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Autore: Pikky    30/05/2007    12 recensioni
Ciao a tutti!!! Eccomi di nuovo a rompere... Con una one-shot, ovviamente Will/Elizabeth, ambientata alla fine del terzo film, dopo la scena aggiuntiva... Inutile dire che sono presenti SPOILER, quindi... [Dieci anni... Finalmente Will ed Elizabeth potranno rivedersi, ma una sorpresa è in agguato...] Scusate se sono stata breve, ma altrimenti avrei spoilerato sul film... Mi raccomando, recensite...^^ Pikky91
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Attenzione: SPOILER sul terzo film della saga e sulla scena aggiuntiva alla fine dei titoli di coda… Se non volete rovinarvi la sorpresa, non leggete!!!

 

Ciao a tutti!!!

Tengo a precisare che questa one-shot non è collegata o collegabile alla long-fic che sto scrivendo, ‘I won’t wait for ten years’, sono due cose separate. Infatti, dopo aver scoperto la vera fine di Potc3 (potevano essere un po’ più chiari, però… Ho scoperto tutto sul web… e non dal film…), ovvero che Will, nella scena aggiuntiva, dopo aver trovato Elizabeth ad aspettarlo, col figlio di cui non sapeva l’esistenza, si trova sciolto dalla maledizione che lo lega all’Olandese Volante. Dirlo nel film no, eh? Misteri…

Un’ultima cosa… La storia è ambientata subito poco dopo la scena aggiuntiva…

A questa scoperta, giustamente, mi è venuto in mente di scrivere questa one-shot… Pian piano sto invadendo la sezione, poveri voi…^^

L’ho scritta di getto, quindi perdonatemi se c’è qualche errore di battitura…

Bhè, vi lascio leggere in santa pace…

Buona lettura!!! E mi raccomando commentate!!!

 

P.s: Il nome del figlio (William) l’ho dedotto dai titoli di coda, mentre aspettavo di vedere la scena aggiuntiva, dato che, nella lista degli attori, vi era scritto ‘Young Will Turner’, peccato che nel film non ci fosse nessun Young Will Turner…^^ Vedendo la scena ho poi immaginato che fosse il figlio di Will ed Elizabeth e che quest’ultima l’avesse chiamato così in ricordo del marito…^^

P.p.s: Per coloro che seguono la mia ff ‘I won’t wait for ten years’, domani mi metterò all’opera col nuovo capitolo, che pubblicherò entro la settimana… Grazie mille per i commenti positivi e scusate l’attesa, ma questa settimana è tremenda, per quanto riguarda la scuola…^^

 

 

The curse is over

 

William Turner remò con tutte le proprie forze, per giungere il più velocemente possibile all’isola dove sua moglie e suo figlio lo stavano aspettando.

Era stata un’enorme sorpresa per lui quando poco prima, mentre era ancora a bordo dell’Olandese Volante, in attesa di ricongiungersi all’amata, aveva scrutato l’orizzonte ed aveva scorto due figure, una delle quali era un bambino, dato che era più basso rispetta alla figura che si trovava dietro di lui. A poco a poco, avvicinandosi e stringendo gli occhi per focalizzare meglio, aveva avuto modo di notare che quella figura era proprio un bambino, accompagnato da una donna, che poi aveva riconosciuto come Elizabeth.

‘È mio figlio…’ aveva quindi realizzato, mentre sul suo viso si dipingeva un enorme sorriso.

La gioia di essersi scoperto padre, però, era stata guastata poco dopo, quando, mentre saliva sulla scialuppa, suo padre gli aveva raccomandato di tornare in tempo per il tramonto. Will aveva sorriso amaramente, iniziando a remare.

A che prezzo aveva ottenuto l’immortalità?

Poteva tornare nel mondo dei vivi soltanto ogni dieci anni, durante i quali doveva traghettare le anime di coloro che erano morti in mare, mostrando loro la via.

Poteva scendere a terra solo per un giorno.

Poteva riabbracciare la sua Elizabeth solo per un giorno.

Faceva male.

Per quei dieci anni era stata dura sopportare l’attesa, non poteva fare a meno di pensare alla sua amata ed ai momenti trascorsi insieme, che lo facevano sorridere. Ma era un sorriso malinconico, perché pensava a quei momenti con nostalgia e con la voglia di tornare indietro per riviverli all’infinito, per sentire di nuovo le labbra di Elizabeth sulle proprie, per sentire il suono della sua voce, per stringerla nuovamente fra le proprie braccia. Contava il tempo che mancava al tanto agognato momento in cui avrebbe potuto provare nuovamente tutto ciò.

E finalmente la sua attesa era stata ricompensata. A breve avrebbe potuto rivedere Elizabeth, dopo ben dieci anni. Avrebbe potuto stare nuovamente con lei, anche se poi avrebbero dovuto separarsi di nuovo, al tramonto.

Sarebbe stato difficile.

Ma, aveva pensato, non poteva farsi guastare quell’unico giorno da quei pensieri. Non poteva permetterlo. E così aveva preso a remare più veloce che poteva, in modo da poter riabbracciare i suoi cari il prima possibile.

Ogni istante era prezioso.

Non appena la scialuppa fece attrito con la sabbia sottostante, segno che il livello del mare si era abbassato e che quindi era giunto a riva, scese dall’imbarcazione e corse verso Elizabeth e il figlio, che lo stavano aspettando. La moglie gli venne incontro sorridendo e quando la distanza fra loro fu annullata, si abbracciarono, trasmettendo in quel contatto tutto l’amore che provavano l’uno per l’altra e tutta la gioia che stavano provando in quell’istante, per essersi rivisti dopo così tanto tempo.

-Elizabeth…- disse lui, chiudendo gli occhi per assaporare meglio quell’istante.

-Will… Non sai quanto mi sei mancato…- disse Elizabeth cominciando a piangere silenziosamente, ma le sue erano lacrime di gioia. In quel momento l’unica cosa che le importava era essere nuovamente fra le braccia del marito, stretta in quel caldo abbraccio, che le trasmetteva un’enorme sicurezza.

Interruppe quel contatto malvolentieri, asciugandosi velocemente le lacrime col dorso della mano, per nasconderle al figlio, e sorridendo al marito che la guardava amorevolmente. Poi si voltò e tese la mano al figlio, che nel frattempo era rimasto in disparte, osservando la madre e quell’uomo di cui quest’ultima le aveva parlato tanto, dicendo: -William… Vieni qui… Lui è tuo padre…

Will si accovacciò in modo da essere all’altezza del figlio e gli disse un flebile ‘Ciao’, sorridendo. Poi lo abbracciò, commosso. Ma non poteva piangere, non poteva permettersi quel momento di debolezza. Era quasi sul punto di farlo, ed Elizabeth lo notò, trattenendo anch’ella le lacrime, mordendosi il labbro inferiore e tirandolo in un sorriso forzato.

Il piccolo William ricambiò l’abbraccio del padre, sorridendo. Era contento di averlo finalmente potuto conoscere, dopo che sua madre gliene aveva parlato tanto. Ogni sera, quando lo metteva a letto, per farlo addormentare, Elizabeth non gli raccontava quelle favole che si solevano narrare ai bambini. Gli raccontava una storia più coinvolgente ed avvincente, la storia della sua vita. Gli raccontava di come aveva conosciuto Will, su quella nave, quando ancora erano bambini, di quello che lui aveva rischiato andandola a salvare quando era stata rapita dal temibile Capitan Barbossa, di quando erano stati arrestati per aver liberato Capitan Jack Sparrow, di quando aveva riabbracciato l’amato dopo tanto tempo, di come il loro rapporto si era lacerato, ma di come fortunatamente in seguito si era rinsaldato grazie al loro matrimonio improvvisato sulla Perla Nera, la nave di Capitan Jack Sparrow, e infine di come suo padre era diventato capitano dell’Olandese e di ciò che, purtroppo, comportava.

William aveva ascoltato quella storia un sacco di volte, ma non si stancava mai di farsela ripetere, immaginandosi, attraverso le descrizioni accurate della madre, come poteva essere suo padre, restandone affascinato e non vedendo l’ora di poterlo finalmente incontrare.

E quel momento dopo tanto tempo era arrivato, e William ne era enormemente felice.

Stringendo la presa sul figlio, Will si alzò in piedi e il bambino gli allacciò le gambe in vita. Si voltò sorridendo verso Elizabeth che osservando la scena, non aveva potuto fare a meno di versare qualche lacrima di gioia, asciugandola poi subito dopo.

Anche solo per un giorno, sarebbero stati una famiglia unita. E felice.

 

 

 

-È quasi ora del tramonto…- notò Will con una punta di tristezza e rassegnazione nella voce.

-Già…- disse Elizabeth, sorridendo amaramente.

-Devi andare, padre?- chiese il piccolo William, deluso.

-Sì, purtroppo…- rispose Will, prendendo il figlio per mano.

Il bambino, a sua volta, prese per mano anche la madre, e così tutti e tre, ognuno in preda ai propri infelici pensieri, si avviarono insieme verso la spiaggia, dove la scialuppa che aveva portato lì Will lo attendeva nello stesso luogo, per riportarlo alla nave da cui era venuto, attraccata poco più in là.

Will prese in braccio il figlio e lo abbracciò, dicendogli, con una nota di amara ironia: -Arrivederci piccolo mio… Anche se non sarai più tanto piccolo, quando ci rivedremo…

Dopodiché lo rimise giù, coi piedi nella sabbia, e abbracciò Elizabeth, che gli si aggrappò al collo disperatamente.

-Perché? Perché ogni volta separarci deve essere così dannatamente triste?- disse lei, con la voce soffocata a causa del fatto che si stesse trattenendo dal piangere. Non voleva, non doveva farsi vedere così da suo figlio. Doveva essere forte, per lui.

-Non lo so Elizabeth… Ma non credo che saperlo lo renderebbe meno difficile…- rispose lui, guardandola negli occhi. Lei lo guardò, tentando un sorriso, poi, vedendo che la cosa non le riusciva, avvicinò le labbra a quelle del marito, per unirle alle proprie in un dolce bacio, che poi divenne più appassionato.

Will si staccò controvoglia dal bacio e successivamente dall’abbraccio, poi si diresse verso la scialuppa e vi salì, imbracciando i remi e dirigendosi verso l’Olandese, volgendo un ultimo sguardo di saluto alla propria famiglia.

Giusto il tempo di fare qualche remata, quando fu travolto da un’onda che fece capovolgere la scialuppa, gettandolo in mare e sospingendolo sulla spiaggia.

Will si chiese il perché di quell’onda improvvisa ed anomala, come anche lo fece Elizabeth, che aveva seguito tutta la scena.

La risposta non tardò ad arrivare.

Poco dopo, infatti, la dea Calypso emerse dal mare con le sembianze di Tia Dalma, e si diresse verso Will, che la guardava perplesso.

-Calypso?- disse poi, dopo essersi rialzato in piedi.

-Sorpreso di vedermi William Turner?- disse lei di rimando, sorridendo maliziosamente come Tia Dalma era solita fare in presenza di Will.

-Bhé, sì… Sono dieci anni che non ti vedo…

-Ed è proprio per questo motivo che sono venuta… Sono passati dieci anni, nei quali sei stato a bordo dell’Olandese Volante svolgendo il compito da me affidato a Davy Jones. E lei- la dea indicò Elizabeth- per dieci anni ti ha aspettato pazientemente e amorevolmente. La maledizione è finita. Sei libero da ogni vincolo che ti lega a quella nave.

Will era perplesso. Non sapeva se credere o no a quello che aveva appena udito uscire dalla bocca di Calypso.

Elizabeth era rimasta a bocca aperta per lo stupore. E così la sua attesa non era stata vana. Tutte le lacrime che aveva versato, tutti i momenti di solitudine che aveva provato, tutta quella nostalgia che aveva sentito dentro per tutto quel tempo era stata ricompensata. Grazie a lei, grazie al suo amore, Will sarebbe tornato a vivere come un comune mortale.

-Ma l’Olandese deve sempre avere un Capitano…- ricordò Will, che ancora stentava a credere a tutto ciò.

-Lo so. Vi provvederò nominando tuo padre Sputafuoco.

-E il cuore? Siamo sicuri che poi non diventerò…- disse Will, lasciando la frase in sospeso e portandosi la mano davanti al viso, mimando con le dita il movimenti di fantomatici tentacoli.

-No. Riavrai il tuo cuore. Dove si trova?- chiese poi la dea, rivolgendosi ad Elizabeth, che corse ad uno scoglio lì vicino, inginocchiandosi ai suoi piedi.

Poco dopo tornò verso Calypso, porgendole il forziere, dopodichè le diede la chiave che portava al collo, a mò di ciondolo. La dea aprì il forziere, che conteneva il cuore di Will, ancora pulsante, poi pronunciò alcune parole a bassa voce ed il cuore sparì nel nulla.

Will trattenne il fiato per un istante, sentendosi quasi inghiottito dalla sabbia che si trovava ai suoi piedi, mentre la vista gli si annebbiava.

Poi tutto questo cessò.

Will inspirò con tutte le sue forze, portandosi una mano alla parte sinistra petto.

Il suo cuore aveva ricominciato a battere dentro di lui, dentro il suo corpo, e non in un forziere chiuso a chiave. Come per incanto, la cicatrice che portava laddove gli era stato cavato il cuore, era sparita.

Aveva di nuovo la sua vita mortale.

-Il mio compito è terminato- disse Calypso, scomparendo nelle acque da cui era venuta, lasciando Will, Elizabeth e il loro figlio a capacitarsi di ciò che era appena successo.

Elizabeth si avvicinò timidamente a Will e gli poggiò la mano destra sul petto, dove avrebbe dovuto esserci il cuore. Quando lo sentì battere non poté fare a meno di lanciare un’esclamazione di gioia, abbracciando il marito, che si mise a ridere, per esprimere quell’immensa felicità che stava provando.

Il piccolo William si avvicinò ai genitori, che sciolsero l’abbraccio, volgendo lo sguardo in direzione del proprio figlio.

-Tutto questo significa che non devi più andare via, padre?- chiese poi, speranzoso.

-Oh sì!!! Da oggi in poi vivremo come una famiglia normale, ti insegnerò ad usare la spada e…

-Ehi, vacci piano coi progetti! Ha solo nove anni, è un po’ presto per fargli usare le armi!- lo interruppe Elizabeth, allarmandosi nell’udire la parola ‘spada’.

-Bhè, allora lo farò fra qualche anno… Abbiamo tutto il tempo che vogliamo…- riparò Will cingendo la vita della moglie con un braccio e schioccandole un bacio sulla guancia.

Elizabeth prese il figlio per mano, cinse anch’ella la vita del marito e insieme si avviarono tutti e tre, sorridenti e felici di quella nuova prospettiva di vita, verso la casa in cui lei aveva vissuto fino a quel momento assieme al bambino, ma che da quel giorno in avanti sarebbe diventata la dimora di tutta la famiglia, finalmente unita.

   
 
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