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Autore: Mana Sputachu    12/11/2012    4 recensioni
Forse, in realtà, la cosa nel buio sono io. L’uomo nero di tanti anni fa non esiste più – ma un altro è nato; quella stessa notte è nata quella parte di me che mi divora dall’ interno, mi comanda.
Adesso l’uomo nero, la cosa nel buio da affrontare, sono io.

[Oneshot scritta per la Staffetta in Piscina della community lj Piscina di Prompt]
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jin Kazama
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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 Unheimlich

 
 
 
Una volta ho letto che l’uomo non viaggia per tornare allo stesso punto da cui è partito, perché nel frattempo lui stesso è cambiato. (1)
Sa il cielo quanto io ritenga vera questa frase.
Da quando sono stato costretto ad abbandonare il posto dove sono nato, molte cose sono cambiate.
Io per primo sono cambiato, e in modi che nessuno mai potrebbe immaginare.
Ma sto tornando a casa, per la prima volta dopo anni. Non per sempre, ovviamente. Non si torna più indietro. Ma è una di quelle esperienze catartiche che almeno una volta nella vita dobbiamo fare.
Perché… non c’è un vero perché, in realtà. Spesso, semplicemente, sentiamo di doverlo fare.
E’ quel tassello mancante che completerà il nostro percorso, che ci aiuterà a chiudere i ponti col passato. Quella cosa che va fatta perché si.
Ed è per questo che sto tornando a casa. Per recidere gli ultimi legami che mi legano a quel posto, e rivivere quei momenti un’ultima volta. Per affrontare gli scheletri nell’armadio.
Chissà se la gente che è con me su questo traghetto viaggia per lo stesso motivo. Osservare le persone, immaginarmi le loro storie… è una cosa che mi ha sempre affascinato, soprattutto da ragazzino.
E proprio come allora, mi trovo ad scrutare quei volti e chiedermi se stanno tornando dai loro amici, se fuggono da un passato che vogliono dimenticare, o vanno via alla ricerca di se stessi.
Forse, stanno tornando in un posto sicuro che possono considerare casa.
Se è così, un po’ li invidio.
La mia casa è il posto dove, quando ci vai, devi finalmente affrontare la cosa nel buio. (2)
Rabbrividisco, un brivido diverso da quello causato dal freddo invernale.
Si comincia a intravedere la costa, e sento un nodo allo stomaco.
Sapevo che non sarebbe stato un ritorno piacevole, eppure non sono solo i ricordi di quel giorno a darmi quella strana sensazione.
Mi sento estraneo a casa mia.
 
*
 
Girovagando per le strade, quella sensazione alienante che avevo provato nello scorgere la costa si fa più intensa.
Il vecchio paesello in cui sono cresciuto è cambiato, è diventato una piccola cittadina piena di negozi e palazzine moderne; le vecchie case che ricordavo sono relegate nelle zone rurali, ai margini della città. Tra i nuovi negozi all’ultima moda ogni tanto scorgo vecchie botteghe che erano già antiche quand’ero bambino, i vecchi bazar dove andavo a comprare i fumetti e le merendine, il café dove mi fermavo dopo scuola con gli amici. Per il resto è tutto diverso, tutto più grande, più moderno… e quella strana sensazione si fa di nuovo viva, la sento pulsare come una vena; è paura, e confusione.
Tutto attorno a me è diverso e familiare allo stesso tempo; è una sensazione inquietante, confusa, angosciante.
Forse gli anni passati lontano da qui hanno fatto sì che il mio unico legame con questo posto si affievolisse da solo, offuscando gran parte dei miei ricordi.
Mi aggiro per le stradine in uno stato quasi di trance, confuso, cercando tracce di un passato a me noto. Ma più cerco più mi sento un estraneo, un pesce fuor d’acqua. E alimentata dalla memoria la paura prende forma, cresce e rende vividi gli unici ricordi chiari che ho di casa mia – il ricordo di quella notte orribile in cui la mia vita è cambiata, in cui ho scoperto che l’uomo nero sotto il letto esiste e può uccidere tua madre davanti ai tuoi occhi.
E senza volerlo, mi ritrovo lì. Una stradina sterrata di montagna, dieci minuti di cammino fino a casa.
La mia casa. Quella dove vivevo da bambino – quella dove vive la cosa nel buio, che aspetta di essere affrontata.
Di ciò che era la casa in legno col giardino ormai non rimane più nulla, solo macerie dimenticate dal tempo e terreno bruciato. Passo dopo passo i ricordi si fanno più vividi, la morsa al petto poco a poco si allenta. Con un ramo traccio a memoria la pianta della casa, ricostruisco gli spazi, ed è come se la vedessi. Mi accoccolo in una porzione di terreno non intaccata dal fuoco di quel giorno; secondo la pianta rudimentale che ho tracciato, corrisponde all’area dove sorgeva la mia stanza.
Non so ancora cosa mi ha spinto a tornare qui, a rivivere un passato che continua a perseguitarmi. Ma la morsa al petto si allenta, sta scivolando via con le lacrime che sto piangendo, con la rabbia che tengo dentro da anni insieme ai sensi di colpa. Finalmente riesco a lasciarmi andare, a lasciar andare il peso di una vita che non mi appartiene più.
Bentornato a casa, Jin.
 
*
 
Piove durante il viaggio di ritorno.
Una pioggerella leggera, pungente, che mi bagna il viso mentre osservo la costa di Yakushima allontanarsi.
Mi sento più leggero, come se avessi finalmente buttato via quel fardello che mi portavo da anni sulle spalle. Probabilmente dovrò fare i conti con quei ricordi per tutta la vita; loro non vanno mai via, non ti lasciano in pace. Ma si affievoliscono, sbiadiscono, fino a diventare un po’ meno dolorosi, e tormentandoti solo nei momenti più bui.
Ho cercato di lasciarli andare, ma so che torneranno. Ma forse la prossima volta sarò pronto ad affrontarli nella maniera giusta, a non lasciarmi sopraffare, sarò pronto ad accoglierli e lasciarli andare via di nuovo. E loro non mi tormenteranno più come prima. Soffrirò, ma un po’ meno ogni volta.
La cosa nel buio, il mio mostro sotto il letto, invece non è più lì.
Credevo ingenuamente che tornando a casa avrei trovato le risposte che cercavo – una qualunque, ma mi sbagliavo. Quel posto non aveva nessuna risposta per me, solo ricordi sbiaditi di una vita passata.
Forse, in realtà, la cosa nel buio sono io. L’uomo nero di tanti anni fa non esiste più – ma un altro è nato; quella stessa notte è nata quella parte di me che mi divora dall’ interno, mi comanda.
Adesso l’uomo nero, la cosa nel buio da affrontare, sono io.
Ma quella è una battaglia persa in partenza, che forse non vincerò mai.
Con un sospiro lascio andare via anche quest’ultimo pensiero, troppo stanco per continuare ad analizzarlo e rimuginarci su – troppo stanco perché lui si svegli e prenda il sopravvento.
Mi lascio cullare dal ritmo delle onde, lascio che i miei pensieri scivolino via in un sonno senza sogni.
Ricomincia il viaggio, tornando da dove sono partito. Perché a se stessi non si può sfuggire.
 
 
 
 

 
 
 
***


1 - “C'è un solo viaggio possibile: quello che facciamo nel nostro mondo interiore. Non credo che si possa viaggiare di più nel nostro pianeta. Così come non credo che si viaggi per tornare. L'uomo non può tornare mai allo stesso punto da cui è partito, perché, nel frattempo, lui stesso è cambiato. Da sé stessi non si può fuggire.”
Andrej Arsen'evič Tarkovskij, Tempo di viaggio, 1983
 
2 - It, Stephen King
 
 
 
 
 
EDIT 14/11/12: Fatte alcune correzioni nell'ultima parte, che aveva delle fastidiose ripetizioni.
EDIT 18/11/12: Da questa shot è nato un missing moment, Das Unheimliche :)

Questa storia l’avevo in mente da diversi mesi.
Era un po’ che volevo affrontare il tema dell’unheimlich, del perturbante. Ma ci ha messo parecchio tempo a venir fuori, un po’ per mancanza di idee, un po’ perché mi era moooolto passata la voglia di scrivere/disegnare su Tekken (colpa mia che continuo a bazzicare nel fandom straniero di Tekken).
Comunque, complice la quarta sfida della Staffetta di Piscina di prompt, tra le cui categorie figura Videogiochi, mi è tornata un po’ di ispirazione per disegnare su Tekken e scrivere, completando così alcune cose lasciate in sospeso da mesi. Tra cui questa.
Il prompt che ho usato è Tekken, Jin, "Alimentata dalla memoria la paura prende forma." (cit. Night Stalker). Partecipa inoltre al 500themes_ita con il prompt #76. Lasciare andare.
La scena in cui Jin traccia i contorni della casa sul terreno è liberamente ispirata da un episodio di Cowboy Bebop. Vogliate farmi sapere cosa ne pensate :>
 
Mana

   
 
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