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Autore: Soly_D    12/11/2012    2 recensioni
2^ classificata al "Bau Bau! Contest" indetto da ErinThe
«Secondo te... sta aspettando qualcuno?», chiese il dottor Brief alla ragazza.
Quest’ultima fissò il ladro con un sorriso. «Non lo so... però è tutto così eccitante! Non ero mai stata tenuta in ostaggio prima d’ora! Chissà cosa diranno le mie amiche quando glielo racconterò...», e si lasciò sfuggire una risatina soddisfatta.

[Mr. Brief/Mrs. Brief | pre-serie]
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dr. Brief, Mrs. Brief
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Autore (EFP e forum): Soly Dea
Titolo: I’ll come back (for you)
Pacchetto: Alano (prompt: pistola; qualità: pazienza)
Personaggi/Pairing: Signor Brief/Signora Brief
Rating: verde
Genere: sentimentale, commedia
Avvertimenti: //
Note dell’autrice: è ambientata prima della serie, quando entrambi i personaggi sono ancora giovani e non si conoscono.
Spero di aver fatto un buon lavoro su questa coppia inusuale, fatemi sapere.





I’ll come back (for you)


Camminava con passo lento ma deciso, il caschetto azzurrognolo inumidito da un leggero strato di gel e la sigaretta mezza consumata pendente dalle labbra.
Il dottor Brief, trent’anni sulle spalle e un brillante futuro davanti agli occhi, era solito fare colazione al bar prima di una riunione importante. Vivendo da solo in una casetta in centro, preferiva nettamente un buon cappuccino caldo e un cornetto ripieno di nutella anziché la viscosa e maleodorante poltiglia che veniva fuori quando cercava di mettere le mani tra i fornelli: non era mai stato un granché come cuoco e casalingo, era la sua mente geniale che lo portava avanti.
Quella mattina, vestito di tutto punto e accompagnato dalla sua fedele valigetta nera traboccante di progetti importantissimi, pensò che dare buca al suo bar di fiducia non sarebbe stato una tragedia e così decise di fare un salto al locale poco distante inaugurato solo pochi giorni prima.
Dopo una breve passeggiata in centro, si ritrovò dinnanzi ad un piccolo edificio rosso dall’aspetto un po’ antiquato che recava l’insegna “Bunny’s cafè” e attirava i clienti attraverso un cartellone pubblicitario con immagini di dolci di tutte le tinte, forme e dimensioni, seguite da scritte recanti nomi originali e prezzi accettabili.
L’uomo sorrise, accarezzandosi i baffi, ed entrò nel locale con una certa aria di curiosità.
La prima cosa che avvertì fu un buonissimo odore di dolcetti appena sfornati, mentre il calore del bar dava sollievo alle sue ossa mezze intorpidite dalla bassa temperatura di quella giornata invernale. L’interno dell’edificio era proprio come se l’era immaginato: pareti rigorosamente color porpora, pavimento impeccabile, tavoli e sedie di legno lucido, un bancone che mostrava dolci coloratissimi e una ragazza che si muoveva di qua e di là alla ricerca di chissà quale ingrediente o strumento per la cucina.
Si sorprese nel vedere che non vi erano clienti.
«Oh, buongiorno!», lo accolse la proprietaria del locale con voce lievemente stridula.
«Salve», fu la risposta pacata del dottor Brief. «Bel posto, non c’è che dire».
La ragazza lasciò il bancone e gli si avvicinò con un sorriso stampato sulle labbra rosse. Boccoli biondissimi incorniciavano il suo viso diafano, ma poco si intravedeva dei suoi occhi chiari, giacché li teneva semichiusi in una maschera di allegria e spensieratezza.
«In cosa posso servirla?».
Lo scienziato si tolse il cappotto e lo appese alla prima sedia che incontrò, poi si sedette al tavolo e vi poggiò la sua valigia. «Lei cosa mi suggerisce?».
La ragazza batté le mani soddisfatta e il promettente Brief arcuò un sopracciglio, scettico.
«Le porto subito dei dolcetti fatti in casa che di più buoni non ne ha mai mangiati!».
Dopodiché, saltellò verso la cucina canticchiando un motivetto allegro e sparì dalla vista dell’uomo, che si mise tranquillo ad aspettare.
Era strana e forse un po’ troppo esuberante ma, con la sua allegria e dolcezza, la biondina di quel locale aveva già conquistato il cuore dell’ignaro scienziato.


«Sa... lei è il mio primo cliente».
L’uomo distolse lo sguardo dai suoi progetti poggiati sul tavolo e rivolse un mezzo sorriso di incoraggiamento alla ragazza, notandola meno allegra rispetto a quando era arrivato. Poi osservò incuriosito i dolcetti che aveva portato e ne agguantò uno, portandolo lentamente alla bocca per verificare se la loro bellezza fosse equiparabile al loro sapore.
«E’ solo questione di tempo: tra qualche giorno il locale sarà pieno. Deve solo aver pazienza».
Lo sguardo della bionda si animò improvvisamente.
«Sarebbe un modo come un altro per dirmi che le piacciono i miei dolci?».
L’uomo scrollò le spalle e prese un altro dolcetto, mentre la ragazza sorrideva contenta di aver fatto colpo sul suo primo cliente.
«Riunione importante?».
Era evidente quanto amasse le chiacchiere, al contrario dello scienziato.
«Già», rispose lui sospirando. «Spero che il mio progetto andrà in porto».
«Sarà un vero successo, non ne dubiti!».
L’uomo fissò perplesso la ragazza e comprese che aveva usato la sua stessa tecnica di poco prima per strappargli un sorriso. E ci era riuscita.
Calò il silenzio per qualche minuto, forse nessuno dei due sapeva bene cosa dire o cosa fare.
Fu il rombo assordante di un’auto ad interrompere l’atmosfera pregna di tensione.
Poi accadde tutto in pochi secondi: la porta venne aperta e una folata di vento accompagnò un individuo con il viso coperto da una maschera scura e una pistola nelle mani.
«Non urlate, potreste pentirvene».
Il viso del dottor Brief si contrasse in una smorfia di orrore. Rimise velocemente i suoi progetti nella valigia e se la strinse al petto, quasi avesse paura di un furto.
Ricordò, poi, che nei film d’azione vi era sempre una porta sul retro dalla quale fuggire e così afferrò la ragazza per un braccio, facendosi largo tra i tavoli per raggiungere il fondo del locale.
«Tornate immediatamente qui, altrimenti sparo».
Lo scienziato si bloccò all’improvviso e un rivolo di sudore gli scese lungo la tempia, nel momento in cui si voltò e vide che l’uomo mascherato puntava la pistola contro di loro.
Sempre tenendo la bionda per il braccio, il dottor Brief tornò al suo tavolo e vi si sedette.
«Datemi tutto ciò che avete e forse potrei risparmiarvi».
Lo scienziato tirò fuori dalla tasca il suo portafogli, mentre la ragazza mise sul tavolo il suo bracciale e il suo anello.
«Tu», disse il ladro soffermandosi sulla bionda. «Devi darmi tutto quello che hai nella cassa».
La ragazza si limitò a un sorrisetto di scuse.
«Mi dispiace, signore, ma ho appena aperto il locale e non ho ancora guadagnato niente».
Il ladro sbuffò esasperato, prese il bottino e se lo mise in tasca.
«Voi non vi muovete di qui finché non ve lo dirò io».
Subito dopo, prese posto nel locale come un normale cliente e si mise a fissare un punto indefinito della stanza tamburellando nervosamente la pistola sul tavolo.


Un quarto d’ora dopo, le cose erano esattamente come prima.
«Secondo te... sta aspettando qualcuno?», chiese il dottor Brief alla ragazza.
Quest’ultima fissò il ladro con un sorriso. «Non lo so... però è tutto così eccitante! Non ero mai stata tenuta in ostaggio prima d’ora! Chissà cosa diranno le mie amiche quando glielo racconterò...», e si lasciò sfuggire una risatina soddisfatta.
Lo scienziato rimase a fissarla sbalordito, sempre più certo che a quella ragazza mancasse qualche rotella. «Non hai paura?».
La bionda scosse la testa. «Si rilassi, non ci farà del male».
L’uomo ingoiò a vuoto e sperò che la ragazza avesse ragione. Nemmeno lui si era mai trovato in una situazione del genere e non poteva negare di sentire un certo timore.
«E’ ora di darci del tu. Mi chiamo Bunny, piacere!», incalzò la bionda mostrando una mano.
Lo scienziato sbatté le palpebre a più riprese, sinceramente sconcertato dall’esagerata tranquillità di quella ragazza. «Brief», si limitò a dire stringendo forte la mano piccola e delicata della ragazza.
Abituato com’era ad essere chiamato per cognome, ormai era semplicemente così che si presentava a chiunque.
I due si scrutarono per alcuni istanti: Bunny sorrideva con un velo di rossore sulle guance e lo scienziato riuscì a reprimere a stento una risata. Era incredibile come l’espressione perennemente allegra di quella ragazza riuscisse a tranquillizzarlo anche in una situazione seria e pericolosa come quella. Ma, in fondo, quanto lo era davvero? Il ladro se ne stava talmente imbambolato a fissare la parete da dare l’impressione di dormire ad occhi aperti.
«Potremmo chiamare la polizia», propose lo scienziato, speranzoso.
«Non ho ancora montato il telefono, qui», rispose Bunny mortificata.
Lo scienziato sospirò. Il suo cellulare era scarico.
«E se andassi a prendere la pistola?».
Bunny strabuzzò gli occhi e si attaccò al braccio dello scienziato con un sorriso implorante.
«E perché? Cosa vuoi fare?».
«Mettergli semplicemente paura, così da poter scappare. Ho una riunione importante, io!».
Bunny sospirò. «Ed io che faccio? Mi lasci qui?». Non sembrava allarmata, semplicemente incuriosita.
«Puoi venire con me, se ti va».
La bionda batté le mani allegra e poi le giunse al petto, con aria sognante.
«Mi sa tanto di fuga romantica, che emozione!».
L’uomo arrossì, ma poco si notava dietro gli spessi occhiali dalla montatura nera e i folti baffi chiari. «Allora tu rimani qui, mentre io cerco di avvicinarmi. Quando avrò recuperato la pistola, ti guarderò e mi raggiungerai. A quel punto, scapperemo di qui».
La bionda annuì sorridente e lo scienziato rivolse lo sguardo al ladro. Sembrava assopito, ma l’idea di dover avvicinarsi e sottrargli l’arma gli metteva agitazione. Era sempre stato un tipo fiducioso e ottimista – non come la sua nuova amica Bunny, ovviamente! – ma forse era proprio la presenza di quest’ultima a incutergli il timore che potesse succedere qualcosa di pericoloso. E se non fosse riuscita a portarla in salvo? La conosceva da così poco tempo, eppure gli ispirava già fiducia.
Deglutì a vuoto, passandosi una mano sulla fronte umida, e si alzò lentamente dal tavolo, stando attento a non provocare il minimo rumore. Bunny ridacchiava emozionata e seguiva ogni singola mossa dell’uomo.
Lo scienziato fece qualche passo avanti e il ladro sembrò non accorgersi di niente. Più sicuro di se stesso, allora, l’uomo avanzò con passo deciso verso la sua meta e sperò che tutto sarebbe andato secondo i piani. Il ladro sonnecchiava con la testa sul tavolo e il dottor Brief non ci pensò due volte a recuperare la pistola.
L’attimo dopo, rivolse lo sguardo a Bunny che intuì immediatamente e si precipitò da lui. Insieme raggiunsero la porta del locale e si apprestarono ad uscire.
«Vi avevo detto di restare fermi».
Si voltarono contemporaneamente: lo sguardo del ladro non preannunciava niente di buono.
Quest’ultimo, tastò il tavolo con un sorriso sghembo stampato sul volto che si trasformò in una smorfia di orrore nel momento in cui realizzò che era stato derubato della sua stessa pistola.
«Bunny?», disse flebilmente il signor Brief.
«Scappiamo!», terminò la bionda, finalmente consapevole del pericolo.
Un secondo dopo, i due erano all’esterno che correvano come pazzi per le strade della trafficata città. Il freddo pungeva i loro visi arrossati e l’adrenalina saliva sempre di più man mano che si allontanavano dal locale. I passanti li osservavano sbalorditi, ma a loro non importava.
Si fissarono per un attimo, il tempo di evitare un palo all’ultimo momento e sorridersi a vicenda. Fu solo un attimo, eppure bastò per capire che quella fuga avrebbe portato a un qualcosa di nuovo e inaspettato nei loro giovani cuori.
Continuarono la loro corsa, fin quando una macchina della polizia comparve sul loro percorso.
Rallentarono sempre di più e i poliziotti si misero davanti a loro, l’aria visibilmente minacciosa.
«La festa è finita», disse uno degli uomini in divisa afferrando la pistola che il dottor Brief teneva ancora stretta tra le mani.
«Non è mia, agente! Glielo posso assicurare!».
Il poliziotto annuì. «Certo, certo. Dicono tutti così».
Il dottor Brief fece per ribattere, ma Bunny si mise davanti a lui e rivolse un sorriso smagliante all’agente di polizia. «Non crede anche lei che oggi faccia davvero caldo?», chiese maliziosa, e si sbottonò la giaccia, mostrando il vestitino attillato.
Il poliziotto deglutì a vuoto. «In verità, la temperatura sfiora lo zero».
Bunny, allora, fece cadere le sue chiavi a terra di proposito e si chinò per riprenderle, mostrando l’invitante decolleté all’uomo, rosso in volto.
«Allora... vediamo un po’... lei crede davvero che siamo noi i colpevoli?».
L’agente, convinto dalle avances della bionda, invitò i due a raccontare come fossero andati realmente i fatti.
Il dottor Brief sorrise: chissà quali altri lati nascondeva quella strana ragazza...


Il ladro venne arrestato, mentre Bunny e lo scienziato riuscirono finalmente a chiarire la situazione e riottenere anche ciò di cui erano stati derubati. Si trovavano, ora, al locale della ragazza: l’accaduto aveva attirato tante persone e i tavoli già brulicavano di clienti in attesa di poter ordinare la loro colazione.
Il dottor Brief guardò l’orologio e si rese conto che era tardissimo: aveva solo pochi minuti per andarsene e raggiungere i suoi colleghi in riunione.
Si avvicinò al bancone e vi poggiò i gomiti, attendendo che Bunny lo notasse.
«Cosa ti avevo detto riguardo i clienti?».
La bionda sorrise allegra. «Grazie».
«E di cosa?».
«Sono stata paziente, proprio come avevi detto tu».
Il dottor Brief sorrise a sua volta e in quel momento capì che era proprio quella sua pazienza ad avergli rubato il cuore, in quella mattinata d’inverno. Era con pazienza che Bunny prendeva la vita: rideva, scherzava, riusciva a trasmettere quella sua allegria con un semplice sguardo, vedeva il pericolo come un normale gioco, risolveva i problemi con il sorriso stampato sul volto.
«Allora non ti dispiacerà essere paziente con me ancora una volta?».
Bunny spalancò gli occhi, per la prima volta da quando il dottor Brief l’aveva incontrata. Non aveva mai visto niente di più bello: non fu tanto l’azzurro, quanto la sincerità di quegli occhi a stupirlo.
«Significa che tornerai?».
«Tornerò», ripetè lui con un sorriso.
Per te, aggiunse mentalmente allontanandosi dal bancone e dirigendosi verso l’uscita del locale.
Bunny non sapeva che lo scienziato sarebbe tornato ancora, ancora e ancora.
 


  
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