di trovare un rifugio al riparo da questi sguardi snervanti e commenti che incatenano.
Fisso le mie scarpe, anche quelle scelte appositamente per la serata. La mia mente corre subito al momento in cui, poche ore prima, lei me le aveva sfilate per buttarle in un angolo della stanza. Non c’era malizia nei suoi occhi, c’era solo una gran fame. Quella fame che ci attanagliava ormai da qualche mese.
Sapevo cosa sarebbe successo, ero cosciente di esser caduta in quel meraviglioso vortice. E quello mi risucchiava sempre di più, e ancora di più, fino a portarmi a ciò che desideravo da tanto. La gioia raggiungeva livelli mai sperimentati, il fiato chiedeva aiuto, gli occhi ne volevano ancora e la bocca anche di più.
Il problema, però, è sempre quella famosa “albada”, il momento in cui bisogna lasciarsi alle prime luci dell’alba. Io sono scappata, pur di non vivere quel momento caro solo ai poeti. Sono fuggita da un ricordo che, nonostante il mio tentativo, mi seguirà per sempre. E’ impresso su di me.
Ho cercato di scappare dalla verità, da una vita che non possiamo vivere, perché non ci è concesso. Ho pensato che così avrebbe fatto meno male, ma la ferita non fa altro che allargarsi. E sono passate solo poche ore.
Nella fretta ho dimenticato a casa sua la mia sciarpa di lana. Chissà, magari un giorno la guarderà e si ricorderà di questa notte. Ma cosa le sovverrà? Il mio amore o la mia vigliaccheria? Cos’ho lasciato dietro di me?
“E’ da Victoria che ti cerco.”
Alzo lo sguardo, sconvolta dal suono di quella voce. Non posso far altro che contemplare quell’immagine.
La sua figura slanciata, i suoi lunghi capelli neri come la notte. Le sue dita affusolate stringono la mia sciarpa.
“E’ da anni che ti cerco.”
Il mio corpo è pietrificato, la mia gola avrebbe un gran bisogno d’acqua. Gli occhi mi bruciano, ma non riesco a chiuderli, non riesco a toccarmeli, non posso far niente.
Mi si avvicina lentamente. Leggo nei suoi movimenti la paura che io possa scappare di nuovo.
Si inginocchia davanti a me e solo ora mi accorgo che i suoi piedi sono coperti solo da collant neri. Vedo i tacchi delle sue scarpe fuoriuscire dalla sua borsetta. Poi sposto lo sguardo sul suo volto e su quegli occhi meravigliosi che ora mi stanno fissando. E’ di una bellezza disarmante.
“Non possiamo.”
Dalla mia bocca escono solo queste due parole deboli, in un suono che assomiglia più ad un sospiro, mentre le lacrime si liberano delle loro catene e cominciano a segnarmi il viso. Scorrono inesorabilmente e niente può interrompere il loro corso.
Tranne lei. Allunga una mano verso di me, e con delicatezza mi accarezza la guancia. Con un gesto di disperazione mi aggrappo a quella mano con entrambe le mie e la spingo ancora di più contro il mio volto.
“Dicono che volere è potere. Io ti voglio. E tu?”
 

 
 
 
 
 
 
 
 
Angolo dell’autrice:
Questa one shot è dedicata ad una persona di cui non voglio fare il nome, perché capirà tutto solamente leggendo. E’ un invito a non mollare. E’ un invito ad essere coraggiose.
 
Nellaria
  
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